LEZIONI PRATICHE DEI TIPI
La purificazione sia nel servizio cerimoniale sia in quello reale doveva essere fatta con il sangue: nel primo con il sangue di animali, nel secondo con il sangue di Gesù. Paolo afferma che la purificazione deve essere fatta con il sangue, perché senza spargimento di sangue non c’è remissione. L’opera da compiere è proprio la remissione o rimozione del peccato. Ma in che modo il peccato può essere messo in rapporto con il santuario sia in cielo sia sulla terra? Lo si può comprendere riferendoci al servizio simbolico in quanto i sacerdoti, che officiavano sulla terra, servivano come “...figura e ombra delle cose celesti...”. (Ebrei 8:5)GSS 131.1
L’opera del santuario terrestre si realizzava in due fasi: i sacerdoti officiavano ogni giorno nel luogo santo, mentre una volta all’anno il sommo sacerdote svolgeva una speciale opera di espiazione nel luogo santissimo per la purificazione del santuario. Ogni giorno il peccatore pentito portava la sua offerta alla porta del tabernacolo e, ponendo la mano sul capo della vittima, confessava i suoi peccati trasferendoli così, simbolicamente, da se stesso alla vittima innocente. L’animale poi veniva ucciso. “Senza spargimento di sangue” dice l’apostolo “non c’è remissione”. “La vita della carne è nel sangue...” (Levitico 17:11). La legge di Dio che era stata infranta esigeva la morte del trasgressore, e così il sangue, simbolo della vita del peccatore di cui la vittima portava la colpa, veniva introdotto dal sacerdote nel luogo santo e spruzzato davanti al velo dietro al quale vi era l’arca contenente la legge trasgredita dal peccatore. Con questa cerimonia il peccato, mediante il sangue, era trasferito simbolicamente nel santuario. In certi casi il sangue non veniva portato nel luogo santo e la carne della vittima espiatoria era mangiata dal sacerdote come Mosè aveva detto ai figli di Aaronne: “...l’Eterno ve l’ha dato perché portiate l’iniquità della radunanza...”. (Levitico 10:17) Le due cerimonie erano entrambe simbolo del trasferimento del peccato dal penitente al santuario.GSS 131.2
Questa era l’opera che si svolgeva giorno dopo giorno, per tutto l’anno. I peccati d’Israele venivano così trasferiti nel santuario ed era quindi necessaria una cerimonia speciale per la loro rimozione. Dio ordinò che si facesse un’espiazione per ognuno dei due luoghi sacri: “Così farà l’espiazione per il santuario, a motivo delle impurità dei figliuoli d’Israele, delle loro trasgressioni e di tutti i loro peccati. Lo stesso farà per la tenda di convegno che è stabilita fra loro, in mezzo alle loro impurità”. Si doveva fare anche un’espiazione per l’altare dell’incenso per purificarlo “...a motivo delle impurità dei figliuoli d’Israele”. (Levitico 16:16,19)GSS 132.1
Una volta l’anno, nel gran giorno dell’espiazione, il sommo sacerdote entrava nel luogo santissimo per la purificazione del santuario. Quest’opera completava il servizio dell’intero anno. In questo giorno solenne due capri venivano portati alla porta del tabernacolo e si tirava a sorte: “...per vedere qual de’ due debba essere dell’Eterno e quale di Azazel”. (Levitico 16:8) Il capro sul quale era caduta la sorte per l’Eterno doveva essere ucciso come offerta per il peccato del popolo. Il sacerdote poi portava il suo sangue oltre il velo e lo spruzzava sul propiziatorio e davanti a esso. Il sangue veniva spruzzato anche sull’altare dell’incenso che stava davanti al velo.GSS 132.2
“Aaronne poserà ambedue le mani sul capo del capro vivo, confesserà sopra esso tutte le iniquità dei figliuoli d’Israele, tutte le loro trasgressioni, tutti i loro peccati, e li metterà sulla testa del capro; poi, per mano di un uomo incaricato di questo, lo manderà via nel deserto. E quel capro porterà su di sé tutte le loro iniquità in terra solitaria...”. (Levitico 16:21,22) Il capro per Azazel non ritornava più nel campo d’Israele e l’uomo che lo aveva condotto lontano doveva lavarsi e lavare le proprie vesti con acqua prima di poter rientrare nell’accampamento.GSS 133.1
L’intera cerimonia aveva lo scopo di far capire agli israeliti la santità di Dio e la sua avversione per il peccato; inoltre, essa doveva mostrare loro che non potevano entrare in contatto con il peccato senza contaminarsi. Ogni uomo, mentre si svolgeva quest’opera di espiazione, doveva fare un profondo esame di coscienza e pentirsi. Tutti gli affari dovevano essere interrotti e l’intera comunità d’Israele doveva trascorrere il giorno in solenne umiliazione davanti a Dio, con preghiera e digiuno.GSS 133.2
Questa cerimonia ci insegna le importanti verità relative all’espiazione. Il sangue della vittima offerta dal peccatore non eliminava il suo peccato, era solo un mezzo per trasferirlo nel santuario. Con l’offerta del sangue il peccatore riconosceva l’autorità della legge, confessava le proprie colpe ed esprimeva il desiderio di ottenere il perdono mediante la fede nel Salvatore che sarebbe venuto, ma non era ancora del tutto prosciolto dalla condanna della legge.GSS 133.3
Nel gran giorno dell’espiazione, il sommo sacerdote riceveva una vittima dalla comunità, entrava nel luogo santissimo con il sangue di questa offerta e lo spruzzava sul propiziatorio, direttamente sopra la legge per soddisfarne le esigenze. Poi, nella sua qualità di mediatore, prendeva i peccati su di sé e li portava fuori dal santuario; metteva le sue mani sul capo del capro per Azazel, confessava tutti i peccati d’Israele, trasferendoli simbolicamente da se stesso al capro che, a sua volta, li portava fuori dal campo. Tutte le trasgressioni del popolo erano allora considerate allontanate per sempre.GSS 134.1