Quei fratelli, osservatori del sabato, che delegano le loro mogli ad assumersi la responsabilità della gestione delle finanze, mentre sarebbero in grado di farlo personalmente, non si dimostrano saggi e deludono Dio. La funzione di amministratore, che deve esercitare il marito, non deve essere affidata alla moglie. In ogni caso, a volte accade ed entrambi ne subiscono le conseguenze. Si è verificato che un marito credente abbia affidato i suo beni a una moglie non credente con la speranza di farle cosa gradita, di disarmarla nella sua opposizione e di invitarla ad accettare la verità. Ma non è stato altro che un tentativo per acquistare la pace, od obbligare sua moglie a credere nella verità. Agendo in questo modo, il marito trasmette a una persona che non ha simpatia per la verità i beni che Dio gli ha prestato per lo sviluppo della sua opera; un tale amministratore come potrà rendere conto al Maestro quando Egli reclamerà ciò che gli appartiene e con i relativi interessi? CEC 238.1
Genitori credenti hanno spesso trasferito i loro beni ai figli non credenti, perdendo così la possibilità di restituire a Dio ciò che gli è dovuto. In questo modo essi delegano le responsabilità che Dio gli aveva affidato e trasmettono al nemico dei beni che dovevano essere restituiti a Dio a beneficio della sua opera quando glieli richiederà. CEC 238.2
Non rientra nel piano divino che i genitori, che possono ancora occuparsi dei loro affari, affidino l’amministrazione dei loro beni ai figli, anche se condividono la stessa fede. Essi mostrano raramente per l’opera tutto l’interesse che avrebbero dovuto avere e non hanno sufficientemente sperimentato l’avversità e l’afflizione per valutare i tesori eterni e considerarli inferiori rispetto a quelli terreni. Si commette un grosso errore affidando tali beni a queste persone. Esse sono tentate a concentrare i loro interessi sulle ricchezze, a fidarsi e a credere di non aver bisogno d’altro. Quando improvvisamente entrano in possesso di beni che non hanno acquisito con i loro sforzi, non li utilizzano saggiamente. CEC 238.3
Il marito che affida i suoi beni alla moglie le pone davanti una tentazione, che sia credente o meno. Se è credente, ma avara, portata all’egoismo e ad accumulare denaro, avrà difficoltà a gestire i suoi affari e quelli di suo marito. Per restare sulla via della salvezza dovrà eliminare tutti questi difetti e imitare il carattere del Signore cercando di amare il prossimo, come Cristo ci ha amati, e facendo del bene. Ella deve impegnarsi a far crescere in lei il prezioso dono dell’amore che il nostro Salvatore possedeva in tutta la sua pienezza. Tutta la sua vita è stata esente da qualsiasi atteggiamento egoista. CEC 238.4
Qualunque siano state le motivazioni del marito, egli ha messo in difficoltà sua moglie che rischia di intralciare i suoi sforzi per avere il sopravvento. Se ha affidato i suoi beni ai figli le conseguenze saranno le stesse. Dio conosce le motivazioni di quest’uomo. Se ha agito per egoismo e ha concesso i suoi beni per avidità scusandosi di non aver fatto niente per lo sviluppo dell’opera, la maledizione del cielo si abbatterà su di lui. CEC 239.1
Dio conosce i piani e le intenzioni del cuore; sa quali sono le motivazioni degli uomini. La sua disapprovazione si manifesterà in modo visibile e diretto, come nel caso di Anania e Saffira, ma la punizione non sarà meno dura della loro. Nella disonestà gli uomini mentono a Dio. “L’anima che pecca è quella che morrà”. Ezechiele 18:20. CEC 239.2
Coloro che pensano di poter delegare le loro responsabilità alla moglie o ai figli cadono nelle tentazioni del nemico. Trasferendo i loro beni non perderanno la loro responsabilità. Sono responsabili dei beni che il Signore ha affidato loro e non possono in nessun modo delegarne l’amministrazione fino al momento in cui restituiranno a Dio ciò che avevano ricevuto. — Testimonies for the Church 1:528-530. CEC 239.3