“Per cui io sono certo che né morte né vita, né angeli, né principati, né potenze, né presente né futuro, né altezza né profondità, né alcun altra cosa creata può separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore”. Romani 8:38,39 VG 185.1
Cristo avrebbe potuto separarsi da noi a causa della nostra colpevolezza. Ma invece di farlo, venne ad abitare in mezzo a noi, ripieno di tutta la pienezza della Deità, per diventare uno come noi, affinché per mezzo della sua grazia possiamo ottenere la perfezione. Deponendo la sua vita, in una morte vergognosa e di sofferenza, pagò il riscatto dell’uomo. Quale amore disinteressato! È sceso dall’eccelso, rivestì la sua divinità con l’umanità, e fu abbassato nelle profondità dell’umiliazione. Non c’è sonda che può misurare la profondità di quest’amore. Cristo ci ha mostrato quanto può amare Dio e quanto soffrì il nostro Redentore per assicurare la nostra completa restaurazione. Desidera che i suoi figli rivelino il suo carattere ed esercitino la sua influenza affinché altre menti possano essere in armonia con la sua mente. VG 185.2
Cristo, nostro Salvatore, in cui dimora la perfezione assoluta, fu fatto peccato a beneficio della razza caduta. Non commise mancanza alcuna, ma portò il terribile peso della colpevolezza di tutto il mondo. Diventò la nostra propiziazione, affinché tutti quelli che lo ricevono possano diventare figli di Dio. La croce fu alzata per salvare l’uomo. L’elevazione di Cristo sulla croce fu il mezzo ideato dal cielo per risvegliare nell’anima pentita il senso della peccaminosità del peccato. VG 185.3
Mediante la croce, Cristo cerca di attrarre tutti a sé. Colui che era l’unica speranza di salvezza per quelli che a causa del peccato, erano nell’amarezza, dovette morire. VG 185.4
Mediante l’opera dello Spirito Santo, aveva introdotto un nuovo principio di potere mentale e spirituale nell’uomo, in modo che, unendosi alla Divinità, diventasse uno con Dio. Per abbattere le barriere che Satana aveva elevato tra Dio e l’uomo, Cristo realizzò un sacrificio pieno e completo, che rivelò un disinteresse senza paragoni. VG 185.5
Rivelò al mondo l’incredibile spettacolo del Dio vivente incarnato e sacrificato per salvare l’uomo caduto. Che meraviglioso amore! Ma se penso a tanti che pretendono di credere nella verità e invece sono incrostati di egoismo…. Mi stupisce che quelli che si professano cristiani non si appropriano delle risorse divine; che non vedono con chiarezza la croce come un mezzo di misericordia e perdono, il mezzo di porre il cuore orgoglioso ed egoista dell’uomo in contatto diretto con lo Spirito Santo, affinché le ricchezze di Cristo siano riversate nella mente e lo strumento umano sia adornato dalla grazia dello Spirito e che Cristo possa essere glorificato in coloro che non lo conoscono. VG 185.6
(Manoscritto 91, del 26 Giugno 1902, “Il sacrificio di Cristo per noi”) VG 185.7