Loading...
Larger font
Smaller font
Copy
Print
Contents

Patriarchi e profeti

 - Contents
  • Results
  • Related
  • Featured
No results found for: "".
  • Weighted Relevancy
  • Content Sequence
  • Relevancy
  • Earliest First
  • Latest First
    Larger font
    Smaller font
    Copy
    Print
    Contents

    Capitolo 40: Balaam

    Dopo aver conquistato Basan, gli israeliti ritornarono sulle rive del Giordano. L’accampamento fu fissato presso il fiume, nel punto in cui sfocia nel mar Morto, davanti alla pianura di Gerico. Israele era giunto al confine di Moab: gli abitanti di questo paese erano terrorizzati, perché sapevano che ormai gli invasori incombevano su di loro.PP 372.1

    Gli israeliti non avrebbero mai attaccato i moabiti. La gente di Moab, tuttavia, aveva assistito ai recenti avvenimenti che avevano coinvolto le nazioni circostanti, e ne avevano tratto preoccupanti previsioni. Gli amorei, nemici e vincitori di Moab, erano stati costretti a battere in ritirata; gli ebrei li avevano sconfitti e si erano impadroniti dei loro territori. L’esercito di Basan aveva ceduto alla misteriosa potenza che si nascondeva nella nuvola, che aveva conquistato le fortezze dei giganti. Moab non osò rischiare, attaccando: il ricorso alle armi era inutile contro le forze soprannaturali che proteggevano gli israeliti. Allora i moabiti decisero di ostacolare i piani di Dio come aveva fatto il faraone, ricorrendo ai sortilegi. Avrebbero lanciato una maledizione su Israele.PP 372.2

    Il popolo di Moab e quello di Madian erano uniti da stretti legami di sangue e religione. Balak, il re di Moab, diffuse il terrore fra gli abitanti della nazione alleata, chiedendone l’intervento. Nel suo messaggio era contenuto un piano contro Israele: “Ora questa moltitudine divorerà tutto ciò che è intorno a noi, come il bue divora l’erba dei campi...”. Numeri 22:4. Balaam, un abitante della Mesopotamia, si diceva possedesse facoltà soprannaturali: la sua fama era giunta fino a Moab. Così si decise di chiedergli aiuto e furono inviati dei messaggeri, “gli anziani di Moab e gli anziani di Madian”. Essi avevano il compito di assicurarsi che il profeta pronunciasse incantesimi e divinazioni contro Israele. Gli ambasciatori delle due nazioni si misero subito in viaggio, attraversando montagne e deserti. Infine giunsero in Mesopotamia, dove cercarono Balaam per annunciargli il messaggio del loro re: “...Ecco, un popolo è uscito dall’Egitto; esso ricopre la faccia della terra, e si è stabilito dirimpetto a me; or dunque vieni, te ne prego, e maledicimi questo popolo; poiché è troppo potente per me; forse così riusciremo a sconfiggerlo, e potrò cacciarlo dal paese; poiché so che chi tu benedici è benedetto, e chi tu maledici è maledetto”. Numeri 22:5, 6.PP 372.3

    Un tempo Balaam era stato un uomo onesto e un profeta di Dio. In un secondo tempo però aveva abbandonato la sua fede, travolto dalla passione per il denaro. Ora, tuttavia, si dichiarava ancora fedele al Signore. Sapeva che Dio era intervenuto in favore d’Israele. Quando gli anziani di Moab e Madian gli presentarono le loro intenzioni, egli era consapevole che sarebbe stato suo dovere rifiutare le ricompense di Balak e congedare gli ambasciatori. Ma Balaam si espose al pericolo di giocare con quella tentazione, e insistette perché quella notte gli ambasciatori si fermassero da lui. Egli sosteneva infatti che per dare loro una risposta precisa avrebbe dovuto chiedere consiglio al Signore. Balaam sapeva che la sua maledizione non avrebbe avuto alcun effetto su Israele finché gli israeliti fossero rimasti fedeli a Dio. Il Signore li proteggeva: nessun potere terreno o satanico avrebbe potuto sconfiggerli. Le parole degli ambasciatori: “Chi tu benedici è benedetto, e chi tu maledici è maledetto” (Numeri 22:6), avevano però risvegliato il suo orgoglio e la sua avidità con la prospettiva di ricchi doni e grandi onori. Spinto da questi sentimenti, accettò la ricompensa; quindi, professando un’ubbidienza rigorosa alla volontà di Dio, tentò di soddisfare i desideri di Balak. Quella notte, l’Angelo di Dio portò a Balaam questo messaggio: “Tu non andrai con loro, non maledirai quel popolo, perché egli è benedetto”. Numeri 22:12. La mattina seguente, Balaam congedò con riluttanza gli ambasciatori, e non riferì loro la risposta del Signore. Contrariato, perché le prospettive di onori e ricchezze erano svanite così rapidamente, disse con arroganza: “...Andatevene al vostro paese, perché l’Eterno mi ha rifiutato il permesso di andare con voi”. Numeri 22:13.PP 373.1

    Balaam “amò il salario d’iniquità”. 2 Pietro 2:15. Dio considera l’avidità come una forma di idolatria. L’insaziabile desiderio di denaro lo rese opportunista, e Satana poté dominarlo completamente: questa fu la sua rovina. Satana infatti cerca sempre di distogliere gli uomini dall’impegnare le proprie forze per il Signore, con la prospettiva di onori e vantaggi terreni. Egli insinua in loro l’idea che troppi scrupoli morali siano un ostacolo al raggiungimento della ricchezza. A causa di questa convinzione, molti non si comportano più con onestà, e dopo aver commesso un primo errore ne compiono ancora più facilmente un secondo, diventando sempre più presuntuosi. Dopo aver ceduto all’amore per il denaro e il potere compiono, o tentano di compiere, le azioni più terribili. Pur di ottenere un vantaggio materiale, si illudono di potersi comportare per un certo tempo in maniera non del tutto corretta; in seguito, quando lo giudicheranno opportuno, avranno sempre la possibilità di agire in modo onesto. In realtà essi cadono in un inganno perverso e di rado riescono a liberarsene.PP 373.2

    Quando gli ambasciatori riferirono che il profeta si era rifiutato di accompagnarli, non parlarono del messaggio di disapprovazione che Dio aveva loro rivolto. Il re, supponendo che i tentennamenti di Balaam fossero solo un espediente per assicurarsi una ricompensa maggiore, mandò al profeta altri prìncipi, di rango più elevato, con la promessa di importanti riconoscimenti e di qualunque incarico Balaam avesse chiesto. Il messaggio aveva un carattere di grande urgenza: “...Deh, nulla ti trattenga dal venire da me; poiché io ti ricolmerò di onori e farò tutto ciò che mi dirai; vieni, dunque, te ne prego, e maledicimi questo popolo”. Numeri 22:17.PP 374.1

    Balaam, messo alla prova per la seconda volta, rispose alle insistenze degli ambasciatori simulando una grande onestà e coscienziosità: dichiarò che nessuna quantità di oro e argento l’avrebbe indotto ad agire in modo contrario alla volontà di Dio. In realtà, egli desiderava ardentemente accettare la richiesta del re. Sebbene Dio gli avesse già rivelato la sua volontà, sollecitò i messaggeri a fermarsi da lui per poter interrogare il Signore ancora una volta, come se Dio fosse un essere umano da convincere. Quella notte il Signore apparve a Balaam, e gli disse: “Se quegli uomini son venuti a chiamarti, levati e va con loro; soltanto, farai ciò che io ti dirò”. Numeri 22:20. Balaam era così deciso ad accettare la richiesta degli ambasciatori che Dio lo assecondò fino a un certo punto. Il profeta cercava di assicurarsi l’approvazione divina, ma nello stesso tempo voleva realizzare il proprio desiderio e trasgredire l’ordine di Dio.PP 374.2

    Oggi migliaia di persone agiscono in modo simile. Pur sapendo come comportarsi in base alle indicazioni contenute nella Bibbia, o secondo i dettami delle circostanze e della ragione, in lunghe e impegnative preghiere chiedono a Dio una maggiore conoscenza del loro dovere. In realtà queste persone omettono spesso di fare ciò che è giusto perché questo significherebbe contraddire i loro desideri e le loro inclinazioni. In un’altra situazione, non avrebbero difficoltà a comprendere, se ciò fosse in accordo con le loro tendenze naturali. Ma con Dio non si scherza. Egli spesso permette che certi individui seguano i propri desideri e ne subiscano le conseguenze. “Il mio popolo non ha ascoltato la mia voce... Ond’io li abbandonai alla durezza del cuor loro, perché camminassero secondo i loro consigli”. Salmi 81:11, 12.PP 374.3

    Quando siamo chiaramente consapevoli del nostro compito, non dobbiamo rivolgerci a Dio pregando che ci esenti dal compierlo. Dobbiamo invece chiedere con umiltà e sottomissione la forza e la saggezza per affrontarlo.PP 374.4

    I moabiti erano gente corrotta, dedita a riti pagani: tuttavia, in rapporto a ciò che sapevano di Dio, la loro colpa era inferiore a quella di Balaam. Dichiarandosi profeta di Dio, tutto ciò che proferiva avrebbe avuto un’autorevolezza sacra. Per questo motivo, il Signore gli impedì di dire ciò che voleva: doveva essere realmente il portavoce di Dio. Il Signore gli intimò: “...Soltanto, farai ciò che io ti dirò”. Numeri 22:20.PP 375.1

    Balaam ricevette il permesso di seguire gli ambasciatori di Moab se essi, la mattina dopo, lo avessero chiamato. Ma i prìncipi, infastiditi dal ritardo e immaginando un altro rifiuto, ripartirono senza attendere la risposta. Tutti i pretesti che avrebbero potuto giustificare la sua adesione alle richieste di Balak erano svaniti. Ma Balaam era deciso ad assicurarsi la ricompensa: prese l’animale sul quale aveva l’abitudine di cavalcare e intraprese il viaggio. Temendo che Dio revocasse il suo assenso, spronò con energia l’asina, perché procedesse più in fretta.PP 375.2

    “L’Angelo dell’Eterno si pose sulla strada per fargli ostacolo”. Numeri 22:22. L’animale, a differenza dell’uomo, aveva visto il messaggero divino e per evitarlo aveva deviato dalla strada, camminando per i campi. Balaam allora colpì con crudeltà la bestia, finché essa ritornò nel sentiero. Quando però l’asina giunse in una strettoia chiusa da due muri l’Angelo apparve ancora una volta; nel tentativo di scansare quella figura minacciosa, l’animale schiacciò contro il muro il piede del padrone. Balaam non vedeva l’essere che gli stava davanti: non sapeva che Dio stava ostacolando il suo cammino. Esasperato, picchiò senza pietà l’asina, costringendola ad avanzare. L’Angelo si presentò per la terza volta, “in un luogo stretto dove non c’era modo di volgersi né a destra né a sinistra” (Numeri 22:26): il suo aspetto era così terribile che l’asina ne fu terrorizzata e si fermò definitivamente, abbattendosi a terra sotto il peso del suo cavaliere. Furibondo, Balaam colpì l’asina più crudelmente di prima, ma Dio fece parlare l’animale, in modo miracoloso, e “un’asina muta, parlando con voce umana, represse la follia del profeta”. 2 Pietro 2:16. “...Che t’ho io fatto” disse l’asina “che tu mi percuoti già per la terza volta?” Numeri 22:28.PP 375.3

    Balaam era così infuriato per il ritardo sul tempo previsto per il viaggio, che rispose all’asina come se si rivolgesse a un essere intelligente: “Perché ti sei fatta beffe di me. Ah se avessi una spada in mano! T’ammazzerei sull’attimo”. Numeri 22:29. L’uomo che veniva considerato un “profeta” e che avrebbe dovuto pronunciare la maledizione su un popolo intero per paralizzarne le forze, non poteva neppure uccidere l’animale che stava cavalcando! Il velo che nascondeva l’Angelo alla vista di Balaam fu tolto: vedendo quella creatura divina con la spada sguainata, pronta a ucciderlo, egli rimase terrorizzato, “s’inchinò e si prostrò con la faccia in terra”. L’Angelo gli disse: “Perché hai percossa la tua asina già tre volte? Ecco, io sono uscito per farti ostacolo, perché la via che batti è contraria al voler mio; e l’asina m’ha visto ed è uscito di strada davanti a me queste tre volte; se non fosse uscita di strada davanti a me, certo io avrei già ucciso te e lasciato in vita lei”. Numeri 22:32, 33.PP 375.4

    Balaam doveva la vita al povero animale che aveva percosso con tanta crudeltà. Egli aveva preteso di essere un profeta dell’Eterno, e sosteneva di essere illuminato da una rivelazione divina; affermava di aver visto la “visione dell’Altissimo”, ma era così accecato dalla sete di denaro e dall’ambizione da non riuscire a scorgere l’Angelo di Dio, che perfino la sua asina aveva visto. “L’Iddio di questo secolo ha accecato le menti... degli increduli”. 2 Corinzi 4:4. Quante persone, oggi, sono cieche! Si avventurano in sentieri proibiti, trasgredendo la legge divina, e non riescono a comprendere che Dio e i suoi angeli sono contro di loro. Come Balaam, si scagliano contro quanti vorrebbero evitare la loro rovina.PP 376.1

    Il modo in cui Balaam aveva trattato la sua asina rivelava la sua natura malvagia. “Il giusto ha cura della vita del suo bestiame, ma le viscere degli empi sono crudeli”. Proverbi 12:10.PP 376.2

    Pochi si rendono conto della gravità della loro colpa, quando maltrattano gli animali o li lasciano soffrire per trascuratezza. Colui che ha creato l’uomo, ha fatto anche gli animali e “le sue compassioni s’estendono a tutte le sue opere”. Salmi 145:9. Erano stati creati per essere utili all’uomo che, però, non ha nessun diritto di farli soffrire, trattandoli duramente e con crudeltà.PP 376.3

    È a causa del peccato dell’uomo che “tutta la creazione geme insieme ed è in travaglio”. Romani 8:22. La sofferenza e la morte colpiscono uomini e animali. L’uomo deve cercare di alleggerire e non di aggravare il peso di sofferenza che le creature di Dio devono sopportare come conseguenza della sua trasgressione. Chi sfrutta il potere che ha sugli animali per farli soffrire, si dimostra un vigliacco e un tiranno. Provocare sofferenza ai nostri simili o distruggere la natura è un atto diabolico. Il male inflitto agli animali non passa inosservato, come molti pensano, solo perché essi sono muti e non possono denunciarlo.PP 376.4

    Se chi commette tante crudeltà nei confronti di queste creature potesse gettare uno sguardo sulla realtà invisibile, come Balaam, vedrebbe un angelo di Dio che l’osserva per testimoniare contro di lui nei tribunali del cielo. Nel giorno del giudizio sarà pronunciata una condanna contro coloro che hanno trattato crudelmente le creature di Dio.PP 376.5

    Quando Balaam vide l’Angelo, esclamò terrorizzato: “Io ho peccato, perché non sapevo che tu ti fossi posto contro di me sulla strada; e ora, se questo ti dispiace, io me ne ritornerò”. Numeri 22:34. Il Signore permise che egli continuasse il viaggio, ma gli fece capire che le sue parole sarebbero state controllate dalla sua potenza. Dio avrebbe dimostrato al popolo di Moab che gli israeliti erano sotto la protezione del cielo, impedendo a Balaam di maledirli.PP 377.1

    Il re di Moab, informato dell’arrivo di Balaam, si recò con un numeroso seguito ai confini del suo regno per riceverlo. Quando espresse la sua meraviglia per il ritardo di Balaam, nonostante la ricca ricompensa che lo attendeva, il profeta rispose: “...Ecco, son venuto da te; ma posso io adesso dire qualsiasi cosa? La parola che Dio mi metterà in bocca, quella dirò”. Numeri 22:38. Balaam era molto dispiaciuto per questo limite che gli era stato imposto, temeva che, essendo sottoposto al controllo del Signore, non avrebbe potuto raggiungere il suo scopo.PP 377.2

    Il re e i più alti dignitari scortarono Balaam con grande pompa fino alle alture in cui si offriva il culto a Baal, da dove era possibile osservare l’intero schieramento d’Israele. Su quell’alta montagna il profeta poteva vedere l’accampamento del popolo scelto da Dio. Gli israeliti non immaginavano neppure quello che stava accadendo così vicino a loro e il modo in cui Dio li proteggeva, giorno e notte. Come può essere offuscata, a volte, la nostra percezione di Dio! Con quanta lentezza, in qualsiasi epoca, gli uomini hanno potuto comprendere il grande amore e la misericordia di Dio! Se i credenti avvertissero la costante protezione del loro Padre, proverebbero una profonda gratitudine per il suo amore e sarebbero pieni di rispetto, nel comprendere la sua grande autorità e il suo potere.PP 377.3

    Balaam aveva qualche nozione del rituale ebraico dei sacrifici, e sperava che superando le offerte degli israeliti con doni più preziosi, avrebbe potuto assicurarsi la benedizione di Dio e la realizzazione dei suoi progetti disonesti. La mentalità pagana dei moabiti dominava i suoi pensieri. La sua saggezza si era trasformata in follia; la sua sensibilità spirituale era ormai affievolita. Non beneficiava più dell’influsso divino perché aveva ceduto al potere di Satana.PP 377.4

    Balaam ordinò di erigere sette altari: su ognuno di essi sarebbe stato offerto un sacrificio. Quindi si allontanò verso “una nuda altura” per incontrarsi con Dio, promettendo di far conoscere a Balak tutto ciò che il Signore gli avrebbe rivelato.PP 377.5

    Il re rimase insieme ai nobili e ai prìncipi di Moab presso gli altari destinati al sacrificio, circondato da una folla impaziente. Tutti aspettavano il ritorno del profeta. Infine Balaam giunse: la folla pensava di udire le parole che avrebbero paralizzato per sempre la strana potenza che proteggeva gli odiati israeliti. Ma egli disse: “...Balak m’ha fatto venire da Aram, il re di Moab dalle montagne d’Oriente. Vieni disse, maledicimi Giacobbe! Vieni esecra Israele!. Come farò a maledire? Iddio non l’ha maledetto. Come farò ad esecrare? L’Eterno non l’ha esecrato. Io lo guardo dal sommo delle rupi e lo contemplo dall’alto de’ colli; ecco, è un popolo che dimora solo, e non è contato nel novero delle nazioni. Chi può contar la polvere di Giacobbe o calcolare il quarto d’Israele? Possa io morire della morte dei giusti, e possa la mia fine essere simile alla loro!” Numeri 23:7-10.PP 377.6

    Balaam aveva detto di essere venuto per maledire Israele: invece, pronunciò parole contrarie ai suoi sentimenti. Fu costretto a comunicare una benedizione, nonostante il suo proposito contrario.PP 378.1

    Alla vista dell’evidente prosperità dell’accampamento israelita, Balaam si era stupito. Gli ebrei erano stati descritti come un’accozzaglia di gente incivile che aveva infestato il paese con bande selvagge, flagello e terrore delle nazioni vicine. Ciò che aveva potuto ammirare era tutt’altra cosa: un grande accampamento, perfettamente ordinato e disciplinato. Comprese che Dio aveva circondato del proprio amore Israele e intuì la singolarità del popolo che Egli aveva scelto. “È un popolo che dimora solo, e non è contato nel novero delle nazioni” (Numeri 23:9), aveva detto il profeta. Quando queste parole furono pronunciate, gli israeliti non si erano ancora stabiliti in un territorio: Balaam non ne conosceva le caratteristiche e i costumi. Tuttavia, questa profezia trovò nella storia d’Israele un adempimento letterale. Nonostante i lunghi anni di esilio o i periodi in cui gli ebrei furono dispersi fra le nazioni, essi rimasero sempre un popolo “a parte”. Allo stesso modo, oggi, ogni credente costituisce il vero Israele, disperso fra tutte le nazioni: pur abitando sulla terra, questo popolo appartiene al cielo.PP 378.2

    A Balaam non fu rivelata soltanto la storia della nazione ebraica: egli poté constatare anche lo sviluppo e la crescita della comunità dei credenti, fino alla fine dei tempi. Vide come Dio avrebbe manifestato la sua benevolenza a coloro che lo amano e lo temono. Vide i redenti entrare nell’oscura valle dell’ombra della morte sorretti dal braccio di Dio, risorgere dalle tombe coronati di gloria, onore e immortalità e godere delle benedizioni eterne della nuova terra. Contemplando quella scena esclamò: “Chi può contare la polvere di Giacobbe o calcolare il quarto d’Israele?” Numeri 23:10. E quando vide la corona di gloria sulla fronte dei credenti e i loro visi illuminati dalla gioia, Balaam, al pensiero di una felicità perfetta e senza limiti, pronunciò la seguente preghiera: “Possa io morire della morte dei giusti, e possa la mia fine essere simile alla loro!” Numeri 23:10.PP 378.3

    Se Balaam avesse voluto accettare la comprensione degli eventi che Dio gli aveva offerto, avrebbe potuto realizzare il desiderio espresso nella sua preghiera. Sarebbe stato sufficiente che egli interrompesse subito i rapporti con il re di Moab e si rivolgesse a Dio con profondo pentimento. Ma Balaam amava “il salario d’iniquità” ed era deciso ad assicurarselo.PP 379.1

    Balak si aspettava che una maledizione colpisse in modo fulmineo gli israeliti. Ma dopo aver ascoltato le parole del profeta il re di Moab esclamò infuriato: “...Che m’hai tu fatto? T’ho preso per maledire i miei nemici, ed ecco, non hai fatto che benedirli”. Facendo della necessità una virtù, Balaam affermò di aver ubbidito consapevolmente alla volontà di Dio, nel pronunciare le parole che in realtà aveva detto suo malgrado. Egli rispose: “...Non debbo io stare attento a dire soltanto ciò che l’Eterno mi mette in bocca?” Numeri 23:12.PP 379.2

    Balak non rinunciò a realizzare il suo obiettivo neppure di fronte a questo rifiuto. Egli riteneva che il grandioso spettacolo del vasto accampamento degli ebrei avesse impaurito Balaam a tal punto da togliergli il coraggio di pronunciare la sua maledizione su Israele. Allora il re di Moab decise di portare il profeta in un luogo in cui avrebbe potuto vedere solo una parte dell’accampamento israelita: era convinto che se Balaam avesse maledetto Israele a varie riprese, tutti gli ebrei sarebbero stati distrutti. Balaam fece quindi un nuovo tentativo, dalla cima del monte Pisga. Vi furono eretti sette altari, e su di essi furono poste le offerte, come la prima volta. Mentre i re e i prìncipi rimanevano vicino agli altari, Balaam si ritirò per incontrare il suo Dio. Ancora una volta il profeta ricevette un messaggio divino, e fu incapace di rifiutarlo o modificarlo. E quando Balaam apparve alla folla, che lo aspettava con ansia, e gli fu chiesto: “Che ha detto l’Eterno?” egli diede una risposta simile alla prima, che terrorizzò il re e i prìncipi: “Iddio non è un uomo, perch’ei mentisca, né un figliuol d’uomo perch’ei si penta. Quand’ha detto una cosa non la farà? O quando ha parlato non manterrà la parola? Ecco, ho ricevuto l’ordine di benedire; Egli ha benedetto; io non revocherò la benedizione. Egli non scorge l’iniquità in Giacobbe, non vede perversità in Israele. L’Eterno, il suo Dio, è con lui, e Israele lo acclama come re”. Numeri 23:19-21.PP 379.3

    Intimorito da queste rivelazioni, Balaam esclamò: “Non c’è incantesimo che abbia potere contro Giacobbe, né sortilegio che possa qualcosa contro Israele”. Numeri 23:23 (Paoline). Per acconsentire ai desideri dei moabiti, Balaam aveva messo alla prova la propria capacità divinatoria. Ricordando questa scena si potrebbe dire della storia d’Israele: “Cosa ha fatto l’Eterno!” Per tutto il tempo in cui gli israeliti sarebbero rimasti sotto la protezione divina, nessun popolo e nessuna nazione, per quanto sostenuti da tutta la potenza di Satana, avrebbe potuto prevalere su di loro. Tutto il mondo si sarebbe stupito dell’opera meravigliosa compiuta da Dio per il suo popolo: con la sua potenza agì in modo tale da costringere un uomo, deciso a pronunciare un’ingiusta maledizione, a rivolgere a Israele le promesse più preziose e ricche, in un linguaggio di sublime e appassionata poesia. L’amore dimostrato da Dio per Israele doveva rappresentare una garanzia della sua protezione paterna verso i credenti fedeli e ubbidienti, in tutte le epoche. Quando Satana avrebbe istigato uomini malvagi a denigrare, tormentare e distruggere il popolo di Dio, il ricordo di questo episodio avrebbe rafforzato nei perseguitati il coraggio e la fede in Dio. Il re di Moab, deluso e angosciato, esclamò: “Non lo maledire, ma anche non lo benedire”. Balak conservava però un’ultima speranza, e volle fare un altro tentativo. Condusse Balaam sul monte Peor, dove sorgeva un tempio dedicato all’immorale culto di Baal. In quel luogo furono edificati altri sette altari, sui quali furono offerti sette sacrifici. Balaam, a differenza delle volte precedenti, non si recò in un luogo solitario per conoscere la volontà di Dio, né dichiarò di voler fare alcun incantesimo. Stando davanti agli altari, osservava le tende d’Israele. Allora lo Spirito di Dio scese su di lui, annunciando attraverso le sue labbra questo messaggio: “Come son belle le tue tende, o Giacobbe, le tue dimore, o Israele! Esse si estendono come valli, come giardini in riva a un fiume, come aloe piantati dall’Eterno, come cedri vicino alle acque. L’acqua trabocca dalle sue secchie, la sua semenza è ben adacquata, il suo re sarà più in alto di Agag, e il suo regno sarà esaltato... Egli si china, s’accovaccia come un leone, come una leonessa: chi lo farà rizzare? Benedetto chiunque ti benedice, maledetto chiunque ti maledice!” Numeri 24:5-9.PP 379.4

    La prosperità del popolo di Dio è qui rappresentata con alcune delle più belle immagini della natura. Il profeta paragona Israele a fertili valli ricche di frutti, a giardini fioriti bagnati da ruscelli perenni, a profumati alberi di aloe e a cedri maestosi. Quest’ultima raffigurazione è una delle più belle e adeguate che possiamo trovare nella Bibbia. Il cedro del Libano era onorato da tutti i popoli orientali. Alberi appartenenti a quella stessa famiglia sono diffusi in tutte le zone della terra in cui l’uomo è arrivato. Dalle regioni artiche a quelle tropicali, vivono in climi caldi e sfidano quelli freddi; si ergono in tutta la loro altezza lungo le rive dei fiumi, come anche nelle pianure desertiche e bruciate dal sole. Fanno penetrare le loro radici molto in profondità nelle rocce delle montagne, sfidando la furia della tempesta. Quando tutti gli altri alberi muoiono, con il sopraggiungere del freddo invernale, le loro foglie si mantengono fresche e verdi. Il cedro del Libano, che si distingue fra tutti gli altri alberi per la sua imponenza e la sua solidità, è il simbolo di coloro la cui vita è “nascosta con Cristo in Dio”. Colossesi 3:3. Le Scritture dicono: “Il giusto... crescerà come il cedro del Libano”. Salmi 92:12. Dio ha scelto il cedro come re della foresta. “I cipressi non uguagliavano i suoi ramoscelli e i platani non erano neppure come i suoi rami...”. Ezechiele 31:8. Nell’Eden, nessun albero lo uguagliava. Il cedro è spesso ricordato come emblema della regalità, e il fatto che nelle Scritture rappresenti l’uomo integro, dimostra come il Signore considera chi ubbidisce alla sua volontà.PP 380.1

    Balaam profetizzò che il Re d’Israele sarebbe stato più grande e più potente di Agag. Questo era il nome che veniva dato ai re di Amalek, un popolo allora molto forte. Infatti, se gli ebrei fossero rimasti fedeli a Dio, avrebbero sottomesso tutti i loro nemici. Il Re d’Israele, invocato dalla profezia di Balaam, era il Figlio di Dio. Un giorno Egli avrebbe regnato sulla terra con una potenza che avrebbe oscurato la gloria di tutte le nazioni.PP 381.1

    Quando Balak ebbe ascoltato le parole del profeta, fu sopraffatto dalla delusione, dalla paura e dalla rabbia. Era esasperato al pensiero che Balaam non avesse dato neppure un solo responso incoraggiante e favorevole; tutto gli era contro, ed egli disprezzò l’atteggiamento ambiguo del profeta, dando libero sfogo alla propria collera: “Or dunque fuggitene a casa tua! Io avevo detto che ti colmerei di onori; ma, ecco, l’Eterno ti rifiuta gli onori”. Numeri 24:11.PP 381.2

    Balaam rispose ricordando al re di averlo già avvertito: avrebbe annunciato solo messaggi provenienti da Dio. Prima di ritornare al suo paese, il profeta pronunciò una bellissima e sublime profezia riguardante il Redentore del mondo e la distruzione finale dei nemici di Dio: “Lo vedo, ma non ora; lo contemplo, ma non vicino: un astro sorge da Giacobbe, e uno scettro s’eleva da Israele, che colpirà Moab da un capo all’altro e abbatterà tutta quella razza turbolenta”. Numeri 24:17.PP 381.3

    Balaam terminò la profezia preannunciando la completa distruzione dei popoli di Moab e di Edom, di Amalek e dei Kenei, lasciando il re moabita nel più completo sconforto. Il profeta aveva ormai perso il favore del re, e con esso ogni speranza di ricchezze e onori; inoltre, era consapevole di aver provocato il dispiacere divino. Balaam abbandonò dunque la missione che aveva scelto; giunto a casa, la potenza dello Spirito Santo lo lasciò. La sua avidità, ora priva di controllo, ebbe il sopravvento. Era pronto a ricorrere a qualsiasi mezzo, pur di ottenere la ricompensa promessagli da Balak. Balaam sapeva che la prosperità degli israeliti dipendeva dalla loro ubbidienza a Dio: solo inducendoli alla trasgressione sarebbe stato possibile distruggerli. Decise allora di riconquistare il favore di Balak suggerendo ai moabiti un piano per attirare la maledizione di Dio su Israele.PP 381.4

    Ritornò immediatamente nel paese di Moab e sottopose il suo piano al re. Anche i moabiti erano convinti che finché Israele fosse rimasto fedele a Dio, sarebbe stato invincibile. Il piano di Balaam prevedeva che gli israeliti partecipassero ai riti pagani, allontanandosi dalla protezione di Dio. Se qualcuno li avesse indotti a praticare i rituali immorali del culto di Baal e Astarte, l’onnipotente Yahweh, loro protettore, sarebbe diventato loro nemico, e in breve tempo gli ebrei sarebbero caduti nelle mani delle bellicose popolazioni circostanti. Il re di Moab accettò subito il piano e Balaam rimase al suo fianco per assisterlo, in attesa dei risultati.PP 382.1

    Il diabolico complotto ebbe successo: Balaam vide la maledizione di Dio colpire migliaia di israeliti; ma la stessa giustizia che puniva le colpe degli ebrei non dimenticò gli artefici della trappola. Balaam rimase ucciso nella battaglia tra Israele e i madianiti. Quando aveva esclamato: “Possa io morire della morte dei giusti, e possa la mia fine essere simile alla loro!” aveva avuto il presentimento che la sua fine fosse vicina. Purtroppo egli non aveva scelto di vivere una vita onesta e condivise il destino dei nemici di Dio.PP 382.2

    La sorte di Balaam assomiglia a quella di Giuda. Questi due uomini avevano un carattere molto simile. Tentavano di servire Dio e contemporaneamente soddisfare la sete di denaro e così andarono incontro a una evidente sconfitta. Balaam conosceva il vero Dio e sosteneva di ubbidirgli. Anche Giuda credeva che Gesù fosse il Messia e si unì ai suoi discepoli. Balaam sperava di fare della sua presunta fedeltà al Signore un trampolino per ottenere denaro e fama: il fallimento di questo obiettivo gli costò la vita. Unendosi al Cristo, Giuda pensava di assicurarsi ricchezze e onori nel regno che il Messia avrebbe costituito sulla terra. Quando le sue speranze svanirono, Giuda tradì Gesù e andò incontro alla rovina. Balaam e Giuda avevano ricevuto una particolare rivelazione da parte di Dio e beneficiarono di eccezionali privilegi: il loro carattere fu rovinato da un unico errore, che causò la morte di entrambi.PP 382.3

    È pericoloso lasciarsi condizionare anche da una sola tendenza contraria ai valori cristiani. Un solo peccato, se incoraggiato e coltivato, finisce per corrompere gradualmente l’individuo: anche i tratti più nobili vengono subordinati a desideri ingiusti. Quando un uomo rimuove le barriere morali della coscienza, abbandonandosi ad abitudini negative e rifiutando gli appelli del dovere, egli è indifeso di fronte al male. La sua condotta si allontanerà gradualmente dall’ideale della giustizia. La sola salvezza consiste nel pregare come Davide, ogni giorno, con grande sincerità: “I miei passi si son tenuti saldi sui tuoi sentieri, i miei piedi non han vacillato”. Salmi 17:5.PP 382.4

    Larger font
    Smaller font
    Copy
    Print
    Contents