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Stupenda Grazia Di Dio

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    L’agonia nel Getsemani, 9 giugno

    Padre mio, se è possibile, allontana da me questo calice; tuttavia, non come io voglio, ma come vuoi tu. Matteo 26:39 SGD 164.1

    Nel giardino del Getsemani, Cristo soffrì al posto dell’uomo, e la natura umana del Figlio di Dio, vacillò sotto il terribile orrore della colpa del peccato, finché dalle sue labbra pallide e tremanti uscì un grido agonizzante: Padre mio, se è possibile, allontana da me questo calice… La natura umana sarebbe morta in quel momento, proprio lì, sotto l’orribile sensazione del peccato, se non fosse venuto un angelo del cielo per fortificarlo e sopportare questa tremenda agonia... Cristo stava soffrendo la pena della morte sentenziata sui trasgressori della legge di Dio. SGD 164.2

    È una cosa spaventosa per il peccatore impenitente cadere nelle mani dell’Iddio vivente. Lo dimostra la storia della distruzione del mondo antico col diluvio e il fuoco che scese dal cielo e distrusse gli abitanti di Sodoma. Ma questo non è mai stato provato in modo così ampio come nell’agonia di Cristo, il Figlio del Dio infinito, quando sopportò l’ira di Dio e il peso dei peccati di tutto il mondo che Egli prese su di sé.SGD 164.3

    Come conseguenza del peccato e della trasgressione della legge di Dio, il giardino del Getsemani è diventato il luogo di sofferenza per eccellenza, per un mondo decaduto. Nessun dolore, nessuna agonia, può essere confrontata con quello che ha sopportato il Figlio di Dio. SGD 164.4

    Non è mai stato chiesto all’uomo di portare i peccati altrui, in modo che mai conoscerà gli orrori della maledizione del peccato che dovette sopportare il Salvatore. Nessun dolore umano potrà mai essere confrontato con il dolore di Colui sul quale ricadde l’ira di Dio in modo così travolgente. Sì, la natura umana può sopportare il dolore, ma in quantità limitata. L’uomo limitato può sopportare il dolore in misura limitata, cosicché la natura umana soccombe; ma la natura di Cristo ha una capacità maggiore nel soffrire. L’agonia che Cristo ha sopportato, allarga, approfondisce e dà una concezione più estesa del carattere del peccato, e del carattere della retribuzione che Dio farà ricadere su coloro che persistono a vivere nel peccato. Il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, per il peccatore pentito e credente.17SGD 164.5

    La spada della giustizia è stata sguainata, e l’ira di Dio contro l’iniquità si è posata sul sostituto dell’uomo, Gesù Cristo, L’Unigenito del Padre.18SGD 164.6

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