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Profeti e re

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    Capitolo 3: L’orgoglio della ricchezza

    Finché Salomone osservò la legge di Dio, il Signore fu con lui e gli diede la sapienza necessaria per regnare su Israele con imparzialità e misericordia. Inizialmente, pur godendo della ricchezza e degli onori terreni, egli rimase umile e fu in grado di esercitare un benefico influsso.PR 36.1

    “Il potere di Salomone si estendeva su tutti i regni al di qua del fiume Eufrate, sul territorio dei Filistei e fino ai confini dell’Egitto. (...) Egli era in pace con i popoli confinanti. Per tutta la vita di Salomone gli abitanti di Israele vissero in pace, da Dan a nord fino a Bersabea a sud. Ognuno curava la sua vigna e il suo orto”. 1 Re 5:1, 4, 5.PR 36.2

    Ma dopo un inizio così promettente, la sua vita fu oscurata dall’apostasia. Il racconto biblico riferisce che colui che era stato chiamato “Iedidia” ossia “Caro al Signore” (2 Samuele 12:25), che era stato onorato dell’approvazione di Dio con quella sapienza e quell’onestà che gli avevano fatto acquisire una fama mondiale, che aveva insegnato ad altri a rispettare il Dio d’Israele, abbandonò l’Eterno per rivolgersi agli idoli dei pagani.PR 36.3

    Alcuni secoli prima che Salomone salisse sul trono, il Signore, prevedendo i pericoli che avrebbero minacciato i re d’Israele, aveva dato a Mosè delle istruzioni che servissero loro come guida. Le disposizioni prescrivevano che colui che sarebbe salito al trono doveva seguire queste indicazioni: “...copiare per sé, su un libro, questa legge custodita dai sacerdoti leviti. La terrà presso di sé e la leggerà tutti i giorni della sua vita. Così imparerà a rispettare il Signore suo Dio, osserverà tutte le prescrizioni di questa legge e queste norme, e le metterà in pratica. In tal modo, eviterà di ritenersi superiore ai suoi connazionali e di trasgredire qualcuno di questi ordini. Allora lui e i suoi discendenti regneranno a lungo su Israele”. Deuteronomio 17:18-20.PR 36.4

    Con questi consigli il Signore voleva anche avvertire in modo particolare colui che sarebbe stato unto come re di non avere “...molte mogli, perché il suo cuore non si allontani dal Signore, e non dovrà accumulare molto argento e oro”. Deuteronomio 17:17.PR 36.5

    Salomone conosceva bene questi suggerimenti e ne tenne conto per un certo tempo. Egli desiderava profondamente vivere e governare secondo i precetti dati al Sinai. Il modo in cui gestiva gli affari del suo regno contrastava vivamente con le abitudini delle nazioni di quell’epoca che non temevano Dio e i cui responsabili calpestavano la sua santa legge.PR 36.6

    Cercando di consolidare le sue relazioni col potente regno situato a sud di Israele, Salomone si avventurò su un terreno pericoloso. Satana sapeva quali sarebbero stati i risultati della disubbidienza e così, durante i primi anni del regno di Salomone, anni gloriosi grazie alla saggezza, alla benevolenza e alla rettitudine del re, cercò di esercitare quell’influsso che avrebbe minato la fedeltà di Salomone ai princìpi morali e lo avrebbe condotto a separarsi da Dio. La Bibbia ci indica come riuscì a raggiungere questo scopo: “Il re Salomone decise di fare alleanza con il faraone, re d’Egitto; così sposò una delle sue figlie (...) la fece abitare nella città di Davide”. 1 Re 3:1.PR 37.1

    Da un punto di vista umano questo matrimonio, sebbene contrario agli insegnamenti della legge di Dio, parve essere una benedizione, perché la moglie pagana di Salomone si convertì e si unì a lui nel culto del vero Dio. Inoltre Faraone aiutò Israele donando Ghezer. “L’aveva incendiata e aveva distrutto la popolazione cananea che vi abitava. Quando sua figlia sposò Salomone, il faraone le diede questa città in dote”. 1 Re 9:16. Il re d’Israele ricostruì questa città e consolidò il suo regno lungo la costa mediterranea. Alleandosi con una nazione pagana e suggellando questo legame mediante il matrimonio con una principessa pagana idolatra, Salomone trascurò il saggio e prudente consiglio di Dio per salvaguardare la purezza del suo popolo. La speranza che la moglie egiziana potesse convertirsi era solo una debole scusa per giustificare il suo errore.PR 37.2

    Per un certo periodo di tempo Dio, nella sua infinita misericordia, limitò le conseguenze di questo terribile errore e il re, con un comportamento corretto, avrebbe potuto arginare almeno in parte le forze del male scatenate dalla sua imprudenza. Ma Salomone aveva cominciato a perdere di vista la fonte del suo potere e della sua gloria. Nella misura in cui i suoi desideri avevano il sopravvento sulla ragione, cominciò a sentirsi autonomo e cercò di attuare il piano di Dio a modo suo. Riteneva che concludendo alleanze politiche e commerciali con le nazioni vicine avrebbe potuto far conoscere il vero Dio, e quindi moltiplicò i trattati di alleanza. Spesso questi patti erano suggellati da matrimoni con principesse pagane. Le leggi di Dio furono accantonate e sostituite dalle usanze dei popoli circostanti.PR 37.3

    Salomone si illudeva, tramite la sua saggezza e il suo esempio, di distogliere le mogli dall’idolatria e condurle al culto dell’Altissimo. Pensava anche che le alleanze contratte con i paesi vicini avrebbero creato legami stabili con Israele. Speranze vane! L’errore commesso da Salomone, che si riteneva sufficientemente forte da resistere agli influssi pagani dei suoi alleati, gli fu fatale. Come anche l’illusione che lo spingeva a credere che gli stranieri avrebbero rispettato i princìpi sacri e li avrebbero seguiti mentre lui stesso li disprezzava.PR 37.4

    Le alleanze e i rapporti commerciali con le nazioni pagane gli assicurarono fama, prestigio, onore e ricchezza. Egli importò oro in abbondanza da Ofir e argento da Tarsis. “...a Gerusalemme l’argento e l’oro erano comuni come i sassi, e il legname pregiato era comune come gli alberi di sicomoro...”. 2 Cronache 1:15. La ricchezza, con le relative tentazioni, aumentava in tutto il regno, ma la purezza del carattere veniva offuscata e alterata.PR 38.1

    L’apostasia di Salomone fu così graduale che prima che potesse rendersene conto si ritrovò molto lontano da Dio. Quasi impercettibilmente cominciò a confidare sempre meno nella guida e nelle benedizioni divine, contando soltanto su se stesso. A poco a poco rifiutò di accordare a Dio quell’ubbidienza costante che doveva fare di Israele un popolo particolare e si adattò sempre più alle usanze delle nazioni vicine. Cedendo alle tentazioni derivanti dal successo e dagli onori dimenticò la fonte della sua prosperità. Il desiderio di eccellere su tutte le altre nazioni per potenza e grandezza lo portò a usufruire, per scopi egoistici, dei doni divini che fino a quel momento aveva utilizzati alla gloria di Dio. Il denaro, normalmente destinato ad aiutare i poveri o a diffondere in tutto il mondo i princìpi di una vita santa, fu egoisticamente speso in progetti ambiziosi.PR 38.2

    Preso da un irresistibile desiderio di superare le altre nazioni nello sfarzo e nel lusso, il re trascurò la necessità di affinare la bellezza e la perfezione del carattere. Cercando di glorificare se stesso rinunciò all’onore e all’integrità. Le enormi entrate, derivanti dal commercio con molti paesi, aumentarono ulteriormente per le pesanti tasse imposte al popolo. In questo modo orgoglio, ambizione, spreco e rilassatezza morale portarono alla crudeltà e all’estorsione. Lo spirito coscienzioso e rispettoso dei diritti altrui, che aveva caratterizzato i suoi rapporti col popolo nei primi anni del regno, ora era svanito. Il più avveduto e misericordioso dei sovrani degenerò fino a diventare un tiranno. Questo re, un tempo compassionevole, che esortava tutti a rispettare Dio diventò oppressivo e dispotico. Continuò a imporre sempre più tasse per poter mantenere il lusso della sua corte. Il popolo cominciò a lamentarsi. Il rispetto e l’ammirazione che un tempo avevano provato per il loro re si trasformò in disprezzo e avversione.PR 38.3

    Per salvaguardarli dalla tentazione di aver troppa fiducia nelle proprie possibilità, il Signore aveva avvertito coloro che avrebbero regnato in Israele di non possedere troppi cavalli. Salomone trasgredì quest’ordine: “I cavalli di Salomone provenivano da Mizraim e da Kue, dove i suoi mercanti li compravano” (2 Cronache 1:16); “Da Mizraim e da tutti i paesi si importavano cavalli per Salomone” (2 Cronache 9:28); “Salomone organizzò una cavalleria di millequattrocento carri e dodicimila cavalieri. Alcuni stavano vicino al re, a Gerusalemme, gli altri nelle città a loro assegnate”. 1 Re 10:26.PR 38.4

    Il re considerò sempre più il lusso, l’intemperanza e il favore del mondo come elementi del potere; donne belle e attraenti furono portate alla sua corte dall’Egitto, dalla Fenicia, da Edom, da Moab e da molti altri luoghi. Queste donne si contavano a centinaia. Erano pagane, abituate a praticare riti crudeli e degradanti. Infatuato dalla loro bellezza, il re trascurò i suoi doveri nei confronti di Dio e del popolo.PR 39.1

    Queste donne esercitarono su di lui un influsso così profondo che a poco a poco le seguì anche nei loro culti idolatri. Aveva trascurato i consigli divini che sarebbero serviti da barriera contro l’apostasia, e questo lo indusse ad adorare gli idoli.PR 39.2

    “Salomone sposò settecento principesse ed ebbe trecento concubine. Le sue donne lo allontanarono da Dio e, quando fu vecchio, lo spinsero ad adorare altri dei. A differenza di suo padre, il suo cuore non fu più tutto per il Signore, suo Dio. Andò dietro ad Astarte, dea degli abitanti di Sidone, e a Milcom, l’abominevole dio degli Ammoniti”. 1 Re 11:3-50.PR 39.3

    Sulla cima meridionale del monte degli Ulivi, opposta al monte Moria dove sorgeva il magnifico tempio dell’Eterno, Salomone eresse un’imponente serie di edifici da utilizzare come santuari pagani. Per accontentare le proprie mogli pose enormi idoli, immagini deformi fatte di legno e di pietra, in mezzo a boschetti di mirti e di ulivi. Là, davanti agli altari di divinità pagane — “Kemosh, l’abominazione di Moab” e “Moloc, l’abominazione dei figliuoli di Ammon” — furono praticati i riti più degradanti del paganesimo.PR 39.4

    Il comportamento di Salomone lo condusse al castigo. La separazione da Dio per partecipare all’idolatria fu la sua rovina. Trascurando la fedeltà a Dio perse la padronanza di sé. La sua forza morale svanì, la sua sensibilità si offuscò e la sua coscienza si cauterizzò. L’uomo che un giorno aveva dimostrato tanta sapienza e simpatia nel restituire un neonato alla sua legittima madre (cfr. 1 Re 3:16-28), ora era sceso così in basso da consentire la costruzione di un idolo al quale venivano immolati bambini vivi in sacrificio propiziatorio. Colui che durante la sua giovinezza manifestò tanta umiltà e saggezza e che scrisse nella sua maturità queste parole ispirate: “C’è una via che sembra buona, ma alla fin fine conduce alla morte”, abbandonò la purezza, arrivando al punto di incoraggiare la licenziosità e gli abominevoli culti di Kemosh e Asera. Colui che aveva dichiarato al popolo in occasione della consacrazione del tempio “...siate sempre fedeli al Signore nostro Dio...” (1 Re 8:61) diventò un rinnegato che sconfessava con le sue stesse parole il suo comportamento e i suoi sentimenti. Confuse la licenziosità con la libertà. Cercò, ma a caro prezzo, di unire la luce alle tenebre, il bene al male, la purezza alla perversione, Cristo a Beliar.PR 39.5

    Dopo essere stato uno dei più grandi re che avessero mai impugnato uno scettro, Salomone diventò un uomo corrotto, strumento e schiavo di altri. Trasformando il suo carattere, un tempo nobile e virile, diventò un uomo debole ed effeminato. La sua fede nel Dio vivente fu sostituita da dubbi ateistici. L’incredulità turbò la sua felicità, indebolì i suoi princìpi e degradò la sua vita. La giustizia e la magnanimità espresse all’inizio del suo regno si mutarono in dispotismo e tirannia. Povera, fragile natura umana! Dio può fare ben poco per gli uomini che perdono il loro senso di appartenenza al Creatore.PR 40.1

    Durante questi anni di apostasia il declino spirituale di Israele andò progressivamente aumentando. Non poteva esserci un’alternativa dal momento che il re aveva unito i suoi interessi con quelli degli agenti di Satana. Il nemico riuscì a confondere le menti degli israeliti riguardo alla vera natura del culto ed essi si fecero facilmente ingannare. Le relazioni commerciali con le altre nazioni li misero in contatto con coloro che non amavano Dio e ciò contribuì a distaccarli sempre più da lui. Svanì anche la loro certezza dell’elevato e santo carattere di Dio. Essi rifiutarono di ubbidire, si legarono al nemico della giustizia. I matrimoni con gli idolatri diventarono comuni e gli israeliti persero rapidamente la loro avversione per il culto degli idoli. La poligamia fu approvata. Le madri idolatre insegnarono ai loro figli a praticare i riti pagani. Il puro servizio religioso, istituito da Dio, fu sostituito dalle peggiori forme di paganesimo.PR 40.2

    I cristiani devono distinguersi dal mondo e allontanarsi dal suo spirito e dai suoi influssi. Dio è in grado di proteggerci nel mondo, ma noi non dobbiamo appartenere al mondo. Il suo amore non è né incerto, né fluttuante. Egli veglia costantemente sui suoi figli con premura infinita, ma richiede da loro fedeltà assoluta.PR 40.3

    “Nessuno può servire due padroni: perché, o amerà l’uno e odierà l’altro; oppure preferirà il primo e disprezzerà il secondo. Non potete servire Dio e i soldi”. Matteo 6:24.PR 40.4

    Salomone era stato dotato di una notevole saggezza, ma le abitudini mondane lo allontanarono da Dio. Oggi gli uomini non sono più forti di lui. Anch’essi sono inclini a cedere agli influssi che determinarono il suo sbandamento. Così come il Signore aveva avvisato Salomone del pericolo a cui andava incontro, anche oggi ha avvertito i credenti di non condividere le abitudini della nostra società per non rischiare di perdere la loro sensibilità spirituale.PR 40.5

    “Perciò dice il Signore: non abbiate nulla a che fare con quel che è impuro, separatevi dagli altri, abbandonateli e io vi accoglierò. Sarò per voi come un padre, e voi sarete per me come figli e figlie, dice il Signore onnipotente”. 2 Corinzi 6:17, 18.PR 41.1

    Il benessere nasconde un pericolo. Attraverso i secoli, la ricchezza e la gloria, hanno sempre messo a repentaglio l’umiltà e la fede. È facile sollevare una coppa vuota, ma non è semplice tenerne in equilibrio una piena fino all’orlo. L’afflizione e l’avversità possono far nascere il dolore, ma la ricchezza minaccia la vita spirituale. Se il cristiano non è in sintonia con la volontà divina, se non è santificato dalla verità, la prosperità lo spingerà irresistibilmente alla presunzione.PR 41.2

    Quando l’uomo, cosciente dei suoi limiti, si lascia guidare e consigliare da Dio acquisisce sicurezza. Coloro che hanno grandi responsabilità, e si presume posseggano anche una grande saggezza, corrono il pericolo maggiore. Se non si affidano a Dio sicuramente riporteranno un insuccesso.PR 41.3

    Ovunque regna l’orgoglio e l’ambizione, la vita risulta falsata. L’orgoglio impedisce di percepire i propri limiti e rende il cuore insensibile alle infinite benedizioni divine. Colui che ha come obiettivo principale la propria gloria non godrà della grazia divina che permette di acquisire le ricchezze più nobili e le gioie più profonde. Colui che si affida completamente a Cristo e vive per lui vedrà compiersi questa promessa: “La benedizione del Signore fa arricchire, i nostri sforzi non vi aggiungono niente”. Proverbi 10:22. Tramite il dolce influsso della grazia, il Salvatore elimina dall’animo ogni ansia e ambizione profana, cambia l’odio in amore e l’incredulità in fiducia. Quando Gesù ci dice “Seguimi” il fascino delle tentazioni terrene si affievolisce. Al suono della sua voce, l’avidità e l’ambizione spariscono dal cuore e gli uomini, nuovamente liberi, possono seguire il Cristo.PR 41.4

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