Elia era minacciato dalla reazione che spesso segue quei momenti in cui si manifesta una grande fede e si conseguono vittorie spirituali. Egli temeva che la riforma, iniziata sul monte Carmelo, potesse non essere duratura e così fu vittima dello scoraggiamento. Elia era forse stato abbandonato da Dio nell’ora della prova? Oh, no! Dio amava il Suo servitore, ora che si sentiva abbandonato da lui e dagli uomini, così come lo aveva amato quando aveva risposto alla sua preghiera, mandando il fuoco dal cielo che aveva incendiato la cima del Carmelo. Mentre dormiva, Elia fu risvegliato da un tocco delicato e da una voce suadente. Tremante di paura stava per scappare perché pensava d’essere stato scoperto dal nemico ma il volto chino su di lui non era quello di un nemico ma di un amico. Dio aveva mandato del cibo per il profeta tramite un angelo del cielo che gli disse: VA 112.4
“Alzati e mangia - gli disse angelo. Ed egli guardò, e vide presso il suo capo una focaccia cotta su delle pietre calde, e una brocca d’acqua”.
1 Re 19:5,6 VA 113.1
Egli mangiò e beve, poi si coricò di nuovo. E l’angelo dell’Eterno tornò la seconda volta, lo toccò e disse: “Mangia ancora, poiché il cammino sarà troppo lungo per te”. PK 166 VA 113.2
Nel deserto, in preda alla solitudine e allo sconforto Elia non voleva più vivere, desiderava morire. Ma il Signore, nella Sua misericordia non fece caso alle sue parole. Il profeta aveva ancora una grande opera da compiere. Dopo aver adempiuto, la sua missione non meritava d’essere abbandonato, non avrebbe sperimentato la morte ma l’ascensione con gli angeli nella gloria celeste. PK 228 VA 113.3
Un potente angelo si avvicinò e la parola del Signore fu rivolta a Elia: VA 113.4
“Che fai tu qui, Elia”. Con amarezza nell’animo Elia mormorò: “Io sono mosso da una gran gelosia per l’Eterno, per l’Iddio degli eserciti: perché i figli d’Israele hanno abbandonato il tuo patto, hanno demolito i tuoi altari, e hanno ucciso con la spada i tuoi profeti; sono rimasto solo, e cercano ara di togliermi la vita”.
1 Re: 19: 9,10 VA 113.5
Ordinando a Elia di lasciare la grotta in cui si era nascosto, l’angelo, gli ordinò anche di stare davanti a Dio sul monte per ascoltare la Sua parola. Come Elia obbedì “…ed ecco passava l’Eterno, e un vento forte si alzò, schiantando i monti, e spezzando le rocce dinanzi all’Eterno - ma l’Eterno non era nel vento. Poi si scatenò il terremoto, ma l’Eterno non era nel terremoto, e dopo il terremoto, ci fu il fuoco, ma l’Eterno non era nel fuoco. Dopo il fuoco egli udì un suono dolce e sommesso. Come Elia l’ebbe udito, si coperse il volto col mantello, uscì fuori, e sì fermò all’ingresso della grotta”. La sua petulanza si era ammutolita, il suo spirito fu addolcito e soggiogato. Ora, egli sapeva che una ferma fiducia in Dio, gli avrebbe sempre permesso di trovare aiuto nel momento del bisogno. RH 23 ottobre, 1913 VA 114.1
Quando Elia era in procinto di lasciare Eliseo, gli disse: “Chiedimi ciò che vuoi che io ti faccia, prima che io ti sia tolto.” (2 Re 2:9) GW (1915) 116. VA 114.2
Eliseo rispose: “Ti prego, mi sia data una parte doppia del tuo spirito”. VA 114.3
“Allora Elia disse: Tu chiedi una cosa difficile, nondimeno, se tu mi vedi quando io sarò rapito, ti sarà dato quello che chiedi, ….e avvenne che mentre loro continuavano a camminare discorrendo assieme, ecco un carro di fuoco e dei cavalli di fuoco che li separarono l’uno dall’altro, ed Elia salì in cielo in un turbine. Ed Eliseo vedendolo gridò: “Padre mio, Padre mio! Carro d’Israele e sua cavalleria”. Ed 60 VA 114.4