Perciò, chi pensa di stare in piedi, guardi di non cadere. 1 Corinzi 10:12 Mar 236.1
La caduta di Pietro non fu istantanea, ma graduale. La sicurezza di sé lo portò a credere di essere già salvato e lo condusse in un percorso che lo avrebbe portato sempre più in basso, fino a rinnegare il suo Maestro. Finché viviamo su questa terra non possiamo mai riporre troppa fiducia in noi stessi o pensare di essere al sicuro dalla tentazione. Non bisognerebbe mai insegnare a quanti accettano il Salvatore, per quanto possano essere sinceri nella loro conversione, a dire o pensare di essere già salvati. È un approccio fuorviante. Bisogna insegnare a coltivare la speranza e la fede; ma anche quando ci siamo consacrati a Cristo e sappiamo che Egli ci accetta così come siamo, saremo sempre esposti alla tentazione. Nella Parola di Dio è scritto: Molti saranno purificati, imbiancati, affinati. (Daniele 12:10) Solo chi supera la prova riceverà la corona della vita. (Giacomo 1:12) Mar 236.2
Coloro che appena dopo aver accettato Cristo pensano o esclamano Sono salvo, corrono il pericolo di confidare eccessivamente in loro stessi. Rischiano di perdere di vista la propria debolezza e il continuo bisogno della forza divina, rimanendo impreparati di fronte agli attacchi di Satana e finendo per cadere, al momento della tentazione, negli abissi più profondi del peccato. Ecco perché per ognuno di noi vale sempre il monito: Perciò, chi pensa di stare in piedi, guardi di non cadere. (1 Corinzi 10:12) Diffidare di noi stessi e aggrapparci a Cristo: ecco la nostra unica sicurezza. Mar 236.3
Molti professano di seguire Cristo, ma non sono mai diventati cristiani maturi. Essi ammettono che l’uomo è caduto e che le sue facoltà sono state indebolite, che è incapace di gesta etici, inoltre essi affermano che Cristo era nato per sopportare il peso del peccato, della sofferenza e dell’abnegazione e sono disposti a lasciare che Lui porti tutti questi pesi. Essi affermano che non devono fare altro che credere. Ma Cristo ci dice: Se uno vuole venire dietro di me, rinunci a sé stesso, prenda la sua croce e mi segua. (Matteo 16:24) Mar 236.4
Non dobbiamo rimanere appagati nella nostra condizione e cessare di avanzare dicendo: “Io sono salvato”. Quando si alimenta questa idea, cessano di esistere i motivi per vigilare, per realizzare ferventi sforzi al fine di avanzare verso risultati più elevati. Nessuna lingua santificata potrà mai pronunciare queste parole fino al ritorno di Cristo e dopo l’entrata nelle porte della città di Dio. Allora, con pieno diritto, potremo dare gloria al Signore e all’Agnello per la liberazione eterna. RB 42,43 Mar 236.5