Ci sono fra noi persone anziane che si avvicinano al termine dei loro giorni, ma nessuno si preoccupa che i loro beni siano devoluti all’opera di Dio e finiscano quindi nelle mani di Satana. Questi capitali erano stati affidati loro da Dio ed essi dovevano restituirli al momento della loro morte. Ma in nove casi su dieci questi fratelli hanno agito in modo tale che Dio non sarà glorificato perché nulla gli verrà restituito. Alcuni sarebbero stati propensi a farlo, ma consigliati da uomini non consacrati, non hanno preso in considerazione Dio nei loro progetti. L’eredità viene affidata a figli e nipoti, spesso con ripercussioni negative, poiché non amando Dio né la sua Parola i beni che appartenevano al Signore passano al nemico che ne dispone a sua discrezione. Satana è molto più vigile, previdente e abile dei nostri fratelli quando si tratta di appropriarsi delle ricchezze che avrebbero dovute essere restituite al Signore per la proclamazione del suo messaggio. I testamenti vengono redatti con tale trascuratezza che, non rispondendo ai requisiti di legge, l’opera di Dio perde milioni di lire. I nostri fratelli dovrebbero sentirsi responsabili in quanto amministratori di Dio. È necessario agire con saggezza in questo campo, affinché i beni che appartengono a Dio gli vengano restituiti. CEC 231.1
Molti si sentono a disagio e credono di avventurarsi su un terreno proibito quando parlano di eredità a persone anziane o inferme per consigliarle a chi destinare i loro capitali. Ma questa responsabilità è sacra come quella della predicazione del Vangelo. Se un uomo possiede dei beni che il Signore gli ha affidato ed è sul punto di abbandonarne la gestione, li affiderà a uomini che non credono affatto in Dio soltanto perché sono suoi parenti? Ogni credente non dovrebbe interessarsi alla felicità eterna di quest’uomo come anche alla prosperità dell’opera di Dio e indurlo a prendere delle decisioni affinché i suoi beni siano consacrati alla diffusione del messaggio evangelico? È giusto che quest’uomo muoia derubando il Signore di ciò che gli appartiene? Sarebbe una grande perdita per lui e per l’opera di Dio affidare il suo denaro a coloro che si disinteressano della Parola di Dio: è come se il suo talento fosse stato seppellito. CEC 231.2
Il Signore desidera che i suoi discepoli dispongano dei loro beni mentre sono in grado di farlo. Alcuni si chiedono: “Dobbiamo privarci di tutto ciò che ci appartiene?” Forse non subito, ma è necessario essere disposti a farlo per amore di Cristo. Riconosciamolo come il Padrone assoluto di tutto ciò che possediamo e utilizziamo i nostri beni con generosità ogni volta che saranno necessari dei fondi per la sua opera. CEC 231.3
Alcuni fanno finta di non sentire quando si sollecita il loro contributo per inviare missionari all’estero o per proclamare la verità e diffonderla come foglie d’autunno in tutte le parti del mondo. Essi tenteranno di giustificare la propria avarizia sostenendo che hanno preso disposizioni affinché i loro beni vengano utilizzati dopo la loro morte: essi hanno pensato a Dio nel loro testamento. Ecco perché vivono da avari derubando Dio nelle decime e nelle offerte e, tramite il testamento, restituiranno al Signore una piccola parte di ciò che era stato loro affidato a titolo di prestito, mentre la parte più consistente andrà ai parenti che non si interessano affatto delle verità bibliche. È un vero e proprio raggiro. Si tratta di rubare a Dio ciò che gli appartiene, non soltanto in vita ma anche dopo la morte. CEC 232.1
È una vera e propria follia aspettare gli ultimi atti di vita per prepararsi a quella eterna. È un grave errore non rispondere immediatamente agli appelli di Dio ed essere generosi soltanto nel momento in cui dobbiamo trasferire ad altri l’amministrazione dei suoi beni. Come mai i ricchi hanno il coraggio di correre simili rischi? Coloro che aspettano gli ultimi momenti della loro esistenza per destinare i loro beni, si lasciano condizionare dalla morte piuttosto che dalla fede in Dio. Agendo in questo modo sono in diretto contrasto con il piano di Dio che è invece ben definito. Se vogliono agire in favore del bene, lo facciano subito e si impegnino con tutte le loro forze, senza lasciarsi sfuggire le occasioni. CEC 232.2
Coloro che trascurano il loro dovere, non rispettando le esigenze di Dio, che acquetano la coscienza affermando che faranno un lascito per testamento, non riceveranno lode né ricompensa da parte del Maestro. Essi non hanno rinunciato a loro stessi, ma da veri egoisti hanno utilizzato i loro beni per tutto il tempo possibile. Solo lo spauracchio della morte ha fatto allentare la presa. Se fossero stati veramente cristiani, ciò che avrebbero dovuto realizzare mentre erano in buona salute non lo avrebbero rinviato all’ultimo momento. Devono consacrare a Dio tutto se stessi, i loro beni e agendo come amministratori fedeli avranno la soddisfazione di compiere il loro dovere. Diventando i propri esecutori testamentari potrebbero rispondere alle esigenze di Dio anziché affidarne la responsabilità agli altri. CEC 232.3
Dovremmo considerarci amministratori dei beni del Signore e riconoscere Dio come il supremo proprietario al quale dovremo restituire ciò che gli appartiene quando ce lo richiederà. Quando ritornerà per richiederci ciò che gli è dovuto, con gli interessi, gli avidi impareranno che invece di moltiplicare i talenti che erano stati affidati loro si sono attirati la condanna del servo inutile. CEC 233.1
Il Signore desidera che la morte dei suoi servitori sia considerata come una perdita per l’influsso positivo che hanno esercitato e per le numerose offerte volontarie per alimentare i fondi dell’opera del Signore. I lasciti testamentari non sostituiscono la generosità che non è stata esercitata nell’arco della vita. Ogni giorno i figli di Dio dovrebbero fare testamento con buone opere e offerte generose. Non è giusto che ciò che si offre al Signore rappresenti una somma irrisoria rispetto a quello che ognuno impiega per se stesso. Facendo ogni giorno testamento ci si ricorderebbe degli oggetti e degli amici che occupano il posto migliore nei nostri affetti. Gesù è il nostro migliore amico. Egli non ha dato valore alla sua vita, ma l’ha offerta per noi ed è diventato povero affinché tramite la sua povertà fossimo arricchiti. Egli vuole tutto il nostro cuore, i nostri beni, tutto ciò che abbiamo e tutto ciò che siamo. CEC 233.2
Numerosi cristiani di professione respingono le richieste di Gesù nell’arco della loro vita limitandosi a una semplice elemosina in punto di morte. Tutti coloro che si trovano in situazioni simili sappiano che questi furti nei confronti di Dio non sono dovuti a impulsi momentanei, ma si tratta di un piano profondamente meditato perché esordiscono nel loro testamento con queste parole: “Nel pieno possesso delle mie facoltà...” Dopo aver derubato Dio durante tutta la vita, continuano a farlo dopo la morte, avendolo deciso nel pieno possesso delle loro facoltà. Alcune persone considerano questi testamenti come una garanzia che permette loro di dormire fra due cuscini. Il loro testamento rientra nella preparazione in vista della morte, essi l’hanno redatto per non essere turbati da queste preoccupazioni in punto di morte. Queste persone possono sentirsi serene al pensiero che un giorno saranno chiamate a rendere conto della loro amministrazione? CEC 233.3
È necessario essere generosi nell’arco della propria esistenza per essere certi di vivere eternamente. Quando inizierà il giudizio e i libri verranno aperti ognuno sarà valutato secondo le sue opere. Molte persone hanno i loro nomi scritti nei registri di chiesa, ma i libri del cielo li accusano di furto. Se non si pentiranno e non lavoreranno per il Maestro con generosità la loro sorte sarà certamente simile a quella del servitore infedele. CEC 233.4
Capita che un uomo d’affari muoia improvvisamente senza aver avuto il tempo di prepararsi per questo momento così delicato. Esaminando la sua situazione finanziaria ci si rende conto che spesso è tragicamente complicata. Le spese legali assorbono gran parte dei suoi capitali e a volte anche la totalità dei suoi beni e non rimane nulla per la vedova, i figli e l’opera di Dio che ne risultano defraudati. I fedeli amministratori di Dio saranno al corrente della loro situazione economica e saranno pronti per ogni evenienza. Se dovessero morire improvvisamente, coloro che sono preposti ad analizzare la loro situazione finanziaria non avrebbero nessuna particolare difficoltà. CEC 234.1
Molti non pensano a redigere il loro testamento perché godono apparentemente di buona salute, ma i nostri fratelli dovrebbero prendere le loro precauzioni. È necessario che siano esattamente al corrente del loro stato patrimoniale e lascino tutto perfettamente in ordine. Devono adottare le disposizioni necessarie affinché tutto sia chiaro, anche qualora dovessero morire improvvisamente. CEC 234.2
I testamenti devono essere redatti legalmente, affinché non possano venire impugnati. Possono rimanere depositati per anni, senza nuocere a nessuno, fermo restando la possibilità di fare delle donazioni all’opera di Dio secondo le necessità. Cari fratelli, avendo redatto il vostro testamento non morirete neanche un giorno prima del tempo. Affidando i vostri beni ai vostri parenti, fate attenzione a non dimenticare l’opera di Dio. Voi gestite i beni del Signore ecco perché dovete innanzi tutto preoccuparvi di rispondere ai suoi appelli. Naturalmente non si tratta di lasciare vostra moglie e i vostri figli nella miseria e in questo senso dovrete adottare le disposizioni del caso. Non conformatevi però alle consuetudini elencando sul vostro testamento una lunga lista di parenti che non abbiano alcuna necessità economica. CEC 234.3
Ricordatevi che disporre dei propri beni in maniera egoistica non rientra nel piano di Dio, ma si tratta di un errore umano. I cristiani dovrebbero presentarsi come dei riformatori e abbandonare l’attuale sistema, redigendo i loro testamenti con tutto un altro stile. Non dimenticate mai che in realtà voi disponete dei capitali di Dio. La sua volontà è legge. Se un uomo vi avesse scelto come esecutore testamentario non utilizzereste la massima attenzione a conoscere la volontà del testatore, per essere sicuro che anche la minima somma sia stata destinata secondo la sua volontà? Il vostro Amico celeste vi ha affidato dei beni e vi ha lasciato il suo testamento per indicarvi l’uso che ne dovete fare. Se considererete questo testamento con un cuore disinteressato, ciò che appartiene al Signore sarà ben impiegato. La causa di Dio è stata trascurata perché coloro che il Signore ha abbondantemente benedetto si sono dimostrati ingrati e disobbedienti. Coloro che fanno testamento non dovrebbero pensare di limitarsi a questo. Essi devono impegnarsi costantemente utilizzando i talenti che sono stati loro affidati per l’edificazione del regno di Dio. Il Signore ha voluto che tutti i suoi figli usino saggiamente i suoi beni e non si propone di sostenere la sua opera tramite atti miracolosi. Egli ha amministratori fedeli che gestiscono saggiamente i suoi beni e consacrano il suo denaro per lo sviluppo del suo regno. Lo spirito di sacrificio e la generosità non dovrebbero rappresentare l’eccezione ma la regola. È necessario rispondere ai bisogni sempre maggiori dell’opera. Gli appelli per trovare uomini disposti a diffondere il messaggio della verità ci giungono da vicino e da lontano. È quindi necessario aumentare il numero dei collaboratori e dei fondi destinati al loro sostentamento. — Testimonies for the Church 4:478-483. CEC 234.4