Questa bella parabola che Cristo ci ha presentato, parla della pecora smarrita e del pastore che ha lasciato le novantanove per andare in cerca di quella perduta, ci illustra l’opera di Cristo, la condizione del peccatore e la gioia dell’universo nel vedere la salvezza dell’anima. Il pastore non è negligente nel controllare le sue pecore e non dice: “Ho 99 pecore, sarebbe troppo problematico andare in cerca della perduta. Aprirò la porta dell’ovile, così essa potrà ritornare da sola. Io non posso preoccuparmi di un’unica bestia perduta”. No! Non appena una pecora perde la strada, il pastore soffre e con ansia va alla sua ricerca. Egli conta e riconta il gregge, e quando è sicuro che ne manca una, lascia le novantanove e va subito alla sua ricerca. Non importa se la notte sia buia e tempestosa, se ci siano dei pericoli, egli non bada alla sua stanchezza, non vacilla, ma va alla ricerca fino a quando non la trova. Poi, una volta trovatala, mette l’animale sulle spalle e comincia a canticchiare con gioia, perché la sua ricerca non è stata vana, e riporta la perduta all’ovile. In seguito invita gli amici e i vicini e dice loro: MS1 282.3
“Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la mia pecora che era perduta”.
Luca 15:6 MS1 282.4
Allo stesso modo quando una persona perduta è trovata dal Grande Pastore delle pecore, gli angeli celesti rispondono alla nota intonata dal Pastore con inni di gioia. Quando il perduto è stato ritrovato, il cielo e la terra si uniscono in ringraziamento e allegria. MS1 282.5
“Vi dico che così ci sarà più gioia in cielo per un solo peccatore che si ravvede, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di ravvedimento”.
Luca 15:7 MS1 282.6