Allora io dissi: «Ahimé! Io sono perduto, perché sono un uomo dalle labbra impure e abito in mezzo a un popolo dalle labbra impure; eppure i miei occhi hanno visto il Re, l'Eterno degli eserciti”. Isaia 6:5 Mar 235.1
Coloro che sperimentano la santificazione secondo la Parola di Dio manifesteranno uno spirito di umiltà. Come Mosè, essi hanno avuto una visione dell’imponente maestà della santità di Dio e si sono resi conto della propria indegnità, in così netto contrasto con la purezza e con la perfezione dell’Essere infinito. Durante tutta la sua lunga vita, interamente consacrata al servizio del Signore, il profeta Daniele è un esempio di vera santificazione. Il cielo lo definì uomo grandemente amato... (Daniele 10:11) eppure, invece di ritenersi puro e santo, questo grande profeta si identificò con il suo popolo, l’Israele peccatore, e decise di intercedere davanti a Dio in suo favore: ... noi umilmente presentiamo le nostre supplicazioni nel tuo cospetto, fondati non sulle nostre opere giuste, ma sulle Tue grandi compassioni... Noi abbiamo peccato, abbiamo operato malvagiamente. Quindi aggiungeva: ...io parlavo ancora, pregando e confessando il mio peccato e il peccato del mio popolo... Quando più tardi il Figlio dell’uomo gli apparve per impartirgli delle direttive Daniele dichiarò: il mio viso mutò colore fino a rimanere sfigurato, e non mi restò alcun vigore. (Daniele 9:18,15,20; 10:8) Quando Giobbe udì la voce del Signore nella tempesta esclamò: Perciò mi ritratto, mi pento sulla polvere e sulla cenere. (Giobbe 42:6) Quando Isaia contemplò la gloria del Signore e udì i cherubini ripetere: Santo, santo, santo è l’Eterno degli eserciti, esclamò: Ahi, lasso me, ch’io son perduto. (Isaia 6:3,5) Paolo, dopo essere stato rapito fino al terzo cielo e avere udito cose che l’uomo non può esprimere, parla di sé stesso come essendo da meno del minimo di tutti e santi. (Efesini 3:8; 2 Corinzi 12:2-4) Giovanni, il discepolo amato che appoggiò la testa sul petto di Gesù e che contemplo la Sua gloria, cadde come morto ai piedi dell’Agnello. (Apocalisse 1:17) Mar 235.2
Coloro che camminano all’ombra della croce del Calvario, non potranno mai inorgoglirsi né pretendere di essere esenti dal peccato. Essi sanno che sono stati i loro peccato a provocare l’agonia che spezzò il cuore del Figlio di Dio e questo pensiero li spinge a essere umili. Coloro che vivono più vicini a Cristo e distinguono più chiaramente la fragilità e la natura peccaminosa del genere umano, si rendono conto che la loro unica speranza risiede nei meriti di un Salvatore crocefisso e risorto. RB 14,15 Mar 235.3