Dio ha affidato a ognuno di noi dei doni di cui ci ritiene responsabili. Egli desidera che sviluppiamo la nostra mente per utilizzare i talenti che ci ha donato per realizzare il bene alla sua gloria. Tutte le nostre capacità sono un dono di Dio, siamo suoi debitori: esse possono essere sviluppate e orientate in modo da raggiungere l’obiettivo per cui ci sono state date. È un dovere educare la mente in vista della crescita dello spirito e di tutte le altre facoltà. Tutto ciò rafforzerà le nostre possibilità intellettuali e adempiremo gli obiettivi per cui ci sono state elargite. TT1 202.1
Molti non realizzano tutto il bene possibile perché esercitano la loro intelligenza in un’unica direzione e trascurano le attività per le quali non si sentono portati. Possediamo alcune facoltà a uno stadio embrionale e non le utilizziamo perché non amiamo fare lo sforzo necessario per espanderle. Tutte le energie mentali devono essere esercitate e sviluppate. La percezione, la capacità di giudizio, la memoria e tutte le facoltà della nostra mente devono possedere la stessa forza, solo così saremo equilibrati. TT1 202.2
Se certe facoltà venissero privilegiate a scapito di altre, non si raggiungerebbe l’obiettivo di Dio, perché tutte hanno la stessa importanza e sono interdipendenti fra loro. Per riuscire a conservare l’equilibrio una facoltà non può essere impiegata efficacemente senza la cooperazione di tutte le altre. Se tutta l’attenzione e la forza sono concentrate su una delle nostre potenzialità, mentre le altre vengono trascurate, questa si svilupperà eccessivamente, perché le altre non sono state coinvolte. Alcune menti sono atrofizzate e mancano del giusto equilibrio. Non siamo tutti uguali: alcuni manifestano certe capacità che altri hanno solo a livello embrionale. Queste carenze, così evidenti, non dovrebbero esistere. Se coloro che si rendono conto di questi limiti si impegnassero a migliorare, esercitando e rafforzando i punti deboli del proprio carattere, raggiungerebbero un buon equilibrio. TT1 202.3
È facile, ma non sempre positivo, ricorrere alle facoltà che sono più sviluppate trascurandone altre. Si dovrebbe prestare la massima attenzione proprio a queste ultime per ottenere una mente equilibrata, in cui tutto funzioni perfettamente. Abbiamo bisogno dell’aiuto di Dio per preservare tutte le nostre facoltà. I cristiani devono ampliare le proprie capacità sviluppando e rafforzando tutti i loro talenti. Se trascuriamo di farlo, non riusciremo mai a realizzare gli obiettivi che ci sono stati affidati. Non abbiamo il diritto di trascurare neppure uno dei doni che Dio ci ha dato. Ovunque si incontrano persone affette da monomania; generalmente sono persone capaci da tutti i punti di vista eccetto uno. La ragione di questo fenomeno va ricercata nel fatto che una parte della mente è stata particolarmente esercitata, mentre le altre si sono a poco a poco atrofizzate. Quella parte continuamente attivata è arrivata a esaurirsi e tutto l’essere è andato alla deriva. In questo modo Dio non è stato glorificato. Se l’intelligenza fosse stata sviluppata in modo armonico, senza far continuamente appello a una stessa facoltà, la mente avrebbe conservato il suo equilibrio, perché non avrebbe utilizzato soltanto alcune caratteristiche a scapito di altre. TT1 202.4
I pastori devono fare attenzione a non sostituire al piano di Dio i loro obiettivi. Corrono il pericolo di limitare l’opera del Signore, di confinare la loro attività solo in certi settori e di non accordare interesse a tutti i dipartimenti dell’opera di Dio. Alcuni concentrano la loro mente su un argomento, escludendone altri, che forse hanno uguale importanza. Sono uomini che hanno un’idea fissa: tutte le loro forze sono monopolizzate da quell’idea e ogni altra considerazione ha perso valore; quell’unico tema è diventato l’oggetto costante dei loro pensieri e l’argomento della loro conversazione. Tutto ciò che è in relazione con quel soggetto è subito afferrato e assimilato con interesse e discusso così a lungo che la mente ne risulta affaticata. TT1 203.1
Spesso si perde tempo nella spiegazione di aspetti privi d’importanza, che dovrebbero essere accettati senza ulteriori discussioni. Le realtà vitali, invece, dovrebbero essere chiarite tramite tutte quelle argomentazioni che possono metterne in evidenza l’importanza. La capacità di concentrarsi su un unico punto è, per certi aspetti, positiva, ma l’esercizio costante di questa facoltà indebolisce gli altri organi coinvolti: essi si affaticano e quindi non è possibile realizzare gli obiettivi positivi che ci si era prefissi. Il peso dello sforzo grava su un gruppo di organi, mentre altri rimangono inutilizzati. La mente non viene esercitata in modo equilibrato e quindi la vita è abbreviata. TT1 203.2
Tutte le facoltà devono essere impiegate in un’attività equilibrata e armonica. Quelli che concentrano tutte le loro forze mentali su un unico soggetto risultano inefficaci da altri punti di vista, perché le loro energie non sono ben ripartite. Il soggetto preferito impegna tutta la loro attenzione ed essi si sentono sempre più coinvolti. Hanno nuove intuizioni nella misura in cui vi si concentrano, ma sono pochi quelli in grado di seguirli a meno che non abbiano consacrato al tema stesso un’uguale profondità di pensiero. C’è il rischio che questi uomini piantino il seme della verità a una profondità tale che il tenero e prezioso germoglio non riesca mai a raggiungere la superficie. TT1 203.3
Alcuni spesso si impegnano in lavori che non sono stati richiesti e quindi non saranno mai apprezzati. La capacità di concentrarsi non deve essere sopravvalutata perché la mente non risulterà ben equilibrata. Molti assomigliano a una macchina in cui lavorano solo alcuni ingranaggi. Una parte del meccanismo si arrugginisce nell’inattività, mentre altre parti si consumano per l’uso costante. Uomini che sviluppano solo una o due facoltà, e che non le esercitano tutte nello stesso modo, non possono compiere neppure la metà del bene che Dio vorrebbe che essi facessero: sono degli uomini a senso unico, che sfruttano solo una parte delle facoltà che Dio ha affidato loro e lasciano che l’altra resti inattiva. TT1 203.4
Dovendo realizzare una certa attività, che richiede una particolare riflessione, non devono concentrare tutte le loro energie su quell’unico soggetto, escludendo ogni altro interesse. Non è positivo che soltanto un ramo dell’opera attiri la loro attenzione a scapito di tutti gli altri. Sarebbe un male per loro e per l’opera in generale. Nessun settore specifico deve impegnarli al punto tale che altri rami vengano trascurati. TT1 203.5
Alcuni autori devono fare costantemente attenzione perché rischiano di rendere oscuri i punti chiari, utilizzando tante argomentazioni che non hanno nessuna rilevanza per il lettore. Se essi si dilungheranno in modo noioso su alcuni punti, fornendo ogni particolare che viene loro in mente, lavoreranno inutilmente. L’interesse del lettore non sarà sufficientemente profondo da indurlo a leggere tutto, fino alla fine. I punti fondamentali della verità potrebbero passare quasi inosservati se si sottolineano troppo i particolari. Se si affronta l’argomento in modo molto ampio, il soggetto sul quale ci si concentra risulta inefficace se non viene presentato in modo da produrre il massimo risultato e risvegliare l’interesse generale. TT1 204.1
Oggi è meglio presentare la verità con uno stile facile, sostenendola con poche ma solide argomentazioni, piuttosto che ricercare e presentare una serie infinita di prove schiaccianti; per molti il soggetto presentato non apparirà ben definito come avrebbe potuto esserlo prima che venissero avanzate così tante prove e obiezioni. In molti casi una semplice affermazione risulta più efficace di lunghe argomentazioni: alcuni danno molte cose per scontate e prove ulteriori risulterebbero inutili. TT1 204.2