“Poiché nessuno di voi vive per sé stesso, e neppure muore per sé stesso”. Romani 14:7 VG 237.1
Gli esseri umani sono costantemente tentati nel considerare che qualsiasi influenza che abbiano ottenuto sia il risultato di qualcosa di valido che possiedono in sé stessi. Il Signore non opera con loro, poiché non darà a nessun essere umano la gloria che appartiene al suo nome. Dio sottoporrà ognuno sotto la sua supervisione affinché riconosca che al Signore appartiene tutta la gloria del suo successo. Se faranno questo, cresceranno in conoscenza e sapienza… Se l’agente umano si presenta davanti al Signore in totale umiltà di pensiero, guardando a Dio, confidando in Lui, operando la propria salvezza con timore e tremore, Egli coopererà con lui. Concederà la sua sapienza e il suo potere divino a ognuno che è impegnato al suo servizio. Farà del suo servo umile e fiducioso il suo rappresentante; il quale non innalzerà sé stesso, né cercherà più del dovuto nel concetto più elevato. La vita del servo sarà dedicata a Dio come sacrificio vivente, e Lui accetterà questa vita, la userà e la sosterrà… VG 237.2
La nostra vita non ci appartiene. È di Cristo. Tutto è suo, e noi dobbiamo impiegare le nostre facoltà nel fare la volontà di Dio. Vegli e preghi, usi e si faccia usare nel fare la volontà di Dio con tutto il cuore. Prenda ogni talento che gli è stato affidato, come un tesoro sacro, per essere impiegato nell’impartire agli altri la conoscenza e la grazia ricevute. Così soddisferà il proposito per il quale le è stato dato… VG 237.3
Nehemia, che visse alla corte del monarca (persiano) dopo aver guadagnato un’influenza così grande, si guadagnò quella del popolo in Gerusalemme, invece di appropriasi della lode, elevare il suo carattere e la sua notevole capacità e energia, presentò semplicemente l’argomento com’era. Dichiarò che il suo successo era dovuto alla competente mano di Dio che riposava su di lui. Stimava grandemente la verità che Dio era il suo sostegno in ogni posizione d’influenza. In ogni tratto del suo carattere, grazie al quale otteneva il favore, lodava il potere attivo di Dio… e Lui gli donava sapienza affinché non esaltasse sé stesso. Il Signore gli insegnò a usare i doni che gli erano stati affidati affinché da loro ottenesse il maggior profitto e, sotto la supervisione divina, questi talenti guadagnarono altri. Ogni briciola d’influenza deve essere apprezzata come un dono di Dio. . L’occhio della mente deve essere fisso solo sulla gloria del Signore. Allora il senso di responsabilità aumenterà. I nostri talenti saranno dati ai banchieri affinché siano incrementati e si duplichino. Vi sono centinai di uomini e donne, che, se avessero un adeguato apprezzamento dell’incarico celeste, andrebbero a lavorare seriamente e ferventemente per usare quello che possiedono. VG 237.4
(Lettera 83, del 17 Agosto 1898, inviata a un ministro, dirigente in Australia) VG 237.5