Durante il banchetto sacrilego, il re Beltsasar non era cosciente del fatto di avere degli ospiti non invitati. Il Dio del cielo aveva udito le lodi tributate con vasi d’oro e d’argento. Egli vide la profanazione di ciò che gli era stato dedicato in virtù di una santa consacrazione, applicato a scopi profani e licenziosi. TMGI 323.3
Questa verità dovrebbe renderci tristi, perché chi vive in questi ultimi giorni, è più colpevole di quanto non fosse stato Beltsasar. Questo è possibile in molti modi. Quando gli uomini fanno dei voti di consacrazione compromettendo tutte le loro facoltà e mettendole al servizio sacro di Dio; quando occupano posti come commentatori della Verità Biblica ricevendone l’incarico solenne; quando Dio e gli angeli sono citati come testimoni della solenne dedizione dell’anima, corpo e spirito al servizio di Dio, perché questi uomini che occupano un incarico tanto sacro, profanano le facoltà che Dio gli ha concesso dedicandoli a propositi empi? I vasi sacri che Dio vuole usare per un’opera elevata e santa, nella sua alta e dominante sfera saranno rovesciati per servire a concupiscenze degradanti. Questo, non è forse un tipo d’idolatria degradante? Le labbra esprimono lodi e adorano un essere umano peccaminoso, proferendo travolgenti espressioni di tenerezza ed adulazione che appartengono solo a Dio. Le facoltà dedicate a Dio in solenne consacrazione servono una meretrice, perché ogni donna che acconsente alle attenzioni di un altro uomo che non è suo marito, che ascolta le sue insinuazioni, e le sue orecchie si compiacciono nell’ascoltare le sue profuse parole d’affetto, di adulazione o di tenerezza, essa è adultera e prostituta. TMGI 323.4
Nessuna disgrazia è tanto grande quanto il convertirsi all’adorazione di un falso dio. Nessun uomo si trova in un’oscurità tanto miserevole quanto quella di chi ha perso la via del cielo. Sembra essere dominato dall’infatuazione, perché ha un falso dio. Il compito di trasformare l’adorazione resa a esseri umani caduti e corrotti di questa terra, verso l’unico Oggetto di culto, sembra senza speranza. TMGI 324.1
Nel nostro tempo, spesso si ripetono le feste e i culti di Beltsasar, e il suo peccato si ripete ogni volta che il cuore d’una persona, che Dio chiede di dare a Lui per santificarlo, si volge invece ad adorare un essere umano, e le labbra pronunciano parole di lode e adorazione che appartengono solo al Signore, Dio del cielo. Quando si permette che gli affetti, che il Signore reclama per sé, si dirigano su oggetti terreni, (una donna, un uomo, o qualsiasi altra cosa terrena) Dio è sostituito da questi oggetti o persone, ed essi incatenano i sensi e gli affetti; e le facoltà che furono solennemente consacrate a lui ora sono dedicate all’essere umano contaminato dal peccato. Gli uomini e le donne che una volta hanno portato l’immagine di Dio, ma che si sono perduti a causa della disubbidienza e del peccato, potranno essere restaurati nuovamente dal Signore e resi partecipi alla natura divina, essendo fuggiti dalla corruzione che vi è nel mondo a causa della concupiscenza. Quando gli uomini e le donne dedicano le facoltà ricevute da Dio per propositi empi e per servire la concupiscenza, Egli è disonorato, ed essi sono rovinati. Quando vi dedicate all’adorazione di un uomo o una donna, ricordatevi che è presente lo stesso Testimone che presenziava alla festa di Beltsasar. In quell’occasione, nel bel mezzo di quell’orgia, quando Dio era stato dimenticato, quando i sensi carnali erano eccitati, una sensazione di terrore s’impossessò di ogni anima. TMGI 324.2
La coppa che era stata lodata e idolatrata dal re, cadde dalle sue deboli mani, e secondo il linguaggio dello Spirito del Signore, “allora il re cambiò colore e i suoi pensieri lo spaventarono; le giunture dei suoi fianchi si rilassarono e le sue ginocchia cominciarono a sbattere l’una contro l’altra”. (Daniele 5:6) TMGI 324.3
Una mano misteriosa tracciò alcuni caratteri sulla parete. Queste dita misteriose che appartenevano a un potere invisibile, ed erano guidate da lui, scrivendo le parole misteriose e incomprensibili per questi impauriti dissoluti. Una luce come un fulmine, seguì la formazione d’ogni lettera, e rimase lì come se fossero caratteri vivi avendo uno spaventoso e terribile significato per tutti quelli che le contemplavano. “MENE, MENE, TEKEL, UPHARSIN”. La loro stessa ignoranza riguardo a quelle lettere tracciate sul muro, che continuavano ad irradiare ignoranza o il terrore nei loro cuori peccaminosi. Questa scritta era una denuncia contro le loro coscienze. Il sospetto, la paura e l’inquietudine s’impossessarono del re e dei principi. TMGI 325.1
Beltsasar, (intimorito da questa dimostrazione del potere di Dio, che rivelava che vi era un testimone tra loro, benché essi non lo sapevano) aveva avuto grandi opportunità di conoscere le opere e la potenza dell’Iddio vivente, e di fare la Sua volontà. Egli fu privilegiato per aver ricevuto molta luce. Suo nonno, Nabucodonosor, era stato avvertito del pericolo di dimenticare Dio e glorificare se stesso. Beltsasar, era a conoscenza riguardo al suo esilio dalla società e dagli uomini per vivere tra le bestie dei campi, e questi fatti che avrebbero dovuto essere una lezione per lui, furono ignorati, come se non fossero mai avvenuti; così egli continuò a ripetere gli stessi peccati di suo nonno. Ebbe l’insolenza di commettere i crimini che arrecarono i giudizi di Dio su Nabucodonosor. Fu condannato, ma non soltanto per la sua malvagità, ma anche per non aver approfittato delle opportunità e delle capacità che avrebbe dovuto coltivare, e lo avrebbero aiutato TMGI 325.2
ad agire rettamente. TMGI 325.3