Giuda disponeva di notevoli capacità, ma alcuni tratti del suo carattere avrebbero dovuto essere modificati per permettergli di accettare la salvezza. Egli doveva nascere di nuovo, non da seme corruttibile, ma incorruttibile. La sua maggiore tendenza ereditaria, aggravata dalla sua debolezza, era l’avidità. Con il passare del tempo essa divenne un’ abitudine che si evidenziava in ogni suo atteggiamento. Questo contribuì a sviluppare una certa tendenza all’avarizia che sarebbe ben presto diventata in lui dominante. Il guadagno costituiva il suo parametro di valutazione per una corretta esperienza religiosa e ogni nozione di giustizia era subordinata a questo criterio. I principi cristiani di onestà e integrità non avevano importanza nelle attività della sua vita. (...) CEC 159.1
Cristo, rendendosi conto che si stava rovinando a causa della sua avidità, gli offrì la possibilità di ricevere preziose lezioni. Giuda ebbe l’opportunità di udire Gesù che affermava quali principi dovevano animare coloro che desideravano entrare nel suo Regno. Ebbe tutte le possibilità per accogliere Cristo come suo personale Salvatore, ma respinse questo dono perché non intendeva offrire a Cristo la sua volontà e cambiare il suo stile di vita. Egli decise di agire secondo le proprie inclinazioni e a poco a poco si evidenziò la sua tendenza all’avarizia. Pur assumendo le apparenze di un discepolo di Cristo, si appropriava del denaro che apparteneva alla cassa del Signore. (...) CEC 159.2
Giuda avrebbe potuto beneficiare di queste occasioni se fosse stato animato dal desiderio di agire rettamente; ma fu sopraffatto dalla sua tendenza a voler accumulare ricchezze e così l’amore del denaro diventò l’elemento dominante della sua vita. Tollerandolo egli permise che questo tratto del suo carattere si sviluppasse e si radicasse tanto da eliminare dal suo cuore il buon seme della verità. — The Review and Herald, 5 ottobre 1897. CEC 159.3