Abramo era ormai molto vecchio ma prima di morire, per assicurare l’adempimento della promessa di una discendenza, doveva ancora compiere un atto importante. Isacco, infatti, indicato da Dio come suo successore, custode della legge e padre del popolo eletto, non era ancora sposato. Conoscendo l’idolatria dei cananei, Dio aveva proibito al suo popolo di unirsi in matrimonio con gli abitanti di quella regione perché ciò li avrebbe portati all’apostasia. Il patriarca temeva inoltre che quell’ambiente corrotto avrebbe influenzato suo figlio, così gentile, accondiscendente e pieno d’affetto, il cui carattere rifletteva la fede costante di Abramo in Dio e la sua sottomissione alla volontà divina. Se Isacco si fosse unito a una donna che non rispettava Dio avrebbe forse potuto tradire i suoi princìpi per non rinunciare all’armonia in famiglia. Per Abramo la scelta di una moglie per suo figlio era una questione molto importante; egli era ansioso di trovare una donna che non lo avrebbe allontanato da Dio. PP 140.1
Anticamente i matrimoni venivano in genere stipulati dai genitori: questa era anche l’abitudine di coloro che adoravano Dio. Nessuno, comunque veniva obbligato a sposare una persona che non amava; i giovani erano semplicemente guidati nella loro decisione dai consigli e dall’esperienza di genitori fedeli a Dio. Si riteneva che i figli che non si attenevano a queste direttive compissero un atto disonorevole, quasi un crimine. PP 140.2
Isacco aveva fiducia nella saggezza e nell’affetto del padre ed era contento di seguire i suoi consigli; credeva inoltre che la sua scelta sarebbe stata guidata da Dio stesso. Abramo pensò allora ai parenti di suo padre, che vivevano in Mesopotamia; essi, pur non essendo estranei ai riti pagani, avevano mantenuto la conoscenza e il culto del vero Dio. Isacco, tuttavia non doveva lasciare Canaan per recarsi da loro: piuttosto era necessario trovare una ragazza disposta a lasciare la propria casa per sposarlo e perpetuare la vera religione del Dio vivente. Abramo affidò questo compito importante “al più anziano servitore”, un uomo di esperienza, pio e saggio, che lo serviva fedelmente da molto tempo. Chiese a quel servo un solenne giuramento davanti al Signore: sarebbe andato in Mesopotamia per scegliere come moglie di Isacco una vergine della famiglia di Nahor, e non una cananea. Se non avesse trovato nessuna ragazza disposta a lasciare la sua famiglia, egli non sarebbe stato più vincolato dal giuramento. Il patriarca incoraggiò l’anziano servitore ad adempiere questo compito difficile e delicato affermando che Dio avrebbe sicuramente guidato al successo la missione: “L’Eterno, l’Iddio dei cieli, che mi trasse dalla casa di mio padre e dal mio paese natale... Egli stesso manderà il suo angelo davanti a te...”. Genesi 24:7. PP 140.3
Il messaggero partì senza indugiare; prese con sé dieci cammelli per i suoi accompagnatori e per il corteo nuziale e inoltre dei doni per la sposa e per i suoi parenti. Il viaggio fu lungo e si spinse oltre Damasco, fino alle ricche pianure che si estendono lungo il grande fiume dell’oriente. Arrivato ad Haran, la “città di Nahor”, egli si fermò fuori dalle mura, presso il pozzo al quale le donne del luogo andavano la sera ad attingere l’acqua. Il servitore era molto preoccupato, perché la sua scelta avrebbe avuto effetti importanti non solo per la famiglia del suo padrone, ma anche per le generazioni future. Come poteva scegliere con saggezza fra persone che non conosceva affatto? Si ricordò che Abramo gli aveva promesso che Dio avrebbe inviato il suo angelo per guidarlo e pregò ardentemente per ricevere aiuto. Nella casa del suo padrone era stato abituato a essere sempre gentile e ospitale e ora chiedeva che la ragazza, che Dio aveva scelto, si distinguesse per un suo gesto di cortesia. PP 141.1
La risposta alla sua preghiera non si fece attendere. La sua attenzione fu attratta infatti dalle maniere gentili di una delle donne che erano vicino al pozzo. Quando ella si allontanò, lo straniero le andò incontro per chiederle dell’acqua dalla brocca che portava sulle spalle. La ragazza rispose gentilmente e si offrì di attingere altra acqua per i cammelli, come anche le figlie dei prìncipi avevano l’abitudine di fare per i greggi e le mandrie dei loro padri. Era questo il segno tanto desiderato. “La fanciulla era molto bella d’aspetto...” (Genesi 24:16) e la sua disponibilità e gentilezza dimostravano un animo amabile e una personalità attiva e forte. Dio stava veramente guidando quel servitore. Dopo aver ricompensato la ragazza con ricchi doni per la sua cortesia, il messaggero le chiese quale fosse la sua famiglia. Egli scoprì così che era figlia di Bethuel, nipote di Abramo: allora “s’inchinò, adorò l’Eterno”. Genesi 24:26. PP 141.2
Eliezer, che con il suo atto di adorazione aveva rivelato di appartenere al clan di Abramo, chiese di essere ricevuto nella casa del padre della ragazza. Ella, tornata a casa, raccontò ciò che le era accaduto e Labano, suo fratello, si affrettò a invitare Eliezer e il suo seguito, considerandoli suoi ospiti. PP 141.3
Il servo volle innanzitutto chiarire il motivo del suo viaggio e le particolari circostanze dell’incontro senza dimenticare nel suo racconto la preghiera fatta al pozzo. Poi disse: “E ora, se volete usare benignità e fedeltà verso il mio signore, ditemelo; e se no, ditemelo lo stesso, e io mi volgerò a destra o a sinistra”. Genesi 24:49. La risposta fu: “La cosa procede dall’Eterno; noi non possiam dirti né bene né male. Ecco, Rebecca ti sta dinanzi, prendila, và, e sia ella moglie del figliuolo del tuo signore, come l’Eterno ha detto”. Genesi 24:51. Dopo il consenso della famiglia, fu chiesto a Rebecca se voleva recarsi in un posto così lontano per sposare il figlio di Abramo. In base a ciò che era accaduto ella credette che Dio l’avesse scelta per essere la moglie di Isacco e disse: “Sì, andrò”. Genesi 24:58. PP 142.1
Il servo, felice per il successo della sua missione, era impaziente di partire e far partecipe il suo signore di quella gioia. Così la mattina seguente ripartirono verso casa. Abramo abitava a Beer-Sceba e Isacco, che aveva accompagnato il gregge nelle zone circostanti, era tornato alla tenda di suo padre per attendere l’arrivo del messaggero che proveniva da Haran. “Isacco era uscito, sul far della sera, per meditare nella campagna; e, alzati gli occhi, guardò, ed ecco venire dei cammelli. E Rebecca, alzati anch’ella gli occhi, vide Isacco, saltò giù dal cammello e disse al servo: Chi è quell’uomo che viene pel campo incontro a noi? Il servo rispose: È il mio signore. Ed ella, preso il suo velo, se ne coprì. E il servo raccontò a Isacco tutto quello che avea fatto. E Isacco menò Rebecca nella tenda di Sara sua madre, se la prese, ed ella divenne sua moglie, ed egli l’amò. Così Isacco fu consolato dopo la morte di sua madre”. Genesi 24:63-67. Abramo non ignorava le conseguenze dei matrimoni stipulati sin dai tempi di Caino fra coloro che temevano Dio e quanti non condividevano questi sentimenti; aveva ben presenti le conseguenze del suo matrimonio con Agar e di quelli di Ismaele e Lot. La mancanza di fede di Abramo e Sara aveva determinato, con la nascita di Ismaele, l’unione di una stirpe caratterizzata dall’integrità con una che non aveva alcun rispetto per Dio. L’influsso del patriarca su questo figlio era stato vanificato dai parenti della madre, dediti a pratiche idolatre e dalla sua unione con mogli di fede pagana. La gelosia di Agar e delle mogli che ella scelse per Ismaele innalzarono intorno a quella famiglia una barriera che Abramo cercò invano di abbattere. PP 142.2
L’educazione impartita inizialmente da Abramo aveva esercitato un influsso benefico su Ismaele, ma quello delle sue mogli fu talmente negativo che ben presto l’idolatria si manifestò nella sua famiglia. Lontano dal padre, amareggiato dalle contese e dai conflitti di una casa priva dell’amore e del timore di Dio, Ismaele scelse la vita selvaggia del deserto dandosi alle scorrerie: “...La sua mano sarà contro tutti, e la mano di tutti contro di lui...”. Genesi 16:12. Negli ultimi giorni della sua vita egli si pentì delle sue azioni malvage e tornò al Dio di suo padre, ma ormai aveva trasmesso il suo esempio ai figli. I discendenti furono dei ribelli, adoratori di idoli pagani e sempre in lotta con i discendenti di Isacco. PP 142.3
La moglie di Lot era egoista e irreligiosa: era stata lei a spingere suo marito a separarsi da Abramo. Se non lo avesse consigliato male, Lot non sarebbe mai rimasto a Sodoma e non avrebbe rifiutato i saggi consigli del devoto patriarca. Se non fosse stato per gli insegnamenti di Abramo, l’ascendente della moglie e l’inserimento in quella città malvagia lo avrebbero indotto ad allontanarsi da Dio. Il matrimonio di Lot e la scelta di Sodoma come residenza furono i primi di una serie di eventi che avrebbero afflitto il mondo per molte generazioni. PP 143.1
Chi teme Dio non può unirsi a chi non lo teme senza correre dei rischi. “Due uomini camminano eglino assieme, se prima non si sono concertati?” Amos 3:3. La felicità e la prosperità dell’unione matrimoniale dipendono dalla concordia delle due parti. Tra i credenti e coloro che non sono tali esiste una differenza radicale di gusti, tendenze e obiettivi: servono due “padroni” fra i quali non vi è nulla in comune. Per quanto i suoi princìpi siano onesti e corretti, l’influsso del non credente tenderà ad allontanare il coniuge da Dio. PP 143.2
Chi ha intrapreso una relazione matrimoniale nella condizione di non credente si ritrova, al momento della sua conversione, di fronte a un impegno di fedeltà ancora più forte nei confronti del suo compagno, per quanto possano essere distanti le reciproche posizioni in materia di fede; tuttavia, le richieste di Dio devono essere considerate prioritarie rispetto a qualsiasi legame terreno, nonostante le prove e le persecuzioni che ciò può comportare. Anche se un coniuge fedele può conquistare il non credente attraverso un atteggiamento dolce e affettuoso, nella Bibbia il matrimonio dei cristiani con quanti non condividono la loro fede è proibito. La direttiva del Signore è: “Non vi mettete con gl’infedeli sotto un giogo che non è per voi...”. 2 Corinzi 6:14. PP 143.3
Era un grande onore per Isacco ricevere la promessa che avrebbe rappresentato una benedizione per il mondo. A quarant’anni, egli si era sottomesso alla decisione del padre nell’inviare un servo fedele e di esperienza a scegliere una moglie per lui. Il risultato di quel matrimonio, come ricordato nelle Scritture, è un esempio, tenero e pieno di bellezza, della felicità familiare. “E Isacco menò Rebecca nella tenda di Sara sua madre, se la prese, ed ella divenne sua moglie, ed egli l’amò. Così Isacco fu consolato dopo la morte di sua madre”. Genesi 24:67. PP 143.4
Quale contrasto fra la condotta di Isacco e quella dei giovani del nostro tempo, anche se si dichiarano cristiani! Troppo spesso essi ritengono di avere il diritto di scegliere il proprio compagno o la propria compagna senza ascoltare i saggi consigli di Dio e dei propri genitori; pensano di poter fare da soli una scelta giudiziosa ancor prima di raggiungere l’età adulta. In genere pochi anni di matrimonio sono sufficienti per mettere in evidenza i loro errori, ma spesso è troppo tardi per evitarne le conseguenze. È la mancanza di saggezza e di autocontrollo a determinare le scelte sbagliate che aggravando la situazione, rendono l’unione matrimoniale una schiavitù insopportabile. Così molti hanno rovinato la loro felicità in questa vita e hanno perso la speranza della vita eterna. PP 144.1
Il matrimonio è una scelta che deve essere considerata con cura e per la quale devono essere chiesti i consigli dei più anziani e di coloro che hanno più esperienza. I princìpi contenuti nella Bibbia, la ricerca della guida divina tramite la preghiera, sono indispensabili soprattutto quando si tratta di fare un passo che unirà due persone per tutta la vita. PP 144.2
I genitori non devono mai dimenticare le proprie responsabilità nei confronti dei figli per quanto riguarda la loro felicità futura. La stima di Isacco, per i consigli del padre, era il risultato di un’educazione che lo aveva portato ad apprezzare l’ubbidienza. Abramo esigeva dai figli il rispetto dell’autorità paterna, ma la sua vita di tutti i giorni dimostrava che questa richiesta non era suggerita dall’egoismo e dall’arbitrio, ma era fondata sull’amore e mirava al bene, al progresso e alla felicità. PP 144.3
Padri e madri devono ricordare che è loro dovere orientare i sentimenti dei figli in modo che essi possano scegliere il compagno giusto. Devono rendersi conto che è loro compito formarne il carattere, sin dai primi anni, attraverso l’insegnamento e l’esempio, con la guida della grazia divina, in modo che essi siano leali, nobili, sensibili al bene e alla verità. Gli elementi simili si attraggono. Facciamo in modo che l’amore per la sincerità, l’onestà e la bontà rimangano ben impressi nell’animo dei giovani e così essi cercheranno coloro che possiedono queste stesse caratteristiche. PP 144.4
Con il loro carattere e il loro esempio costante, i genitori devono rappresentare l’amore e la bontà di Dio. Fate in modo che nella vostra casa regni la serenità. Questo la renderà agli occhi dei vostri figli più preziosa dei beni materiali. Suscitate in loro un profondo amore per la famiglia ed essi ricorderanno l’ambiente della loro infanzia come un luogo di pace e felicità, simile al cielo. I familiari non dovranno certo avere lo stesso carattere e si presenteranno spesso occasioni per esercitare la pazienza e la tolleranza, ma grazie all’amore e all’autocontrollo tutto ciò porterà a un’unione più intima. PP 144.5
Il vero amore è un principio nobile e sacro, completamente diverso da un sentimento dominato dall’impulsività, che scompare rapidamente quando viene sottoposto a una dura prova. È grazie al fedele adempimento del loro dovere nella casa paterna, che i giovani si preparano a creare una famiglia. È lì che devono manifestare dedizione, gentilezza, cortesia e simpatia cristiana. L’amore continuerà a riscaldare il loro cuore e colui che lascerà quella famiglia per fondare la propria saprà come rendere felice colei che avrà scelto come compagna della sua vita. Invece di essere la fine dell’amore, il matrimonio rappresenterà il suo inizio. PP 145.1