Gesù, durante la festa a Gerusalemme, fu sempre tenuto d'occhio dalle spie che cercavano ogni giorno nuovi espedienti per ridurlo al silenzio. Sacerdoti e anziani volevano coglierlo in fallo. Prima di catturarlo con la forza, volevano umiliarlo davanti al popolo. GDN 341.1
Sin dal primo giorno del suo arrivo a Gerusalemme, i capi si erano recati da Gesù per chiedergli con quale autorità insegnasse. Volevano che l'attenzione del popolo si distogliesse da lui e si soffermasse sul diritto in base al quale insegnava, e quindi sulla loro importanza e autorità. GDN 341.2
Gesù disse: “La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato. Se uno vuol fare la volontà di lui, conoscerà se questa dottrina è da Dio o se io parlo di mio”. Giovanni 7:16, 17. Gesù affrontò le loro domande non rispondendo direttamente, ma presentando le verità fondamentali per la salvezza degli uomini. Disse che la conoscenza e l'apprezzamento della verità non dipendono tanto dalla mente quanto dal cuore. La verità deve essere ricevuta nell'animo e accettata dalla volontà. Se la conoscenza della verità dipendesse soltanto dalla mente, l'orgoglio non sarebbe un impedimento per la sua acquisizione. GDN 341.3
Ma la verità si riconosce attraverso l'opera della grazia nel cuore e si accoglie solo quando si rinuncia a tutti i peccati manifestati dall'azione dello Spirito di Dio. Per conoscere la verità non è sufficiente percepirne l'utilità, ma è necessario che il cuore si apra, nella decisione di abbandonare ogni azione e abitudine contrastante. La verità si manifesta come potenza di Dio per la salvezza solo di coloro che si avvicinano a lui con il sincero desiderio di conoscerlo e fare la sua volontà. Essi potranno distinguere chiaramente la voce di Dio da quella degli uomini. I farisei non avevano conformato la loro volontà a quella di Dio; non cercavano la verità, ma solo pretesti per non seguirla. Gesù disse loro che con questo spirito non avrebbero mai compreso i suoi insegnamenti. GDN 341.4
Insegnò loro anche come riconoscere un vero maestro da un impostore: “Chi parla di suo cerca la propria gloria; ma chi cerca la gloria di colui che l'ha mandato, è veritiero e non v'è ingiustizia in lui”. Versetto 18. Colui che cerca la propria gloria parla solo di se stesso. Lo spirito egoistico rivela la sua origine. Ma Gesù cercava la gloria di Dio e perciò pronunciava le parole di Dio. Era questa la prova della sua autorità come maestro di verità. GDN 341.5
Gesù dette ai rabbini una dimostrazione della sua divinità dimostrando che sapeva leggere nei loro cuori. Fin dal tempo della guarigione di Betesda, essi avevano complottato per farlo morire. In questo modo infrangevano quella legge che pretendevano di difendere. “Mosè non vi ha forse dato la legge? Eppure nessuno di voi mette in pratica la legge! Perché cercate d'uccidermi?” Versetto 19. GDN 342.1
Queste parole, come un lampo, rivelarono ai rabbini l'abisso nel quale stavano per cadere. Per un momento furono presi da un gran timore e sentirono di essersi messi in lotta con la potenza infinita; tuttavia non ne tennero conto. Per mantenere la loro autorità sul popolo, dovevano tenere nascoste le loro macchinazioni; perciò, evitando la domanda di Gesù, gli dissero: “Tu hai un demonio! Chi cerca di ucciderti?” Versetto 20. Con queste parole volevano insinuare che le opere prodigiose di Gesù erano ispirate da uno spirito demoniaco. GDN 342.2
Gesù non tenne conto di quell'insinuazione. Spiegò che la sua opera di guarigione a Betesda era in armonia con la legge del sabato e concordava anche con l'interpretazione che gli ebrei stessi ne davano. “Mosè vi ha dato la circoncisione. e voi circoncidete l'uomo in giorno di sabato”. Versetto 22. Secondo la legge, ogni bambino doveva essere circonciso l'ottavo giorno, anche se quel giorno era sabato. A maggior ragione era più conforme con lo spirito della legge guarire in quel giorno “un uomo tutto intero”. Versetto 23. Gesù li esortò così: “Non giudicate secondo l'apparenza, ma giudicate secondo giustizia”. Versetto 24. GDN 342.3
I capi tacquero, mentre molti tra la folla dissero: “Non è questi colui che cercano di uccidere? Eppure, ecco, egli parla liberamente, e non gli dicono nulla. Che i capi abbiano riconosciuto per davvero che GDN 342.4
egli è il Cristo?” Versetti 25, 26. GDN 342.5
Molti fra gli uditori di Gesù vivevano a Gerusalemme e conoscevano le insidie che i capi avevano ordito, perciò si sentirono attratti verso di lui da un potere irresistibile. Sorse in loro la convinzione di trovarsi di fronte al Figlio di Dio, ma Satana insinuò prontamente in loro dei dubbi servendosi delle false concezioni sul Messia e sulla sua venuta. Si credeva comunemente che Cristo sarebbe nato a Betlemme, ma che subito dopo sarebbe scomparso per riapparire una seconda volta senza che nessuno sapesse da dove venisse. Di versi pensavano che il Messia non avrebbe avuto nessun legame di parentela con gli uomini. Siccome Gesù di Nazaret non corrispondeva alla concezione popolare della gloria del Messia, molti prestarono fede a quest'affermazione: “Eppure, costui sappiamo di dov'è; ma quando il Cristo verrà, nessuno saprà di dove egli sia”. Versetto 27. GDN 342.6
Mentre essi erano incerti tra il dubbio e la fede, Gesù, rendendosi conto del loro stato d'animo, affermò: “Voi certamente mi conoscete e sapete di dove sono; però non sono venuto da me, ma colui che mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete”. Versetto 28. Pretendevano di conoscere le origini di Cristo, mentre in realtà le ignoravano. Se fossero vissuti secondo la volontà di Dio, avrebbero riconosciuto suo Figlio che in quel momento si manifestava a loro. GDN 343.1
Gli ascoltatori non potevano capire le parole di Cristo. Erano una chiara ripetizione della sua affermazione fatta molti mesi prima davanti al sinedrio, quando aveva dichiarato di essere il Figlio di Dio. Come allora i capi avevano cercato di ucciderlo, ora cercavano di catturarlo. Ma una potenza invisibile pose un limite alla loro ira, impedendo l'attuazione di quel piano. GDN 343.2
Molti credettero in lui, e dicevano: “Quando il Cristo sarà venuto, farà più segni miracolosi di quanti ne abbia fatto questi?” Versetto 31. I capi dei farisei, che osservavano attentamente lo svolgersi degli eventi, colsero quel moto di simpatia della folla per Gesù e si precipitarono dai principali sacerdoti a cui sottoposero i loro piani per arrestarlo. Progettarono di catturarlo quando era solo, perché non osavano farlo alla presenza del popolo. Gesù rivelò con le sue parole che conosceva i loro piani. “Io sono ancora con voi per poco tempo; poi me ne vado a colui che mi ha mandato. Voi mi cercherete e non mi troverete; e dove io sarò, voi non potete venire”. Versetti 33, 34. Ben presto avrebbe trovato un rifugio sicuro contro il loro sdegno e il loro odio. Sarebbe asceso al cielo, per essere di nuovo oggetto dell'adorazione degli angeli, dove i suoi assassini non sarebbero potuti andare. GDN 343.3
Con aria canzonatoria i rabbini replicarono: “Dove andrà dunque che noi non lo troveremo? Andrà forse da quelli che sono dispersi tra i greci, a insegnare ai greci?” Versetto 35. Non pensavano minimamente che con le loro parole beffarde annunciavano la missione di Cristo. Egli aveva steso a lungo la sua mano benefica verso un popolo disubbidiente e ribelle; ma poi sarebbe stato trovato da quelli che non lo cercavano e conosciuto da quelli che non chiedevano di lui. Cfr. Romani 10:20, 21. GDN 343.4
Molti fra coloro che erano convinti che Gesù fosse il Figlio di Dio, vennero fuorviati dai falsi ragionamenti dei sacerdoti e dei rabbini. GDN 343.5
Quei maestri avevano ottenuto un certo effetto ripetendo le profezie intorno al Messia secondo le quali egli avrebbe regnato “sul monte Sion e in Gerusalemme, fulgido di gloria in presenza dei suoi anziani” (Isaia 24:23) e “Egli dominerà da un mare all'altro, e dal fiume fino all'estremità della terra”. Salmi 72:8. Poi, con tono sprezzante, avevano confrontato la gloria descritta con l'umile aspetto di Gesù, e le parole della profezia in questo modo vennero usate per sanzionare un errore. Se il popolo avesse studiato personalmente e con sincerità la Parola, non sarebbe stato fuorviato. Il capitolo sessantunesimo di Isaia presenta l'opera che Cristo compì realmente, il capitolo cinquantatreesimo predice il suo rifiuto e le sue sofferenze e il cinquan-tanovesimo descrive il carattere dei sacerdoti e dei rabbini. GDN 344.1
Dio non costringe gli uomini a rinunciare alle proprie convinzioni. Egli pone davanti a loro la luce e le tenebre, la verità e l'errore. Sta a loro scegliere. La mente è capace di riconoscere la verità. Dio vuole che gli uomini decidano non sulla base degli impulsi, ma su quella dell'evidenza, attraverso uno studio attento di tutte le Scritture. Se gli ebrei avessero abbandonato i loro pregiudizi e avessero accostato gli eventi della vita di Gesù alle profezie, avrebbero scorto una magnifica armonia tra le profezie e il loro adempimento nella vita e nel ministero dell'umile galileo. GDN 344.2
Molti oggi si ingannano come si ingannarono gli ebrei. I teologi leggono la Bibbia e la comprendono alla luce della loro mentalità e delle tradizioni, mentre il popolo non investiga per conto proprio le Scritture e non ricerca la verità, ma rinuncia al proprio giudizio e affida il proprio spirito ai capi. La predicazione e l'insegnamento della Parola è uno dei mezzi scelti da Dio per la diffusione della luce, ma ogni insegnamento degli uomini si deve provare con le Scritture. Chiunque studia la Bibbia, con spirito di preghiera, con il desiderio di conoscere la verità e seguirla, comprenderà le Scritture e riceverà la luce divina. “Se uno vuol fare la volontà di lui, conoscerà se questa dottrina è da Dio o se io parlo di mio”. GDN 344.3
Nell'ultimo giorno della festa, le guardie inviate dai sacerdoti e dai capi per arrestare Gesù ritornarono senza averlo preso. I capi chiesero loro con ira: “Perché non l'avete portato?” Queste risposero con gravità: “Nessun uomo parlò mai come quest'uomo!” Giovanni 7:45, 46. GDN 344.4
Per quanto le guardie avessero un cuore duro, furono colpite dalle sue parole. Avevano ascoltato Gesù mentre parlava nel cortile del tempio e gli si erano avvicinate per cercare qualche sua dichiarazione che potesse essere usata contro di lui. Ma mentre ascoltavano, si dimenticarono dello scopo per cui erano venute. Rimasero come rapite in estasi. Cristo si rivelava al loro cuore. Videro quello che né sacerdoti né rabbini volevano vedere: la gloria della divinità manifestata nella sua umanità. Tornarono così prese da quel pensiero, così impressionate per quelle parole, che alla domanda: “Perché non l'avete portato?”, non avevano potuto rispondere altro che: “Nessun uomo parlò mai come quest'uomo!” GDN 344.5
Anche i sacerdoti e i capi avevano provato la stessa sensazione quando si erano trovati per la prima volta di fronte a Cristo. Avevano sentito una profonda commozione ed erano stati costretti a esclamare: “Nessun uomo parlò mai come quest'uomo”. Ma soffocarono poi quella convinzione prodotta dallo Spirito Santo e, pieni di collera perché gli stessi esecutori della legge erano rimasti affascinati da quell'odiato galileo, dissero alle guardie: “Siete stati sedotti anche voi? Ha qualcuno dei capi o dei farisei creduto in lui? Ma questo popolino, che non conosce la legge, è maledetto!” Giovanni 7:47-49. GDN 345.1
Coloro a cui viene presentato il messaggio della verità, raramente chiedono se è vero, ma piuttosto chi è che lo sostiene. Moltissimi lo giudicano in base al numero delle persone che lo accettano e si chiedono se qualcuno fra gli intellettuali e le autorità religiose ha creduto in esso. Gli uomini non sono oggi più favorevoli alla verità di quanto lo fossero al tempo di Gesù. Si ricercano anche oggi intensamente i beni terreni e si trascurano le ricchezze eterne. Non è un argomento valido contro la verità il fatto che essa non sia accettata da un gran numero di persone o dalle persone più importanti, o persino dai capi religiosi. GDN 345.2
Di nuovo i sacerdoti e i capi decisero di fare dei piani per arrestare Gesù. Erano convinti che se lo avessero lasciato ancora libero, avrebbe sviato il popolo. Per questo pensarono che l'unico rimedio consistesse nel ridurlo il più presto possibile al silenzio. Mentre erano infervorati nella discussione, qualcuno improvvisamente li interruppe. Era Nicodemo che poneva questa domanda: “La nostra legge giudica forse un uomo prima che sia stato udito e che si sappia quello che ha fatto?” Versetto 51. Le parole di Nicodemo penetrarono nelle coscienze e tutti tacquero. Non potevano condannare un uomo senza prima averlo ascoltato. Ma non solo per quella ragione quei capi orgogliosi rimasero silenziosi e fissarono colui che aveva osato pronunciare quelle parole in favore della giustizia. Li stupiva e li riempiva di sgomento il fatto che uno di loro fosse stato così favorevolmente impressionato dal carattere di Gesù sino al punto da parlare in sua difesa. Dopo un attimo di sbigottimento rivolsero a Nicodemo queste parole sarcastiche: “Sei anche tu di Galilea? Esamina, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta”. Versetto 52. GDN 345.3
L'intervento di Nicodemo ebbe il risultato di far rinviare la decisione. I capi non poterono attuare il loro piano di condannare Gesù prima di averlo ascoltato. Per il momento dovevano subire una sconfitta. “E ognuno se ne andò a casa sua. Gesù andò al monte degli Ulivi”. Versetto 53-81. GDN 346.1
Gesù si ritirò nella pace di un uliveto dove poteva essere solo con Dio, lontano dalla confusione eccitante della città, dalla folla impaziente e dai rabbini malvagi. La mattina dopo, molto presto, tornò al tempio, si sedette e insegnò alla folla che si era radunata intorno a lui. GDN 346.2
Ben presto fu interrotto. Un gruppo di farisei e di scribi si avvicinò trascinando una donna terrorizzata. L'accusavano con grida violente di avere violato il settimo comandamento. Dopo averla spinta davanti a Gesù, gli chiesero con aria di falso rispetto: “Or Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare tali donne; tu che ne dici?” Giovanni 8:5. GDN 346.3
Dietro l'atteggiamento rispettoso c'era un tranello. Si servivano di quella occasione per cogliere Gesù in fallo. Se avesse assolto quella donna, lo avrebbero accusato di disprezzare la legge di Mosè. Se invece l'avesse condannata, lo avrebbero accusato presso i romani di arrogarsi un'autorità che apparteneva solo a loro. GDN 346.4
Gesù guardò per un momento quella scena: la vittima tremante nella sua confusione, quei capi dal volto indurito, privi di ogni compassione. Uno spettacolo simile era ripugnante per la sua purezza immacolata. Sapeva molto bene per quale ragione gli era stata portata quella donna. Leggeva nei cuori e conosceva il carattere e tutta la vita di coloro che gli stavano davanti. Quei pretesi custodi della giustizia avevano essi stessi indotto quella donna a peccare per preparare un tranello a Gesù. Come se non avesse udito la loro domanda, rimase immobile e, con gli occhi fissi al suolo, cominciò a scrivere nella polvere. GDN 346.5
Impazienti per quel ritardo e per quell'apparente indifferenza, quegli accusatori si avvicinarono a Gesù, richiamando ancora la sua attenzione su quel fatto. Ma quando i loro occhi, seguendo quelli di Gesù, si soffermarono su ciò che aveva scritto, rimasero esterrefatti. Gesù aveva elencato i peccati segreti di ciascuno. La folla circostante si accorse di quell'improvviso mutamento di espressione e si avvicinò per scoprire che cosa avesse causato un tale stupore e un tale smarrimento. GDN 346.6
Nonostante tutto il rispetto che i rabbini professavano per la leg ge, avevano fatto finta di non conoscerne i principi presentando le loro accuse contro quella donna. Spettava al marito della donna iniziare il processo di accusa e le due parti colpevoli dovevano essere ugualmente punite. L'azione promossa da quegli accusatori non era affatto corretta. Ma Gesù li affrontò sul loro terreno. La legge precisava che in caso di condanna alla lapidazione, il testimone scagliasse per primo la pietra. Gesù si alzò, fissò gli occhi su quegli impostori e disse: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”. Versetto 7. Poi si chinò ancora e continuò a scrivere in terra. GDN 346.7
Con la sua risposta Gesù non aveva né trasgredito la legge data attraverso Mosè e neppure usurpato l'autorità di Roma. Gli accusatori furono sconfitti. Privati della loro pretesa santità, apparvero colpevoli e condannati di fronte alla purezza infinita. Tremavano al pensiero che i loro peccati nascosti fossero fatti conoscere alla folla, e ad uno ad uno, con il capo chino e gli occhi a terra, se ne andarono lasciando la loro vittima sola con il Salvatore misericordioso. GDN 347.1
Gesù si alzò e, vedendo la donna sola, disse: “Donna, dove sono quei tuoi accusatori? Nessuno ti ha condannata? Ella rispose: Nessuno, Signore. E Gesù le disse: Neppure io ti condanno; va' e non peccare più”. Versetti 10, 11. GDN 347.2
La donna era rimasta in piedi, intimorita davanti a Gesù. Le parole: “Chi di voi è senza peccato, scagli il primo la pietra contro di lei”, erano risuonate come una sentenza di morte. Non aveva osato sollevare gli occhi sul volto di Gesù e, in silenzio, aveva atteso la condanna. Sbigottita, aveva visto che i suoi accusatori si erano allontanati zitti e confusi, e le parole di speranza erano echeggiate nelle sue orecchie: “Neppure io ti condanno; va' e non peccar più”. Commossa, si gettò ai piedi di Gesù esprimendo con singhiozzi il suo amore riconoscente e confessando con le lacrime i suoi peccati. GDN 347.3
Per lei, questo fu l'inizio di una nuova vita, di una vita pura e tranquilla, consacrata al servizio di Dio. Sollevando quell'anima caduta, Gesù compì un miracolo più grande ancora della guarigione della più grave malattia del corpo. Egli guarì l'anima da una malattia che porta alla perdizione eterna. Quella donna pentita divenne una sua fedelissima seguace e manifestò, in un amore fatto di sacrificio e devozione, la sua grande riconoscenza per il suo perdono misericordioso. GDN 347.4
Il carattere di Gesù brilla nella bellezza della perfetta giustizia, nel perdono concesso a quella donna e nell'incoraggiamento a vivere una vita migliore. Gesù non scusa il peccato e non diminuisce il senso della colpa; tuttavia non vuole condannare, ma salvare. Il mondo nutriva per quella donna peccatrice solo disprezzo e condanna, mentre Gesù le rivolse parole di consolazione e speranza. Colui che è senza peccato comprende le debolezze del peccatore e gli offre aiuto. Mentre i farisei ipocriti accusano, Gesù dice: “Va' e non peccar più”. GDN 347.5
Il discepolo di Cristo non allontana il suo sguardo da coloro che sbagliano, non li lascia proseguire verso l'abisso. Coloro che sono pronti ad accusare gli altri, a promuovere giudizi, sono spesso i più colpevoli. Di solito gli uomini odiano i peccatori mentre amano il peccato. Cristo, invece, odiava il peccato ma amava il peccatore. Tutti coloro che lo seguono devono avere questo stesso spirito. L'amore cristiano è lento nel condannare, pronto a scorgere il pentimento, pronto a perdonare, a incoraggiare, a guidare e sostenere chi sbaglia nel sentiero della santità. GDN 348.1