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Patriarchi e profeti

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    Capitolo 65: La generosità di Davide

    “Uno de’ figliuoli di Ahimelec, figliuolo di Ahitub di nome Abiathar, scampò all’atroce eccidio dei sacerdoti del Signore operato da Saul, e si rifugiò presso Davide. Abiathar riferì a Davide che Saul aveva ucciso i sacerdoti dell’Eterno; e Davide disse ad Abiathar: Io sapevo bene quel giorno che Doeg l’Idumeo, era là, ch’egli avrebbe senza dubbio avvertito Saul; io sono causa della morte di tutte le persone della famiglia di tuo padre. Resta con me, non temere; chi cerca la mia vita cerca la tua; con me starai al sicuro”. 1 Samuele 22:20-23.PP 555.1

    Sempre braccato dal re, Davide non trovava riposo né tranquillità in nessun posto. A Keila la sua banda di coraggiosi salvò la città dai filistei, ma non sentendosi al sicuro neanche fra la gente che avevano liberato, si rifugiarono nel deserto di Zif. In quel tempo, in cui i raggi di sole erano rari sul suo sentiero, Davide provò una grande gioia nel ricevere la visita inaspettata di Gionathan, che aveva saputo dove si era nascosto. I momenti che questi due amici passarono insieme furono preziosi e, dopo essersi raccontate le vicissitudini passate, Gionathan rincuorò Davide, dicendo: “Non temere, poiché Saul, mio padre, non riuscirà a metterti le mani addosso: tu regnerai sopra Israele, e io sarò secondo dopo di te; e ben lo sa anche Saul mio padre”. 1 Samuele 23:17. Il parlare dei prodigi che Dio aveva compiuto fu per Davide di grande incoraggiamento. “E i due fecero alleanza in presenza dell’Eterno; poi Davide rimase nella foresta, e Gionathan se ne andò a casa sua”. 1 Samuele 23:18.PP 555.2

    Dopo la partenza di Gionathan, Davide si consolò con i canti di lode che accompagnava con la sua arpa. “Io mi confido nell’Eterno. Come dite voi all’anima mia; fuggi al tuo monte come un uccello? Poiché ecco gli empi tendono l’arco, scoccan le loro saette sulla corda per tirarle nell’oscurità contro i retti di cuore. Quando i fondamenti son rovinati che può fare il giusto? L’Eterno è nel tempio della sua santità. L’Eterno ha il suo trono ne’ cieli; i suoi occhi veggono, le sue palpebre scrutano i figliuoli degli uomini. L’Eterno scruta il giusto, ma l’anima sua odia l’empio e colui che ama la violenza”. Salmi 11:1-5.PP 555.3

    Gli zifei, abitanti della regione in cui Davide si era recato dopo Keila, riferirono a Saul di conoscere il suo rifugio, e dimostrarono la loro disponibilità ad accompagnarvi il re. Ma Davide, informato delle loro intenzioni, si trasferì cercando rifugio nelle montagne tra Maon e il mar Morto.PP 555.4

    Il re ricevette quest’altro messaggio: “Ecco, Davide è nel deserto di En-Ghedi. Allora Saul prese tremila uomini scelti fra tutto Israele e andò in traccia di Davide e della sua gente fin sulle rocce delle capre selvatiche”. 1 Samuele 24:2, 3. Davide aveva solo seicento uomini con sé, mentre Saul era alla guida di una schiera di tremila soldati. Il figlio di Isai e i suoi uomini attesero le direttive divine per sapere cosa fare in una caverna solitaria. Mentre Saul stava salendo sulle montagne entrò proprio nella caverna in cui Davide e la sua banda erano nascosti. Quando gli uomini di Davide se ne accorsero lo esortarono a uccidere Saul. Il fatto che il re fosse nelle sue mani fu interpretato come una prova sicura che Dio stesso aveva consegnato loro il nemico e che essi avrebbero potuto eliminarlo. Davide fu tentato di seguire questo consiglio, ma la voce della coscienza gli disse: “Egli è l’unto dell’Eterno”. 1 Samuele 24:7.PP 556.1

    Ma gli uomini di Davide non intendevano lasciare Saul in pace e ricordarono al loro comandante queste parole dell’Eterno: “Vedi io ti do nelle mani il tuo nemico; fa’ di lui quello che ti piacerà. Allora Davide s’alzò, e senza farsi scorgere tagliò il lembo del mantello di Saul”. 1 Samuele 24:5. Ma provò un rimorso di coscienza per aver sciupato la veste del re.PP 556.2

    Saul uscì dalla caverna per continuare la sua ricerca, quando sentì una voce che gli gridò: “O re, mio signore!” Si voltò per vedere chi lo avesse chiamato, ed ecco che vide colui che cercava da tanto tempo per ucciderlo: il figlio di Isai. Davide si inchinò davanti al re riconoscendolo suo signore e poi gli rivolse queste parole: “Perché dai tu retta alle parole della gente che dice: Davide cerca di farti del male? Ecco in quest’ora stessa tu vedi con i tuoi propri occhi che l’Eterno t’aveva dato oggi nelle mie mani in quella spelonca; qualcuno mi disse di ucciderti, ma io ti ho risparmiato e ho detto: Non metter le mani addosso al mio Signore, perch’egli è l’unto dell’Eterno. Ora guarda padre mio, guarda qui nella mia mano il lembo del tuo mantello. Se io t’ho tagliato il lembo del mantello e non t’ho ucciso, puoi da questo veder chiaro che non v’è nella mia condotta né malvagità né ribellione, e che io non ho peccato contro di te, mentre tu mi tendi insidie per tormi la vita”. 1 Samuele 24:10-12.PP 556.3

    Saul riconobbe la sincerità di Davide e ne fu umiliato e commosso, perché capiva di essere stato in balìa di colui che voleva uccidere. Con dolcezza Saul si rivolse a Davide esclamando: “È questa la tua voce figliuol mio Davide? E Saul alzò la voce e pianse” (1 Samuele 24:17) e poi aggiunse: “Tu sei più giusto di me, poiché tu m’hai reso bene per male, mentre io t’ho reso male per bene... Se uno incontra il suo nemico, lo lascia egli andare in pace? Ti renda dunque l’Eterno in contraccambio del bene che tu m’hai fatto quest’oggi! Ora, ecco, io so che per certo tu regnerai e che il regno d’Israele rimarrà stabile nelle tue mani”. 1 Samuele 24:18, 20, 21. E Davide fece un patto con Saul promettendo che quando sarebbe diventato re oltre a non cancellare il nome di Saul, avrebbe considerato con favore la sua famiglia. Davide, che sapeva quanto fosse mutevole il carattere di Saul, non si fidò delle promesse del re, perché prevedeva che il suo pentimento non sarebbe durato a lungo; e appena Saul tornò a casa, Davide si rifugiò nuovamente fra le montagne.PP 556.4

    Coloro che dopo aver ceduto al potere di Satana nutrono sentimenti di odio nei confronti di chi è fedele a Dio, a volte cambiano talmente da mostrarsi riconcilianti e amichevoli, ma non sempre questa trasformazione è duratura. Dopo aver fatto o detto cattiverie contro i servi del Signore, queste persone si convincono profondamente di essere dalla parte del torto. La sincera umiliazione è provocata dallo Spirito del Signore che li porta a cambiare atteggiamento nei confronti di coloro che prima cercavano di eliminare. Ma quando ascoltano di nuovo ciò che Satana suggerisce loro, i dubbi e l’odio che li animavano nel passato riaffiorano, ed essi ritornano a quell’atteggiamento di cui si erano pentiti e che avevano temporaneamente abbandonato. Cominciano di nuovo ad accusare e a condannare con grande severità coloro ai quali avevano confessato i loro peccati con la più grande umiltà. Queste persone diventano strumenti nelle mani di Satana per svolgere un’opera ancora più negativa della precedente, perché essi hanno rifiutato l’influsso dello Spirito.PP 557.1

    “Samuele morì, e tutto Israele si radunò e ne fece cordoglio; e lo seppellirono nella sua proprietà, a Rama”. 1 Samuele 25:1. Tutti gli israeliti considerarono la morte di Samuele un danno irreparabile, e provarono un sincero dolore per aver perso un buon profeta e un grande giudice. Samuele aveva dimostrato a tutto Israele la sua integrità fin dalla gioventù, e la sua vita caratterizzata dalla fedeltà, dall’ubbidienza e da una profonda religiosità lo aveva portato a esercitare un influsso superiore a quello del re.PP 557.2

    Confrontando la vita di Samuele con quella di Saul, gli israeliti si resero conto che desiderare un re per non essere diversi dai popoli che li circondavano, era stato un grave errore e molti osservavano con apprensione i cambiamenti che si stavano verificando nella società che diventava sempre più irreligiosa e atea. L’esempio dei governanti aveva avuto un grande influsso, e Israele poteva ben lamentarsi di aver perso in Samuele il profeta dell’Eterno.PP 557.3

    Con Samuele, la nazione non solo aveva perso il fondatore e l’organizzatore delle scuole dei profeti, ma anche colui a cui la gente normalmente si rivolgeva quando aveva grossi problemi, colui che aveva costantemente interceduto presso Dio in favore dei maggiori interessi della nazione, la cui opera aveva dato al popolo un senso di sicurezza perché “molto può la supplicazione del giusto fatta con efficacia”. Giacomo 5:16. Ora gli israeliti, con un re che dava segni di pazzia, in una situazione in cui regnavano il caos e l’ingiustizia, sentivano che Dio li stava abbandonando.PP 557.4

    In una nazione dilaniata da lotte intestine, e in un momento in cui il consiglio sereno e ispirato dal timore di Dio appariva particolarmente necessario, Dio chiamò il suo anziano profeta. Gli israeliti provarono un profondo rammarico quando videro il semplice luogo in cui si era ritirato, e considerarono quanto fosse stato folle rifiutare come capo colui che aveva stabilito un particolare contatto con il cielo e sembrava avere unito tutto Israele al trono dell’Eterno.PP 558.1

    Davide, pur non potendo essere presente al seppellimento di Samuele, fu profondamente addolorato per la sua scomparsa e lo pianse come un figlio fedele piange un padre affezionato. Davide sapeva che la morte di Samuele aveva infranto un’altra barriera all’azione di Satana e si sentiva meno sicuro di quando il profeta era in vita. Mentre il dolore per la morte di Samuele assorbiva l’attenzione di Saul, Davide ne approfittò per cercare nel deserto di Paran un rifugio più sicuro. Fu là che compose i salmi 120 e 23. Riflettendo sulla morte del profeta e sull’odio che il re nutriva per lui, Davide cantò: “Il mio aiuto vien dall’Eterno che ha fatto il cielo e la terra. Egli non permetterà che il tuo pie’ vacilli; colui che ti protegge non sonnecchierà. Ecco colui che protegge Israele non sonnecchierà né dormirà... L’Eterno ti proteggerà da ogni male; Egli proteggerà l’anima tua. L’Eterno proteggerà il tuo uscire e il tuo entrare da ora in eterno”. Salmi 121:2-8.PP 558.2

    Durante il loro soggiorno nel deserto di Paran, Davide e i suoi uomini si assunsero la responsabilità di proteggere dai predoni i greggi e le mandrie di Nabal, un ricco possidente che, pur essendo discendente di Caleb, era meschino e avaro.PP 558.3

    Proprio nel periodo della tosatura delle pecore, in cui si esercitava in modo particolare l’ospitalità, Davide e i suoi uomini erano a corto di viveri. Il figlio di Isai, ispirandosi al costume del tempo, inviò a Nabal dieci giovani affinché gli portassero i suoi saluti aggiungendo: “Salute! pace a te, pace alla tua casa, e pace a tutto quello che t’appartiene! Ho saputo che tu hai i tosatori; ora, i tuoi pastori sono stati con noi, e noi non abbiam fatto loro alcun oltraggio, e nulla è stato loro portato via per tutto il tempo che sono stati a Carmel. Domandane ai tuoi servi, e te lo diranno. Trovin dunque questi giovani grazia agli occhi tuoi, giacché siam venuti in giorno di gioia; e da’, ti prego, ai tuoi servi e al tuo figliuolo Davide ciò che avrai fra mano”. 1 Samuele 25:6-8.PP 558.4

    Davide e i suoi uomini, che avevano protetto il gregge e le mandrie di Nabal, ora chiedevano a quest’uomo ricco di sopperire alle loro necessità. Essi avrebbero potuto approfittare del gregge e delle mandrie, ma non lo fecero, si comportarono onestamente, ma Nabal dette a Davide una risposta tipica del suo carattere, che dimostrò quanto la loro gentilezza fosse stata inutile: “Chi è Davide? E chi è il figliuol d’Isai?” rispose Nabal. “Sono molti, oggi, i servi che scappano dai loro padroni; e prenderei io il mio pane, la mia acqua e la carne che ho macellata per i miei tosatori, per darli a gente che non so dove venga?” 1 Samuele 25:10, 11.PP 559.1

    Quando i giovani tornarono da Davide a mani vuote e gli raccontarono come erano andate le cose, egli si indignò e ordinò ai suoi uomini di prepararsi per uno scontro. Davide era deciso a punire colui che oltre a negargli un suo diritto, si era permesso di insultarlo e ingannarlo. In realtà, questa impulsività si addiceva più al carattere di Saul che a quello di Davide, ma il figlio di Isai doveva ancora imparare lezioni di pazienza alla scuola del dolore.PP 559.2

    Appena Nabal ebbe mandato via i giovani inviati da Davide, uno dei suoi servi si affrettò a riferire ad Abigail, la moglie del padrone ciò che era successo. “Ecco” disse “Davide ha inviato dal deserto dei messi per salutare il nostro padrone, ed egli li ha trattati male Eppure, quella gente è stata molto buona verso di noi, noi non ne abbiamo ricevuto alcun oltraggio, e non ci han portato via nulla per tutto il tempo che siamo andati attorno con loro quand’eravamo per la campagna. Di giorno e di notte sono stati per noi come una muraglia, per tutto il tempo che siamo stati con loro pascendo i greggi. Or dunque rifletti, e vedi quel che tu debba fare; poiché un guaio è certo che avverrà al nostro padrone e a tutta la sua casa”. 1 Samuele 25:14-17.PP 559.3

    Senza consultare il marito, né riferirgli le sue intenzioni, Abigail ordinò di preparare una grossa quantità di provviste che fece caricare su asini guidati dai servi con l’intenzione di andare incontro alla banda di Davide. “E quando Abigail ebbe veduto Davide che si era rifugiato con i suoi uomini su di una collina scese in fretta dall’asino e gettandosi con la faccia a terra si prostrò dinanzi a lui. Poi, gettandosi ai suoi piedi, disse: O mio signore, la colpa è mia! Deh, lascia che la tua serva parli in tua presenza e tu ascolta le parole della tua serva”. 1 Samuele 25:23, 24. Abigail si rivolse a Davide con molto rispetto, come se stesse parlando a un re. A differenza di Nabal che aveva affermato: “Chi è Davide?”, Abigail chiamò il suo interlocutore “mio signore”. Con parole gentili, essa cercò di calmare l’irritazione di Davide perorando la causa del marito. Senza ombra di ostentazione o orgoglio, ma piena della saggezza e dell’amore divini, Abigail rivelò quanto fosse attaccata alla sua famiglia e fece comprendere a Davide che la maniera poco gentile con cui il marito lo aveva trattato non era premeditata e non costituiva un affronto personale, ma era lo sfogo di un essere infelice ed egoista.PP 559.4

    “Or dunque, signor mio, com’è vero che vive l’Eterno e che l’anima tua vive l’Eterno t’ha impedito di spargere il sangue e di farti giustizia con le tue proprie mani. Ed ora i tuoi nemici e quelli che voglion fare del male al mio signore siano come Nabal!” 1 Samuele 25:26. Abigail non si attribuì il merito di aver mutato il proposito avventato di Davide, ma dette l’onore e la lode a Dio. Poi, in segno di pace offrì agli uomini di Davide abbondanti provviste e difese la propria causa come se fosse stata lei a provocare il risentimento del comandante.PP 560.1

    “Deh” disse “perdona il fallo della tua serva; poiché per certo l’Eterno renderà stabile la casa del mio signore, giacché il mio signore combatte le battaglie dell’Eterno, e in tutto il tempo della tua vita non s’è trovata malvagità in te”. 1 Samuele 25:28. Abigail annunciava implicitamente ciò che Davide avrebbe compiuto: avrebbe combattuto le battaglie del Signore. Egli, quindi, non doveva cercare di vendicare i torti subìti personalmente neanche nel caso in cui fosse stato perseguitato come traditore. La donna continuò dicendo: “Se mai sorgesse alcuno a perseguitarti e ad attentare alla tua vita, l’anima del mio signore sarà custodita nello scrigno della vita presso l’Eterno, ch’è il tuo Dio... E quando l’Eterno avrà fatto al mio signore tutto il bene che t’ha promesso e t’avrà stabilito come capo sopra Israele, il mio signore non avrà questo dolore e questo rimorso d’avere sparso del sangue senza motivo e d’essersi fatto giustizia da sé. E quando l’Eterno avrà fatto del bene al mio signore, ricordati della tua serva”. 1 Samuele 25:29-31. Queste parole non potevano che venire dalle labbra di chi riceveva la saggezza dall’alto. Il volto, le parole e gli atti di Abigail ne rivelavano, come la fragranza in un fiore, la religiosità. Lo spirito del Figlio di Dio abitava in lei, e le sue parole piene di grazia, gentilezza e pace esercitavano un influsso benefico. Davide, ormai animato dai migliori sentimenti, tremò al pensiero di quelle che sarebbero potute essere le conseguenze della sua collera. “Beati quelli che s’adoperano alla pace, perché essi saran chiamati figliuoli di Dio”. Matteo 5:9. Se molti fossero come questa donna israelita, quanti animi irritati verrebbero placati, quanti impulsi di rabbia fermati e quante azioni malvage frenate da parole ispirate da una vera saggezza.PP 560.2

    La vita di un cristiano consacrato diffonde sempre luce, conforto e pace, ed è caratterizzata da purezza, tatto, semplicità e spirito di servizio. Essa, inoltre, è guidata dall’amore altruistico che ne santifica l’influsso; è arricchita dalla presenza del Cristo e offre un esempio positivo. Abigail sapeva bene come consigliare o biasimare, tanto da soffocare con il suo ragionamento la passione di Davide che si convinse di aver preso una decisione sbagliata e aver perso il controllo. Davide accettò il rimprovero con umiltà, in armonia con queste sue stesse parole: “Mi percuota pure il giusto; sarà un favore; mi riprenda pure; sarà come olio sul capo”. Salmi 141:5. Davide ringraziò e benedisse per essere stato ben consigliato.PP 561.1

    Molti, quando sono rimproverati, si sentono degni di lode perché hanno accettato con pazienza la riprensione; pochi invece accolgono il rimprovero con sincera gratitudine e benedicono coloro che hanno cercato di salvarli da situazioni difficili e pericolose.PP 561.2

    Quando Abigail tornò a casa trovò Nabal e i suoi ospiti riuniti per un banchetto, già in preda ai fumi dell’alcol, e attese il mattino per riferire al marito il colloquio con Davide. Nabal, in fondo, era un codardo e quando si rese conto che la sua follia lo avrebbe potuto portare a una fine improvvisa, fu colpito da una sorta di paralisi. Temendo che Davide perseguisse il suo proposito di vendetta, sprofondò in una condizione di totale apatia, e dopo dieci giorni morì. La vita che Dio gli aveva dato era stata solo un motivo di maledizione per il mondo. In mezzo alla gioia e all’allegria, Dio disse a lui, come avrebbe detto al ricco della parabola: “Stolto, questa notte l’anima tua ti sarà ridomandata”. Luca 12:20.PP 561.3

    In seguito Davide, che aveva già una moglie, sposò Abigail. La sua capacità di giudizio e le azioni di Davide avevano subìto l’influsso dei costumi dei popoli del suo tempo. Le amare conseguenze della poligamia avrebbero segnato tutta la sua vita. Perfino uomini grandi e buoni si erano lasciati condizionare dalle pratiche mondane.PP 561.4

    Dopo la morte di Samuele, Davide ebbe un breve periodo di pace; ma ben presto fu costretto a rifugiarsi nei luoghi solitari abitati dagli zifei, suoi nemici, che sperando di assicurarsi il favore del re, informarono Saul del luogo in cui Davide si era nascosto. Questa notizia risvegliò nel sovrano la passione demoniaca che si era sopita. Ancora una volta Saul convocò i suoi soldati per guidarli alla ricerca di Davide che, informato da spie amiche che Saul lo stava nuovamente cercando, si mosse per individuare con alcuni uomini la posizione del nemico. Era notte quando, avanzando con circospezione, Davide e i suoi compagni si imbatterono nell’accampamento di Saul e videro davanti a loro le tende del re e del suo seguito. Essendo passati inosservati, perché l’accampamento era immerso nel silenzio e nel sonno, Davide invitò i suoi uomini a recarsi proprio in mezzo ai nemici, e alla sua domanda: “Chi scenderà con me verso Saul nel campo?” Abishai rispose con prontezza: “Scenderò io con te”. 1 Samuele 26:6.PP 561.5

    Protetti dalle fitte ombre delle colline Davide entrò con il suo compagno nell’accampamento. E cercando di valutare il numero esatto dei nemici, si imbatterono in Saul che stava dormendo con la lancia piantata nel terreno e una brocca d’acqua vicino alla testa. Accanto a lui c’era Abner, il generale, e intorno riposavano gli altri soldati. Abishai prese la lancia, e disse a Davide: “Oggi Iddio t’ha messo il tuo nemico nelle mani; or lascia, ti prego ch’io lo colpisca con la lancia e lo inchiodi in terra con un sol colpo; e non ci sarà bisogno d’un secondo”. 1 Samuele 26:8. Attese il permesso, ma in risposta gli vennero sussurrate queste parole: “...Non lo ammazzare. Chi potrebbe metter le mani addosso all’unto dell’Eterno senza rendersi colpevole?... Com’è vero che l’Eterno vive, l’Eterno solo sarà quegli che lo colpirà, sia che venga il suo giorno e muoia, sia che scenda in campo di battaglia e vi perisca. Mi guardi Iddio dal metter le mani addosso all’unto dell’Eterno! Prendi ora soltanto, ti prego, la lancia che è presso il suo capo e la brocca dell’acqua e andiamocene. Davide dunque prese la lancia e la brocca dell’acqua che Saul aveva presso al suo capo, e se ne andarono. Nessuno vide la cosa né s’accorse di nulla; e nessuno si svegliò; tutti dormivano perché l’Eterno aveva fatto cader su loro un sonno profondo”. 1 Samuele 26:9-12. Con quale facilità il Signore può rendere deboli i più forti, imprudenti i più saggi e confondere i più attenti!PP 562.1

    Quando Davide si trovò a distanza di sicurezza dall’accampamento, sulla cima della collina, gridò ad alta voce al popolo e ad Abner: “...Non sei tu un valoroso? E chi è pari a te in Israele? Perché dunque non hai fatto buona guardia al re tuo signore? Poiché uno del popolo è venuto per ammazzare il re tuo signore. Questo che tu hai fatto non sta bene. Com’è vero che l’Eterno vive, meritate la morte voi che non avete fatto buona guardia al vostro signore, all’unto dell’Eterno! E ora guarda dove sia la lancia del re e dove sia la brocca dell’acqua che stava presso il suo capo. Saul riconobbe la voce di Davide e disse: È questa la tua voce, o figliuol mio, Davide? Davide rispose: È la mia voce, o re, mio Signore! Poi aggiunse: Perché il mio signore perseguita il suo servo? Che ho io fatto? Che delitto ho io commesso? Or dunque si degni il re, mio signore, d’ascoltar le parole del suo servo”. 1 Samuele 26:15-19. Di nuovo il re fu costretto a riconoscere i propri errori, dicendo: “...Ho peccato; torna, figliuol mio Davide; poiché io non ti farò più alcun male, giacché oggi la mia vita è stata preziosa agli occhi tuoi; ecco, io ho operato da stolto, e ho commesso un gran fallo. Davide rispose: Ecco la lancia del re; passi qua uno dei tuoi giovani a prenderla”. 1 Samuele 26:21, 22. Per quanto Saul avesse promesso: “Non ti farò più alcun male” Davide non si fidò di lui.PP 562.2

    Questa seconda occasione in cui Davide manifestò il suo rispetto per la vita del sovrano fece un’ulteriore profonda impressione sulla mente di Saul e lo indusse a un più umile riconoscimento delle proprie colpe. Era meravigliato e sopraffatto dalla manifestazione di tanta gentilezza, e nel momento di separarsi da Davide esclamò: “...Sii tu benedetto, figliuol mio Davide. Tu agirai da forte e riuscirai per certo vittorioso”. 1 Samuele 26:25. Ma il figlio di Isai sapeva che il re non avrebbe mantenuto a lungo quell’atteggiamento. Davide non contava più su una riconciliazione con Saul, sembrava inevitabile che prima o poi sarebbe caduto vittima della malvagità del re e decise di cercare rifugio nella terra dei filistei. Con seicento uomini al suo comando passò dalla parte di Akis, re di Gath.PP 563.1

    La conclusione, secondo cui Saul avrebbe certamente compiuto il suo proposito criminale, fu presa senza chiedere consiglio a Dio. Perfino quando Saul aveva complottato, deciso a compiere la sua opera distruttiva, il Signore operava per assicurare il regno a Davide. Per quanto i piani di Dio siano velati dal mistero, Egli li realizzerà. L’uomo non può capire le vie di Dio; egli, guardando le apparenze interpreta le prove e le difficoltà che il Signore permette, come se fossero contro di lui, come se ne provocassero la rovina. Così Davide guardava alle apparenze e non alle promesse di Dio. Dubitava di salire al trono. La lunga prova aveva intaccato la sua fede e ne aveva indebolito la pazienza.PP 563.2

    Non era stato il Signore a inviare Davide tra i filistei, i peggiori nemici d’Israele, in cerca di protezione. Dopo aver perso tutta la fiducia in Saul e in coloro che lo servivano, egli chiese aiuto, e si affidò, ai nemici del suo popolo. Davide era un generale coraggioso e aveva dimostrato di essere un guerriero saggio e valoroso, ma quando si rifugiò tra i filistei dimostrò di agire contro i suoi stessi interessi. Dio lo aveva scelto per onorare il nome dell’Eterno nella terra di Giuda e fu la sua mancanza di fede che lo fece fuggire senza aver ricevuto nessun ordine dall’Eterno.PP 563.3

    Dio fu disonorato dall’incredulità di Davide. I filistei lo temevano molto più di Saul e dei suoi eserciti. Ponendosi sotto la loro protezione, egli avrebbe evidenziato i punti deboli degli israeliti, incoraggiando così quei nemici spietati a opprimere il suo popolo. Davide era stato consacrato re per difendere Israele e il Signore, tramite lui, non voleva certo incoraggiare i nemici, rivelando le debolezze del suo popolo o non preoccupandosi del loro benessere. Inoltre gli israeliti avevano l’impressione che egli si fosse rivolto ai pagani per servire i loro dèi. Il suo comportamento venne quindi frainteso tanto che in molti sorsero dei pregiudizi nei suoi confronti. Davide fu indotto a fare esattamente ciò che Satana desiderava: cercando rifugio tra i filistei fece esultare i nemici di Dio e del suo popolo. Egli non rinunciò ad adorare Dio, né abbandonò la sua causa, ma cercando la propria salvezza sacrificò la fiducia in lui intaccando la sua percezione morale e le sue qualità spirituali.PP 563.4

    Davide fu ricevuto cordialmente dal re dei filistei. Questa accoglienza calorosa era in parte dovuta al fatto che il re lo ammirava e che era anche lusingato di vedere un ebreo chiedere la sua protezione. Protetto da Akis, Davide si sentiva al sicuro dai tradimenti e condusse in quella terra straniera la sua famiglia, i suoi beni e i suoi uomini; come se si fossero insediati per sempre tra i filistei. Tutto ciò gratificava Akis, che promise di proteggere quegli israeliti in fuga.PP 564.1

    La richiesta di Davide di risiedere nel paese, ma in una città diversa da quella reale, fu gentilmente accordata; il re gli concesse Tsiklag. Davide si era reso conto che sarebbe stato pericoloso per sé e per i suoi uomini subire l’influsso degli idolatri. In una città tutta per loro, essi avrebbero potuto adorare Dio più liberamente che a Gath, dove i riti pagani non erano altro che fonte di male.PP 564.2

    Mentre abitava in quella città isolata Davide fece guerra ai gheshuriti, ai ghirziti e agli amalechiti non lasciando nessun uomo vivo per portare la notizia a Gath. Quando tornò dalla battaglia fece intendere ad Akis di aver combattuto contro il suo popolo, contro gli uomini di Giuda. Ma con questo atteggiamento ipocrita non fece altro che rendere più orgogliosi i filistei, e il re disse: “Egli si rende odioso a Israele, suo popolo; e così sarà mio servo per sempre”. 1 Samuele 27:12. Davide sapeva che per volontà di Dio quelle tribù pagane dovevano essere distrutte, e sapeva anche che era stato chiamato per compiere quest’opera, ma non aveva chiesto il consiglio del Signore quando aveva deciso di ingannare Akis.PP 564.3

    “Or avvenne in quei giorni che i filistei radunarono i loro eserciti per muover guerra a Israele. Ed Akis disse a Davide: Sappi per cosa certa che verrai meco alla guerra, tu e la tua gente”. 1 Samuele 28:1. Davide non aveva nessuna intenzione di colpire il suo popolo, ma incerto sulla condotta da adottare, aspettava che le circostanze gli indicassero quale fosse il suo dovere. Allora rispose al re evasivamente: “Tu vedrai quello che il tuo servo farà”. 1 Samuele 28:2. Akis intese queste parole come una promessa di appoggio nella guerra e offrì a Davide un grande onore: gli affidò un compito importante nell’esercito filisteo.PP 564.4

    Ma per quanto la fede di Davide avesse barcollato davanti alle promesse di Dio, egli ricordava ancora che Samuele lo aveva unto come re d’Israele. Si ricordò delle vittorie sui nemici che l’Eterno gli aveva accordato in passato, ripensò alla grande misericordia con cui il Signore lo aveva preservato dalle mani di Saul, e decise di non accettare la fiducia concessagli. Anche se il re d’Israele aveva cercato di farlo morire, egli non avrebbe unito le sue forze con quelle dei nemici del suo popolo.PP 565.1

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