Betania era vicina a Gerusalemme, e la notizia della risurrezione di Lazzaro giunse ben presto in quella località. I capi vennero subito informati dalle spie che avevano assistito al miracolo. Convocarono immediatamente il sinedrio per decidere cosa fare. Gesù aveva chiaramente manifestato di essere il Signore della morte e della vita. Quel miracolo potente era la migliore dimostrazione del fatto che Dio aveva inviato suo Figlio nel mondo per la salvezza dell'umanità. Quella dimostrazione della potenza divina era sufficiente per convincere ogni persona dotata di ragione e di coscienza. GDN 405.1
Molti fra coloro che furono testimoni della risurrezione di Lazzaro credettero in Gesù, mentre l'odio dei sacerdoti contro di lui aumentava. Avevano respinto le precedenti prove della sua divinità e questo nuovo miracolo li aveva resi ancora più furiosi. Lazzaro era stato risuscitato alla luce del giorno, di fronte a una folla di testimoni; niente avrebbe potuto sminuire l'importanza di quella prova. Per questa ragione l'odio dei sacerdoti cresceva e con maggiore ostinazione decisero di porre termine al ministero di Cristo. GDN 405.2
I sadducei, sebbene non fossero favorevoli a Gesù, non provavano nei suoi confronti la stessa avversione dei farisei e non lo odiavano così intensamente; tuttavia si allarmarono anch'essi. I sadducei non credevano nella risurrezione dei morti. Basandosi su argomenti pseudo-scientifici, affermavano che era impossibile che un corpo morto tornasse alla vita. Ma Gesù con poche parole aveva demolito la loro teoria e aveva messo in luce la loro ignoranza delle Scritture e della potenza di Dio. GDN 405.3
I sadducei non sapevano che cosa fare per sminuire l'impressione favorevole che il miracolo aveva prodotto sul popolo. Come avrebbero potuto distogliere la popolazione da colui che aveva vinto la morte? Vennero fatte circolare false notizie, ma il miracolo non poteva essere negato e non si sapeva come renderne vani gli effetti. GDN 405.4
Sino a quel momento i sadducei non avevano sostenuto il piano di condannare a morte Gesù, ma dopo la risurrezione di Lazzaro si convinsero che solo con la sua morte avrebbero potuto impedire che pronunciasse ancora i suoi coraggiosi rimproveri. GDN 405.5
I farisei, invece, credevano nella risurrezione, e in quel miracolo scorgevano la prova della presenza del Messia. Ma si erano sempre opposti al ministero di Gesù. Sin dall'inizio lo avevano odiato per i suoi rimproveri contro la loro ipocrisia. Aveva strappato loro quel mantello fatto di riti religiosi con cui nascondevano la loro corruzione. La pura religione insegnata da Gesù era una condanna alla loro falsa professione di fede. I farisei desideravano intensamente vendicarsi dei severi rimproveri di Gesù e avevano più volte cercato di spingerlo a dire o a fare qualcosa che offrisse loro l'occasione per condannarlo. Avevano perfino cercato di lapidarlo, ma egli si era silenziosamente ritirato in disparte ed essi l'avevano perso di vista. GDN 406.1
Tutti i miracoli che Gesù aveva compiuto di sabato tendevano ad alleviare le sofferenze; ma i farisei avevano tentato di condannarlo come trasgressore del sabato. Avevano anche cercato di sollevare contro di lui gli erodiani e avevano complottato con loro per condannarlo a morte, accusandolo di voler fondare un regno rivale. Avevano tentato di suscitargli contro i romani, presentandolo come un sovvertitore della loro autorità. Si erano serviti di ogni pretesto per sminuire il suo ascendente sul popolo, ma i loro tentativi erano sempre falliti. GDN 406.2
La folla, vedendo le sue opere di misericordia e ascoltando i suoi insegnamenti puri e santi, si rese conto che non erano né le azioni né le parole di un trasgressore del sabato o di un bestemmiatore. Persino le guardie inviate dai farisei erano rimaste così colpite dalle sue parole che non avevano osato arrestarlo. Non sapendo più a cosa ricorrere, i sacerdoti avevano alla fine deciso di espellere dalla sinagoga tutti coloro che manifestavano fede in lui. GDN 406.3
I sacerdoti, i capi e gli anziani, riuniti in consiglio, erano decisi a ridurre al silenzio colui che aveva compiuto le opere stupende che tutti ammiravano. I sadducei e i farisei, pur essendo divisi da alcune concezioni diverse, si unirono nella loro opposizione a Cristo. Nico-demo e Giuseppe, che si erano opposti nel passato alla condanna di Gesù, non vennero convocati. Erano presenti nel consiglio altri uomini influenti che credevano in Gesù; ma la loro posizione non riuscì a prevalere sulla malvagità dei farisei. GDN 406.4
I membri di quel consiglio non erano però tutti d'accordo. All'epoca il sinedrio non costituiva un'assemblea legale, e la sua esistenza era appena tollerata. Alcuni dei suoi membri discutevano sull'opportunità di condannare a morte Gesù, perché temevano che ciò avrebbe potuto suscitare un'insurrezione popolare e offrire un'occa sione ai romani per ridurre ulteriormente i privilegi del sacerdozio e sottrarre loro l'autorità che ancora detenevano. I sadducei erano uniti nel loro odio contro Gesù, tuttavia procedevano con cautela perché temevano che i romani li privassero della loro posizione privilegiata. GDN 406.5
In quel consiglio, riunito per condannare a morte Gesù, c'era il Testimone che aveva ascoltato le orgogliose parole di Nabucodono-sor, che aveva assistito all'idolatrica festa di Belsatsar, che era presente quando Gesù di Nazaret si era presentato come l'Unto del Signore. Quello stesso Testimone cercava adesso di far capire ai capi che cosa stavano macchinando. Si presentarono chiaramente alle loro menti le opere che Gesù aveva compiuto; ricordarono la scena del tempio quando Gesù dodicenne aveva posto domande ai dottori della legge suscitando il loro stupore. Il grande miracolo appena compiuto testimoniava incontestabilmente che Gesù era il Figlio di Dio. Le profezie messianiche dell'Antico Testamento acquistarono nella loro mente un chiaro significato, perciò essi, perplessi e turbati, si chiesero: “Che facciamo?” Giovanni 11:47. Il consiglio era diviso. Sotto l'influsso dello Spirito Santo, i sacerdoti e i capi sentivano che stavano lottando contro Dio. GDN 407.1
Mentre erano così incerti, si alzò Caiafa, il sommo sacerdote. Era un uomo orgoglioso e crudele, autoritario e intollerante. Nella sua famiglia c'erano dei sadducei che nascondevano, sotto un'apparenza di giustizia esteriore, l'orgoglio, la presunzione, l'indifferenza, l'ambizione e la crudeltà. Caiafa aveva studiato le profezie e, sebbene non ne avesse compreso il vero significato, parlava con grande autorità e sicurezza. “Voi non capite nulla, e non riflettete come torni a vostro vantaggio che un uomo solo muoia per il popolo e non perisca tutta la nazione”. Versetti 49, 50. Il sommo sacerdote voleva dire che Gesù doveva essere condannato a morte, sebbene innocente. Egli provocava disordini attirando a sé il popolo e indebolendo l'autorità dei capi. Era meglio che uno solo morisse, piuttosto che venisse messa in discussione l'autorità dei capi. Se il popolo avesse perso fiducia nei suoi dirigenti, sarebbe crollata la potenza della nazione. Caiafa temeva anche che dopo quel miracolo i discepoli di Gesù si facessero promotori di una rivolta. Allora i romani avrebbero chiuso il tempio, avrebbero abolito le loro leggi e li avrebbero annientati come nazione. La vita di un solo galileo valeva certo molto meno della vita di tutta la nazione. Se costui era un ostacolo per il benessere d'Israele, non si rendeva forse un servizio a Dio eliminandolo? Quindi era meglio che un uomo solo morisse piuttosto che venisse distrutto tutto il popolo. GDN 407.2
Con quest'ultima dichiarazione Caiafa dimostrava di avere una conoscenza delle profezie, sia pur limitata. Giovanni, raccontando il fatto, riprende la profezia e ne mostra l'ampio e profondo significato. “E non soltanto per la nazione, ma anche per riunire in uno i figli di Dio dispersi”. Versetto 52. L'orgoglioso Caiafa riconosceva in parte la missione del Salvatore. GDN 408.1
Sulle labbra del sommo sacerdote questa preziosa verità si tramutò in menzogna. La concezione che egli aveva espresso si basava su un principio pagano. L'oscuro presentimento che qualcuno dovesse morire per gli uomini aveva indotto i pagani a offrire dei sacrifici umani; nella stessa maniera Caiafa aveva proposto il sacrificio di Gesù per salvare la nazione colpevole, non però dalla trasgressione, bensì nella trasgressione, in modo che potessero continuare a peccare. Con il suo ragionamento pensò di ridurre al silenzio tutti coloro che osavano dire che non si era trovato in Gesù niente che lo rendesse meritevole di morte. GDN 408.2
Nei nemici di Gesù si era formata una profonda convinzione. Lo Spirito Santo aveva agito sulle loro menti; Satana però tentò di nuovo di riconquistarle con il ricordo di quello che avevano sopportato per colpa di Gesù, e del poco rispetto che egli aveva dimostrato per la loro giustizia. Gesù aveva rivelato una giustizia molto più ampia, valida per tutti i Agli di Dio. Senza occuparsi delle forme e delle cerimonie dei sacerdoti, aveva esortato i peccatori a rivolgersi direttamente a Dio, come a un padre misericordioso, per fargli conoscere le loro richieste. Per questo insegnamento lo accusavano di aver disprezzato il sacerdozio. Lo accusavano anche di non aver riconosciuto la teologia delle scuole rabbiniche. Denunciando la malvagia condotta dei sacerdoti, ne aveva irrimediabilmente sminuito l'influsso. Aveva dimostrato l'ingiustizia delle loro prescrizioni e delle loro tradizioni, e aveva detto che l'osservanza rigorosa delle loro cerimonie rendeva inutile la legge di Dio. In quel momento, Satana fece tornare loro in mente tutti questi pensieri. GDN 408.3
Egli suggerì loro che dovevano condannare a morte Gesù se volevano conservare la loro autorità. Essi, purtroppo, seguirono quel suggerimento. Il pericolo di perdere il potere che avevano esercitato sino a quel momento parve loro un motivo sufficiente per prendere una simile decisione. A eccezione di pochi che non osarono esprimersi, il sinedrio accolse le parole di Caiafa come parole di Dio. GDN 408.4
Il sinedrio si sentì sollevato e la discordia cessò. Decisero di far morire Gesù alla prima occasione favorevole. I sacerdoti e i capi, respingendo le prove della divinità di Gesù, si erano chiusi in tene bre impenetrabili; si erano completamente abbandonati al dominio di Satana per essere spinti sino alla rovina eterna. Erano così immersi nelle tenebre spirituali che si congratularono per ciò che avevano deciso, stimandosi patrioti impegnati nella salvezza della nazione. GDN 408.5
I membri del sinedrio temevano, attuando le drastiche decisioni, che il popolo si esasperasse e ritorcesse contro di loro la violenza macchinata contro Gesù. Per questi timori, il consiglio rinviò l'esecuzione della decisione. Il Salvatore sapeva del complotto dei sacerdoti; sapeva che volevano eliminarlo e che il loro piano si sarebbe ben presto attuato, ma non voleva affrettare la crisi, perciò si allontanò da quella regione insieme con i suoi discepoli. Con il suo esempio confermò così l'insegnamento che aveva dato: “Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un'altra”. Matteo 10:23. Il campo dove lavorare per la salvezza delle anime è grande, e i collaboratori del Signore non devono mettere a repentaglio la loro vita se non lo esige la fedeltà verso di lui. GDN 409.1
Per tre anni Gesù aveva svolto il suo ministero pubblico in favore del mondo e aveva offerto un esempio di amore disinteressato e di abnegazione. Tutti ora conoscevano la sua vita caratterizzata dalla purezza, dalla devozione e dalla sofferenza; ma l'umanità non poteva sopportare la presenza del suo Redentore per un periodo più lungo. GDN 409.2
La sua vita era tormentata da persecuzioni e offese. Gesù, strappato da Betlemme dall'invidia di un re geloso, respinto dai suoi a Nazaret, condannato a morte senza processo a Gerusalemme, cercò con i suoi pochi fedeli discepoli un rifugio temporaneo in una città straniera. Colui che aveva sempre provato compassione per il dolore degli uomini, che aveva guarito gli ammalati, che aveva reso la vista ai ciechi, l'udito ai sordi, la parola ai muti, che aveva nutrito gli affamati e consolato gli afflitti, ora veniva respinto dal popolo che era venuto a salvare. Colui che aveva camminato sulle onde impetuose e che con la sua parola le aveva placate, colui che aveva cacciato i demoni obbligandoli a riconoscerlo come Figlio di Dio, colui che aveva risvegliato i morti dal loro sonno, che aveva affascinato migliaia di persone con le sue parole di saggezza, adesso non poteva penetrare nei cuori accecati dal pregiudizio e dall'odio, e che respingevano ostinatamente la sua luce. GDN 409.3