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Profeti e re

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    Capitolo 42: La vera grandezza

    Nabucodonosor, giunto all’apice degli onori terreni e riconosciuto anche dalla parola ispirata come “il re dei re”, in alcune situazioni della sua vita aveva attribuito al favore dell’Eterno la gloria del suo regno e il suo splendore. Questa convinzione lo sostenne anche dopo il sogno della grande statua. La sua mente era stata profondamente scossa da questa rivelazione chè gli annunciava come l’impero babilonese, per quanto “universale”, alla fine sarebbe caduto e altri regni a loro volta sarebbero stati spazzati via fino a quando tutte le potenze terrene sarebbero state sostituite da un regno stabilito dal Dio del cielo, regno che non sarebbe mai stato distrutto.PR 260.1

    Successivamente, però, il re di Babilonia perse di vista questa nobile intuizione del significato del piano di Dio per le nazioni. Ma quando il suo spirito orgoglioso venne umiliato di fronte alla folla riunita nella pianura di Dura, egli fu costretto a riconoscere ancora una volta che “...Questo Dio regnerà per sempre, il suo dominio non avrà mai fine”. Daniele 4:3.PR 260.2

    Idolatra per nascita e per formazione e a capo di un popolo idolatra, possedeva però un innato senso della giustizia e del diritto. Dio poteva quindi utilizzarlo per punire i ribelli e realizzare i suoi obiettivi. Nabucodonosor, re “dei più feroci popoli stranieri” (Ezechiele 28:7), dopo anni di preparazione paziente e costante, riuscì a conquistare Tiro. Anche l’Egitto divenne preda dei suoi eserciti vittoriosi; aggiungendo una nazione dopo l’altra all’impero babilonese egli acquistò la fama di essere il sovrano più potente della sua epoca.PR 260.3

    Non ci si deve dunque stupire se un monarca così ambizioso e fiero sia stato tentato di abbandonare il sentiero dell’umiltà, l’unico che conduce alla vera grandezza. Negli intervalli delle guerre di conquista egli si occupò molto di rafforzare e di abbellire la sua capitale fino a quando Babilonia non diventò la gloria principale del suo regno, “la città d’oro”, “lode di tutta la terra”. La passione di costruttore, il fantastico successo nel fare di Babilonia una delle meraviglie del mondo contribuirono notevolmente ad alimentare il suo orgoglio a tal punto da correre il pericolo di compromettere la saggezza proverbiale di un monarca che Dio avrebbe potuto usare per l’attuazione dei suoi progetti.PR 260.4

    Nella sua misericordia Dio diede al re un altro sogno per avvertirlo del pericolo e delle insidie che lo avrebbero portato alla rovina. Durante il sonno Nabucodonosor vide un grande albero che si innalzava in mezzo alla terra; la sua vetta giungeva al cielo e i suoi rami coprivano le estremità della terra. Le bestie dei campi si riparavano sotto la sua ombra e gli uccelli del cielo costruivano i loro nidi fra i suoi rami: “Le sue foglie erano magnifiche: aveva frutti così abbondanti da sfamare ogni creatura”. Cfr. Daniele 4:7ss.PR 261.1

    Mentre il re contemplava l’albero maestoso vide “un angelo santo” avvicinarsi e gridare con forza: “Abbattete quest’albero e tagliate i suoi rami, spogliatelo delle sue foglie e disperdetene i frutti! Le bestie fuggano via e gli uccelli lascino i suoi rami! Ma lasciate nella terra il ceppo con le radici, legatelo con una catena di ferro e di bronzo. Sarà bagnato dalla rugiada tra l’erba dei campi e si nutrirà d’erba, come gli animali: non avrà più l’intelligenza di un uomo, ma avrà l’istinto di un animale. Resterà in questa condizione per sette anni! Questa decisione viene comunicata dagli angeli santi a tutti gli esseri viventi, perché sappiano che il Dio Altissimo è il Signore di tutti i regni: egli stabilisce chi deve essere re e può innalzare anche il più povero degli uomini”. Daniele 4:11-14.PR 261.2

    Fortemente turbato dal sogno, che era evidentemente una predizione di avversità, il re lo riferì a tutti “...gli indovini, i maghi, gli incantatori e gli astrologi” ma nonostante il significato fosse molto esplicito, nessuno di questi saggi poté darne la spiegazione. Ancora una volta in questa nazione idolatra fu resa testimonianza del fatto che solo coloro che amano e temono Dio possono conoscere i misteri del regno dei cieli. Perplesso com’era, il re fece chiamare Daniele, uomo da lui stimato per l’integrità, la costanza e la sapienza senza pari.PR 261.3

    Quando Daniele, rispondendo alla convocazione, si presentò dal re, Nabucodonosor gli disse: “Baltazzar, capo degli indovini, so bene che tu sei sostenuto dallo spirito degli dei santi e perciò nessun mistero ti è difficile. Spiegami il significato di quel che ho sognato”. Dopo aver raccontato il sogno, il re dichiarò: “...tu, Baltazzar, dammene la spiegazione. Nessun saggio del mio regno ne è stato capace, ma tu lo puoi perché sei sostenuto dallo spirito degli dei santi”. Daniele 4:15. Per Daniele il significato del sogno era chiaro e “...rimase per un po’ di tempo profondamente turbato...”. Quando il re vide Daniele disorientato ed esitante manifestò simpatia per il suo servitore: “...Baltazzar, non lasciarti turbare da questo sogno e dal suo significato!”PR 261.4

    Daniele rispose: “...Maestà, come vorrei che questo sogno e il suo significato riguardassero i tuoi nemici!” Daniele 4:16. Il profeta si rendeva conto che Dio gli assegnava il solenne compito di rivelare a Nabucodonosor il giudizio che stava per abbattersi su di lui a causa del suo orgoglio e della sua arroganza. Daniele doveva interpretare il sogno in modo tale che il re lo potesse comprendere. Anche se il significato era terribile e lo aveva reso esitante e profondamente perplesso era necessario dire al re la verità, nonostante le possibili conseguenze.PR 261.5

    Daniele perciò rese noto quello che per volontà dell’Onnipotente era il significato del sogno: “Tu hai visto un albero grande e robusto. I suoi rami più alti raggiungevano il cielo. Si poteva vedere fino all’estremità della terra. Le sue foglie erano magnifiche, aveva frutti così abbondanti da sfamare ogni creatura. Le bestie potevano ripararsi alla sua ombra e gli uccelli fare il nido tra i suoi rami. Ebbene, maestà, questo albero sei tu! Anche tu sei diventato grande e robusto; la tua grandezza ha raggiunto il cielo e il tuo dominio si è esteso fino all’estremità della terra. Poi tu hai visto un angelo santo scendere dal cielo e dare quest’ordine: “Abbattete l’albero e distruggetelo! Ma lasciate nella terra il ceppo con le radici e legatelo con una catena di ferro e di bronzo tra l’erba dei campi. Sarà bagnato dalla rugiada e dovrà condividere per sette anni la sorte degli animali”. Maestà, ecco il significato ed ecco la decisione che il Dio Altissimo ha preso nei tuoi riguardi. Sarai cacciato di mezzo agli uomini! Vivrai tra gli animali selvaggi, ti nutrirai di erba come i buoi e sarai bagnato dalla rugiada! Resterai in questa condizione per sette anni, e alla fine dovrai riconoscere che il Dio Altissimo è il Signore di tutti i regni e stabilisce chi deve essere re. L’ordine di lasciare il ceppo dell’albero con le sue radici significa questo: potrai di nuovo regnare quando riconoscerai che il Dio del cielo domina su tutto”. Daniele 4:17-23.PR 262.1

    Dopo aver interpretato fedelmente il sogno, Daniele esortò il superbo monarca a pentirsi e a tornare a Dio in modo da evitare la minacciata calamità. Il profeta implorò: “Perciò, maestà, ascolta il mio consiglio: rinunzia ai tuoi peccati praticando la giustizia e alle tue iniquità con atti di misericordia verso i poveri; può darsi che tu possa vivere a lungo felice”. Daniele 4:24.PR 262.2

    Per un po’ di tempo le parole del profeta produssero una profonda impressione sullo spirito del re, ma il suo cuore non era stato trasformato dalla grazia di Dio e presto dimenticò l’opera compiuta dallo Spirito di Dio. L’egoismo e l’ambizione non erano stati ancora sradicati dal suo cuore e successivamente riaffiorarono. Nonostante i consigli che gli erano stati dati e gli avvertimenti ricevuti in passato, il re continuò a provare invidia nei confronti dei regni che sarebbero succeduti al suo. Il suo regno, caratterizzato fino a quel momento da una giustizia e da una profonda misericordia, divenne tirannico. Diventando a poco a poco insensibile utilizzò i talenti ricevuti da Dio per glorificare se stesso elevandosi al di sopra di colui che gli aveva dato la vita e il potere.PR 262.3

    Per mesi il Signore differì il suo giudizio. Ma invece di pentirsi il re continuò a coltivare il suo orgoglio. Arrivò al punto da non credere neanche più alla spiegazione del sogno che gli era stata data. Ironizzava volentieri pensando al timore che aveva fatto nascere in lui.PR 263.1

    Un anno dopo aver ricevuto l’avvertimento Nabucodonosor passeggiava nel suo palazzo reale. Inebriato dalla sua potenza e dal suo successo come costruttore esclamò: “Ecco Babilonia, la grande città da me costruita come residenza reale. Essa mostra la mia grande potenza e il mio potere glorioso!” Daniele 4:27.PR 263.2

    Mentre queste parole, che esprimevano tutto il suo orgoglio erano ancora sulle sue labbra, una voce dal cielo annunziò che era arrivato il tempo del giudizio stabilito da Dio. Alle sue orecchie giunse la sentenza dell’Eterno: “Re Nabucodonosor, ascolta questo messaggio: “Il potere regale ti è tolto! Sarai cacciato di mezzo agli uomini! Vivrai tra gli animali selvaggi, ti nutrirai di erba come i buoi! Resterai per sette anni in questa condizione e alla fine riconoscerai che il Dio Altissimo è il Signore dei regni e stabilisce chi deve essere re””. Daniele 4:28, 29.PR 263.3

    In quell’istante il re perse la ragione. Svanì la sua capacità di giudizio che credeva perfetta, la sua saggezza di cui era fiero e il grande condottiero di un tempo cadde preda della pazzia. La sua mano non riusciva più a reggere lo scettro. Avendo rifiutato di ascoltare i messaggi d’avvertimento che gli erano stati inviati aveva perso il potere che il Creatore gli aveva concesso. Emarginato dagli uomini Nabucodonosor “...cominciò a mangiare l’erba come i buoi e il suo corpo fu bagnato dalla rugiada. I suoi capelli divennero lunghi come le penne delle aquile e le sue unghie come quelle degli uccelli rapaci”. Daniele 4:30.PR 263.4

    Per sette anni Nabucodonosor meravigliò tutti i suoi sudditi; per sette anni fu umiliato da tutte le altre nazioni. Poi recuperò la ragione e ricordandosi del Dio del cielo, riconobbe l’intervento di Dio nella prova che aveva vissuto. Egli confessò pubblicamente il suo peccato e rese gloria alla misericordia divina che lo aveva riabilitato. Egli disse: “Alla fine dei sette anni, io, Nabucodonosor alzai gli occhi verso il cielo e mi fu ridata la mia intelligenza di uomo. Ringraziai il Dio Altissimo che vive per sempre e cominciai a lodare e a proclamare la sua gloria: il suo dominio non ha fine, il suo regno dura per sempre. Tutti gli abitanti del mondo non sono niente in confronto a lui; egli dispone come gli piace sia degli esseri celesti sia di quelli terrestri. Nessuno può opporsi a lui e contestare quel che ha fatto”. Daniele 4:31, 32; cfr. 4:33.PR 263.5

    Il monarca, un tempo così fiero, era diventato un umile figlio di Dio; il sovrano tirannico e autoritario era diventato un re saggio e compassionevole.PR 263.6

    Colui che aveva sfidato e bestemmiato il Dio del cielo ora riconosceva il potere dell’Altissimo e si impegnava a trasmettere il suo rispetto per l’Eterno nel cuore dei suoi sudditi. “Perciò ora io, Nabucodonosor, lodo, esalto, glorifico il Re del cielo! Ogni sua azione è regale, ogni sua impresa è giusta. Egli ha il potere di umiliare quelli che si comportano con superbia”. Daniele 4:34.PR 263.7

    Dio aveva voluto che il più grande regno del mondo esprimesse la sua lode. Il suo obiettivo si era realizzato.PR 264.1

    La dichiarazione pubblica con la quale Nabucodonosor riconobbe la misericordia, la bontà e l’autorità di Dio fu l’ultimo atto della sua vita ricordato nella storia sacra.PR 264.2

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