Lazzaro di Betania era uno dei più convinti discepoli di Gesù. Aveva creduto fermamente nel Maestro sin dal suo primo incontro. Lo amava molto ed era altrettanto amato; e Gesù compì in suo favore il più grande dei suoi miracoli. Il Salvatore ha sempre elargito le sue benedizioni a quanti hanno chiesto il suo aiuto. Ama tutti, ma con alcuni è legato da vincoli più forti. Aveva un affetto più intenso per la famiglia di Betania, e per essa compì un'opera meravigliosa. GDN 395.1
Gesù si recava spesso in casa di Lazzaro; non aveva una casa sua e dipendeva dall'ospitalità dei suoi amici e dei suoi discepoli. Spesso, quando era stanco e sentiva bisogno di manifestazioni di simpatia, si rifugiava volentieri in quella casa tranquilla, al riparo dai sospetti e dalla gelosia dei farisei infuriati. Lì trovava un'accoglienza cordiale, un'amicizia pura e sincera; poteva parlare con semplicità e libertà, perché le sue parole erano comprese e ricordate. GDN 395.2
Il Salvatore apprezzava molto un ambiente tranquillo e degli uditori attenti, e aveva bisogno di tenerezza, cortesia e affetto. Coloro che ricevevano le istruzioni divine che egli era sempre pronto a dare, godevano di grandi benedizioni. Alla folla che lo seguiva, egli indicava le bellezze della natura. Mostrava loro come il Signore sostiene il mondo, la sua bontà e benevolenza manifestate nella fresca rugiada, nelle piogge abbondanti e nei brillanti raggi del sole, concessi sia al buono sia al malvagio. Desiderava indicare agli uomini la provvidenza di Dio, all'opera in ogni cosa creata. Ma il cuore della folla era indurito e Gesù trovava nella casa di Betania un po' di riposo dopo i duri contrasti della sua missione. Là poteva parlare dell'opera divina a degli uditori attenti. In quei colloqui privati spiegava ai suoi ascoltatori quello che non poteva dire alla folla. Ai suoi amici non c'era bisogno di parlare in parabole. GDN 395.3
Mentre Gesù spiegava le sue magnifiche lezioni, Maria si sedeva ai suoi piedi per ascoltarlo con attenzione riverente. Un giorno Marta, affaccendata per la preparazione del pranzo, si accostò a Gesù e gli disse: “Signore, non ti importa che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”. Luca 10:40. Ciò accadde in occasione della prima visita di Gesù a Betania. Il Salvatore e i discepoli avevano appena compiuto il faticoso viaggio a piedi da Gerico. Marta, preoccupata di provvedere alle loro necessità, si era dimenticata di usare la dovuta cortesia verso l'ospite. Gesù le rispose con queste parole dolci e pazienti: “Marta, Marta, tu ti affanni e ti inquieti di molte cose, ma una cosa è necessaria. Maria ha scelto la parte buona che non le sarà tolta”. Versetti 41, 42. Maria arricchiva il suo spirito con i preziosi insegnamenti del Salvatore, che per lei avevano maggiore valore dei più preziosi gioielli della terra. GDN 395.4
La “cosa sola” di cui Marta aveva bisogno era un animo calmo e devoto, un profondo desiderio di conoscere la vita eterna e le qualità necessarie per il progresso spirituale. Aveva bisogno di una minore ansietà per le realtà temporali e un maggiore impegno per quelle che hanno un valore eterno. Gesù voleva insegnare ai suoi figli a cogliere ogni occasione per acquisire quella conoscenza che conduce alla salvezza. GDN 396.1
L'opera di Cristo ha bisogno di collaboratori diligenti e coraggiosi. Un vasto campo di azione si apre per le persone, come Marta, zelanti e laboriose nell'opera religiosa; ma esse devono prima, come Maria, sedere ai piedi di Gesù. Bisogna che la grazia di Cristo santifichi la diligenza, l'impegno e le energie. Solo allora la vita sarà una potenza invincibile al servizio del bene. GDN 396.2
Ma il dolore era entrato nella famiglia dove Gesù spesso si fermava per riposarsi. Lazzaro si era improvvisamente ammalato e le sue sorelle inviarono al Salvatore questo messaggio: “Signore, ecco, colui che tu ami è malato”. Giovanni 11:3. La malattia era grave, ma esse sapevano che Gesù era capace di guarire tutti i mali. Erano certe che avrebbe condiviso la loro sofferenza, perciò non sollecitarono una sua visita, ma si limitarono a fargli pervenire questo messaggio confidenziale: “Colui che tu ami è malato”. Pensavano che avrebbe risposto immediatamente al loro messaggio e si sarebbe recato appena possibile a Betania. GDN 396.3
Le due sorelle attesero con ansia una risposta di Gesù. Finché il fratello era in vita, pregarono e aspettarono la visita del Salvatore. Ma il loro inviato tornò solo, con il messaggio che gli era stato affidato: “Questa malattia non è per la morte”. Versetto 4. Le sorelle allora sperarono ancor di più nella guarigione di Lazzaro. Sussurravano con tenerezza parole di incoraggiamento e speranza al malato ormai incosciente. Quando Lazzaro morì provarono una profonda delusione; ma la grazia consolatrice di Cristo le trattenne dal pronunciare parole di critica contro il Salvatore. GDN 396.4
I discepoli erano rimasti sorpresi per la freddezza con cui Gesù aveva accolto quel messaggio. Si aspettavano una sua manifestazione di dolore, ma egli guardandoli disse: “Questa malattia non è per la morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio sia glorificato”. Versetto 4. Per due giorni si trattenne dove si trovava. I discepoli non riuscivano a capire il perché di quell'indugio; essi pensavano che la sua presenza sarebbe stata di grande conforto per quella famiglia così provata dal dolore. Conoscevano molto bene il forte legame di affetto che lo univa alla famiglia di Betania e rimasero sorpresi perché non rispose al triste messaggio: “Colui che tu ami è malato”. GDN 397.1
Durante i due giorni seguenti parve che Gesù si fosse dimenticato di quel messaggio perché non fece alcuna allusione a Lazzaro. I discepoli si erano chiesti perché Gesù, nonostante potesse compiere grandi miracoli, aveva permesso che Giovanni il battista languisse in prigione e poi morisse di morte violenta. Perché non aveva usato la sua grande potenza per salvare la vita di Giovanni? I farisei avevano spesso discusso su questo punto e lo presentavano come una prova irrefutabile contro l'affermazione di Gesù di essere il Figlio di Dio. Il Salvatore aveva preannunciato ai discepoli lotte, persecuzioni e privazioni: li avrebbe poi dimenticati nel momento della prova? Erano molto turbati e si chiedevano se per caso non si fossero ingannati. GDN 397.2
Trascorsi due giorni, Gesù disse ai discepoli: “Torniamo in Giudea!” Versetto 7. I discepoli si chiesero perché Gesù avesse aspettato tanto se aveva intenzione di andare in Giudea. Temevano per Gesù e per se stessi; scorgevano dei pericoli in quel viaggio e dissero: “Maestro, proprio adesso i giudei cercavano di lapidarti, e tu vuoi tornare là? Gesù rispose: Non vi son dodici ore nel giorno?” Versetti 8, 9. Gesù voleva dire che era guidato dal Padre e che finché faceva la sua volontà era salvo. Le dodici ore della sua giornata non erano ancora finite. Era l'ultima parte del suo giorno, ma finché durava, non aveva nulla da temere. GDN 397.3
“Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo”. Versetto 9. Chi compie la volontà di Dio e cammina nel suo sentiero, non può inciampare e cadere. Lo Spirito gli fa conoscere il suo dovere e lo conduce sicuramente fino alla conclusione dell'opera. “Ma se uno cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui”. Versetto 10. Ma colui che cammina nel sentiero che egli stesso si è scelto senza essere chiamato da Dio, inciamperà. Per lui il giorno si trasforma in notte, e ovunque si recherà non troverà mai sicurezza. GDN 397.4
“Così parlò; poi disse loro: Il nostro amico Lazzaro si è addor mentato; ma vado a svegliarlo”. Versetto 11. Come sono commoventi e piene di simpatia queste parole: “Il nostro amico Lazzaro s'è addormentato!” Pensando al pericolo che il loro Maestro avrebbe corso a Gerusalemme, i discepoli si erano quasi dimenticati della famiglia di Betania. Ma Gesù non l'aveva dimenticata e le sue parole risuonarono come un rimprovero per i discepoli. Erano rimasti delusi quando Gesù non aveva risposto al messaggio dei suoi amici ed erano quasi giunti a pensare che se egli avesse veramente amato Lazzaro e le sue sorelle sarebbe andato subito, insieme con il messaggero. Ma le parole: “Il nostro amico Lazzaro s'è addormentato” fecero nascere giusti sentimenti nei loro cuori e si convinsero che Gesù non aveva dimenticato i suoi amici nel dolore. GDN 397.5
“Perciò i discepoli gli dissero: Signore, se egli dorme, sarà salvo. Or Gesù aveva parlato della morte di lui; ma essi pensarono che avesse parlato del dormire del sonno”. Versetti 12, 13. Dio considera la morte dei suoi figli come un sonno. La loro vita è nascosta con Cristo in Dio e coloro che muoiono, dormono in lui, sino al suono dell'ultima tromba. GDN 398.1
“Allora Gesù disse loro apertamente: Lazzaro è morto, e per voi mi rallegro di non essere stato là, affinché crediate; ma ora, andiamo da lui!” Versetti 14, 15. Toma temeva che avrebbero ucciso il Maestro se si fosse recato in Giudea, ma si fece coraggio e disse agli altri: “Andiamo anche noi, per morire con lui!” Versetto 16. Sapeva che i giudei odiavano Gesù e che volevano farlo morire. Ma il tempo di Gesù non era ancora compiuto: gli angeli lo proteggevano e neppure nella Giudea, dove i rabbini complottavano contro di lui, poteva succedergli qualcosa di male. GDN 398.2
I discepoli si stupirono quando Gesù disse: “Lazzaro è morto; e per voi mi rallegro di non essere stato là”. Il Salvatore era rimasto di proposito lontano dalla casa dei suoi amici colpiti dalla sofferenza? Apparentemente Maria, Marta e Lazzaro erano rimasti soli nella prova, ma in realtà non lo erano. Gesù pensava a loro, e dopo la morte di Lazzaro le sue sorelle, così profondamente addolorate, furono sostenute dalla grazia del Salvatore. Gesù partecipò alla loro sofferenza mentre il fratello lottava contro la morte. Ne condivise tutta l'angoscia quando disse ai suoi discepoli: “Lazzaro è morto”. Gesù non pensava soltanto ai suoi cari di Betania, ma anche ai suoi discepoli e alla loro preparazione. Essi dovevano rappresentarlo nel mondo affinché le benedizioni del Padre si estendessero a tutti. Per il loro bene, Gesù permise che Lazzaro morisse. Se lo avesse guarito, non avrebbe potuto compiere quel miracolo che è la più grande dimostrazione della sua divinità. GDN 398.3
Se Gesù fosse stato presente, Lazzaro non sarebbe morto perché Satana non avrebbe potuto esercitare il suo potere. La morte non avrebbe osato colpire Lazzaro alla presenza del Principe della vita. Per questo motivo Gesù non si recò subito a Betania. Lasciò che il nemico esercitasse il suo potere per poterlo poi cacciare come un vinto. Permise che Lazzaro passasse attraverso l'esperienza della morte e che le sorelle addolorate vedessero il loro fratello nella bara. Gesù sapeva che guardando quel volto esanime avrebbero sofferto molto, ma sapeva che la loro fede si sarebbe rafforzata nella prova. Gesù condivise il loro dolore. Non era accorso subito non perché non li amasse, ma per poter conseguire una grande vittoria per Lazzaro, per se stesso e per i discepoli. GDN 399.1
“Per voi... affinché crediate”. Per tutti coloro che cercano la guida del Signore, il momento del più grande scoraggiamento è proprio quello in cui l'aiuto di Dio è più vicino. In seguito, riconsidereranno con animo riconoscente il difficile cammino percorso. “Il Signore sa liberare i pii dalla prova”. 2 Pietro 2:9. Il Signore li trae fuori da ogni prova arricchiti nella fede e nell'esperienza. GDN 399.2
Gesù indugiò prima di andare da Lazzaro, anche per un sentimento di misericordia nei confronti di coloro che non l'avevano accettato. Con la risurrezione di Lazzaro dai morti voleva offrire al popolo incredulo e ostinato la prova che egli era veramente “la risurrezione e la vita”. Giovanni 11:25. Non aveva perso ogni speranza in quel popolo, povere pecore erranti della casa d'Israele. La durezza del loro cuore lo rattristava e, nella sua misericordia, voleva offrire una prova irrefutabile che era il Redentore, l'unico che avrebbe potuto donare la vita e l'immortalità. Per questo motivo Gesù non si recò subito a Betania. Il miracolo della risurrezione di Lazzaro avrebbe posto il suggello di Dio sulla sua opera e avrebbe dimostrato la sua divinità. GDN 399.3
Lungo il cammino verso Betania, Gesù, come era sua abitudine, si prese cura dei malati e dei bisognosi. Giunto nella città, inviò un messaggero per annunciare alle sorelle il suo arrivo. Non entrò in casa, ma attese fuori, in disparte. Gesù non approvava le chiassose manifestazioni di dolore degli ebrei quando morivano amici o parenti. Aveva udito i lamenti delle piagnone e non voleva incontrarsi con le sorelle in mezzo a quella confusione. Fra coloro che erano accorsi a manifestare il loro dolore vi erano dei parenti della famiglia, alcuni dei quali occupavano posti di alta responsabilità a Gerusalemme. Alcuni di loro erano fra i nemici più accaniti di Gesù ed egli, poiché conosceva le loro intenzioni, non si fece vedere subito. GDN 399.4
Il messaggio di Gesù fu riferito a Marta a bassa voce e gli altri non lo udirono. Anche Maria, assorta nel suo dolore, non lo udì. Marta uscì e andò incontro al Signore, mentre Maria, pensando che sua sorella si recasse al sepolcro, rimase nella stanza, muta nel suo dolore. GDN 400.1
Marta, agitata da opposte emozioni, si affrettò per raggiungere Gesù. Sul suo viso espressivo lesse la stessa tenerezza e lo stesso amore di sempre. Aveva ancora piena fiducia in lui, ma pensava al caro fratello che Gesù aveva amato. GDN 400.2
Combattuta fra il dolore per il ritardo di Gesù e la speranza di quello che ancora il Maestro avrebbe potuto fare, gli disse: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto”. Versetto 21. Molte volte le due sorelle si erano ripetute quelle parole tra i lamenti delle piagnone. GDN 400.3
Gesù guardò quel volto addolorato con pietà umana e divina insieme. Marta non aveva raccontato le vicende trascorse, ma aveva espresso tutti i suoi sentimenti con queste parole patetiche: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto”. Fissando poi lo sguardo su quel volto aggiunse: “E anche adesso so che tutto quel che chiederai a Dio, Dio te lo darà”. Versetto 22. GDN 400.4
Gesù incoraggiò la sua fede dicendole: “Tuo fratello risusciterà”. Versetto 23. Egli non intendeva infondere in lei la speranza in un cambiamento immediato, ma voleva volgere il suo pensiero verso la risurrezione finale dei giusti. Parlò così affinché Marta scorgesse nella risurrezione di Lazzaro la garanzia della risurrezione di tutti i giusti e la certezza che si sarebbe verificata per la potenza del Salvatore. GDN 400.5
Marta rispose: “Lo so che risusciterà, nella risurrezione, nell'ultimo giorno”. Versetto 24. GDN 400.6
Gesù, per orientare la fede di Marta nella giusta direzione, le disse: “Io sono la risurrezione e la vita”. Versetto 25. Egli possiede la vita, una vita propria, non ricevuta. “Chi ha il Figlio ha la vita”. Giovanni 5:12. La divinità di Cristo è per il credente certezza di vita eterna. Gesù ha detto: “Chi crede in me, anche se muore, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morirà mai. Credi tu questo?” Giovanni 11:25, 26. Gesù alludeva al suo ritorno. Allora i giusti che saranno morti risusciteranno incorruttibili, mentre quelli viventi saranno portati in cielo, senza conoscere la morte. Il miracolo che Gesù stava per compiere doveva rappresentare la risurrezione di tutti i giusti morti. Con le sue parole e le sue opere, Gesù si è presentato come l'autore della risurrezione. Colui che stava per morire sulla croce possedeva le chiavi della morte, ne era il vincitore e riaffermava la sua potenza e il suo diritto di conferire la vita eterna. GDN 400.7
Alla domanda di Gesù: “Credi tu questo?”, Marta rispose: “Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che doveva venire nel mondo”. Versetto 27. Non comprendeva ancora tutto il significato delle parole di Gesù, ma confessò la propria fede nella sua divinità e la convinzione che egli poteva compiere ciò che voleva. “Detto questo, se ne andò, e chiamò di nascosto Maria, sua sorella, dicendole: Il Maestro è qui, e ti chiama”. Versetto 28. Parlò a bassa voce perché i sacerdoti e i capi erano pronti ad arrestare Gesù alla prima occasione. I lamenti delle piagnone impedirono che essi udissero quelle parole. GDN 401.1
Maria, appena udito il messaggio, si alzò in fretta e lasciò le comari con un'espressione strana sul volto. Pensando che si recasse alla tomba per piangere, le piagnone la seguirono. Maria, appena giunse dove Gesù l'aspettava, si gettò ai suoi piedi e disse con commozione: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto”. Versetto 32. Le grida delle piagnone le straziavano l'animo; ella avrebbe voluto parlare tranquillamente con Gesù; ma siccome molti presenti nutrivano invidia e gelosia verso il Maestro, si trattenne dall'esprimere pienamente il suo dolore. GDN 401.2
“Quando Gesù la vide piangere, e vide piangere anche i giudei ch'eran venuti con lei, fremette nello spirito, si turbò”. Versetto 33. Egli conosceva i sentimenti del cuore di tutti i presenti. Sapeva che il dolore di molti si riduceva soltanto a una forma esteriore. Sapeva che diversi fra coloro che manifestavano quella compassione ipocrita avrebbero poi progettato di far morire non solo l'autore di quel grande miracolo, ma persino colui che ne avrebbe beneficiato. Gesù avrebbe potuto denunciare la loro ipocrisia, ma contenne la sua indignazione e non disse ciò che avrebbe potuto dire per amore di coloro che si inginocchiavano addolorati ai suoi piedi e credevano sinceramente in lui. GDN 401.3
Gesù chiese: “Dove l'avete deposto? Essi gli dissero: Signore, vieni a vedere!” Versetto 34. Si diressero insieme verso il sepolcro. La scena era commovente. Lazzaro era stato molto amato; le sue sorelle piangevano con il cuore spezzato e gli amici mescolavano le loro lacrime con quelle delle due sorelle affrante. Davanti a questo dolore, vedendo i presenti che piangevano mentre di fronte a loro c'era il Salvatore del mondo, “Gesù pianse”. Versetto 35. Sebbene fosse il Figlio di Dio, aveva rivestito la natura degli uomini e partecipava alla loro sofferenza. Gesù, compassionevole e affettuoso, prova sempre simpatia per chi soffre, piange con coloro che piangono e si rallegra con quelli che sono nella gioia. GDN 401.4
Il motivo del pianto di Gesù non fu soltanto la sua simpatia per Maria e per Marta. Le sue lacrime manifestavano un dolore tanto superiore a quello umano quanto i cieli lo sono alla terra. Gesù non pianse per Lazzaro, perché stava per richiamarlo alla vita. Pianse perché molti fra coloro che partecipavano al lutto per Lazzaro avrebbero presto fatto progetti per condannare a morte colui che è la risurrezione e la vita. I giudei presenti non riuscirono a interpretare i veri moventi delle lacrime di Gesù e incapaci di scorgere nulla al di fuori della situazione presente, dissero: “Guarda come l'amava!” Versetto 36. Altri, tentando di far scendere l'ombra del dubbio nel cuore dei presenti, dicevano con derisione: “Non poteva, lui che ha aperto gli occhi al cieco, far sì che questi non morisse?” Versetto 37. Se Gesù aveva il potere di salvare Lazzaro, perché lo aveva lasciato morire? GDN 401.5
L'occhio profetico di Gesù vide l'odio dei farisei e dei sadducei. Sapeva che premeditavano la sua morte e che alcuni fra i presenti, ora in atteggiamento così compunto, avrebbero ben presto rifiutato la porta della speranza che dà accesso alla città di Dio. La sua umiliazione e la sua crocifissione avrebbero poi causato la distruzione di Gerusalemme, e in quel tempo nessuno avrebbe pianto per i morti. Nella sua visione profetica scorse il castigo che si sarebbe abbattuto su Gerusalemme. Contemplò la città calpestata dalle legioni romane. Sapeva che diversi fra coloro che in quel momento piangevano per Lazzaro sarebbero morti durante l'assedio, senza alcuna speranza. GDN 402.1
Gesù non piangeva soltanto per la scena che si presentava ai suoi occhi, ma anche perché sentiva il peso del dolore di tutti i secoli. Scorse i terribili effetti della trasgressione della legge di Dio, la lotta incessante tra il bene e il male cominciata con la morte di Abele e continuata attraverso tutta la storia del mondo. Contemplando gli anni futuri vide le sofferenze e i dispiaceri, le lacrime e la morte, triste retaggio degli uomini. Il suo cuore si commosse per il dolore dell'umanità. Le sofferenze di una razza decaduta gravavano sulla sua anima e il desiderio di alleviarle fece sgorgare le lacrime dai suoi occhi. GDN 402.2
“Gesù dunque, fremendo di nuovo in se stesso, andò al sepolcro”. Versetto 38. Lazzaro era stato sepolto in una tomba scavata nella roccia, chiusa da una pietra pesante. Gesù disse: “Togliete la pietra!” Versetto 39. Marta, pensando che Gesù volesse soltanto rivedere il morto, fece notare che era stato sepolto da quattro giorni e che era in stato di decomposizione. Questa dichiarazione fatta prima della risurrezione di Lazzaro toglieva ogni validità all'accusa rivolta poi a Gesù di essere ricorso a un inganno. Nel passato i farisei avevano fatto circolare false interpretazioni sulle manifestazioni meravigliose della potenza di Dio. Nel richiamare alla vita la figlia di Iairo, Gesù aveva detto: “La fanciulla non è morta, ma dorme”. Marco 5:39. Siccome la malattia della fanciulla era stata breve ed essa era stata risuscitata subito dopo la morte, i farisei avevano insinuato che non fosse veramente morta, dal momento che anche Gesù aveva affermato che dormiva. Avevano cercato di dimostrare che Gesù non aveva il potere di guarire le malattie e che i suoi miracoli erano illusori. Ma nel caso di Lazzaro, nessuno poteva dubitare della realtà della sua morte. GDN 402.3
Quando il Signore sta per operare, Satana spinge qualcuno a op-porvisi. Gesù aveva detto: “Togliete la pietra!” Con ciò voleva dire che facilitassero il più possibile il suo lavoro. È qui che si manifesta il carattere deciso e ambizioso di Marta: non voleva che si vedesse il corpo in decomposizione. Il cuore umano è lento a comprendere le parole di Cristo e la fede di Marta non aveva afferrato il vero significato della sua promessa. GDN 403.1
Gesù rimproverò Marta, ma con gentilezza: “Non ti ho io detto che se credi, vedrai la gloria di Dio?” Giovanni 11:40. Perché dubiti della mia potenza? Perché fai delle obiezioni alle mie richieste? Hai la mia parola; se credi potrai vedere la gloria di Dio. Gli ostacoli naturali non possono impedire l'opera dell'Onnipotente. Scetticismo e incredulità non sono segni di umiltà. La vera umiltà e la vera consacrazione si manifestano con una fede assoluta nelle parole di Gesù. GDN 403.2
“Togliete via la pietra!” Gesù avrebbe potuto ordinare alla pietra di spostarsi ed essa lo avrebbe fatto. Avrebbe potuto ordinare agli angeli che erano al suo fianco di farlo. Al suo ordine, mani invisibili avrebbero rimosso la pietra. Ma quella pietra doveva essere tolta da mani umane. Così l'umanità cooperava pienamente con la divinità. La potenza divina non fa ciò che può essere compiuto da quella umana. Dio non scarta l'uomo, ma lo potenzia e opera con lui, mentre egli si serve delle capacità e delle facoltà che gli sono state accordate. GDN 403.3
L'ordine di Gesù è eseguito. La pietra viene spostata. Tutto viene fatto apertamente e con deliberazione. Tutti possono rendersi conto che non c'è inganno. Il corpo di Lazzaro giace nella tomba, freddo e silenzioso. Le piagnone interrompono i lamenti. Il gruppo dei presenti, sorpreso e nell'attesa, aspetta con trepidazione intorno al sepolcro. GDN 403.4
Gesù è calmo. La solennità dell'ora grava su tutti i presenti. Il Maestro si avvicina ancora al sepolcro poi, alzando gli occhi al cielo, dice: “Padre, ti ringrazio perché mi hai esaudito”. Versetto 41. Non molto prima i suoi nemici lo avevano accusato di bestemmia e avevano raccolto le pietre per lapidarlo perché pretendeva di essere il Figlio di Dio. Lo avevano accusato di compiere i suoi miracoli con la potenza di Satana. Ma qui Gesù chiama Dio suo Padre e con completa fiducia si dichiara Figlio di Dio. GDN 403.5
Gesù, in tutto quello che fece, collaborò sempre con il Padre. Egli ha sempre cercato di dimostrare che non svolgeva un'opera indipendentemente da lui e che compiva i suoi miracoli tramite la fede e la preghiera. Gesù voleva che tutti conoscessero la sua relazione con il Padre. Disse: “Padre, ti ringrazio perché mi hai esaudito. Io sapevo bene che tu mi esaudisci sempre; ma ho detto questo a motivo della folla che mi circonda, affinché credano che tu mi hai mandato”. Versetti 41, 42. GDN 404.1
In quel momento veniva data ai discepoli e al popolo la prova più convincente della relazione tra Cristo e Dio che dimostrava che l'affermazione di Gesù non era un'impostura. GDN 404.2
“Detto questo, gridò ad alta voce: Lazzaro, vieni fuori!” Versetto 43. La sua voce chiara e penetrante colpisce l'orecchio del morto. Nelle sue parole c'è la potenza della divinità. Sul suo volto illuminato dalla gloria di Dio i presenti scorgono la manifestazione della sua potenza. Tutti gli occhi sono fissi sull'ingresso della tomba e le orecchie tese al più lieve rumore. Sorpresi ed eccitati, tutti aspettano la testimonianza della divinità di Cristo, la conferma o la smentita del suo rapporto con Dio. GDN 404.3
C'è un movimento nella tomba silenziosa ed ecco che appare, all'ingresso del sepolcro, colui che era morto. I suoi movimenti sono ostacolati dalle fasce che lo avvolgono, e Gesù dice agli spettatori sbigottiti: “Scioglietelo e lasciatelo andare”. Versetto 44. Di nuovo il Maestro dice che gli uomini devono collaborare con Dio. Gli uomini devono lavorare per gli altri uomini. Lazzaro sta davanti ai presenti, liberato dalle fasce e non più con l'aspetto emaciato del malato, non più con le gambe vacillanti, ma come un uomo nel pieno vigore delle sue forze. Nei suoi occhi brilla l'intelligenza e si legge l'amore per il Salvatore; ed egli si prostra in adorazione ai piedi di Gesù. GDN 404.4
Le persone presenti sono mute per lo stupore; poi, in maniera indescrivibile, manifestano la loro gioia e la loro gratitudine. Le sorelle accolgono Lazzaro come un dono di Dio, e con lacrime di gioia esprimono il loro ringraziamento al Salvatore. Mentre il fratello, le sorelle e gli amici si rallegrano, Gesù si ritrae in disparte. Quando poi cercano chi ha reso la vita, non lo trovano più. GDN 404.5