“Dio disse: “Splenda la luce fra le tenebre”, è quello che risplendé nei nostri cuori per far brillare la luce della conoscenza della gloria di Dio, che rifulge nel volto di Gesù Cristo”.
2 Corinzi 4:6 MS1 237.1
Prima della caduta, non una nuvola indugiava sulle menti dei nostri progenitori, che oscurasse la loro chiara percezione del carattere di Dio. Essi erano perfettamente conformi con la volontà del Signore, e come vestito erano ricoperti da una bella luce, la luce di Dio. Il Signore visitava la santa copia e la istruiva attraverso le opere delle Sue mani. La natura era il loro libro di testo. Nel giardino dell’Eden, l’esistenza del Signore era testimoniata attraverso ogni oggetto della natura che li circondavano. Ogni albero del giardino parlava loro. Le cose invisibili di Dio si vedevano con chiarezza, il suo eterno potere e divinità era rivelato dalle cose che erano state create. Ma se è vero che Dio si può discernere nelle opere della natura, questo non appoggia l’affermazione che dopo la caduta una perfetta conoscenza di Dio fu rivelata nel mondo naturale ad Adamo e ai suoi discendenti. La natura poteva trasmettere le sue lezioni all’uomo nella sua innocenza, ma la trasgressione si interpose tra lei e il Dio della natura, ed essa si svigorì e inaridì. MS1 237.2
Se Adamo ed Eva non avessero trasgredito la legge del Creatore, se fossero rimasti sul sentiero della rettitudine, avrebbero potuto conoscere e comprendere il Signore. Ma quando ascoltarono la voce del tentatore, e quindi peccarono, la luce celeste si dipartì da loro, e nel perdere il vestito dell’innocenza rimasero immersi nell’oscurità e nell’ignoranza. La chiara e perfetta luce che fino ad allora li aveva circondati, illuminava tutto quello che gli era vicino, ma privati di questa luce, la discendenza di Adamo non poté più discernere il carattere di Dio nelle Sue opere create. Oggi, le cose della natura, ci danno una debole concezione della bellezza e della gloria del giardino d’Eden, tuttavia la natura continua a proclamare la gloria di Dio con voce inequivocabile, e anche se è ancora bella e rigogliosa, essa purtroppo è contaminata dalla ruggine del peccato. Il Signore Onnipotente, pieno di bontà, di misericordia e d’amore, ha creato la terra, e anche se questa Sua creazione è stata degradata, i Suoi insegnamenti sono stati inculcati all’uomo dall’abile Maestro. MS1 237.3
In questo stupendo LIBRO della natura aperto davanti a noi, troviamo dei meravigliosi fiori profumati e delicatamente colorati, Dio ci ha dato un’inconfondibile testimonianza del Suo amore. Dopo il peccato di Adamo, il Signore avrebbe potuto distruggere ogni germoglio e ogni fiore, ma, invece di toglierci quella meravigliosa fragranza così gradita ai nostri sensi, la lasciò per la nostra gioia. Nella terra inaridita, bruciata, piena di rovi, di spine, di zizzanie, e segnata dalla maledizione, possiamo leggere la legge della condanna. Tuttavia, attraverso i delicati colori e profumi dei fiori, possiamo ancora imparare che Dio ci ama e la Sua misericordia non è scomparsa del tutto. La natura e ricca di insegnamenti spirituali per l’umanità. I fiori muoiono per rigermogliare alla nuova vita, e questo costituisce una grande lezione per noi, riguardo alla risurrezione. Tutti coloro che amano Dio “rifioriranno” nuovamente nel nuovo Eden. La sola natura non può insegnarci il meraviglioso amore di Dio. Pertanto, dopo la caduta, essa non è l’unica scuola per l’uomo. Affinché il mondo non rimanesse nell’oscurità, in una eterna notte spirituale, il Dio della natura ci ha unito in Gesù Cristo, il Figlio di Dio che venne in questo mondo come Rivelazione del Padre. MS1 238.1
“Egli, la vera luce che illumina ogni uomo stava venendo nel mondo”.
Giovanni 1:9 MS1 238.2
Noi dobbiamo contemplare “la conoscenza della gloria di Dio che rifulge nel volto di Gesù Cristo”.
2 Corinzi 4:6 MS1 238.3
Nella persona dell’Unigenito Figlio, il Signore ha accondisceso a chinarsi alla nostra natura umana. Alla domanda di Tommaso Gesù rispose: MS1 238.4
“Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se mi aveste conosciuto avreste conosciutoanche mio Padre; e fin da ora lo conoscete, e l',avete visto. Filippo gli disse: Signore, mostraci il Padre e ci basta”. Gesù gli disse: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre; come mai tu dici: Mostraci il Padre? Non credi tu che io sono nel Padre e che il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico di mio; ma il Padre che dimora in me, fa le opere sue. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se no, credete a causa di quelle opere stesse”.
Giovanni 14:6-11 MS1 238.5
La lezione più difficile e umiliante che l’uomo ha dovuto imparare, fu la sua inefficienza nel dipendere dalla sapienza umana, e il fallimento dei propri sforzi per comprendere correttamente la natura. Il peccato ha oscurato la sua saggezza, di conseguenza egli, non è in grado di interpretare la natura senza collocarla al di sopra di Dio. Non può discernere in essa Dio e né Gesù Cristo, che Lui ha inviato. MS1 238.6
L’uomo è nella stessa posizione degli ateniesi, poiché essi erigevano degli altari per il culto alla natura. In mezzo all’Areopago, Paolo presentò davanti agli abitanti di Atene la maestà del Dio (Sconosciuto) vivente in contrasto col loro culto idolatrico. MS1 238.7
“E Paolo, stando in piedi in mezzo all’Areòpago, disse: “Ateniesi, vedo che sotto ogni aspetto siete estremamente religiosi. Poiché, passando, e osservando gli oggetti del vostro culto, ho trovato anche un altare sul quale era scritto: Al Dio sconosciuto. Orbene, ciò che voi adorate senza conoscerlo, io ve lo annunzio. Il Dio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso, essendo Signore del cielo e della terra, non abita in templi costruiti da mani d’uomo; e non è servito dalle mani dell’uomo, come se avesse bisogno di qualcosa; lui, che dà a tutti la vita, il respiro e ogni cosa. Egli ha tratto da uno solo tutte le nazioni degli uomini perché abitino su tutta la faccia della terra, avendo determinato le epoche loro assegnate, e i confini della loro abitazione, affinché cerchino Dio, se mai giungano a trovarlo, come a tastoni, benché egli non sia lontano da ciascuno di noi. Difatti, in lui viviamo, ci moviamo, e siamo, come anche alcuni vostri poeti hanno detto: “Poiché siamo anche sua discendenza”. Essendo dunque discendenza di Dio, non dobbiamo credere che la Divinità sia simile a oro, ad argento, o a pietra scolpita dall’arte e dall’immaginazione umana”.
Atti 17:22-29 MS1 239.1