Questi ammonimenti sono stati insolitamente trascurati. Perfino fra quanti si dicono cristiani, la vera ospitalità è poco praticata. Nel nostro popolo l’opportunità di offrire l’ospitalità non è considerata nel modo dovuto: privilegio e benedizione. In generale c’è poca socievolezza, poca disposizione a far posto alla nostra mensa a due o tre persone, senza imbarazzo e senza ostentazione. Alcuni si difendono dicendo che “è un disturbo eccessivo”. Non sarebbe così se dicessero: “Non abbiamo preparato nulla di speciale, però siamo felici di offrirle quello che abbiamo”. L’ospite inatteso apprezza una buona accoglienza molto più di piatti elaborati. Fare per i visitatori dei preparativi che richiedono tempo, tempo che appartiene al Signore, vuol dire rinnegare Cristo. In questo commettiamo un furto nei confronti di Dio e facciamo del torto agli altri. Nel preparare un ricevimento ricercato, molti privano la propria famiglia di attenzioni di cui ha bisogno, e danno ad altri un esempio che tanti seguiranno. TT2 377.2
L’ambizione di emergere nel ricevere degli ospiti crea pesi inutili e preoccupazioni assillanti. Per preparare una notevole varietà di portate per la tavola, la massaia si affatica eccessivamente. A motivo dei tanti piatti preparati, gli ospiti eccedono nel mangiare; e così, dal sovraccarico di lavoro da una parte e dall’abbondante cibo ingerito dall’altra, ne seguono malattia e sofferenza. Questi pranzi così elaborati costituiscono un onere e un danno. TT2 377.3
Il Signore vuole che noi ci curiamo degli interessi dei nostri fratelli e sorelle. L’apostolo Paolo ha illustrato la cosa. Scrivendo alla chiesa di Roma egli dice: “Vi raccomando Febe, nostra sorella, che è diaconessa della chiesa di Cencrea, perché la riceviate nel Signore, in modo degno dei santi, e le prestiate assistenza, in qualunque cosa ella possa aver bisogno di voi; poiché ella pure ha prestato assistenza a molti e anche a me stesso”. Romani 16:1, 2. Febe accoglieva l’apostolo, ed era nota per la sua ospitalità verso i forestieri bisognosi di cura. Il suo esempio dovrebbe essere imitato dalle chiese di oggi. TT2 377.4
Dio è scontento dell’interesse egoistico spesso manifestato per” me e la mia famiglia”. Ogni famiglia che coltivi simile spirito ha bisogno di convertirsi ai puri princìpi esemplificati nella vita di Cristo. Coloro che si rinchiudono in se stessi, che sono poco disposti a occuparsi dei visitatori, perdono molte benedizioni. TT2 377.5
Alcuni nostri operai occupano posizioni che li obbligano a ricevere spesso dei visitatori, fratelli o estranei. Alcuni suggeriscono che la federazione ne tenga conto e accordi loro un’aggiunta al normale stipendio per coprire queste spese fuori programma. Il Signore, però, ha insegnato a tutto il suo popolo il dovere dell’ospitalità. Non rientra nell’ordine di Dio che uno o due pratichino l’ospitalità per una federazione o una chiesa, oppure che degli operai siano pagati per ospitare i loro fratelli. Questa è una invenzione frutto dell’egoismo, e gli angeli di Dio ne tengono conto. TT2 377.6
Quelli che vanno da una località all’altra come evangelisti o missionari, dovrebbero essere ospitati dai membri delle chiese nelle quali si recano. Fratelli e sorelle, preparate un alloggio per questi operai, anche se ciò può costituire un grosso sacrificio personale. TT2 378.1
Cristo tiene conto di ogni spesa affrontata per esercitare l’ospitalità per amor suo, e provvederà a quanto occorre per questo. Coloro che per amore di Cristo accolgono i fratelli, facendo del loro meglio perché la visita risulti utile a se stessi e agli ospiti, sono ricordati in cielo come degni di benedizioni speciali. TT2 378.2