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Gesù di Nazaret

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    Capitolo 19: Al pozzo di Giacobbe

    Tornando in Galilea, Gesù passò attraverso la Samaria. Era mezzogiorno quando giunse con i suoi discepoli nella magnifica valle di Sichem. All'ingresso della valle c'era il pozzo di Giacobbe. Stanco del viaggio, Gesù si sedette accanto al pozzo mentre i suoi discepoli andarono a comprare del cibo.GDN 127.1

    Gli ebrei e i samaritani erano acerrimi nemici ed evitavano, nella misura del possibile, ogni relazione fra loro. Trafficare in caso di necessità con i samaritani era considerato dai rabbini cosa legittima, ma ogni altro rapporto sociale era condannato. Un ebreo non avrebbe mai chiesto nulla a un samaritano, né avrebbe mai accettato da lui una gentilezza, fosse pure un pezzo di pane o un bicchiere d'acqua. Anche i discepoli non pensavano neppure lontanamente di chiedere un favore ai samaritani, giacché condividevano gli stessi pregiudizi. Comprando del cibo, agivano secondo le abitudini del tempo, ma non sarebbero andati al di là di questo. Anche loro non avrebbero mai chiesto un favore a un samaritano e neppure glielo avrebbero fatto.GDN 127.2

    Appena Gesù si fu seduto accanto al pozzo sentì fame e sete. Il viaggio era iniziato fin dal mattino e, in quel momento, il sole di mezzogiorno batteva sopra di lui. Aveva sete, e lì vicino si trovava dell'acqua fresca, ma per lui inaccessibile: non poteva attingerne perché non aveva né corda né secchio, e il pozzo era profondo. Gesù era soggetto alle limitazioni di tutti gli uomini, perciò dovette aspettare che qualcuno venisse ad attingere.GDN 127.3

    Una donna samaritana si avvicinò e, mostrando noncuranza nei suoi confronti, riempì il suo secchio d'acqua. Mentre stava per andarsene, Gesù le chiese da bere. Nessun orientale avrebbe rifiutato un dono simile. In oriente l'acqua era chiamata “il dono di Dio”. Dare da bere a un viaggiatore assetato era considerato un dovere talmente sacro, che ci si allontanava dal proprio cammino per adempierlo. L'odio tra gli ebrei e i samaritani ostacolava lo scambio di simili gentilezze, ma il Salvatore cercava la chiave del cuore di quella donna e, con un tatto che esprimeva l'amore divino, non offrì un favore, ma lo chiese.GDN 127.4

    Un favore sarebbe stato forse rifiutato, ma la fiducia fa nascere la fiducia. Il Re del cielo si accostò a quell'anima diseredata e le chiese un favore. Colui che ha creato l'oceano e controlla le acque dell'abisso, che ha fatto scaturire le sorgenti e i corsi d'acqua, si riposò della sua fatica accanto al pozzo di Giacobbe e dovette fare assegnamento su di una donna straniera per il dono di un po': d'acqua.GDN 128.1

    La donna vide subito che Gesù era un ebreo. Sorpresa, si dimenticò di esaudire la richiesta e cercò di scoprirne la ragione. “Come mai tu che sei Giudeo chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?” Giovanni 4:9.GDN 128.2

    Gesù rispose: “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è che ti dice: Dammi da bere, tu stessa gliene avresti chiesto, ed egli ti avrebbe dato dell'acqua viva”. Versetto 10. Ti stupisci perché io ti ho chiesto un favore così modesto; ma, se tu lo desiderassi, io ti farei bere l'acqua di vita eterna.GDN 128.3

    La donna non comprese le parole di Gesù, ma ne avvertì il solenne significato. Il suo atteggiamento frivolo mutò. Pensando che Gesù alludesse all'acqua del pozzo, disse: “Signore, tu non hai nulla per attingere, e il pozzo è profondo; da dove avresti dunque quest'acqua viva? Sei tu più grande di Giacobbe, nostro padre, che ci diede questo pozzo e ne bevve egli stesso”. Versetti 11, 12. La donna aveva davanti a sé un viaggiatore assetato, stanco e polveroso, e lo paragonava al grande patriarca Giacobbe. Le piaceva pensare che tutti gli altri pozzi fossero inferiori a quello scavato dagli antenati. Volgeva il suo pensiero indietro verso gli avi e avanti verso il Messia, mentre la speranza degli antenati, il Messia in persona, le era accanto senza che lei lo sapesse. Anche oggi tante anime assetate vivono accanto alla fonte di acqua viva e cercano lontano le sorgenti della vita.GDN 128.4

    Gesù non rispose subito alla domanda che lo riguardava, ma disse con tono solenne: “Chiunque beve di quest'acqua avrà sete di nuovo; ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete; anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una fonte d'acqua che scaturisce in vita eterna”. Versetti 13, 14.GDN 128.5

    Chi cerca di dissetarsi alle sorgenti terrene avrà sempre sete. Gli uomini sono sempre insoddisfatti. Anelano a qualcosa che soddisfi le esigenze dell'animo. Solo Cristo può rispondere. Il mondo ha bisogno di lui. La grazia divina che solo lui può elargire, è un'acqua viva che purifica, rinfresca e fortifica lo spirito.GDN 128.6

    Gesù non intendeva dire che un solo sorso d'acqua potesse bastare. Chi ha gustato l'amore di Cristo, vuole gustarne sempre di più. Ma non avrà bisogno di altro. Le ricchezze, gli onori, i piaceri del mondo non lo attrarranno più, ma cercherà una maggiore conoscenza di Cristo. Colui che svela all'essere umano le sue necessità, desidera placarne la fame e la sete. Tutti i mezzi umani verranno a mancare, le cisterne si vuoteranno, le sorgenti si inaridiranno; ma il nostro Redentore è una fonte inesauribile. Il credente in cui Cristo dimora ha in sé una fonte di benedizione, “una fonte d'acqua che scaturisce in vita eterna”. A questa fonte può attingere forza e grazia per tutte le sue necessità.GDN 128.7

    Quando Gesù parlava dell'acqua viva, la donna lo guardava con attenzione e stupore, perché era nato in lei il desiderio di ottenere quel dono. L'interlocutrice si rese conto che egli non si riferiva all'acqua di quel pozzo che essa beveva sempre e che non le toglieva definitivamente la sete. “Signore, dammi di quest'acqua, affinché io non abbia più sete e non venga più fin qui ad attingere”. Versetto 15.GDN 129.1

    Gesù cambiò improvvisamente discorso. Per poter ricevere il dono di Dio, quell'anima aveva bisogno di riconoscere il suo peccato e il suo Salvatore. Perciò disse alla donna: “Va' a chiamar tuo marito e vieni qua”. Ella rispose: “Non ho marito”. Sperava così di evitare ogni domanda di quel genere. Ma il Salvatore proseguì: “Hai detto bene: Non ho marito; perché hai avuto cinque mariti; e quello che hai ora, non è tuo marito; in questo hai detto la verità”. Versetti 16-18.GDN 129.2

    La donna fremette. Uno sguardo misterioso scrutava le pagine della sua vita e metteva in luce ciò che essa sperava di tenere nascosto. Ma chi era colui che indagava i suoi segreti? Pensò all'eternità, al giudizio, a quando tutto sarà svelato. La sua coscienza si risvegliò.GDN 129.3

    La donna non poté negare, ma evitò ogni accenno a un argomento così scabroso. Disse perciò, con profondo rispetto: “Signore, vedo che tu sei un profeta”. Versetto 19. Poi, per far tacere la propria coscienza, avviò la conversazione su un problema religioso. Il suo interlocutore, essendo profeta, avrebbe certamente potuto risolvere dei problemi sui quali da tanto tempo si discuteva.GDN 129.4

    Con pazienza, Gesù la lasciò passare a quell'argomento, aspettando l'occasione per parlare al suo cuore. “I nostri padri hanno adorato su questo monte”, disse la donna, “ma voi dite che a Gerusalemme è il luogo dove bisogna adorare”. Versetto 20. Davanti a loro si profilava il monte Garizim, del cui tempio in rovine restava in piedi solo l'altare.GDN 129.5

    Gli ebrei e i samaritani avevano spesso discusso sul vero luogo di adorazione. Alcuni antenati dei samaritani un tempo facevano parte del popolo d'Israele; ma poi, per i loro peccati, il Signore aveva permesso che fossero vinti da una nazione pagana. Per molte generazioni erano vissuti insieme con gli idolatri, e la loro religione ne era stata gradualmente contaminata. Secondo loro, gli idoli ricordavano il Dio vivente, Signore dell'universo; ma in realtà il popolo si abbandonava alla venerazione delle immagini scolpite.GDN 129.6

    Al tempo di Esdra, quando il tempio di Gerusalemme doveva essere ricostruito, i samaritani avrebbero desiderato collaborare a quell'opera; ma non fu loro concesso e nacque una grande rivalità fra i due popoli. Allora i samaritani costruirono un altro tempio sul monte Garizim. Là offrivano il loro culto secondo il cerimoniale di Mosè, senza però rinunciare del tutto all'idolatria. Quel tempio fu poi distrutto dai nemici e sembrò che una maledizione pesasse su di loro; essi rimasero però attaccati alle loro tradizioni e alle loro forme di adorazione. Non riconoscevano il tempio di Gerusalemme come la casa di Dio, né ammettevano la superiorità della religione ebraica.GDN 130.1

    Gesù rispose: “Donna, credimi; l'ora viene che né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete; noi adoriamo quel che conosciamo, perché la salvezza viene dai giudei”. Versetti 21, 22. Gesù aveva dimostrato di non condividere i pregiudizi contro i samaritani. Ora cercava di abbattere quelli che la donna aveva contro gli ebrei. Dicendo che la fede dei samaritani era frutto dell'idolatria, riconosceva che le grandi verità della redenzione erano state affidate agli ebrei e che fra loro doveva apparire il Messia. Nelle Sacre Scritture essi avevano una chiara rivelazione del carattere di Dio e dei princìpi del suo governo. Gesù sentiva di appartenere al popolo d'Israele al quale Dio si era rivelato.GDN 130.2

    Era suo desiderio che i pensieri della donna si elevassero al di sopra di forme, cerimonie e controversie. “Ma l'ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori. Dio è Spirito; e quelli che l'adorano, bisogna che l'adorino in spirito e verità”. Versetti 23, 24.GDN 130.3

    Qui Gesù dichiarò la stessa verità che aveva annunciata a Nico-demo con le parole: “Se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio”. Giovanni 3:3. Gli uomini entrano in comunione con il cielo non attraverso un monte o un tempio santo. La religione non deve essere limitata a forme esteriori o a cerimonie. La religione che viene da Dio è l'unica che può condurre a lui. Per poter servire Dio correttamente dobbiamo nascere dallo Spirito Santo. Così il cuore purificato e la mente rinnovata ci conferiscono una nuova capacità di conoscere Dio, amarlo e ubbidire spontaneamente alla sua volontà.GDN 130.4

    In questo consiste la vera adorazione, frutto dell'azione dello Spirito Santo. Dio gradisce ogni preghiera sincera, sostenuta dallo Spirito. Quando qualcuno cerca Dio, lo Spirito Santo è all'opera e Dio gli si rivelerà. Egli si fa trovare da questi adoratori e desidera accoglierli come figli.GDN 130.5

    La donna rimase colpita dalle parole di Gesù. Non aveva mai udito nulla di simile né dai sacerdoti del suo popolo, né dagli ebrei. Mentre il suo passato scorreva nella sua mente si rese conto della sua grande povertà spirituale. Sentiva quella sete che le acque del pozzo di Sichar non avrebbero mai potuto estinguere. Nulla, prima di quel momento, aveva suscitato in lei un desiderio così ardente. Sebbene Gesù le avesse dimostrato di saper leggere i segreti della sua vita, lo sentiva come un amico compassionevole. La sua presenza, di una purezza assoluta, era certo sufficiente a condannare il peccato; ma non aveva pronunciato parole di condanna, le aveva parlato della sua grazia capace di rinnovare il suo spirito. La donna cominciava a comprendere qualcosa del carattere di quel profeta e si chiedeva se non fosse lui il Messia atteso da tanto tempo. Gli disse allora: “Io so che il Messia (che è chiamato Cristo) deve venire; quando sarà venuto ci annunzierà ogni cosa”. Gesù le disse: “Sono io, io che ti parlo!” Giovanni 4:25, 26.GDN 131.1

    Mentre la samaritana ascoltava questa dichiarazione, nel suo cuore nacque la fede. Essa credette in quell'annuncio straordinario che sgorgava dalle labbra del Maestro divino.GDN 131.2

    Quella donna si trovava nelle condizioni spirituali adatte ad accogliere le più grandi rivelazioni. Si interessava, infatti, delle Scritture, e lo Spirito Santo aveva preparato il suo cuore per ricevere una luce maggiore. Conosceva la profezia dell'Antico Testamento: “Per te il Signore, il tuo Dio, farà sorgere in mezzo a te... un profeta come me; a lui darete ascolto!” (Deuteronomio 18:15), e desiderava conoscerlo meglio. La sua mente cominciava già ad aprirsi. L'acqua viva, la vita spirituale che Cristo comunica a ogni spirito assetato, zampillava in lei. Lo Spirito Santo agiva su di lei.GDN 131.3

    Gesù non avrebbe annunciato la sua messianicità agli ebrei orgogliosi così chiaramente come fece con questa donna. Con loro era molto più riservato. Ciò che non aveva detto agli ebrei, e che i suoi discepoli dovevano tenere segreto, lo rivelò a quell'umile samaritana. Gesù sapeva che si sarebbe servita di quelle conoscenze per condurre altri a sperimentare la sua grazia.GDN 131.4

    I discepoli, al loro ritorno, si stupirono nel vedere che il Maestro parlava con una donna. Egli non bevve e neppure assaggiò cibo. Quando la donna se ne andò, i discepoli lo invitarono a mangiare. Lo vedevano silenzioso, assorto, con il viso raggiante, immerso nella meditazione. Temevano di interrompere la sua comunione con il cielo. Ma, sapendo che era debole e stanco, ritennero loro dovere ricordargli il bisogno di nutrirsi. Gesù, sebbene commosso per la loro sollecitudine, rispose: “Io ho un cibo da mangiare che voi non conoscete”. Giovanni 4:32.GDN 131.5

    I discepoli si chiedevano chi mai avesse potuto portargli del cibo. Gesù continuò: “Il mio cibo è far la volontà di colui che mi ha mandato, e compiere l'opera sua”. Versetto 34. Si rallegrava perché le sue parole avevano ridestato la coscienza di quella donna. Vedeva la samaritana nell'atto di bere dell'acqua viva, e per lui era come soddisfare la fame e la sete. L'adempimento della missione per la quale aveva lasciato il cielo, gli infondeva vigore e lo poneva al di sopra delle necessità umane. Operare in favore di un'anima affamata e assetata di verità era per lui una cosa più gradevole del prendere cibo o del dissetarsi. Gli era di conforto e di ristoro. La bontà era la vita del suo spirito.GDN 132.1

    II nostro Redentore desidera intensamente che gli uomini lo accettino. Si aspetta la simpatia e l'amore di coloro che ha riscattato con il suo sangue. Si rallegra intensamente quando si rivolgono a lui per aver vita. Come la madre attende il sorriso con cui il suo bambino inizia a conoscerla, così Cristo aspetta l'espressione di un amore riconoscente, la prova dell'inizio della vita spirituale.GDN 132.2

    Nell'ascoltare le parole di Cristo, la donna aveva provato una grande gioia. Una rivelazione così meravigliosa superava quasi le sue possibilità di comprensione. Dimenticandosi del secchio, corse in città per raccontare agli altri ciò che aveva udito. Gesù sapeva perché se n'era andata. Il secchio dimenticato indicava l'effetto delle parole udite. L'ardente desiderio dell'acqua di vita aveva fatto dimenticare alla donna non solo la ragione per cui era andata al pozzo, ma perfino la sete del Salvatore. Con il cuore traboccante di gioia, correva per far conoscere agli altri la preziosa luce ricevuta.GDN 132.3

    Diceva ai suoi concittadini: “Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto; non potrebbe essere lui il Cristo?” Versetto 29. Le sue parole toccarono il cuore degli uditori. Sul suo volto c'era un'espressione diversa, e tutto il suo aspetto era cambiato. Chi l'ascoltava desiderò vedere Gesù. “La gente uscì dalla città e andò da lui”. Versetto 30.GDN 132.4

    Gesù, seduto accanto al pozzo, contemplava i campi di grano che si stendevano davanti ai suoi occhi; il sole accarezzava quei campi ancora verdi. Mostrando questo spettacolo ai discepoli, Gesù ne colse il valore simbolico. “Non dite voi che ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ebbene, vi dico: alzate gli occhi e guardate le campagne come già biancheggiano per la mietitura”. Versetto 35. Mentre diceva queste parole, il suo sguardo si volgeva verso un gruppo di persone che si avvicinavano al pozzo. Mancavano quattro mesi al raccolto, ma vi era una messe già pronta per la falce dei mietitori.GDN 132.5

    “Il mietitore riceve una ricompensa e raccoglie frutto per la vita eterna, affinché il seminatore e il mietitore si rallegrino insieme. Poiché in questo è vero il detto: L'uno semina e l'altro miete”. Versetti 36, 37. Gesù si riferiva al servizio per l'Eterno a cui sono chiamati coloro che accettano il Vangelo. Questi sono i rappresentanti di Dio, ed egli chiede il loro servizio. Sia che seminino, sia che mietano, sono suoi collaboratori. Uno sparge il seme, l'altro raccoglie i covoni; ambedue ricevono il premio e si rallegrano del frutto del loro lavoro.GDN 133.1

    Gesù disse ai discepoli: “Io vi ho mandati a mietere là dove voi non avete lavorato; altri hanno faticato, e voi siete subentrati nella loro fatica”. Versetto 38. Il Salvatore pensava al grande raccolto del giorno della Pentecoste. I discepoli non dovevano considerarlo unicamente come il risultato della loro fatica: essi infatti avrebbero partecipato ai frutti della fatica fatta anche da altri. Fin dalla caduta di Adamo, Cristo ha affidato il seme della verità ai suoi discepoli affinché sia sparso nei cuori. Un fattore invisibile e onnipotente ha operato in modo silenzioso ma efficace per produrre il raccolto. La rugiada, la pioggia e il sole della grazia di Dio sono stati concessi per rinfrescare e nutrire il seme della verità che Cristo avrebbe arricchito con il proprio sacrificio. I suoi discepoli avevano il privilegio di collaborare con Dio, con Cristo e con i santi uomini del passato. Con la discesa dello Spirito Santo alla Pentecoste, migliaia di persone si sarebbero convertite in un solo giorno. Ecco quale sarebbe stato il risultato della semina di Cristo, la messe del suo lavoro.GDN 133.2

    Le parole dette alla donna erano un buon seme che non avrebbe tardato a portare frutto. I samaritani ascoltarono Gesù e credettero. Riuniti intorno a lui, accanto al pozzo, lo tempestarono di domande e ascoltarono con gioia le sue spiegazioni su numerosi argomenti che fino a quel momento erano stati per loro oscuri. Grazie alle parole di Cristo i loro dubbi si dileguarono. Erano come un popolo immerso nelle tenebre che segue un improvviso raggio di luce che annuncia lo spuntare del giorno. Non si accontentarono infatti di questa conversazione, volevano saperne di più e volevano che anche i loro amici ascoltassero quel Maestro straordinario. Lo invitarono nella loro città e lo pregarono di fermarvisi. Gesù rimase due giorni in Samaria e molti credettero in lui.GDN 133.3

    I farisei disprezzavano la semplicità di Gesù, non volevano riconoscere i suoi miracoli e chiedevano un segno con cui dimostrasse la sua natura di Figlio di Dio. I samaritani, invece, non ne chiesero nessuno e Gesù non operò miracoli in mezzo a loro, tranne quello di aver rivelato i segreti della samaritana. Ma molti lo accettarono, e nella gioia da poco sperimentata dicevano alla donna: “Non è più a motivo di quello che tu ci hai detto, che crediamo; perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il Salvatore del mondo”. Versetto 42.GDN 133.4

    I samaritani credevano che il Messia sarebbe venuto per redimere non solo gli ebrei, ma tutto il mondo. Lo Spirito Santo, tramite Mosè, aveva preannunciato che egli sarebbe stato un profeta inviato da Dio. Mediante Giacobbe era stato detto che in lui si sarebbero riuniti tutti i popoli e, attraverso Abramo, che in lui sarebbero state benedette tutte le nazioni della terra. I samaritani basavano su questi passi la loro fede nel Messia. Il fatto che gli ebrei avessero interpretato male i profeti più recenti, attribuendo al primo avvento di Cristo la gloria del suo ritorno, aveva indotto i samaritani a respingere tutti gli scritti sacri, ad eccezione di quelli relativi a Mosè. Ma, appena il Salvatore ebbe confutato quelle interpretazioni sbagliate, molti accettarono le ultime profezie e le parole di Cristo stesso sul regno di Dio.GDN 134.1

    Gesù aveva iniziato ad abbattere il muro di separazione fra gli ebrei e i gentili e a proclamare la salvezza al mondo. Benché ebreo, egli trattava liberamente con i samaritani, senza curarsi per nulla delle abitudini farisaiche della sua nazione. Nonostante i pregiudizi, accettò l'ospitalità di un popolo disprezzato: dormì sotto il loro tetto, mangiò alla loro tavola un cibo preparato e servito dalle loro stesse mani, insegnò nelle loro strade e li trattò con la massima amabilità.GDN 134.2

    Nel tempio di Gerusalemme, un muro separava il cortile esterno da tutte le altre parti dell'edificio sacro. Su di esso era scritto in più lingue che nessuno straniero doveva superare quel limite. Se un Gentile fosse penetrato nella parte interna del tempio, lo avrebbe profanato e avrebbe pagato quella colpa con la vita. Ma Gesù, l'autore del tempio e dei suoi servizi, legò a sé i gentili con il vincolo della simpatia, e con la sua grazia divina offrì loro la salvezza che gli ebrei avevano respinto.GDN 134.3

    II soggiorno di Gesù in Samaria fu una benedizione per i suoi discepoli che erano ancora sotto l'influsso del fanatismo ebraico. Essi pensavano che la fedeltà alla propria nazione esigesse anche l'odio nei confronti dei samaritani. Si meravigliarono perciò della condotta di Gesù. Tuttavia non poterono rifiutarsi di seguire il suo esempio; e durante i due giorni in Samaria, sebbene non fossero ancora del tutto convinti, non si lasciarono dominare dai pregiudizi grazie alla fedeltà al Maestro. Erano lenti a imparare che il disprezzo e l'odio dovevano cedere in loro il posto alla compassione e alla simpatia. Ma, dopo l'ascensione di Cristo le sue lezioni ebbero per loro un significato nuovo. Dopo la discesa dello Spirito Santo essi si ricordarono dello sguardo del Salvatore, delle sue parole, del rispetto e della gentilezza da lui manifestati verso quegli stranieri disprezzati. Pietro, quando andò a predicare in Samaria, comunicò il medesimo spirito del Maestro. Giovanni, quando fu chiamato a Efeso e a Smirne, ricordò l'esperienza di Sichar e fu grato al divino Maestro che, prevedendo le loro difficoltà, li aveva aiutati con il suo esempio.GDN 134.4

    Il Salvatore prosegue oggi la stessa opera di quando offrì alla samaritana l'acqua della vita. Può accadere talvolta, a coloro che si dicono suoi discepoli, di disprezzare i miseri e tenerli a distanza; ma nessuna differenza di nascita o di stirpe, nessuna differenza economica può privare gli uomini dell'amore di Gesù. A ognuno, per quanto colpevole, Gesù dice: “Se tu me l'avessi chiesto, ti avrei dato dell'acqua viva”.GDN 135.1

    Il messaggio del Vangelo non deve essere diretto solo a coloro che, a nostro giudizio, ci farebbero onore accettandolo. Va annunciato a tutti. Cristo è pronto per istruire, ovunque si trovino, le persone che hanno il cuore aperto a ricevere la verità. Egli fa loro conoscere il Padre e il tipo di adorazione che gradisce. Parlando con loro, non usa metafore ma dice chiaramente, come alla donna al pozzo: “Sono io, io che ti parlo!”GDN 135.2

    Quando Gesù si sedette accanto al pozzo di Giacobbe, veniva dalla Giudea dove il suo ministero aveva prodotto pochi frutti. Era stato respinto dai sacerdoti e dai rabbini, e perfino quelli che si dicevano suoi discepoli non avevano riconosciuto il suo carattere divino. Si sentiva debole e stanco, ma non trascurò l'occasione di parlare a una donna, sebbene straniera e peccatrice.GDN 135.3

    Il Salvatore non aspettava di avere un vasto uditorio per insegnare. Spesso cominciava con le poche persone che gli stavano intorno. I passanti allora si fermavano l'uno dopo l'altro e si formava così una folla che ascoltava con stupore e riverenza le parole del Maestro inviato dal cielo. Il testimone di Cristo deve provare lo stesso fervore sia rivolgendosi a pochi uditori sia a una numerosa assemblea. Talvolta accade che una sola persona sia presente per ascoltare il messaggio, ma chi può dire fin dove il suo influsso potrà arrivare? Perfino ai discepoli il colloquio di Gesù con la samaritana parve una cosa insignificante. Ma egli le parlò con più zelo ed eloquenza di quanto non avrebbe fatto con re, magistrati o sommi sacerdoti. Gli insegnamenti dati a questa donna sono stati ripetuti Ano agli estremi confini della terra.GDN 135.4

    Dopo aver trovato il Salvatore, la samaritana condusse altri uditori. Mostrò uno spirito missionario più intenso di quello dei discepoli. Essi non consideravano per nulla la Samaria come un campo promettente. Rivolgevano i loro pensieri a una grande opera futura, senza scorgere, proprio accanto a loro, un raccolto pronto per la mietitura. Invece, una città intera ascoltò il Salvatore tramite una donna disprezzata che aveva trasmesso subito ai suoi concittadini il messaggio ricevuto.GDN 136.1

    Questa donna, con il suo esempio ci dimostra come agisce una fede vera in Cristo. Chi ha bevuto dell'acqua della vita diviene egli stesso una fonte di vita. Ogni vero discepolo nasce nel regno di Dio come missionario. Colui che ha ricevuto, dona. La grazia di Cristo è per ogni spirito come una sorgente nel deserto, che sgorga per tutti, per offrire acqua viva a coloro che stanno per morire.GDN 136.2

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