Loading...
Larger font
Smaller font
Copy
Print
Contents

Profeti e re

 - Contents
  • Results
  • Related
  • Featured
No results found for: "".
  • Weighted Relevancy
  • Content Sequence
  • Relevancy
  • Earliest First
  • Latest First
    Larger font
    Smaller font
    Copy
    Print
    Contents

    Capitolo 20: Naaman

    “Il comandante dell’esercito del re di Aram si chiamava Naaman. Il suo re lo stimava molto e lo teneva in grande considerazione perché per mezzo di Naaman il Signore aveva fatto vincere una guerra agli Aramei. Questo valoroso soldato, però, era lebbroso”. 2 Re 5:1.PR 136.1

    Ben-Hadad, re di Siria (o Aram — ndt), aveva sconfitto gli eserciti d’Israele nella battaglia in cui era morto Acab. Da allora, i siriani (o aramei — ndt) avevano sfidato Israele in una costante guerriglia di frontiera. In una delle loro scorrerie avevano fatto prigioniera una giovane che era stata inviata al servizio della moglie di Naaman. Pur essendo schiava, lontana dai suoi, questa piccola israelita rimase fedele al suo Dio contribuendo inconsciamente ad adempiere il piano che l’Eterno aveva scelto per Israele. Mentre si occupava di quella famiglia pagana si affezionò ai suoi padroni e ricordando i meravigliosi miracoli di guarigione operati da Eliseo, disse alla sua padrona: “Basterebbe che il mio padrone potesse incontrare il profeta che sta a Samaria: lui lo guarirebbe!” 2 Re 5:3. Ella sapeva che Eliseo attingeva la sua potenza dal cielo e tramite questa potenza Naaman poteva essere guarito.PR 136.2

    L’atteggiamento della giovane schiava in quella famiglia pagana è una chiara dimostrazione del profondo influsso esercitato sul bambino dall’educazione ricevuta in famiglia. Non vi è compito più nobile di quello affidato ai genitori per la formazione dei loro figli. Sono loro che gettano le basi fondamentali delle abitudini e del carattere. Dal loro esempio e dal loro insegnamento dipende in gran parte il futuro dei loro figli.PR 136.3

    Beati quei genitori la cui vita riflette così perfettamente Dio che le promesse e i comandamenti del Signore risvegliano nel bambino gratitudine e venerazione! Beati coloro che rappresentano con la loro tenerezza, la loro rettitudine, la loro pazienza, l’amore, la giustizia e la pazienza di Cristo. Insegnando ai figli ad amarli, ad aver fiducia e a rispettarli, i genitori insegnano anche ad amare il Padre celeste, a confidare in lui e a ubbidirgli. I genitori che hanno trasmesso questo patrimonio ai figli hanno lasciato loro in eredità un tesoro più prezioso di tutte le ricchezze della terra e il cui valore è eterno.PR 136.4

    Non sappiamo in che modo i nostri figli saranno chiamati a collaborare con Dio. Trascorreranno la loro vita nell’ambito familiare, lavoreranno insieme a gente che ha la stessa vocazione, partiranno per proclamare il messaggio del Vangelo in paesi lontani? In ogni caso tutti sono chiamati a essere missionari per Dio, ambasciatori della sua misericordia nel mondo. È necessario che ricevano un’educazione che permetta loro di servire Cristo in modo disinteressato.PR 137.1

    I genitori di quella fanciulla israelita ignoravano quale sarebbe stato il suo destino quando le parlavano di Dio. Però furono fedeli al loro dovere ed ella, in casa del capo dell’esercito siriano, rese testimonianza di quel Dio che aveva imparato a conoscere e ad amare.PR 137.2

    Naaman fu messo al corrente della proposta che la giovane aveva fatto a sua moglie. Chiese al re il permesso di partire e fece i necessari preparativi per il viaggio che gli avrebbe garantito la guarigione. “Naaman prese con sé circa trecentocinquanta chili d’argento, sessantacinque d’oro, dieci abiti di lusso e partì” portando una lettera del re di Siria per il re d’Israele. Essa diceva: “Con questa lettera ti presento il mio servitore Naaman: guariscilo dalla sua malattia”. Lette queste parole, preoccupato, il re d’Israele si strappò i vestiti. Esclamò: “Questo mi manda uno perché io lo guarisca. Come se io fossi un dio e avessi il potere di far vivere o morire! È chiaro; cerca un pretesto contro di me! Lo vedete anche voi”. Eliseo, avendo saputo quello che stava accadendo, fece dire al re: “Perché fai così? Se quell’uomo viene da me, si accorgerà che in Israele c’è un profeta!” Naaman andò a casa di Eliseo, con i suoi cavalli e i suoi carri, e si fermò sulla porta. Eliseo mandò un messaggero a dirgli: “Va’ al fiume Giordano: immergiti sette volte nelle sue acque. Il tuo corpo tornerà sano e tu sarai purificato”.PR 137.3

    Naaman si era aspettato di vedere qualche meravigliosa manifestazione di potere dal cielo: “Io pensavo: a uno come me il profeta verrà certamente incontro; poi pregherà il suo Dio, il Signore, toccherà con la mano la parte malata e farà sparire il mio male”. Quando invece gli fu detto di tuffarsi nel Giordano si sentì ferito nel suo orgoglio. Mortificato e deluso disse: “I fiumi di Damasco, l’Abana e il Parpar, sono certamente migliori di tutti i corsi d’acqua d’Israele. Per essere purificato, non bastava immergersi nelle loro acque? Naaman si voltò e se ne andò furibondo”. 2 Re 5:5-12.PR 137.4

    L’orgoglio di Naaman si ribellò alle istruzioni del profeta. I fiumi citati dal capitano siriano erano, in realtà, fiancheggiati da rive ombreggiate che molti adoratori di idoli utilizzavano per i loro culti. Naaman non si sarebbe certo sentito umiliato ad andarsi a bagnare in uno di quei fiumi. Ma per essere guarito doveva seguire le indicazioni del profeta. Solo una vera ubbidienza poteva offrire il risultato sperato.PR 137.5

    I suoi servitori lo esortarono a fare quello che Eliseo aveva detto; dicendogli: “Padre, se il profeta ti avesse ordinato una cosa difficile, certamente l’avresti fatta. Ti chiede soltanto di immergerti nell’acqua per purificarti: perché non farlo?” La fede di Naaman era messa alla prova mentre il suo orgoglio naturale lottava per avere il sopravvento. Ma la fede vinse ed egli, respingendo l’orgoglio, si piegò alla volontà rivelata da Dio. Per sette volte si tuffò nel Giordano “come il profeta aveva detto” e la sua fede fu ricompensata, “la sua pelle ridiventò come quella di un bambino”. 2 Re 5:13, 14.PR 138.1

    Pieno di gratitudine “Naaman tornò dal profeta con tutti i suoi uomini” e riconobbe “...che in tutta la terra c’è soltanto un Dio, quello d’Israele!” 2 Re 5:15.PR 138.2

    Seguendo le usanze di quel tempo Naaman chiese a Eliseo di accettare un dono di valore. Ma il profeta rifiutò. Non toccava a lui ricevere una ricompensa per una benedizione miracolosamente accordata da Dio. Perciò disse: “”Com’è vero che il Signore vive e che io sono il suo servo, non posso accettare nulla!” Naaman insistette, ma Eliseo continuò a rifiutare... e gli disse: ‘Va’ pure in pace’”. Allora Naaman fece un buon tratto di strada.PR 138.3

    Giezi, il servo di Eliseo, negli anni trascorsi insieme a lui aveva avuto il tempo di coltivare lo spirito di sacrificio che caratterizzava il suo maestro. Aveva avuto il privilegio di essere un collaboratore del Signore e i doni più preziosi del cielo erano stati a lungo a sua disposizione. Purtroppo li disprezzò preferendo assicurarsi le ricchezze terrene. E ora, spinto dalla sua sete di denaro, cedette a una forte tentazione. Egli pensò: “”Il mio padrone non ha voluto accettare quel che Naaman, l’Arameo, gli offriva. Com’è vero che il Signore vive, rincorrerò Naaman e mi farò dare io qualcosa”. E corse dietro a Naaman. Quando Naaman vide che Giezi correva verso di lui, scese dal carro, gli andò incontro e gli disse: “C’è qualcosa che non va?” ‘Tutto bene! — rispose Giezi — il mio padrone mi manda a dirti che sono arrivati da lui due giovani. Fanno parte di un gruppo di profeti della regione di Efraim. Tu dovresti offrire per loro trentacinque chili d’argento e due bei vestiti’”. 2 Re 5:20-22. Naaman fu ben lieto di aderire alla richiesta e insisté perché Giezi accettasse due talenti d’argento invece di uno “e due mute di vesti”. Incaricò poi i suoi servitori di accompagnare Giezi trasportando i sacchi e i vestiti.PR 138.4

    Quando Giezi fu vicino alla casa di Eliseo, congedò i servitori, prese i sacchi e li nascose. Poi andò a presentarsi al suo signore e di nuovo mentì. In risposta alla domanda di Eliseo: “Da dove arrivi?”, rispose: “Da nessuna parte”.PR 138.5

    Eliseo, che sapeva tutto, denunciò severamente la realtà: “”... io ero presente in spirito quando quell’uomo è sceso dal carro per venirti incontro. Ma ti sembra questo il momento per prendere l’argento, i vestiti, o anche gli uliveti, le vigne, le pecore, i buoi, i servi o le serve? La malattia di Naaman verrà su di te e i tuoi discendenti per sempre”. Quando lasciò Eliseo, Giezi era già ammalato di lebbra; era bianco come la neve!” 2 Re 5:26, 27.PR 138.6

    Quali solenni lezioni scaturiscono dal comportamento di un uomo al quale erano stati accordati nobili privilegi. Il comportamento di Giezi rappresentò per Naaman un intoppo per la sua crescita, dal momento che aveva ricevuto una luce meravigliosa ed era così ben disposto a servire il Dio vivente. Nessuna scusa poteva giustificare l’inganno di Giezi. Fino al giorno della sua morte, egli rimase lebbroso, maledetto da Dio ed evitato dagli uomini. “Un falso testimone sarà punito, un bugiardo sarà castigato!” Proverbi 19:5.PR 139.1

    Gli uomini possono illudersi di nascondere le loro cattive azioni, però essi non possono ingannare Dio. “Non c’è nulla che possa restare nascosto a Dio. Davanti ai suoi occhi tutte le cose sono nude e scoperte e noi dobbiamo rendere conto a Lui”. Ebrei 4:13. Giezi pensava di ingannare Eliseo, ma Dio rivelò al profeta le parole che il servo aveva detto a Naaman e tutti i particolari del loro incontro.PR 139.2

    La verità appartiene a Dio, mentre l’inganno nelle sue forme svariate proviene da Satana. Chiunque, in qualsiasi modo, abbandona la retta via della verità tradisce se stesso e cade nelle mani del Maligno. Coloro che seguono l’esempio di Cristo non partecipano “alle opere infruttuose delle tenebre”. Efesini 5:11. Sia nel parlare sia nella condotta essi saranno semplici, schietti, sinceri perché si preparano a far parte di coloro sulla bocca dei quali “non è stata trovata menzogna”. Apocalisse 14:5.PR 139.3

    Molti secoli dopo questo ritorno di Naaman nella sua casa in Siria, guarito nel corpo e convertito nello spirito, la sua fede meravigliosa fu ricordata e commentata dal Salvatore che la presentò come un esempio per tutti coloro che affermano di voler servire Dio. “Al tempo del profeta Eliseo — egli disse — vi erano molti lebbrosi in Israele; eppure Dio non ha guarito nessuno di loro, ma soltanto Naaman, uno straniero della Siria”. Luca 4:27. Dio trascurò i tanti lebbrosi in Israele perché la loro incredulità li privava di qualsiasi benedizione. Un nobile pagano che fosse rimasto fedele alle sue convinzioni sulla giustizia e che avesse desiderato essere aiutato, agli occhi di Dio era più degno della sua benedizione di quanto lo fossero i più miserabili in Israele che avevano respinto e disprezzato i privilegi offerti loro da Dio. Il Signore agisce in favore di coloro che apprezzano le sue benedizioni e ubbidiscono ai suoi messaggi.PR 139.4

    Oggi, in ogni nazione, esistono ancora persone oneste che possono essere illuminate dal messaggio divino. Se compiranno fedelmente il loro dovere verrà loro accordata una visione più chiara della volontà di Dio e, come accadde un tempo a Naaman, saranno costretti ad affermare: “Ora so che in tutta la terra c’è soltanto un Dio” il Dio vivente, il Creatore di tutte le cose.PR 140.1

    A ogni uomo sincero “...che cammina nelle tenebre...” viene rivolto l’invito: “Confidi nel Signore e si appoggi sul suo Dio” poiché “Nessuno ha mai sentito, inteso, visto un Dio come te, che abbia agito così per quelli che sperano in lui. Tu sei andato incontro a chi faceva con gioia la tua volontà, a chi si ricordava di te e seguiva il cammino da te indicato. Quando noi abbiamo peccato tu ti sei adirato, ma saremo sempre salvati se seguiremo le tue vie”. Isaia 50:10; Isaia 64:3, 4.PR 140.2

    Larger font
    Smaller font
    Copy
    Print
    Contents