Quando Gesù ebbe preso l'aceto, disse: «È compiuto”. E, chinato il capo, rese lo spirito. Giovanni 19:30 CIF 40.1
Mai prima la terra era stata testimone di un evento simile. La folla restò a contemplare il Salvatore come paralizzata e con il fiato sospeso. Riapparvero le tenebre, si udì un rimbombo simile a quello di tanti tuoni e vi fu un violento terremoto. I presenti furono scaraventati gli uni addosso agli altri: era una scena terribile di confusione e spavento. Grossi massi si staccarono dalle montagne vicine e precipitarono nella pianura. Alcuni sepolcri si aprirono e i morti uscirono dalle tombe. Sembrava che il creato si dissolvesse. Sacerdoti, capi, soldati, carnefici e tutta la folla, muti di terrore, giacevano a terra. CIF 40.2
Nel momento in cui Gesù esclamò: “È compiuto!”, dei sacerdoti officiavano nel tempio. Era l’ora del sacrificio della sera. L’agnello, simbolo del Cristo, stava per essere immolato. Il sacerdote, con i sontuosi paramenti sacerdotali, aveva il coltello in mano, come Abramo quando stava per uccidere proprio figlio. La folla contemplava attenta la scena. Ma in quello stesso momento la terra fu scossa perché il Signore stesso si avvicinava. Con un rumore lacerante la cortina interna del tempio fu strappata in due, da cima a fondo, da una mano invisibile e svelò agli occhi della folla il luogo in cui si manifestava la presenza di Dio. Lì, sul propiziatorio, il Signore esprimeva la sua gloria. Soltanto il sommo sacerdote sollevava la cortina che separava il luogo santissimo dall’altra parte del santuario, una volta l’anno, per fare l’espiazione dei peccati del popolo. Ma adesso quella cortina era strappata in due. Il luogo santissimo del santuario terreno aveva perso il suo carattere sacro. CIF 40.3
Ovunque regnavano terrore e confusione. Il sacerdote stava per immolare la vittima, ma il coltello gli cadde dalla mano tremante e l’agnello fuggì. Il simbolo si era incontrato con la realtà nel momento della morte del figlio di Dio. Il grande sacrificio era compiuto. La via che dava accesso al santuario fu aperta, una via nuova e vivente, accessibile a tutti; l’umanità peccatrice e sofferente non aveva più bisogno di aspettare la venuta del sommo sacerdote. Da quel momento in poi il Salvatore avrebbe officiato in cielo come sacerdote e avvocato. Fu come se una voce dicesse agli adoratori: “Sono cessati tutti i sacrifici e tutte le offerte per il peccato.” “Il Figlio di Dio è venuto secondo la sua Parola”. CIF 40.4
“Ecco, io vengo (nel rotolo del libro è scritto di me) per fare, o Dio, la tua volontà”. Per “il proprio sangue, è entrato una volta per sempre nel santuario, avendo acquistata una redenzione eterna”. DA 756,757 CIF 40.5