È importante dedicare alcune righe per presentare il contesto storico nel quale il volume è stato composto. Senza questa precisazione si corre il rischio di imporre al testo significati che derivano dal nostro contesto storico, quasi sempre molto diverso da quello in cui viveva E. White quando scrisse le riflessioni riportate nel volume, o da quello nel quale vivevano i compilatori che hanno compiuto la scelta delle citazioni. CEC 6.2
Gli anni che precedetero la compilazione di questo volume furono determinanti per la formazione della chiesa e in particolare per la sua riorganizzazione. In questo periodo l’interesse missionario divenne fondamentale per la Chiesa Avventista. Fin dagli anni 1860-70 la chiesa si sentiva chiamata a una predicazione mondiale e questo concetto era stato ripetuto varie volte nelle pubblicazioni avventiste. Agli inizi del 1900 possiamo dire che il senso della missione si rafforzò. Mentre le società più secolarizzate degli Stati Uniti e dell’Europa erano più ostili alla diffusione del Vangelo, quelle in via di sviluppo come l’America del sud, l’Asia e l’Africa si presentarono ai nostri leader come un territorio fertile per una crescita della chiesa in termini numerici. Gli Stati Uniti continuavano a fornire la maggior parte dei dirigenti e il sostegno finanziario a quella che era diventata una chiesa mondiale. La sessione della Conferenza Generale del 1909 decise che le offerte della Scuola del Sabato sarebbero state destinate interamente alle missioni. Nel ventennio successivo si ebbe un considerevole aumento di queste offerte. Nello stesso periodo iniziò un programma di raccolta di fondi per le missioni a livello mondiale. CEC 6.3
Nonostante il bisogno di nuovi fondi, i leader della chiesa cercarono di lavorare nel campo missionario nel modo più efficace possibile utilizzando al massimo le possibilità dell’organizzazione. L’impegno mondiale della chiesa implicava una maggiore responsabilità cristiana, ricordando quei principi biblici che erano alla base dell’economato cristiano. Furono allora ripresentati i consigli che avevano guidato il popolo dell’avvento all’inizio della sua storia, attraverso l’opera di E. White che aveva scritto diversi articoli in proposito su giornali e riviste o altro materiale inedito. CEC 6.4
La maggior parte dei testi usati dai fiduciari per preparare la compilazione di questo volume appartiene a un periodo della storia della Chiesa Avventista in cui l’impegno missionario era particolarmente sentito. Pur di diffondere la Buona Novella i credenti erano disposti a vendere case e terreni; queste proprietà erano viste come un ostacolo per il tempo di distretta che si avvicinava. CEC 7.1
Questo libro è una testimonianza della profonda dedizione dei primi avventisti all’opera del Signore. Essa si concretizza in una generosità e in uno spirito di sacrificio che li rendeva pronti a mettere nelle mani del Signore, nonostante la loro povertà, tutti quei mezzi di cui la chiesa aveva bisogno per svolgere il mandato evangelico. La stessa missione viene adempiuta ancora oggi con l’aiuto del Signore. È in quest’ottica che occorre leggere il capitolo dedicato ai lasciti e alle eredità, tenendo conto che oggi l’usanza di decidere della destinazione del proprio patrimonio prima della morte non è molto seguita nel nostro paese, per cui gli eredi ne dispongono a loro piacimento. Anche l’amministrazione dei beni materiali è un dovere cristiano che non dovrebbe essere delegato ai congiunti che non vivono in una prospettiva di fede. CEC 7.2
Senza raggiungere posizioni estremiste occorre considerare alcuni elementi essenziali. Un credente riconosce di aver ricevuto tutto dal Signore nel corso della sua vita terrena; la famiglia, la comunità, i beni materiali sono doni che Dio ha messo a sua disposizione perché li amministri nel migliore dei modi. CEC 7.3
Quando i suoi congiunti non sono credenti dovrebbe lasciare delle istruzioni precise sul modo in cui desidera venga utilizzato il suo patrimonio, tenendo conto delle necessità dei familiari e senza dimenticare che ciò che possiede è una benedizione del Signore. È sua responsabilità fare in modo che il messaggio del Vangelo, in cui ha creduto, continui a essere diffuso affinché l’opera del Signore progredisca. Così facendo, mentre è ancora in vita, egli potrà essere felice pensando al fatto che i suoi beni contribuiranno ad alleviare le sofferenze dei suoi simili. CEC 7.4
E. White usa spesso formule e concetti tratti dalla Bibbia. Anche in questo caso non bisogna dimenticare il contesto diverso nel quale tutto questo avviene. In particolare ella li riporta con un linguaggio che non è più il nostro e che appartiene a un’altra cultura e mentalità. CEC 7.5
Varie volte, sia nella Bibbia sia in quest’opera si afferma che la fedeltà dell’uomo verrà ricompensata con benedizioni e ricchezze. In realtà non sempre la ricchezza è sinonimo di benedizione divina e la povertà segno di infedeltà e punizione. In una società in cui tutto si misura con il denaro siamo propensi a cadere in questo tipo di errore. Ricordiamoci che il Signore lodò l’offerta della povera vedova che, secondo il ragionamento sopra esposto, non sarebbe stata benedetta da Dio. In realtà la sua povertà corrispondeva a un progetto di fedeltà nei confronti del Signore attraverso il quale ella riceveva delle benedizioni non facilmente percepibili da un osservatore esterno. Ella godeva nel suo cuore della presenza di Dio e intuiva il bisogno di coloro che erano più poveri di lei. CEC 7.6
Dopo aver fornito qualche elemento per comprendere il contesto storico, vorremmo presentare un altro principio fondamentale per un’equilibrata comprensione del testo. Si tratta di un principio ermeneutico che applichiamo alla Parola di Dio ma che è valido anche per gli scritti di E. White: una singola affermazione va inquadrata nel contesto dell’insegnamento globale dell’autore. Vi invitiamo quindi a cogliere la visione dell’insieme di questo volume e di porre ogni citazione in rapporto con il pensiero espresso in altre opere a vostra disposizione. In questo modo avrete una visione più ampia e non rischierete di fraintendere il messaggio essenziale dell’opera. CEC 8.1
Ogni vero credente che vive al servizio del Signore e del prossimo sarà profondamente toccato dal tema affrontato da questo libro: tutto appartiene al Signore ed è Lui che elargisce la sua grazia e ci aiuta a comprendere i principi della gestione cristiana della vita. Comprendendo meglio questi principi si renderà conto delle manifestazioni dell’amore del Signore nella propria vita: non considererà Dio come un esattore che chiede di seguirlo arbitrariamente. Egli ha chiesto ai credenti di collaborare nella sua opera restituendo parte di ciò che nella sua grande bontà continua a donare, sradicando dal cuore l’egoismo e accogliendo le benedizioni spirituali che ne derivano. CEC 8.2
“Il concetto di gestione cristiana della vita deve avere delle implicazioni pratiche per il popolo di Dio... La generosità vivificherà migliaia di credenti che lo sono solo formalmente e che brancolano nel buio. Essi saranno trasformati da adoratori egoisti di Mammona in sinceri e fedeli collaboratori di Cristo per la salvezza dei peccatori”. — Testimonies for the Church 3:387. CEC 8.3
Siamo certi che uno studio accurato dei principi presentati in questo volume contribuirà a trasformare ogni credente sincero affinché avvicinandosi in preghiera al Signore, sia disposto a lasciarlo agire ogni giorno più efficacemente nella propria vita. CEC 8.4
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