Capitolo 53: I primi giudici
Patriarchi e profeti
- Contents-
- Introduzione
- Capitolo 1: L’origine del male
- Capitolo 2: La creazione
- Capitolo 3: La tentazione e la caduta
- Capitolo 4: Il piano della salvezza
- Capitolo 5: La prova di Caino e Abele
- Capitolo 6: Seth ed Enoc
- Capitolo 7: Il diluvio
- Capitolo 8: Dopo il diluvio
- Capitolo 9: La prima settimana
- Capitolo 10: La torre di Babele
- Capitolo 11: Dio chiama Abramo
- Capitolo 12: Abramo in Canaan
- Capitolo 13: Il sacrificio di Isacco
- Capitolo 14: La distruzione di Sodoma
- Capitolo 15: Il matrimonio di Isacco
- Capitolo 16: Giacobbe ed Esaù
- Capitolo 17: L’esilio di Giacobbe
- Capitolo 18: La lotta notturna
- Capitolo 19: Il ritorno di Giacobbe in Canaan
- Capitolo 20: Giuseppe in Egitto
- Capitolo 21: Giuseppe e i suoi fratelli
- Capitolo 22: Mosè
- Capitolo 23: Le piaghe d’Egitto
- Capitolo 24: La Pasqua
- Capitolo 25: L’esodo
- Capitolo 26: Dal mar Rosso al Sinai
- Capitolo 27: La legge proclamata al Sinai
- Capitolo 28: L’idolatria al Sinai
- Capitolo 29: Satana e la legge di Dio
- Capitolo 30: Il tabernacolo e il rituale
- Capitolo 31: Nadab e Abihu
- Capitolo 32: La legge e le alleanze
- Capitolo 33: Dal Sinai a Kades
- Capitolo 34: Le dodici spie
- Capitolo 35: La ribellione di Kore
- Capitolo 36: Israele nel deserto
- Capitolo 37: La roccia simbolica
- Capitolo 38: Il viaggio intorno a Edom
- Capitolo 39: La conquista di Basan
- Capitolo 40: Balaam
- Capitolo 41: L’apostasia al Giordano
- Capitolo 42: La ricapitolazione della legge
- Capitolo 43: La morte di Mosè
- Capitolo 44: Il passaggio del giordano
- Capitolo 45: La vittoria di Gerico
- Capitolo 46: Benedizioni e maledizioni
- Capitolo 47: L’alleanza con i gabaoniti
- Capitolo 48: La spartizione del territorio di Canaan
- Capitolo 49: Le ultime parole di Giosuè
- Capitolo 50: Le decime e le offerte
- Capitolo 51: Dio si occupa dei poveri
- Capitolo 52: Le feste annuali
- Capitolo 53: I primi giudici
- Capitolo 54: Sansone
- Capitolo 55: Il piccolo Samuele
- Capitolo 56: Eli e i suoi figli
- Capitolo 57: L’arca presa dai filistei
- Capitolo 58: Le scuole dei profeti
- Capitolo 59: Il primo re d’Israele
- Capitolo 60: La presunzione di Saul
- Capitolo 61: Saul respinto da Dio
- Capitolo 62: L’unzione di Davide
- Capitolo 63: Davide e Golia
- Capitolo 64: Davide il fuggiasco
- Capitolo 65: La generosità di Davide
- Capitolo 66: La morte di Saul
- Capitolo 67: Spiritismo antico e moderno
- Capitolo 68: Davide a Tsiklag
- Capitolo 69: L’incoronazione di Davide
- Capitolo 70: Il regno di Davide
- Capitolo 71: Il peccato e il pentimento di Davide
- Capitolo 72: La ribellione di Absalom
- Capitolo 73: Gli ultimi anni di Davide
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Capitolo 53: I primi giudici
Una volta che le tribù si furono insediate in Canaan, non si impegnarono più per completare la conquista del paese. Soddisfatti per il territorio già acquisito, gli israeliti si adagiarono sulle loro posizioni e la guerra terminò, “infatti quando Israele si fu rinforzato assoggettò i cananei a servitù, ma non li cacciò del tutto”. Giudici 1:28.PP 458.1
Il Signore, aveva puntualmente adempiuto le promesse fatte a Israele; Giosuè aveva infranto la potenza dei cananei e spartito il territorio conquistato tra le tribù. Agli israeliti non rimaneva altro che confidare nella promessa dell’aiuto divino, per allontanare completamente gli abitanti dal paese. Ma non lo fecero. Trasgredirono apertamente gli ordini di Dio, alleandosi con i cananei, e non adempiendo le condizioni divine per poter vivere tranquillamente nella terra di Canaan.PP 458.2
Sin dalla prima volta in cui Dio aveva parlato agli israeliti al Sinai li aveva avvertiti dei pericoli dell’idolatria; e subito dopo l’annuncio della legge, Mosè portò un messaggio che riguardava le nazioni di Canaan: “Tu non ti prostrerai davanti ai loro dèi, e non servirai loro. Non farai quello che essi fanno; ma distruggerai interamente quegli dèi e spezzerai le loro colonne. Servirete all’Eterno, che è il vostro Dio, ed Egli benedirà il tuo pane e la tua acqua; ed io allontanerò la malattia di mezzo a te”. Esodo 23:24, 25. Fu garantito loro che per tutto il tempo in cui avrebbero ubbidito, Dio avrebbe sottomesso i loro nemici: “Io manderò davanti a te il mio terrore, e metterò in rotta ogni popolo presso il quale arriverai, e farò voltare le spalle dinanzi a te a tutti i tuoi nemici. E manderò davanti a te i calabroni, che scacceranno gli Hivvei, i Cananei e gli Hittei dal tuo cospetto. Non li scaccerò dal tuo cospetto in un anno, affinché il paese non diventi un deserto, e le bestie de, campi non si moltiplichino contro di te. Li scaccerò dal tuo cospetto a poco a poco, finché tu cresca di numero e tu possa prendere possesso del paese... Vi darò nelle mani gli abitanti del paese; e tu li scaccerai dinanzi a te. Non farai alleanza di sorta con loro, né coi loro dei. Non dovranno abitare nel tuo paese, perché non t’inducano a peccare contro di me: tu serviresti ai loro dei, e questo ti sarebbe un laccio”. Esodo 23:27-33. Queste direttive, dettate in maniera veramente solenne da Mosè prima della sua morte, furono ripetute ancora da Giosuè.PP 458.3
Dio aveva posto il suo popolo in Canaan perché costituisse un argine e la corruzione morale non invadesse il mondo. Egli voleva che Israele passasse di conquista in conquista e avrebbe dato nelle sue mani nazioni ben più potenti dei cananei; infatti aveva promesso: “Se osservate diligentemente tutti questi comandamenti che vi do... l’Eterno caccerà dinanzi a voi tutte le nazioni, e voi vi impadronirete di nazioni più grandi e più potenti di voi. Ogni luogo che la pianta del vostro piede calcherà, sarà vostro; i vostri confini si estenderanno dal deserto al Libano, dal fiume, il fiume Eufrate, al mare occidentale. Nessuno vi potrà stare a fronte; l’Eterno, il vostro Dio, come vi ha detto, spanderà la paura e il terrore di voi per tutto il paese dove camminerete”. Deuteronomio 11:22-25.PP 459.1
Incuranti del loro nobile destino, gli israeliti scelsero una vita facile ed egoistica, non approfittarono dell’opportunità di completare la conquista subendo quindi, per molte generazioni, gli attacchi di quelle popolazioni idolatre, che il profeta aveva definito “spine negli occhi e pungoli nei fianchi”. Numeri 33:55.PP 459.2
Gli israeliti “si mescolarono con le nazioni e impararono le opere d’esse”. Salmi 106:35. Imparentandosi con i cananei, la piaga dell’idolatria si diffuse in tutto il paese. “Servirono ai loro dèi i quali divennero per essi un laccio, e sacrificarono i loro figliuoli e le loro figliuole ai demoni... e il paese fu profanato dal sangue versato... Onde l’ira dell’Eterno si accese contro il suo popolo, e quelli che li odiavano li signoreggiavano”. Salmi 106:36-40.PP 459.3
Nel periodo in cui visse la generazione che aveva ricevuto le raccomandazioni da Giosuè, l’idolatria non mise radici profonde, ma i genitori non dettero un buon esempio ai loro figli. La trascuratezza che manifestarono coloro che erano entrati in possesso di Canaan nel prendere in considerazione gli ordini del Signore, portò per molte generazioni frutti amari. La vita frugale degli ebrei aveva assicurato loro la salute fisica; ma ora che si stavano unendo ai pagani cedevano di fronte agli appetiti e alle passioni che gradualmente indebolivano la loro forza fisica e le loro facoltà mentali e morali. Erano i peccati degli israeliti ad allontanarli da Dio; ed essi, non potendo più servirsi della forza divina, non riuscivano ad avere il sopravvento sui nemici. Così finirono per essere assoggettati proprio dal popolo che avrebbero dovuto domare con l’aiuto di Dio.PP 459.4
“Abbandonarono l’Eterno, l’Iddio dei loro padri che li aveva tratti dal paese d’Egitto” (Giudici 2:12) ed Egli “...fece partire il suo popolo a guisa di pecore, e lo condusse attraverso il deserto come una mandria... Lo provocarono ad ira coi loro alti luoghi, lo mossero a gelosia con le loro sculture”. Allora il Signore “...abbandonò il tabernacolo di Silo, la tenda ove era dimorato tra gli uomini; e lasciò menare la sua Forza in cattività, e lasciò cadere la sua Gloria in man del nemico”. Salmi 78:52, 58, 60, 61. Tuttavia Dio non dimenticò completamente il suo popolo. Vi era sempre una minoranza fedele all’Eterno, e il Signore chiamava uomini valorosi per liberare gli israeliti dai nemici e distoglierli dall’idolatria. Ma quando il liberatore moriva, e il popolo non era più sollecitato, ritornava gradualmente ai propri idoli. E così la storia fatta di apostasie e castighi, di confessioni e liberazioni, si ripeteva regolarmente.PP 459.5
Il re della Mesopotamia, il re di Moab, e dopo i filistei e i cananei di Azor guidati da Sisera furono, a turno, gli oppressori d’Israele. Otniel, Shamgar, Ehud, Debora e Barak vennero chiamati per liberare il loro popolo. Ma ancora una volta “...i figliuoli d’Israele fecero ciò ch’è male agli occhi dell’Eterno, e l’Eterno li diede nelle mani di Madian per sette anni”. Giudici 6:1. Il giogo dell’oppressore inizialmente si fece sentire sulle tribù che abitavano a est del Giordano e che precedentemente non avevano quasi mai dovuto affrontare questi problemi.PP 460.1
Gli amalechiti, che abitavano a sud di Canaan, come i madianiti che occupavano i confini orientali del paese e la zona al di là del deserto, erano ancora gli irriducibili nemici d’Israele. Questi ultimi, al tempo di Mosè, erano stati quasi completamente distrutti dagli israeliti, ma da allora si erano sviluppati enormemente, sino a diventare numerosi e potenti. Ora che Dio non proteggeva più Israele, era giunto per loro l’atteso momento della vendetta. Così, oltre alle tribù situate a oriente del Giordano, tutto il paese soffrì per le devastazioni e i saccheggi. I feroci e selvaggi abitanti del deserto, “come una moltitudine di locuste” (Giudici 6:5), invasero numerosissimi il paese con greggi e mandrie, spandendosi in tutto il paese come una piaga distruttrice, dal fiume Giordano alle pianure dei filistei. Arrivavano appena iniziava il raccolto e se andavano solo quando veniva completato; e dopo aver devastato i campi, tornavano nel deserto. Gli israeliti, che abitavano in aperta campagna e che oltre a essere derubati venivano anche maltrattati, erano costretti ad abbandonare le proprie case e rifugiarsi insieme nelle città fortificate o perfino nascondersi in caverne o in fortezze rocciose tra le montagne. Dopo sette anni di questa oppressione gli israeliti, ridotti in miseria accettarono il rimprovero di Dio, confessarono i loro peccati, e il Signore chiamò un uomo che li avrebbe aiutati.PP 460.2
Gedeone era figlio di Joas, della tribù di Manasse. Il clan a cui apparteneva questa famiglia non aveva una posizione importante ma la famiglia di Joas si era distinta per coraggio e onestà; dei suoi figli è detto: “...Ognun d’essi aveva l’aspetto d’un figlio di re”. Giudici 8:18. Ma di loro era sopravvissuto alla guerra contro i madianiti, solo colui che era temuto dagli invasori. Quando Dio chiese a Gedeone di liberare il suo popolo, era il tempo della battitura del grano. Gedeone aveva nascosto una piccola quantità di grano che, non osando trebbiarla nell’aia, aveva ammucchiato presso il torchio del vino; infatti le vigne in quella stagione non erano prese di mira perché la vendemmia era ancora lontana.PP 460.3
Gedeone, da solo e in segreto, si dedicava a questo lavoro e meditava tristemente sulla condizione del suo popolo pensando al momento in cui sarebbe stato liberato dal giogo dell’oppressore. Improvvisamente “l’Angelo dell’Eterno gli apparve e gli disse: L’Eterno è teco, o uomo forte e valoroso... Ahimè, signor mio” rispose Gedeone “se l’Eterno è con noi, perché ci è avvenuto tutto questo? e dove sono tutte quelle meraviglie che i nostri padri ci hanno narrate dicendo: L’Eterno non ci trasse Egli dall’Egitto? Ma ora l’Eterno ci ha abbandonato e ci ha dato nelle mani di Madian... Va’ con cotesta tua forza, e salva Israele dalla mano di Madian; non son io che ti mando?” rispose il messaggero celeste. Giudici 6:12-14.PP 461.1
Gedeone, volendo essere sicuro che colui che gli aveva rivolto la parola era l’Angelo del patto che nel passato aveva combattuto per Israele, chiese dei segni. Poiché gli angeli che parlarono con Abramo avevano accettato la sua ospitalità, Gedeone insistette affinché quel messaggero divino rimanesse con lui. Si diresse rapidamente verso la sua tenda dove sottrasse alle sue scarse provviste un capretto che preparò insieme a pani non lievitati per portarlo fuori e sedersi davanti all’Angelo che inaspettatamente gli ordinò: “...Prendi la carne e le focacce azzime, mettile su questa roccia, e versavi del brodo”. Giudici 6:20. Gedeone ubbidì e vide il segno che desiderava: il messaggero divino toccò con un bastone la carne e i pani azzimi e un fuoco proveniente dalla roccia consumò quel sacrificio. Poi l’Angelo sparì.PP 461.2
Joas, padre di Gedeone, anche lui influenzato dall’apostasia dei compaesani, aveva eretto a Ofra, luogo in cui abitava, un grosso altare a Baal, presso il quale la gente del paese si recava per adorare. Un ordine divino intimò a Gedeone di distruggere quell’altare, erigerne un altro in onore dell’Eterno sulla roccia in cui la sua offerta era stata consumata e offrirvi un sacrificio. In realtà, solo i sacerdoti potevano offrire sacrifici a Dio, e per di più solo sull’altare di Sciloh, ma colui che aveva stabilito questo rito e al quale venivano rivolte le offerte, aveva la facoltà di modificare le disposizioni da lui stesso impartite. E ora l’annunciata liberazione d’Israele doveva essere preceduta da una seria contestazione dell’adorazione di Baal. Gedeone, prima di dare battaglia ai nemici del suo popolo, doveva dichiarare guerra all’idolatria.PP 461.3
Gli ordini divini furono eseguiti fedelmente. Prevedendo che se avesse agito alla luce del sole, sarebbe stato ostacolato, Gedeone compì in segreto la missione con l’aiuto dei suoi servi. Tutto si concluse in una notte. Quando il giorno dopo si presentarono per offrire la loro adorazione a Baal gli abitanti di Ofra si adirarono; se Joas non avesse preso le difese del figlio, riferendo la notizia della visita dell’Angelo, Gedeone sarebbe stato ucciso. “Volete voi difendere la causa di Baal?” disse Joas “Volete venirgli in soccorso? Chi vorrà difendere la sua causa sarà messo a morte prima di domattina; s’esso è dio, difenda da sé la sua causa, giacché hanno demolito il suo altare”. Giudici 6:31. Se Baal non sapeva difendere il suo altare, come si poteva affermare con certezza che egli avrebbe protetto i suoi adoratori?PP 462.1
Tutti i sentimenti di vendetta verso Gedeone si placarono e quando egli suonò la tromba di guerra gli uomini di Ofra furono tra i primi a unirsi a lui. Degli araldi furono inviati alla sua tribù, Manasse, e anche alle tribù di Ascer, Zabulon e Neftali, e tutti risposero alla chiamata.PP 462.2
Gedeone non osando mettersi a capo di questa schiera di uomini, senza aver ricevuto un’ulteriore prova dell’approvazione e dell’aiuto divini, pregò dicendo: “Se vuoi salvare Israele per mia mano, come hai detto, ecco, io metterò un vello di lana sull’aia: se c’è della rugiada sul vello soltanto e tutto il terreno resta asciutto, io conoscerò che tu salverai Israele per mia mano come hai detto”. Giudici 6:36, 37. Il mattino il manto di pecora era bagnato mentre il terreno circostante asciutto. Ma in Gedeone sorse il dubbio che la prova non fosse decisiva, dal momento che la lana assorbe naturalmente l’umidità presente nell’aria. Chiese quindi un segno leggermente diverso: l’umidità si sarebbe dovuta depositare solo sul terreno, ma si preoccupò che la sua grande prudenza non dispiacesse a Dio. Anche questa richiesta fu esaudita.PP 462.3
Gedeone, incoraggiato da questi segni, organizzò le sue forze per attaccare gli invasori. Intanto “...tutti i Madianiti e gli Amalekiti e i figliuoli dell’oriente si radunarono, passarono il Giordano e si accamparono nella valle di Izreel”. Giudici 6:33.PP 462.4
L’esercito agli ordini di Gedeone era di ventitremila uomini. Nonostante il grosso esercito nemico schierato davanti a lui, il Signore gli si avvicinò per dirgli: “...La gente che è teco è troppo numerosa perch’io dia Madian nelle sue mani; Israele potrebbe vantarsi di fronte a me, e dire: La mia mano è quella che m’ha salvato. Or dunque fa’ proclamar questo, sì che il popolo l’oda: Chiunque ha paura, e trema, se ne torni indietro e s’allontani sul monte di Galaad”. Giudici 7:2, 3. Coloro che non volevano affrontare il pericolo e le difficoltà, e i cui interessi terreni erano lontani da quelli dell’opera di Dio sarebbero stati un impedimento anziché un aiuto per l’esercito d’Israele. Vigeva una legge secondo cui prima che gli israeliti andassero in battaglia, bisognava rivolgere ai soldati queste domande: “C’è qualcuno che abbia edificata una casa nuova e non l’abbia ancor inaugurata? Vada, torni a casa sua, onde non abbia a morire in battaglia, e un altro inauguri la casa. C’è qualcuno che abbia piantato una vigna e non ne abbia goduto il frutto? Vada, torni a casa sua, onde non abbia a morire in battaglia, e un altro ne goda il frutto. C’è qualcuno che si sia fidanzato con una donna e non l’abbia ancora presa? Vada, torni a casa sua onde non abbia a morire in battaglia, e un altro se la prenda. E gli ufficiali parleranno ancora al popolo, dicendo: C’è qualcuno che abbia paura e senta venirsi meno il cuore? Vada, torni a casa sua onde il cuore dei suoi fratelli non abbia ad avvilirsi come il suo. E come gli ufficiali avranno finito di parlare al popolo, costituiranno i capi delle schiere alla testa del popolo”. Deuteronomio 20:5-8.PP 462.5
Siccome i suoi uomini erano pochi rispetto ai nemici, Gedeone aveva evitato di fare le domande di rito, e quando gli fu detto che il suo esercito era troppo grande si era meravigliato. Ma il Signore vedeva l’orgoglio e l’infedeltà del suo popolo. Pur avendo risposto prontamente ai ferventi appelli di Gedeone, dopo aver visto il numero sterminato di madianiti, si era fatto prendere dalla paura. Tuttavia, in caso di trionfo, proprio quegli israeliti si sarebbero attribuiti l’onore della vittoria che invece spettava a Dio.PP 463.1
Gedeone ubbidì all’ordine del Signore e con tristezza vide ventiduemila uomini, più dei due terzi delle sue forze, abbandonarlo per tornare a casa. Poi il Signore si rivolse a lui ancora una volta in questi termini: “La gente è ancora troppo numerosa; falla scendere all’acqua e quivi io te ne farò la scelta. Quello del quale ti dirò: — Questo vada teco — andrà teco; e quello del quale ti dirò: — Questo non vada teco — non andrà”. Giudici 7:4. Il gruppo, che si aspettava di essere condotto all’attacco, fu diretto verso uno specchio d’acqua. Solo pochi furono coloro che bevvero portando l’acqua alla bocca con le mani mentre si alzavano; tutti gli altri si inginocchiarono per bere attingendo direttamente dalla superficie del corso d’acqua. Coloro che presero l’acqua con le mani — trecento su diecimila — furono scelti, mentre tutti gli altri poterono tornare a casa. Spesso gli atti più semplici manifestano il carattere di una persona. Coloro che in tempo di pericolo erano intenti a supplire alle loro necessità non erano uomini di cui ci si potesse fidare in situazioni di emergenza. Nell’opera del Signore non c’è posto per gli indolenti e per coloro che si mostrano indulgenti nei confronti di se stessi. Gli uomini che Dio aveva scelto erano quei pochi che non avrebbero permesso che le proprie necessità ritardassero il compimento del loro dovere. I trecento scelti non solo possedevano coraggio e autocontrollo, erano anche uomini di fede; non si erano lasciati contaminare dall’idolatria, Dio li avrebbe guidati e tramite loro avrebbe guidato Israele. Il successo non dipende dal numero, Dio può compiere una liberazione con pochi o con molti; non è il grande numero che lo onora, ma il carattere di coloro che collaborano con lui.PP 463.2
Gli israeliti si accamparono sulla cima di una collina dalla quale era visibile la valle occupata dagli invasori. “Or i Madianiti, gli Amalechiti e tutti i figliuoli dell’oriente erano sparsi nella valle come una moltitudine di locuste e i loro cammelli erano innumerevoli, come la rena ch’è sul lido del mare”. Giudici 7:12. Gedeone tremava al pensiero del conflitto. Ma il Signore durante la notte gli parlò, ordinandogli di scendere con il suo servo Purah nell’accampamento dei madianiti, dove avrebbe udito qualcosa di incoraggiante. Ubbidì e rimase in attesa, in silenzio, finché non udì un soldato che riferì al compagno questo suo sogno: “Mi pareva che un pan tondo, d’orzo, rotolasse nel campo di Madian, giungesse alla tenda, la investisse in modo da farla cadere, da rovesciarla, da lasciarla atterrata... Questo non è altro che la spada di Gedeone, figliuolo di Joas, uomo d’Israele; nelle sue mani Iddio ha dato Madian e tutto il campo” (Giudici 7:14) disse l’amico, rincuorando l’ascoltatore nascosto. Gedeone riconobbe in quei madianiti sconosciuti la voce di Dio, e ritornando al gruppo di uomini rimasti ai suoi ordini, disse: “Levatevi, perché l’Eterno ha dato nelle vostre mani il campo di Madian”. Giudici 7:15.PP 464.1
Dio suggerì un piano di attacco che fu immediatamente seguito. I trecento dovevano dividersi in tre gruppi, e a ogni uomo doveva essere data una tromba e una torcia nascoste in una brocca di terracotta. Gli uomini dovevano disporsi in modo tale da attaccare il campo dei madianiti da direzioni diverse. Nel cuore della notte, quando Gedeone suonò il corno di guerra, i tre gruppi suonarono le trombe, poi ruppero le brocche e alzando le torce scintillanti piombarono sul nemico con un terribile grido di guerra: “La spada per l’Eterno e per Gedeone!” Giudici 7:20.PP 464.2
I nemici si svegliarono di soprassalto e da ogni parte videro la luce delle torce fiammeggianti, udirono il suono delle trombe e le grida degli attaccanti. Credendosi nelle mani di una forza schiacciante, i madianiti furono presi dal panico, e urlando selvaggiamente per dare l’allarme, fuggirono per salvarsi la vita; ma scambiando i propri compagni per nemici, si uccisero l’un l’altro. Appena la notizia della vittoria si sparse, migliaia d’israeliti che erano stati congedati, tornarono e collaborarono all’inseguimento dei nemici in fuga. I madianiti si erano diretti verso il Giordano, sperando di raggiungere il loro territorio al di là del fiume. Gedeone allora inviò dei messaggeri alla tribù di Efraim, invitandoli ad affrontare i fuggitivi ai guadi meridionali. Nel frattempo, con i suoi stanchi ma indomabili trecento uomini attraversò il fiume impetuoso per inseguire quelli che avevano già guadagnato l’altra riva. I due principi Zebah e Tsalmunna, che erano stati a capo dell’intero esercito ed erano fuggiti con un’armata di quindicimila uomini, furono travolti da Gedeone; le loro forze furono completamente disperse ed essi furono catturati e uccisi.PP 464.3
In questa clamorosa sconfitta caddero non meno di centoventimila invasori. La potenza dei madianiti fu infranta, tanto che non furono più in grado di dichiarare guerra a Israele. La notizia della vittoria del Dio d’Israele si diffuse rapidamente in vaste regioni, e quando le nazioni vicine seppero che mezzi così semplici avevano prevalso su un popolo audace e guerriero, furono prese da un indescrivibile terrore.PP 465.1
Il condottiero che Dio aveva scelto per travolgere i madianiti non occupava nessuna posizione importante in Israele. Non era né un capo né un sacerdote, né un levita. Si riteneva il più piccolo della casa di suo padre, ma Dio aveva visto in lui un uomo coraggioso e onesto che non confidava in sé e voleva seguire il Signore. Dio non sempre sceglie per la sua opera uomini di grandissimo talento ma seleziona coloro di cui si può servire meglio. “L’umiltà precede la gloria”. Proverbi 15:33. Il Signore può operare facilmente attraverso coloro che sono veramente coscienti dei propri limiti e hanno fiducia in Dio, loro guida e loro forza. Egli li renderà forti unendo la propria forza alla loro debolezza, e saggi unendo la propria sapienza alla loro ignoranza.PP 465.2
Se i credenti fossero profondamente umili, Dio potrebbe fare molto per loro, ma sono pochi coloro a cui possono essere affidate grandi responsabilità senza che essi dimentichino di dipendere da Dio e confidino in se stessi. È questo il motivo per cui quando il Signore sceglie i suoi strumenti, tralascia quelli che il mondo considera grandi, ricchi di talenti e brillanti. Essi troppo spesso sono orgogliosi e si ritengono autosufficienti. Ritengono di poter agire senza ricevere consigli da Dio.PP 465.3
Il semplice squillo di tromba da parte dell’esercito di Giosuè intorno a Gerico prima, e della piccola banda di Gedeone davanti agli eserciti di Madian poi, fu sufficiente per travolgere il nemico con la potenza di Dio. I sistemi più perfetti che gli uomini possano escogitare, se privi della potenza e della saggezza di Dio, si dimostreranno un fallimento, mentre i metodi meno brillanti avranno successo se scelti da Dio ed eseguiti con umiltà e fede. Confidare nel Signore e ubbidire alla sua volontà è essenziale per il cristiano nella sua lotta spirituale, come lo fu per Gedeone e Giosuè nella loro battaglia contro i cananei. Manifestando ancora una volta la sua potenza in favore degli israeliti, Dio voleva insegnare loro ad avere fiducia in lui, e a cercare il suo aiuto in ogni situazione difficile. Anche oggi Dio è disposto a collaborare con il suo popolo per compiere grandi cose attraverso semplici strumenti. Tutto il cielo attende che invochiamo la saggezza e la forza divine. Dio può “fare infinitamente al di là di quello che domandiamo o pensiamo”. Efesini 3:20.PP 465.4
Gedeone inseguì i nemici ma i suoi compatrioti espressero rimproveri e accuse nei suoi confronti. Quando gli israeliti, ubbidendo alla chiamata di Gedeone si radunarono per combattere contro i madianiti, i discendenti di Efraim, temendo che l’impresa risultasse pericolosa, rimasero indietro e siccome Gedeone non aveva rivolto loro nessun appello si avvalsero di quella scusa per non unirsi ai loro fratelli. Quando seppero, però, che Israele aveva trionfato, il fatto di non aver partecipato direttamente suscitò in loro una profonda invidia. È vero che quando i madianiti fuggirono in ritirata essi, per ordine di Gedeone, bloccarono i guadi del Giordano, impedendo che scappassero e uccisero molti nemici, compresi i due principi Oreb e Zeeb, e così contribuirono alla vittoria. Nonostante ciò essi erano gelosi e arrabbiati, come se Gedeone avesse agito di propria iniziativa. Non seppero vedere nel trionfo d’Israele l’intervento di Dio e non apprezzarono la sua potenza e la sua misericordia che li avevano liberati. Proprio per questo essi erano indegni di essere scelti come suoi collaboratori. Quando tornarono dalla battaglia con il bottino rimproverarono aspramente Gedeone, dicendogli: “Che azione è questa che tu ci hai fatto, non chiamandoci quando tu sei andato contro Madian?... Che ho fatto io al paragon di voi?” disse Gedeone. “La racimolatura d’Efraim non vale essa più della vendemmia d’Abiezer? Iddio v’ha dato nelle mani i principi di Madian, Oreb e Zeeb! Che dunque ho potuto far io al paragon di voi?” Giudici 8:1-3.PP 466.1
Quella gelosia poteva facilmente sfociare in contesa e portare alla lotta e allo spargimento di sangue, ma l’umile risposta di Gedeone placò la collera degli uomini di Efraim che ritornarono in pace alle loro case. Fermo e intransigente sui princìpi, questo valoroso guerriero dimostrò un raro spirito di conciliazione.PP 466.2
Gli israeliti manifestarono la loro gratitudine a Gedeone per averli liberati dai madianiti, proponendogli di diventare loro re e offrendo il trono ai suoi discendenti. Ma tutto ciò si opponeva apertamente alla teocrazia secondo cui il re d’Israele era l’Eterno. Porre un uomo sul trono significava spodestare il Sovrano divino. Gedeone, riconoscendo questo principio, rispose manifestando nobiltà d’animo e fedeltà ai princìpi: “Io non regnerò su voi né il mio figliuolo regnerà su voi; l’Eterno è quegli che regnerà su voi”. Giudici 8:23.PP 467.1
Gedeone, però, commise un errore che portò alla rovina la sua casa e tutto Israele. Il periodo di inattività, che segue una grande guerra, è spesso più pericoloso di quello della lotta. Fu proprio allora che Gedeone, dopo aver seguito volentieri le direttive che Dio gli aveva impartito, divenne inquieto e, invece di attendere le istruzioni di Dio, cominciò a fare i suoi piani. Quando i figli di Dio ottengono una vittoria evidente, Satana raddoppia gli sforzi per demolire l’opera del Signore. I pensieri e i progetti elaborati da Gedeone sviarono il popolo d’Israele.PP 467.2
Gedeone infatti aveva ritenuto che l’aver offerto per ordine divino un sacrificio sulla roccia in cui era apparso l’Angelo, lo avesse consacrato sacerdote. Senza attendere la conferma divina, e favorito dalla sua fama, decise di preparare un luogo adatto per istituire un rituale simile a quello del tabernacolo. Dietro suo invito tutti gli anelli d’oro presi ai madianiti gli furono consegnati come sua parte del bottino. La gente raccolse anche molti altri oggetti e le ricche vesti dei prìncipi di Madian. Con questo materiale Gedeone si fece un efod e un pettorale simile a quelli portati dal sommo sacerdote, ma questa sua decisione ebbe conseguenze negative per lui, per la sua famiglia e per tutto Israele. Questo culto illecito, con il passare del tempo, condusse molti ad abbandonare completamente il Signore e a servire gli idoli. Dopo la morte di Gedeone, molti di coloro che appartenevano alla sua casa, apostatarono. Il popolo si allontanò da Dio proprio a causa dell’uomo che precedentemente aveva eliminato ogni forma di idolatria.PP 467.3
Pochi si rendono conto dell’influsso delle loro parole o azioni. Molto spesso gli errori dei genitori producono effetti deleteri sui figli e sui nipoti anche molto tempo dopo la loro morte. Ognuno esercita sugli altri un influsso e ne sarà ritenuto responsabile. Le parole e le azioni possono avere, anche molto tempo dopo, delle conseguenze nella nostra vita. Questi effetti si concretizzano sicuramente in benedizioni o maledizioni. Queste riflessioni, che evidenziano l’importanza delle nostre scelte di vita, dovrebbero avvicinarci a Dio per chiedergli con umiltà che ci guidi con la sua saggezza.PP 467.4
Poiché coloro che occupano posizioni di responsabilità possono sviarci, i più saggi possono sbagliare e i più forti vacillare, è necessario che lo Spirito di Dio illumini costantemente la nostra vita. Saremo salvati solo se dimostreremo di aver fiducia in colui che dice: “Seguimi”.PP 468.1
Dopo la morte di Gedeone “i figliuoli d’Israele non si ricordarono dell’Eterno, del loro Dio, che li aveva liberati dalle mani di tutti i loro nemici d’ogni intorno, e non dimostrarono alcuna gratitudine alla casa di Ierubbaal, ossia di Gedeone, per tutto il bene ch’Egli aveva fatto a Israele”. Giudici 8:34. Dimenticando il debito di gratitudine che avevano nei confronti del loro giudice e liberatore Gedeone, gli israeliti accettarono come re Abimelec, suo figlio illegittimo che, per conservare il proprio potere uccise tutti i figli legittimi di Gedeone, meno uno. Coloro che non temono più Dio, ben presto abbandonano la via dell’onore e dell’onestà. Chi tiene in considerazione la misericordia del Signore apprezzerà anche coloro di cui Dio si serve, come aveva fatto con Gedeone, per benedire il suo popolo. Anche la crudeltà d’Israele verso i figli di Gedeone è la conseguenza della grande ingratitudine dimostrata verso Dio.PP 468.2
Dopo la morte di Abimelec, l’autorità di giudici che onoravano Dio pose temporaneamente un freno all’idolatria che ben presto, però, tornò a diffondersi prendendo il posto del culto del Dio dei loro padri. Nelle tribù settentrionali molti adoravano le divinità della Siria e di Sidone. Le tribù del sudovest seguivano gli idoli dei filistei e quelle dell’est gli dèi di Moab e Ammon, ma all’apostasia seguì rapidamente la punizione. Gli ammoniti soggiogarono le tribù orientali e dopo aver attraversato il Giordano, invasero il territorio di Giuda e di Efraim. A occidente i filistei, che abitavano la pianura lungo il mare, invasero il territorio d’Israele bruciando e saccheggiando tutto. Ancora una volta sembrava che Israele fosse stato abbandonato in mano di nemici potenti e implacabili.PP 468.3
Ma una volta ancora gli israeliti invocarono l’aiuto di colui che avevano abbandonato e insultato. “I figliuoli d’Israele gridarono all’Eterno dicendo: Abbiamo peccato contro di te perché abbiamo abbandonato il nostro Dio, e abbiam servito agl’idoli Baal”. Giudici 10:10. Il dolore non aveva provocato un vero pentimento. La gente si lamentava perché dovevano soffrire per i loro peccati e non perché avevano disonorato Dio trasgredendo la sua santa legge. Il vero pentimento è qualcosa di più che un sentimento di tristezza per gli errori commessi: è l’abbandono completo del peccato.PP 468.4
La risposta del Signore pervenne loro attraverso un suo profeta: “Non vi ho io liberati dagli Egiziani, dagli Amorei, dai figliuoli di Ammon, e dai Filistei? Quando i Sidoniti, gli Amalekiti e i Maoniti opprimevano e voi gridaste a me, non vi liberai io dalle loro mani? Eppure, m’avete abbandonato e avete servito ad altri dei; perciò io non vi libererò più. Andate a gridare agli dèi che avete scelto; vi salvino essi nel tempo della vostra angoscia”. Giudici 10:11-14.PP 468.5
Queste parole solenni e terribili ci ricordano un’altra immagine: il grande giudizio finale di Dio, quando coloro che avranno respinto la misericordia divina e disprezzato la sua grazia, dovranno confrontarsi con la sua giustizia. A quel tribunale dovranno rendere conto coloro che hanno impiegato i talenti che Dio aveva affidato loro — tempo, mezzi, intelletto — per servire gli dèi di questo mondo; coloro che hanno dimenticato il loro vero Amico per i propri vantaggi e per seguire i piaceri mondani. Essi a volte hanno desiderato tornare a Dio, ma il mondo con le sue follie e i suoi inganni ha attratto la loro attenzione. I divertimenti frivoli, la vanità nel vestire, l’indulgenza nel mangiare hanno indurito il loro cuore e reso insensibile la loro coscienza e non hanno più percepito la voce della verità. Il dovere è stato disprezzato; è stato svalutato ciò che ha valore infinito, fino al punto che è svanito ogni desiderio di sacrificarsi per colui che ha dato tanto all’uomo. Essi raccoglieranno ciò che hanno seminato. Il Signore ha detto: “Ma poiché, quando v’ho chiamato avete rifiutato d’ascoltare, quand’ho steso la mano nessuno vi ha badato, anzi avete respinto ogni mio consiglio e della mia correzione non ne avete voluto sapere... quando lo spavento vi piomberà addosso come una tempesta, quando la sventura v’investirà come un uragano, e vi cadranno addosso la distretta e l’angoscia. Allora mi chiameranno, ma io non risponderò; mi cercheranno con premura ma non mi troveranno. Poiché hanno odiato la scienza e non hanno scelto il timor dell’Eterno e non hanno voluto sapere dei miei consigli e hanno disdegnato ogni mia riprensione, si pasceranno del frutto della loro condotta, e saranno saziati dei loro propri consigli... Ma chi m’ascolta, se ne starà al sicuro, sarà tranquillo, senza paura d’alcun male”. Proverbi 1:24-31, 33.PP 469.1
Gli israeliti ancora una volta si umiliarono davanti a Dio e “...tolsero di mezzo a loro gli dèi stranieri e servirono all’Eterno” (Giudici 10:16); e il Signore nella sua misericordia fu addolorato “per l’ afflizion e d’Israele...”. Dio è veramente generoso! Quando il suo popolo abbandonò i peccati che lo avevano allontanato dal Signore, Egli ascoltò le loro preghiere esaudendole subito. Così, fu scelto un liberatore, Jefte, un galaadita, che attaccò gli ammoniti e li sconfisse. Questa volta Israele aveva subìto l’oppressione dei nemici per diciotto anni, ma purtroppo la lezione, insegnata attraverso la sofferenza, venne dimenticata.PP 469.2
E quando il Signore vide che il suo popolo era tornato a compiere il male, permise che fosse oppresso da un nemico potente: il popolo dei filistei. Gli israeliti, per anni, furono costantemente attaccati da questo popolo crudele e guerriero e spesso completamente soggiogati. Si erano uniti a questa gente idolatra condividendone i divertimenti e il culto, fino ad avere gli stessi pensieri e interessi. In questo modo coloro che si professavano amici d’Israele divennero i loro più duri nemici e cercarono con ogni mezzo di distruggerli.PP 470.1
Come Israele, i cristiani moderni cedono troppo spesso alle attrazioni del mondo, conformandosi ai suoi princìpi e ai suoi costumi per assicurarsi l’amicizia di coloro che non conoscono Dio; ma alla fine questi sedicenti amici si dimostreranno più pericolosi dei nemici. La Bibbia insegna chiaramente che non vi può essere accordo fra il popolo di Dio e il mondo. “Non vi meravigliate, fratelli, se il mondo vi odia”. 1 Giovanni 3:13. Il nostro Salvatore dice: “Se il mondo vi odia, sapete bene che prima di voi ha odiato me”. Giovanni 15:18. Satana agisce attraverso gli empi facendoli apparire amici, per tentare il popolo di Dio e separarlo dal Signore. Così, ormai privo della protezione divina lo potrà colpire tramite i propri agenti per votarlo alla distruzione.PP 470.2