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    13 - UOMINI E DONNE DI PREGHIERA

    Enoc - La preghiera fu il respiro della sua anima — Nel comunicare con Dio, Enoc arrivò a riflettere sempre più l’immagine divina. Il suo volto irradiava una luce santa, la stessa luce che illuminava il volto di Gesù. Al termine di questi periodi di comunione divina, gli empi contemplavano con riverente timore il sigillo che il cielo aveva messo sul suo volto. La sua fede diventava sempre più forte, il suo amore diventava più ardente col trascorrere dei secoli. Per lui la preghiera era come il respiro dell’anima. Egli visse nell’atmosfera del cielo. —Gospel Workers, 52LP 128.1

    Rattristato dal dilagare della corruzione, temendo che l’ambiente in cui viveva potesse indebolire il suo rispetto per Dio, Enoc evitò di vivere a contatto con quella realtà degradata. Trascorse molto tempo in solitudine, dedicandosi alla meditazione e alla preghiera. Rifletté a lungo, sforzandosi di comprendere e seguire la volontà di Dio. La preghiera era il sostegno più importante della sua esistenza ed egli avvertiva la presenza di Dio. —Patriarchs and Prophets, 85.LP 128.2

    Enoc camminò con Dio in preghiera — Vorrei trasmettere a ogni servitore di Dio il grande bisogno di pregare continuamente e ferventemente. Non c’è bisogno di andare ogni volta in ginocchio, ma potete elevare i vostri cuori alla presenza di Dio. Questo è esattamente il modo in cui pregava Enoc.—Review and Herald, November 10, 1885LP 128.3

    Mentre siamo impegnati nelle nostre occupazioni quotidiane, dobbiamo elevare il nostro spirito a Dio in preghiera. Queste richieste silenziose si elevano come incenso davanti al trono della grazia e hanno il potere di neutralizzare il nemico. Se il cristiano ha affidato il suo cuore a Dio non potrà essere sconfitto. Nessun inganno di Satana può turbare la sua pace. Tutte le promesse della Parola di Dio, tutta la potenza della grazia divina, tutte le risorse dell’Eterno sono tese ad assicurargli la libertà. Fu così che Enoc camminò con Dio e il Signore era con lui per sostenerlo, sempre presente nei momenti difficili… — Messages to Young People, 249LP 128.4

    Enoch divenne un predicatore di giustizia, rendendo noto al popolo ciò che Dio gli aveva rivelato. Coloro che temevano il Signore hanno seguito l’esempio di questo sant’uomo, per condividere la sua istruzione e la sua preghiera. — Patriarchs and Prophets, 86LP 129.1

    Quanto maggiori erano le sue opere, più ferventi erano le sue preghiere — Pur conducendo una vita intensa, Enoc seppe mantenere saldo il suo contatto con Dio. Quando il suo impegno era maggiore, le sue preghiere diventavano più intime e costanti. In alcuni momenti egli si ritirava in solitudine: dopo aver vissuto fra la gente, aiutando le persone con i suoi consigli e il suo esempio, sentiva il bisogno di appartarsi per nutrirsi di quella saggezza che solo Dio può impartire. — Patriarchs and Prophets, 86, 87LP 129.2

    Abramo - La preghiera quotidiana ascende a Dio come dolce incenso — La vita di Abramo, l’amico di Dio fu una vita di preghiera. Dovunque egli ergeva la sua tenda, costruiva accanto ad essa un altare, sul quale offriva sacrifici mattina e sera. Quando lui se ne andava, l’altare rimaneva. Ogni Cananeo di passaggio, sapeva che Abramo aveva soggiornato in quel posto. Dopo aver eretto la propria tenda, riparava l’altare e adorava il Dio vivente.LP 129.3

    Nello stesso modo il focolare cristiano dovrebbe essere: una luce nel mondo. Ogni mattina e sera le nostre preghiere dovrebbero salire a Dio come dolce incenso; e come rugiada del mattino, la Sua misericordia e le sue benedizioni scenderanno sui supplicanti.LP 129.4

    Genitori, riunitevi insieme ai vostri figli in preghiera e elevate i vostri cuori a Dio in umili suppliche. I vostri amati sono esposti alle tentazioni e alle prove. Ci sono difficoltà quotidiane seminate sul cammino dei giovani e degli adulti. Quelli che vogliono vivere con pazienza, amore e gioia devono pregare. Solo ricevendo l’aiuto costante da Dio potete ottenere la vittoria su voi stessi. LP 130.1

    Consacrate ogni mattina voi stessi e i vostri figli a Dio per quel giorno. Non fate calcoli per mesi o anni, perché non vi appartengono. Solo il giorno presente è vostro. Godete di ogni singolo giorno che vi è concesso, come se fosse l’ultimo sulla terra, lavorando per il Maestro. Presentate tutti i vostri piani a Dio, affinché lui vi aiuti a compierli o ad abbandonarli secondo la guida della Provvidenza. Accettate i piani di Dio anziché i vostri, anche quando questa accettazione esige che rinunciate a progetti da lungo tempo accarezzati. Così la vostra vita sarà sempre più modellata all’esempio divino…e la pace di Dio, che sopravanza ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù. (Filippesi 4:7) —Testimonies for the Church, vol. 7, 44LP 130.2

    Abramo pregava con fede nonostante le circostanze —Abramo non poteva spiegare la guida della Provvidenza; le sue speranze non si erano compiute; ma mantenne la sua fiducia nella promessa: Io farò di te una grande nazione e ti benedirò e renderò grande il tuo nome e tu sarai una benedizione. (Genesi 12:2) Con preghiere ferventi egli considerò il modo di preservare la vita del suo popolo e il suo bestiame; egli non avrebbe mai permesso alle circostanze avverse di perturbare la sua fede nella parola di Dio. — Conflict and Courage, 45LP 130.3

    Abramo pregò Dio con la fiducia di un bambino — Due dei messaggeri celesti si allontanarono, lasciando Abramo solo con il Figlio di Dio. L’uomo di fede, che sapeva con chi parlava, intercedette in favore degli abitanti della città. In precedenza il patriarca li aveva protetti con la sua spada e ora sperava di salvarli tramite la preghiera. Lot e la sua famiglia abitavano laggiù e Abramo, con lo stesso grande altruismo che lo aveva spinto poco tempo prima a liberarli dagli elamiti, cercava ora di farli scampare alla distruzione, se ciò fosse stato in accordo con la volontà di Dio. Con grande timore egli giustificò la sua intercessione, dicendo …ecco, prendo l’ardire di parlare al Signore, benché io non sia che polvere e cenere. (v. 27) Egli non era orgoglioso né avanzava alcuna pretesa che fosse basata sui suoi meriti. Non rivendicò alcun favore in cambio della sua ubbidienza o delle rinunce affrontate per adempiere la volontà di Dio. Egli riconosceva di essere debole e imperfetto e cercò di difendere degli esseri deboli e imperfetti. Tutti quelli che si avvicinano a Dio dovrebbero possedere questo spirito. Abramo nutriva per il Signore la stessa fiducia di un figlio quando implora un padre amato; si avvicinò al messaggero celeste e gli presentò la sua richiesta. Benché Lot abitasse a Sodoma, non era stato coinvolto dall’immoralità degli abitanti di quella città. Abramo intervenne perché pensava che vi dovessero essere anche altre persone fedeli al vero Dio.LP 130.4

    Proprio per questo egli supplicò: Il far morire il giusto con l’empio, in guisa che il giusto sia trattato come l’empio, lungi da te! Il giudice di tutta la terra non farà egli giustizia? (v. 25) Abramo non si accontentò di ripetere solo una volta la sua richiesta, ma insistette più volte e, poiché le sue preghiere venivano accolte, la sua audacia cresceva; questo lo indusse a continuare finché non ebbe ottenuto la garanzia che anche se ci fossero stati solo dieci giusti, la città sarebbe stata risparmiata. LP 131.1

    La preghiera di Abramo era stata suggerita dall’amore per gli esseri umani in pericolo di morte. Sebbene egli detestasse i vizi di quella città corrotta, desiderava la salvezza dei peccatori. Il suo grande interesse per Sodoma ci indica con quanta sollecitudine dovremmo preoccuparci di chi persiste nell’errore. —Patriarchs and Prophets, 139, 140LP 131.2

    Giacobbe - L’esperienza di Giacobbe insegna l’importanza predominante della preghiera — Giacobbe vinse perché fu deciso e fermo. La sua esperienza dimostra l’efficacia di una preghiera costante. Oggi dobbiamo imparare a pregare con perseveranza per ottenere l’esaudimento e sviluppare una fede che non ammette cedimenti. Le più grandi vittorie riportate dalla chiesa del Cristo e dai singoli cristiani non sono ottenute grazie all’abilità o all’educazione, alla ricchezza o all’appoggio umano, ma attraverso una preghiera personale, a tu per tu con Dio, animata da una fede appassionata e tenace, capace di afferrare il potente braccio di Dio.LP 131.3

    Coloro che non vogliono abbandonare ogni loro errore e non ricercano seriamente le benedizioni di Dio non le otterranno, mentre tutti quelli che, come Giacobbe, conteranno sulle promesse divine e saranno perseveranti e sinceri, avranno lo stesso successo. E Dio non farà egli giustizia ai suoi eletti che giorno e notte gridano a lui, e sarà egli tardo per loro? Io vi dico che farà loro prontamente giustizia. (Luca 18:7,8) — Patriarchs and Prophets, 203LP 132.1

    Mosè - Seguite l’esempio di Mosè nella preghiera — Parlate di meno; molto tempo prezioso si perde in chiacchiere che non producono luce. Che i fratelli si uniscano in digiuno e preghiera per ricevere la saggezza che il Signore ha promesso di dare liberamente. Confessate a Dio le vostre difficoltà; parlate con Lui come fece Mosè: Se la tua presenza non viene con me, non farci partire di qui. (Esodo 33:15) Poi, egli chiese ancora: LP 132.2

    Deh, fammi vedere la tua gloria! (Esodo 33:18) Che cos’è questa gloria? Il carattere di Dio! Questo è ciò che Egli proclamò a Mosè! — Gospel Workers, 417LP 132.3

    Mosè intercedette per Israele — Il patto stipulato fra Dio e il suo popolo era stato infranto. L’Eterno dichiarò a Mosè: Lascia che la mia ira s’infiammi contro a loro, e ch’io li consumi! Ma di te io farò una grande nazione. (v.10) Il popolo d’Israele, e in particolare i gruppi etnici più eterogenei, si sarebbero facilmente ribellati contro Dio anche in futuro; avrebbero continuato a lamentarsi di Mosè, angosciandolo con la loro incredulità e ostinazione. Il compito di condurre Israele alla terra promessa sarebbe diventato per Mosè una fatica ingrata, fonte di continue difficoltà e prove. Le colpe degli ebrei avevano ormai superato la misura della pazienza divina; era giusto sopprimere i responsabili. Il Signore dichiarò che avrebbe annientato quel popolo e da Mosè avrebbe fatto nascere una nazione potente. Lascia …che io li consumi aveva detto Dio. Se avesse deciso di distruggere Israele, chi avrebbe potuto difendere quel popolo? Gli ebrei erano colpevoli; chiunque li avrebbe abbandonati al loro destino. Chi, al posto di Mosè, avrebbe preferito una vita di sacrificio e di fatica, contrassegnata dall’ingratitudine e dalle rivolte, a una posizione comoda e onorevole, se per di più era Dio stesso a offrirla? LP 132.4

    Il Signore ascoltò le sue suppliche e la sua preghiera disinteressata; aveva messo alla prova la fedeltà e l’amore di Mosè per quel popolo corrotto e ingrato: egli aveva superato le difficoltà, comportandosi con grande nobiltà d’animo. Il suo interesse per Israele non aveva nessun movente egoistico. Mosè considerava la felicità del popolo scelto da Dio più importante del prestigio personale, e perfino del privilegio di diventare padre di una potente nazione. Dio era soddisfatto della sua fedeltà, della sua semplicità e onestà e gli affidò il grande compito di guidare, come un pastore fedele, il popolo d’Israele verso la terra promessa. — Patriarchs and Prophets, 318, 319LP 133.1

    Mosè continuò a supplicare Dio —Mosè si rendeva pienamente conto della malvagità e della cecità morale di coloro che gli erano stati affidati, e comprendeva le difficoltà che avrebbe dovuto affrontare. Aveva imparato che se voleva esercitare con successo la propria autorità sul popolo, doveva ricercare l’aiuto di Dio. Allora implorò una rivelazione più chiara della volontà divina e per ottenere la certezza della sua presenza, disse: Vedi, tu mi dici…fa salire questo popolo e non mi farai conoscere chi manderai con me. Eppure hai detto: Io ti conosco personalmente e anche hai trovato grazia agli occhi miei. Or dunque, se ho trovato grazia agli occhi tuoi, deh, fammi conoscere le tue vie, onde io ti conosca e possa trovare grazia agli occhi tuoi. E considera che questa nazione è popolo Tuo. (vv.12,13) LP 133.2

    Dio rispose: La mia presenza andrà con te e io ti darò riposo. (v. 14.) Ma Mosè non era soddisfatto Era oppresso dal pensiero delle terribili conseguenze che si sarebbero verificate se Dio avesse abbandonato il popolo alla sua insensibilità e al suo cieco orgoglio. Non poteva sopportare che il suo destino fosse diverso da quello dei suoi fratelli, e pregò Dio di continuare a proteggere il suo popolo e guidarlo ancora attraverso il deserto, manifestando con dei segni la sua presenza: Se la tua presenza non viene con me, non ci far partire di qui, poiché come si farà ora a conoscere che io e il tuo popolo abbiamo trovato grazia agli occhi tuoi? Non sarà egli dal fatto che tu vieni con noi? Questo distinguerà me e il tuo popolo da tutti i popoli che sono sulla faccia della terra. (vv.15,16) LP 133.3

    E il Signore disse: Farò anche questo che tu chiedi, poiché tu hai trovato grazia agli occhi miei, e ti conosco personalmente. (v.17) Benché avesse ottenuta una risposta, il profeta non cessò di implorare il Signore. Ogni sua preghiera era stata esaudita, ma egli desiderava ardentemente una manifestazione più grande del favore divino. E così formulò una richiesta che nessun uomo aveva mai presentato: Deh, fammi vedere la Tua gloria! (V.18) Dio non considerò presuntuosa questa richiesta, ma rispose con grande bontà: Io farò passare davanti a te tutta la mia bontà. (v.19) Nessun mortale poteva sopravvivere di fronte alla completa manifestazione della gloria divina, ma a Mosè fu assicurato che avrebbe potuto contemplare lo splendore della divinità finché le sue facoltà umane avrebbero potuto tollerare quella visione. Sulla cima della montagna, la stessa mano che aveva fatto il mondo, che trasporta le montagne senza che se ne avvedano… (Giobbe 9:5), prese quella creatura, quel potente uomo di fede, e lo posò in un anfratto roccioso: quindi fece passare davanti a lui la rivelazione di tutta la sua gloria e bontà.LP 134.1

    Questa esperienza, ma soprattutto la promessa del conforto della presenza divina, diede a Mosè la certezza di riuscire nella missione che lo attendeva, ed egli la considerò molto più preziosa di tutto ciò che aveva imparato in Egitto dai condottieri militari e dagli uomini di stato. Nessuna cultura, nessun potere terreno possono sostituire la costante presenza di Dio. — Patriarchs and Prophets, 327,328LP 134.2

    Sotto stress, la preghiera di Mosè diventa quasi un lamento — Così gli israeliti espressero la loro insoddisfazione per il cibo che il Signore offriva. Parole come queste erano ingiuste, anche perché tutti erano testimoni del fatto che, nonostante le difficoltà quotidiane, non vi era un solo malato in Israele: la manna era davvero un alimento adeguato alle loro necessità.LP 134.3

    Ascoltando quelle proteste, Mosè provò un profondo scoraggiamento. Aveva implorato Dio di non distruggere Israele, perché potesse diventare una grande nazione. Amava quella gente a tal punto che aveva pregato il Signore di salvarli anche se avesse dovuto rinunciare alla sua salvezza eterna. Aveva rischiato tutto, per amore del suo popolo: questa era la ricompensa. Mosè sentiva personalmente il peso di quelle accuse: era considerato responsabile di tutte le loro difficoltà, perfino di quelle immaginarie. Certo, si trattava di proteste suggerite dalla cattiveria, ma esse rendevano ancora più opprimente il peso delle preoccupazioni e delle responsabilità che già lo faceva vacillare. In quel momento critico, fu tentato di perdere la sua fiducia in Dio. Si rivolse a lui quasi con un lamento:LP 135.1

    «... Perché hai trattato così male il tuo servo? Perché non ho io trovato grazia agli occhi tuoi, che tu m’abbia messo addosso il carico di tutto questo popolo? ... Donde avrei io della carne da dare a tutto questo popolo? Poiché piagnucola dietro a me, dicendo: Dacci da mangiare della carne! Io non posso, da me solo, portare tutto questo popolo; è un peso troppo grave per me». Il Signore ascoltò la sua preghiera e gli suggerì di scegliere settanta uomini tra gli anziani d’Israele. Il loro requisito più importante non era tuttavia l’età: dovevano essere innanzi tutto persone autorevoli, piene di dignità ed esperienza, dotate di una solida capacità di giudizio. «... Conducili alla tenda di convegno» gli disse «e vi si presentino con te. Io scenderò e parlerò quivi teco; prenderò dello spirito che è su te e lo metterò su loro, perché portino con te il carico del popolo, e tu non lo porti più da solo”. — Patriarchs and Prophets, 379, 380LP 135.2

    Mosè invoca misericordia per Israele — Mosè si alzò ed entrò nel santuario. Il Signore dichiarò: Io lo colpirò con la peste, e lo distruggerò, ma farò d te una nazione più grande e più potente. (V.12) Ma ancora una volta Mosè decise di intercedere per Israele: non poteva permettere la distruzione del suo popolo anche se sarebbe potuto diventare il capostipite di una nazione più potente. Appellandosi alla bontà del suo Creatore, disse: Si mostri, ti prego, la potenza del Signore nella Sua grandezza, come tu hai promesso dicendo…l’Eterno è lento all’ira e grande in benignità…Deh, perdona l’iniquità di questo popolo, secondo la grandezza della tua benignità, nel modo che hai perdonato a questo popolo dall’Egitto fin qui. (vv.17-19) LP 135.3

    Dio promise di non distruggere immediatamente gli Israeliti, tuttavia, a causa della loro vita e del loro ostinato scetticismo di fronte agli interventi divini, non li avrebbe più aiutati a sconfiggere i nemici. Nonostante tutto questo, il Signore dimostrò ancora una volta la sua generosità ordinando che Israele tornasse indietro, verso il mar Rosso…quello era l’unico percorso ancora sicuro. — Patriarchs and Prophets, 390, 391LP 136.1

    Le preghiere di Mosè risparmiano gli israeliti dal giudizio di Dio — Il popolo, guardando quell’uomo canuto che ben presto li avrebbe lasciati, lo vide sotto una nuova luce e apprezzò le tenere attenzioni, i saggi consigli e il lavoro instancabile di Mosè. Quante volte quando i peccati del popolo avevano provocato la giusta condanna divina, le preghiere di Mosè lo avevano risparmiato! Ma ora il dolore degli israeliti era reso più acuto dal rimorso. Ricordavano con amarezza che era stata la loro costante ribellione a indurre Mosè a commettere quel peccato per cui doveva morire. — Patriarchs and Prophets, 470LP 136.2

    La preghiera finale di Mosè soddisfatta sul monte della trasfigurazione — Prima del sacrificio del Cristo, nulla illustrava in maniera più eloquente la giustizia e l’amore di Dio della vita di Mosè. Dio impedì a Mosè di entrare in Canaan per insegnare una lezione che non dovremmo mai dimenticare; il Creatore richiede un’ubbidienza rigorosa e gli uomini devono stare attenti a non attribuirsi la gloria dovuta solo a Lui. Pur non potendo esaudire la preghiera di Mosè, permettendogli di condividere l’eredità d’Israele, l’Eterno non dimenticò né abbandonò il suo servo. Il Dio dei cieli conosceva le sofferenze che Mosè aveva provato; aveva notato il servizio fedele compiuto in quei lunghi anni di lotta e di prove, e sulla cima del monte Pisga, chiamò Mosè a un’eredità infinitamente più gloriosa di quella della Canaan terrena.LP 136.3

    Mosè fu presente insieme a Elia, il profeta che era stato traslato sul monte della trasfigurazione, per portare al Figlio la luce e la gloria del Padre. Così si adempì la preghiera di Mosè, pronunciata tanti secoli prima. Egli rimase sulla buona montagna, all’interno della terra del suo popolo, per offrire una testimonianza di colui sul quale si fondavano tutte le speranze d’Israele. Questo è l’ultimo episodio della storia di un uomo così onorato dal cielo. — Patriarchs and Prophets, 479LP 137.1

    Anna - L’esempio di Anna è per incoraggiare ogni madre — Anna tornò tranquillamente verso la sua casa a Rama, lasciando a Sciloh il piccolo Samuele affinché sotto la guida del sommo sacerdote fosse iniziato al servizio del santuario. Ella aveva insegnato al figlio ad amare, rispettare Dio e consacrarsi a lui, sin da quando il piccolo aveva cominciato a capire. Si era servita di qualsiasi oggetto che lo circondava per dirigere i pensieri del bambino verso il Creatore. Le cure di questa madre fedele non cessarono neanche quando essa si separò dal suo piccolo. Ogni giorno pregava per lui; ogni anno con le sue mani gli cuciva una tunica che, quando si recava a Sciloh con suo marito per l’adorazione, donava al bambino come segno del suo affetto. Ogni fibra della piccola veste era intessuta con la preghiera che egli potesse essere puro, nobile e leale. Non chiedeva onori terreni per il figlio, ma che egli potesse raggiungere quella grandezza che ha valore per il cielo, cioè che egli potesse onorare Dio e benedire i suoi simili. LP 137.2

    La ricompensa di Anna fu grande, come è grande l’incoraggiamento alla fede che deriva dal suo esempio. A ogni madre vengono offerte grandi opportunità, e affidati interessi infinitamente preziosi. Gli umili doveri della donna, ritenuti un’incombenza noiosa, devono essere considerati un’opera grande e nobile. Ogni madre ha il privilegio di influire positivamente sulla società attraverso il suo esempio e può rallegrarsene. Ella educherà i propri figli affinché seguano, nella buona e nell’avversa fortuna, la via giusta adempiendo gli obiettivi divini. Ma potrà sperare di formare il carattere dei figli secondo la volontà di Dio, solo se nella sua vita cercherà di seguire gli insegnamenti del Cristo. La società condiziona negativamente tramite le mode, che esercitano un forte influsso sui giovani. Se la madre non adempie il suo dovere, che consiste nell’istruire, guidare e disciplinare, i figli accetteranno naturalmente il male. Ogni madre si rivolga al Salvatore con la preghiera di Manoah: Qual norma si avrà da seguire per il bambino? E che si dovrà fare per lui? (Giudici 13:12) Esse dovranno seguire le istruzioni che Dio ha dato nella sua Parola, per ricevere la saggezza necessaria. — Patriarchs and Prophets, 572, 573LP 137.3

    Anna era una donna di preghiera — Anna non rimproverò il marito per il suo secondo matrimonio. Essa non potendo condividere con nessuno il suo dolore, si rivolse al Padre celeste, e solo in Lui cercò consolazione. La risposta del Padre celeste fu: Invocami nel giorno dell’avversità, io ti libererò e tu mi glorificherai. (Salmo 50:15) C’è una potenza straordinaria nella preghiera. Il nostro avversario cerca costantemente di allontanare la nostra anima tribolata da Dio. Satana teme di più un umile santo che prega di qualunque decreto rilasciato da un governante o perfino da un re. LP 138.1

    Le preghiere di Anna erano inudibili alle orecchie dei mortali, ma erano udibili alle orecchie del Signore degli eserciti. Ella supplicò ferventemente Dio che le togliesse il suo affronto e le concedesse la benedizione e il privilegio di diventare madre nonostante l’età avanzata. Ma nonostante l’ardente supplica, non ricevette alcuna risposta…tuttavia, le sue labbra continuavano muoversi e il suo volto esprimeva una profonda emozione. Ed ora, una prova ben maggiore attendeva l’umile supplicante. Quando il sommo sacerdote vide Anna in quello stato, si avvicinò a lei credendo che fosse ubriaca. Le orge dei banchetti avevano quasi soppiantato la vera pietà nel popolo israelita. Perfino le donne frequentemente erano vittime dell’intemperanza. E ora Eli, vedendo Anna in quello stato e pensando che era ubriaca risolse di ricorrere a quello che egli considerava un rimprovero meritato. Egli disse: Fino a quando sarai ubriaca? Smaltisci il tuo vino! (1 Samuele 1:14) LP 138.2

    Anna, invece, era stata in comunione con Dio, e credendo che la sua preghiera era stata esaudita il suo cuore si era riempito di pace. Poiché la sua natura era sensibile e dolce, non s’indignò per l’ingiusta accusa di essersi ubriacata nella casa di Dio. Col dovuto rispetto per l’Unto del Signore, respinse tranquillamente l’accusa dichiarando di essersi trovata in quello stato a causa dell’emozione. LP 139.1

    Non considerare la tua serva una donna perversa, perché è l’eccesso del mio dolore e della mia afflizione che mi ha fatto parlare finora. (1 Samuele 1:16) Allora Eli le rispose: «Va in pace, e il DIO d’Israele ti conceda ciò che gli hai richiesto». (1 Samuele 1:17) LP 139.2

    Nella sua preghiera Anna aveva fatto un voto: se la sua richiesta fosse stata accolta, avrebbe dedicato il suo bambino al servizio di Dio. Ella fece conoscere questo voto al marito, e prima di partire da Shiloh, anche lui confermò questo patto come un atto solenne di adorazione al Signore. La preghiera di Anna ebbe una risposta, e essa ricevette il dono per il quale aveva pregato così ferventemente, infatti partorì un figlio e lo chiamò Samuele, che significa: “domandato a Dio”.Signs of the Times, October 27, 1881LP 139.3

    Elia - Elia pregava per il pentimento di Israele — Sui monti di Galaad, a oriente del fiume Giordano, al tempo del re Acab, abitava un uomo devoto e fedele che avrebbe agito coraggiosamente per arginare la dilagante apostasia d’Israele. Pur vivendo lontano da ogni città importante e senza avere nessuna posizione di rilievo, Elia di Tisbe accettò la missione affidatagli, fiducioso che Dio lo avrebbe guidato e gli avrebbe assicurato il successo. Egli pronunciava parole forti, che esprimevano la sua fede e tutta la sua vita fu consacrata a un’opera di riforma. La sua era la voce di chi grida nel deserto per condannare il peccato e opporsi all’ondata straripante del male. Pur presentandosi al popolo per rimproverarlo del peccato, trasmetteva anche un messaggio di speranza a tutti coloro che desideravano essere incoraggiati.LP 139.4

    Mentre Elia, vedeva Israele sprofondare sempre più nell’idolatria, la sua anima si angosciava e sentiva crescere dentro di sé una profonda indignazione. Dio era intervenuto potentemente in favore del suo popolo: lo aveva liberato dalla schiavitù e gli aveva dato la terra di altri popoli…perché osservassero i suoi comandamenti e ubbidissero alla sua legge. (Salmo 105:44,45) Ma gli obbiettivi dell’Eterno erano stati quasi dimenticati. L’incredulità stava rapidamente separando la nazione eletta dalla fonte della sua forza. Considerando questa apostasia, Elia, dall’alto del suo rifugio montano, si sentiva sopraffatto dal dolore. Con l’animo angosciato implorò Dio di frenare la malvagità del popolo e di punirlo, se fosse stato necessario, affinché orientasse diversamente la sua vita e fosse in grado di valutare il suo allontanamento da Dio. Elia desiderava ardentemente che Israele si ravvedesse prima di sprofondare sempre più verso il basso, tanto da costringere il Signore a distruggerlo completamente.LP 139.5

    La preghiera di Elia fu esaudita. Ripetuti appelli, rimostranze e avvertimenti non avevano portato Israele al pentimento. Era perciò giunto il tempo in cui Dio doveva parlare agli israeliti evidenziando le conseguenze dei loro errori. Siccome gli adoratori di Baal affermavano che i tesori del cielo — la rugiada e la pioggia — non venivano dall’Eterno ma dalle forze che regolavano la natura, e che tramite l’energia creativa del sole la terra veniva arricchita e poteva produrre abbondanti raccolti, la maledizione di Dio doveva colpire il suolo contaminato. Alle tribù apostate d’Israele doveva essere dimostrata la follia di confidare nel potere di Baal per ottenere vantaggi terreni. Fino a quando non si fossero pentiti, riconoscendo Dio come fonte di ogni benedizione, non ci sarebbe stata nel paese né rugiada né pioggia. — Prophets and Kings, 119,120LP 140.1

    Il timore di Dio scarseggiava sempre più in Israele. La loro cieca idolatria offendeva il Signore sempre di più, e non c’era nessuno che avrebbe osato opporsi apertamente contro questo stato di cose. Oltre a Baal, adoravano il sole, la luna e le stelle. Avevano consacrato templi e boschi in cui costruivano gli altari per il culto. I benefici che Dio dava al suo popolo non risvegliò in loro la gratitudine verso il Donatore della vita. Ogni dono ricevuto dal cielo come i ruscelli, i fiumi d’acqua viva, la dolce rugiada, la pioggia che nutriva i loro campi, era attribuito ai loro dei.LP 140.2

    L’anima di Elia era addolorata. La sua indignazione era grande. Egli era geloso della gloria che spettava solo a Dio. Vide che Israele era sprofondato in una spaventosa apostasia. Era sopraffatto e stupito dall’atteggiamento del popolo verso il Signore, mentre ricordava loro le grandi opere che Egli aveva fatto. Ma tutto questo era stato dimenticato dalla maggior parte della gente. Elia, invece, continuava a camminare davanti a Dio con l’animo straziato dall’angoscia. Pregò, affinché Dio salvasse il Suo ingrato popolo, e se questi doveva essere castigato privasse il paese della rugiada e della pioggia, i tesori del cielo, in modo che l’Israele apostata dimenticasse i suoi idoli d’oro, di legno e di pietra, il sole, la luna e le stelle, e tornassero a Lui pentiti. E Dio udì la preghiera di Elia: avrebbe trattenuto la rugiada e la pioggia fino a quando il popolo non sarebbe tornato a Lui pentito. — Review and Herald, September 16, 1873LP 141.1

    Durante gli anni della siccità e della carestia, Elia pregò con fervore affinché gli israeliti abbandonassero gli idoli e si rivolgessero a Dio. Il profeta attendeva pazientemente questo risveglio mentre l’Eterno colpiva la terra. Pensando alle sofferenze e alla miseria dei suoi compatrioti, provava un profondo dolore e avrebbe desiderato realizzare una rapida riforma fra gli idolatri. Ma Dio stesso attuò il suo piano: il profeta doveva soltanto perseverare nella preghiera e attendere il momento in cui sarebbe entrato coraggiosamente in azione. — Prophets and Kings, 133LP 141.2

    Elia - esempio di uno che ha vinto mediante la preghiera fervente — Dovremmo dedicare molto tempo alla preghiera personale. Cristo è la vite, noi siamo i tralci. Se vogliamo crescere e fiorire dobbiamo costantemente attingere la linfa e il nutrimento dalla vite vivente, perché separati dalla vite non abbiamo nessuna forza.LP 141.3

    Chiesi all’angelo perché non ci fosse più fede in Israele. Egli mi rispose: Avete lasciato troppo presto il braccio del Signore. Portate le vostre richieste al trono e attendete con fede. Le promesse sono sicure. Credete di ricevere le cose che chiedete e le riceverete. Poi mi fu indicato l’esempio di Elia. Il profeta era soggetto alle nostre stesse passioni ma non smise di pregare. La sua fede resistette al di là delle difficoltà. Sette volte pregò il Signore e alla fine vide la nuvola. Capii che avevamo dubitato delle promesse sicure e afflitto il Salvatore con la nostra mancanza di fede. LP 141.4

    L’angelo disse: Indossa l’armatura e soprattutto prendi lo scudo della fede, perché esso ti proteggerà il cuore e la vita stessa dalle frecce infuocate del male. Se il nemico può riuscire a distogliere da Gesù gli sguardi degli scoraggiati e focalizzarli su sé stessi e la propria indegnità, invece di contemplare i meriti del Salvatore, il Suo amore a la Sua grande misericordia, si impadronirà dello scudo della fede e raggiungerà i suoi obiettivi ed essi saranno esposti a forti tentazioni. I più deboli devono quindi rivolgersi a Gesù e credere in lui, così potranno esercitare la loro fede, — Early Writings, 73LP 142.1

    I messaggeri del Signore, per ottenere successo nel loro lavoro, devono aggrapparsi a Lui. La storia racconta di un’anziana donna di Lancashire, la quale stava ascoltando le ragioni che davano i suoi vicini per il successo del loro pastore. Parlavano dei suoi doni, del suo stile e dei suoi modi.LP 142.2

    No — disse l’anziana signora — io vi dirò di cosa veramente si tratta. Il vostro pastore passa molto tempo con l’Onnipotente.LP 142.3

    Quando gli uomini sono consacrati come Elia, quando possiedono la fede che lui aveva, Dio si rivela come allora. Quando gli uomini invocano il Signore come fece Giacobbe, i risultati saranno gli stessi come allora. Vedranno la potenza di Dio in risposta alla preghiera fatta con fede. — Gospel Workers 255LP 142.4

    Elia ricorda allora agli israeliti che è stata la loro costante apostasia a provocare l’ira dell’Eterno; li invita al pentimento e a rivolgersi al Dio dei loro padri affinché Israele venga liberato dalla calamità che lo ha colpito. Quindi, inchinandosi con riverenza davanti al Dio invisibile, alza le mani al cielo e pronuncia una semplice preghiera. I profeti di Baal avevano urlato, si erano scalmanati dall’alba fino al tramonto. Elia prega in silenzio. Intercede presso Dio sapendo che è presente e ascolta le sue parole. I profeti di Baal avevano pregato con parole violente e sconclusionate. Elia prega semplicemente, con fervore; chiede a Dio di dimostrare la sua superiorità su Baal, affinché Israele possa ritornare a Lui.LP 142.5

    Il profeta prega: Signore, Dio d’Abramo, d’Isacco e d’Israele. È venuto il momento! Fa vedere a tutti che tu sei Dio in Israele, che io sono il tuo servo e che ho fatto tutto questo per ordine tuo. Ascoltami, Signore! Così questo popolo capirà che tu solo, o Signore, sei Dio e che ora conduci di nuovo Israele ad esserti fedele. (1 Re, vv. 36,37)LP 143.1

    Un silenzio solenne grava su tutti. I profeti di Baal tremano di paura. Consci della loro colpevolezza si aspettano un rapido castigo. Non appena Elia conclude la sua preghiera, fiamme di fuoco simili a lampi scintillanti scendono dal cielo, sopra l’altare, bruciando il sacrificio, prosciugando l’acqua del fossato e consumando persino le pietre dell’altare. Lo splendore delle fiamme illumina la montagna e abbaglia gli occhi della folla. Nelle valli sottostanti, dove molti stanno osservando con impaziente scetticismo i movimenti dei profeti, si vede chiaramente il fuoco e tutti rimangono stupiti dallo spettacolo che somiglia alla colonna di fuoco che al mar Rosso separò i figli d’Israele dall’esercito egiziano. — Prophets and Kings, 152, 153LP 143.2

    Le preghiere di Elia rivendicano le promesse di Dio — Con la morte dei profeti di Baal era iniziata una nuova fase per attuare una profonda riforma spirituale fra le dieci tribù del regno d’Israele. Elia aveva denunciato l’apostasia del popolo e lo aveva invitato a umiliarsi e a ritornare al vero Dio. I giudizi del cielo erano stati eseguiti, gli israeliti avevano confessato i loro peccati e riconosciuto il Dio dei loro padri come un Dio vivente. Ora la maledizione sarebbe stata revocata e rinnovate le benedizioni materiali. La terra sarebbe stata finalmente rinfrescata dalla pioggia.LP 143.3

    Elia disse ad Acab: Ora va pure a mangiare e a bere, perché si sente già il rumore della pioggia. (1 Re 18:41) Poi il profeta salì in cima al monte a pregare.LP 143.4

    Nessun segno premonitore di un temporale imminente aveva indotto Elia ad avvertire Acab di prepararsi per la pioggia. Il profeta non aveva visto nessuna nube in cielo, non aveva udito nessun tuono. Egli pronunciò semplicemente le parole che lo Spirito del Signore gli suggeriva in risposta alla sua grande fede. Per tutto il giorno aveva compiuto con fermezza incrollabile la volontà divina e manifestato la sua implicita fiducia nelle profezie delle Scritture. Dopo aver fatto tutto ciò che poteva, sapeva che Dio gli avrebbe accordato ricche benedizioni. Lo stesso Dio che aveva mandato la siccità aveva promesso pioggia abbondante a tutti quelli che si sarebbero comportati correttamente. Elia attendeva quindi che piovesse. Manifestando la sua umiltà, con la testa fra le ginocchia intercedeva ora presso Dio in favore di un Israele pentito. LP 143.5

    Elia mandò ripetutamente il suo servitore in un punto in cui si scorgeva il Mediterraneo, per vedere se vi fosse qualche segno visibile indicante che Dio aveva udito la sua preghiera. Ma ogni volta il servitore tornava dicendo: Non c’è niente. Il profeta non diventò impaziente né perse la sua fede e continuò a pregare con fervore. Per sei volte il servitore ritornò affermando che non vi era nessun segno di pioggia nel cielo limpido. LP 144.1

    Elia, fermo nella sua convinzione, lo inviò ancora una volta e quando tornò pronunciò queste parole: Una piccola nube, non più grande del palmo di una mano, sta salendo dal mare. Era quanto bastava. L’uomo di Dio non attese che il cielo si oscurasse. In quella piccola nuvola egli vide per fede una pioggia abbondate e con questa fede mandò il suo servo da Acab per dirgli: Attacca i cavalli al carro e scendi, che la pioggia non ti fermi. (v. 44)LP 144.2

    Elia era un uomo di grande fede e Dio si servì di lui in questo grave momento di crisi della storia d’Israele. Pregando, la sua fede si rafforzava e si appropriava delle promesse divine. Egli perseverava nella preghiera fino a quando non vedeva esaudite le sue richieste. Elia non si aspettava l’adempimento completo, ma la prova che Dio lo avesse ascoltato ed era pronto a rischiare tutto contando su un semplice segno del consenso divino. Tutti quelli che lavorano per il Signore possono fare ciò che ha fatto Elia, perché del profeta dei monti di Galaad sta scritto: Il profeta Elia era soltanto un uomo come noi. Egli pregò con insistenza chiedendo che non venisse la pioggia e non piovve sulla terra per tre anni e sei mesi. (Giacomo 5:17)LP 144.3

    Oggi gli uomini hanno bisogno di una fede simile a quella di Elia; una fede che sa cogliere le promesse divine e permette di implorare Dio fino alla certezza di essere stati esauditi. Questa fede ci unisce maggiormente al Signore e ci dà la forza necessaria per lottare contro il male. Grazie alla fede i figli di Dio conquistarono paesi, praticarono la giustizia, ottennero ciò che Dio aveva loro promesso. Chiusero le fauci dei leoni, riuscirono a spegnere fuochi violenti, evitarono di essere uccisi con la spada. Essi erano deboli e diventarono forti, furono potenti in battaglia e cacciarono indietro invasori stranieri. (Ebrei 11:33,34) Per fede possiamo raggiungere gli obbiettivi che Dio ci propone. Tutto è possibile per chi ha fede. (Marco 9:23)LP 145.1

    La fede è un elemento indispensabile della preghiera efficace. Chi si avvicina a Dio deve cedere che Dio esiste e ricompensa quelli che lo cercano. (Ebrei 11:6) Egli ci ascolta se gli chiediamo qualcosa secondo la sua volontà. Sapendo dunque che Dio ascolta le nostre preghiere, noi abbiamo la certezza di possedere già quello che gli abbiamo chiesto. (1 Giovanni 5:14,15)LP 145.2

    Con la fede perseverante di Giacobbe, con l’ostinata insistenza di Elia, possiamo presentare le nostre richieste al Padre, credendo in tutte le sue promesse. L’onore del suo trono dipende dall’adempimento della sua parola. — Prophets and Kings, 155-158LP 145.3

    Elia pregò fino a quando non arrivò la risposta — L’esperienza di Elia è per noi un’importante lezione. Quado egli offrì la preghiera sul monte Carmelo per la pioggia, la sua fede fu messa alla prova, nondimeno egli non cessò di pregare. Sei volte pregò intensamente, e tuttavia non ci fu nessun segno che la sua richiesta avesse ottenuto risposta, ma egli continuò a insistere nella sua richiesta davanti al trono della grazia. Se alla sesta volta avesse desistito, sarebbe caduto nello scoraggiamento e la sua preghiera non avrebbe mai avuto risposta ma egli perseverò e la sua preghiera fu esaudita. Abbiamo un Dio il cui orecchio non è mai chiuso alle nostre richieste; e se mettiamo alla prova la sua parola Egli ricompenserà la nostra fede. Egli vuole che i suoi interessi siano intrecciati con i nostri, affinché possa benedirci, affinché non ci attribuiamo la gloria quando riceveremo la benedizione ma gli renderemo tutta la lode. Dio non sempre risponde alle nostre preghiere la prima volta che ci rivolgiamo a Lui; se così fosse, daremmo per scontato che abbiamo diritto a tutte le benedizioni e favori che Lui ci concede. Anziché investigare il nostro cuore per vedere se alberghiamo qualche male, se c’è qualche peccato accarezzato, diventeremmo negligenti e non riusciremmo a comprendere che dipendiamo da Dio e che abbiamo bisogno del suo aiuto.LP 145.4

    Elia si umiliò fino al punto da non attribuirsi la gloria. Questa è la condizione per essere ascoltati da Dio, solo allora gli daremo tutta la lode. L’usanza di offrire lode agli uomini dà come risultato grandi mali. Quando esaltate l’uomo, collocate una trappola per la sua anima e fate esattamente quello che Satana vuole che facciate. Dovete lodare Dio con tutto il vostro cuore, la vostra anima, la vostra capacità, la vostra mente e energia, poiché solo Dio è degno d’essere glorificato. — SDA Bible Commentary, vol. 2, 1034, 1035LP 146.1

    Il servo vigilava mentre Elia pregava. Per sei volte tornò dal suo posto di osservazione dicendo: Non c’è nulla, nessuna nuvola, nessun segno di pioggia. Ma il profeta non si arrese e continuò a pregare, continuò a meditare sulla sua vita per capire dove aveva fallito nell’onorare Dio; confessò i suoi peccati, continuò ad affliggere la sua anima davanti a Dio mentre vigilava per vedere se ci fosse qualche segno che la sua preghiera fosse stata esaudita. Mentre investigava il suo cuore si sentiva sempre più piccolo, sia nell’autostima che davanti agli occhi di Dio. Gli sembrava di non essere nulla, e che Dio era tutto. E mentre rinunciava all’IO, si aggrappò al Salvatore come sua unica forza e giustizia, fu allora che la risposta arrivò. — Review and Herald, May 26, 1891LP 146.2

    Davide — La caduta di Davide è un monito per non trascurare la preghiera — Dio voleva che la storia dell’errore di Davide facesse comprendere che perfino coloro che ha benedetto e favorito non sono al sicuro se dimenticano di pregare e vegliare. Questo è un episodio importante per coloro che hanno cercato di imparare con umiltà la lezione che Dio ha voluto insegnare. Di generazione in generazione migliaia di persone hanno potuto comprendere quali pericoli devono affrontare se sono in potere del tentatore. Il peccato di Davide, un uomo così onorato dal Signore, risveglia sentimenti di umiltà e fa comprendere che solo Dio ci può sostenere tramite la sua potenza per mezzo della fede. Chi sa che la propria forza e la propria salvezza dipendono da lui, teme di fare il primo passo sul terreno di Satana.— Patriarchs and Prophets, 724LP 146.3

    Dio rispose alla preghiera di Davide sollecitando il perdono — Una delle preghiere più sincere contenuta nella Parola di Dio è quella di Davide che dice: O DIO, crea in me un cuore puro e rinnova dentro di me uno spirito saldo. (Salmo 51:10) La risposta a tale preghiera è: Io ti darò un cuore nuovo. (Ezechiele 36:26) Questa è un’opera che nessun uomo limitato può fare. Per fare una vera esperienza cristiana, le persone devono iniziare dal principio: cercare Dio con fervore. Devono sentire il potere creatore dello Spirito santo. Devono ricevere un cuore nuovo, cioè devono mantenerlo docile e tenero con la grazia del cielo. Devono purificare l’anima dallo spirito egoista. Devono lavorare ferventemente e con umiltà di cuore, accorrendo a Gesù in cerca della sua guida e del suo coraggio. Allora l’edificio, debitamente assemblato crescerà fino a diventare un tempio santo nel Signore.— SDA Bible Commentary, vol. 4, 1165LP 147.1

    Salomone - Abbiamo bisogno di imparare l’umiltà di Salomone — All’inizio del suo regno Salomone pregò: O Eterno, mio DIO, tu hai fatto regnare il tuo servo al posto di Davide mio padre, ma io non sono che un fanciullo e non so come comportarmi. (1 Re 3:7) LP 147.2

    Salomone, diventò re d’Israele dopo suo padre Davide. Dio lo onorò moltissimo, perché negli anni che seguirono diventò il più grande, il più ricco e il più saggio re che si fosse mai seduto su un trono terreno. All’inizio del suo regno, il cuore di Salomone fu toccato dallo Spirito Santo. Egli ricevette grande responsabilità, molta ricchezza, talenti e capacità, ma si rese conto, che nonostante tutti questi doni, senza aiuto divino si sentiva come un bambino indifeso.LP 147.3

    Salomone non fu mai così ricco, così saggio o più grande di quando davanti al Signore fece questa confessione: O Eterno, mio DIO, tu hai fatto regnare il tuo servo al posto di Davide mio padre, ma io non sono che un fanciullo e non so come comportarmi. (1 Re 3:7) Le umili parole di Salomone piacquero al Signore. Dio gli disse: Poiché hai domandato questo e non hai chiesto per te né lunga vita, né ricchezze, né la morte dei tuoi nemici, ma hai chiesto intelligenza per comprendere ciò che è giusto. Ecco, io faccio come tu hai chiesto: ti do un cuore saggio e intelligente, cosicché non c’è stato nessuno come te prima di te e non sorgerà nessuno come te dopo di te. Ti do pure ciò che non hai domandato: ricchezze e gloria, cosicché fra i re non vi sarà nessuno come te, per tutti i giorni della tua vita. (1 Re 3:11-13)LP 148.1

    E ora le condizioni: Se poi cammini nelle mie vie osservando i miei statuti e i miei comandamenti, come fece Davide tuo padre, io prolungherò i tuoi giorni. (v.14)LP 148.2

    Tutti quelli che occupano posizioni di responsabilità hanno bisogno di imparare la lezione che ci viene insegnata nell’umile preghiera di Salomone. Bisogna sempre ricordare che la posizione non cambierà il carattere o renderà l’uomo infallibile. Più alta è la posizione che si occupa, maggiore è la responsabilità da sopportare, maggiore sarà l’influenza esercita e maggiore il bisogno di sentire che dipendiamo dalla saggezza e dalla forza di Dio per coltivare un carattere santo e puro. — Testimonies for the Church, vol. 9, 281, 282LP 148.3

    L’esempio di Salomone è una lezione per noi come pregare — Come mai nel caso di Salomone che aveva un carattere audace, fermo e determinato, diventò debole e vacillante e fu scosso come una canna al vento sotto il potere del tentatore! LP 148.4

    Come mai un vecchio e nodoso cedro del Libano, una robusta quercia di Basan, possono piegarsi davanti alle raffiche della tentazione! Ecco una straordinaria lezione per tutti quelli che desiderano salvare le loro anime, quella di vegliare continuamente in preghiera. Questa esperienza è per noi un avvertimento per mantenere la grazia di Cristo nel cuore, e combattere con le corruzioni interne e le tentazioni esterne. — Manuscript Releases, vol. 21, 383LP 148.5

    Ezechiele — Il profeta pregò per il resto di Israele — Il messaggio inviato al re fu questo: Oggi è per noi una giornata di grande dolore, di castigo e di vergogna... Siamo come donna pronte a partorire ma troppo deboli per farlo. Il re d’Assiria ha mandato qui il suo luogotenente a insultare il Dio vivente. Spero che il Signore abbia udito le sue parole e lo punisca. Tu, Isaia, prega il Signore per quelli che finora son scampati al re d’Assiria. (Vv. 3,4)LP 149.1

    Il re Ezechia, insieme al profeta Isaia, rivolsero preghiere e invocazioni al cielo. (2 Cronache 32:20) Dio rispose alle preghiere dei suoi servitori e a Isaia fu dato questo messaggio per Ezechia: Non avere paura di quel che hai udito, degli insulti che mi hanno rivolto gli ufficiali del re d’Assiria. Farò in modo che il re d’Assiria riceva una notizia tale da costringerlo a tornare al suo paese: laggiù verrà ucciso. (2 Re 19:6,7) — Prophets and Kings, 354LP 149.2

    La preghiera di Ezechia era in armonia con la volontà di Dio — Quando il re di Giuda ricevette questa lettera così sarcastica e minacciosa, la portò nel tempio e …srotolò la lettera davanti al Signore. Quindi pregò con fede per chiedere al Signore che le nazioni della terra riconoscessero che il Dio degli ebrei viveva e regnava. Era in gioco l’onore dell’Eterno; soltanto lui poteva liberarli. (Salmo 80)LP 149.3

    La preghiera di Ezechia in favore di Giuda e dell’onore del suo Governante supremo era gradita a Dio. In occasione della consacrazione del tempio, Salomone aveva supplicato il Signore perché proteggesse il re e il suo popolo, ogni giorno secondo le loro necessità. Così tutti i popoli della terra si accorgevano che solo il Signore è Dio, lui e nessun altro. (1 Re 8:59,60) LP 149.4

    L’Eterno avrebbe aiutato il suo popolo se in tempo di guerra o di invasione nemica i capi di Israele si fosse recati nella sua casa e avessero invocato la liberazione. (vv. 33,34)LP 149.5

    Ezechia non fu lasciato senza speranza. Il profeta Isaia gli mandò a dire: Ho udito la preghiera che mi hai rivolto a proposito di Sennacherib, re d’Assiria. Ed ecco la mia risposta contro di lui: Gerusalemme la fanciulla ti ha disprezzato, la città di Sion ti ha deriso, o Sennacherib! Ma sai tu chi hai insultato e ingiuriato? Contro chi hai alzato la voce? Verso chi sei stato insolente? Verso di me, il Santo d’Israele! (2 Re 19:21,22; 23-38) — Profeti e Re, 355, 356, 359LP 149.6

    Ezechia guarisce in risposta alla preghiera — Fin dai tempi di Davide, non ci fu più re che abbia saputo ristabilire il Regno di Dio in un tempo di apostasia, di scoraggiamento, come fece Ezechia. Il sovrano, ora morente, aveva servito il suo Dio con fedeltà, aveva rinfrancato la fiducia del popolo in Jehovah come loro supremo sovrano. E come Davide, ora poteva implorare: O Eterno, DIO della mia salvezza, io grido giorno e notte davanti a te. Giunga fino a te la mia preghiera, tendi l’orecchio al mio grido, perché l’anima mia è sazia di male, e la mia vita è giunta fino allo Sceol. (Salmo 88:1,2,3)LP 150.1

    Poiché tu sei la mia speranza, o Signore, o Eterno, la mia fiducia fin dalla mia fanciullezza. Tu sei stato il mio sostegno fin dal grembo di mia madre; sei tu che mi hai tratto dal grembo di mia madre; a te andrà sempre la mia lode. Sono diventato per molti come un prodigio, ma tu sei il mio forte rifugio. La mia bocca è ripiena della tua lode, e proclama la tua gloria tutto il giorno. Non rigettarmi nel tempo della vecchiaia; non abbandonarmi quando il mio vigore viene meno. (Salmo 71:5-18)LP 150.2

    Colui che è prodigo in compassioni e che mai si esauriscono, (Lamentazioni 3:22) ascoltò la preghiera del suo servo. Isaia non era ancora giunto al cortile centrale che la parola dell’Eterno gli fu rivolta dicendo: «Torna indietro e di’ a Ezechia, principe del mio popolo: “Così parla l’Eterno, il DIO di Davide tuo padre: Ho udito la tua preghiera e ho visto le tue lacrime; ecco, io ti guarisco; nel terzo giorno salirai alla casa dell’Eterno. Aggiungerò alla tua vita quindici anni, libererò te e questa città dalle mani del re di Assiria e proteggerò questa città per amore di me stesso e per amore di Davide mio servo. (2 Re 20:4-6) — Review and Herald, May 6, 1915LP 150.3

    Daniele - La preghiera di Daniele efficace e fervente —Daniele pregava Dio senza esaltare sé stesso e senza rivendicare alcun bene: Signore, ascolta; Signore, perdona; Signore, presta attenzione e opera. Non indugiare, per amore di te stesso, o mio DIO…LP 150.4

    Questo è quello che Giacomo chiama una preghiera efficace e fervente. Di Cristo fu detto: …essendo in agonia, pregava ancor più intensamente… (Luca 22:44) Quale contrasto c’è tra l’intercessione della Maestà del cielo e le preghiere deboli e tiepide che sono offerte a Dio. Molti si accontentano di bisbigliare delle preghiere prive di desiderio sincero, fervente e affettuoso per Dio. — Testimonies for the Church, vol. 4, 534LP 151.1

    Costante nella preghiera nonostante le persecuzioni — Nonostante il decreto del Re, Daniele non cessò di pregare. Anzi, le sue preghiere aumentarono. Quando Daniele seppe che il documento era stato firmato, entrò in casa sua. Quindi nella sua camera superiore, con le sue finestre aperte verso Gerusalemme, tre volte al giorno si inginocchiava, pregava e rendeva grazie al suo Dio, come era solito fare prima. (Daniele 6:10) Daniele non cercò di nascondere la sua fedeltà verso Dio. Egli non pregò soltanto nel suo cuore, ma a voce alta, con la finestra aperta verso Gerusalemme, offrendo la sua petizione al cielo. Poi, i suoi nemici andarono a lamentarsi contro di lui al re, e Daniele fu gettato nella fossa dei leoni, ma il Figlio di Dio era lì con lui. L’angelo del Signore si accampò accanto al servo di Dio. Il mattino seguente, il re venne a vedere Daniele e disse: Daniele, servo del Dio vivente, il tuo Dio, che tu servi del continuo ha potuto liberarti dai leoni? (Daniele 6:20) Allora Daniele rispose al re: O re, possa tu vivere per sempre! Il mio Dio ha mandato il suo angelo che ha chiuso le bocche dei leoni, ed essi non mi hanno fatto alcun male, perché sono stato trovato innocente davanti a lui; ma anche davanti a te, o re, non ho fatto alcun male. (Daniele 6:21) Daniele uscì da questa esperienza senza alcun danno, ed egli magnificò il Signore Dio del cielo. — Review and Herald, May 3, 1892LP 151.2

    Serietà e fervore caratterizzano le preghiere di Daniele —Verso la fine dei settanta anni della schiavitù, Daniele si applicò molto allo studio delle profezie di Geremia. Egli vide che si avvicinava il tempo in cui il popolo eletto doveva ricevere da Dio un’altra prova. Così, con il digiuno e la preghiera, Daniele supplicò il favore del Signore per il popolo d’Israele con queste parole: LP 151.3

    O Signore, Dio grande e tremendo, che conservi il tuo patto e la tua misericordia con quelli che ti amano e osservano i tuoi comandamenti, abbiamo peccato e abbiamo agito perversamente, siamo stati malvagi e ci siamo ribellati, allontanandoci dai tuoi comandamenti e dai tuoi decreti. Non abbiamo ascoltato i profeti, tuoi servi, che hanno parlato nel tuo nome ai nostri re, ai nostri capi, ai nostri padri e a tutto il popolo del paese. (Daniele 9:4-6)LP 152.1

    Daniele non proclama la sua fedeltà davanti al Signore. Non pretende di essere puro e santo. Anzi, s’identifica umilmente con il popolo peccatore di Israele. La sapienza che Dio gli aveva impartito era di gran lunga superiore alla saggezza dei grandi uomini del mondo, come la luce del sole che splende nel cielo a mezzogiorno è più luminosa della stella più debole. Eppure, ponderate la preghiera pronunciata da quest’uomo così altamente favorito dal cielo. Con profonda umiliazione, con le lacrime e il cuore affranto, egli implora sia per sé stesso sia per il popolo. Egli apre la sua anima davanti a Dio, confessando la propria indegnità e riconoscendo la grandezza e la maestà del Signore. LP 152.2

    Quale straordinario fervore caratterizzano le sue suppliche. La mano della fede del servo di Dio è tesa verso l’alto per appropriarsi delle promesse dell’Altissimo che mai falliranno. La sua anima lotta in agonia. Sente che la sua preghiera è stata esaudita. Egli sa che la vittoria è sua. Se noi, come popolo di Dio, volessimo pregare come pregò Daniele, se volessimo lottare come lottò Daniele, umiliando la nostra anima davanti a Dio, potremmo ricevere le risposte alle nostre petizioni come furono concesse a Daniele. Ecco come presentò il suo caso alla corte celeste: LP 152.3

    O mio DIO, porgi il tuo orecchio e ascolta; apri i tuoi occhi e guarda le nostre desolazioni e la città sulla quale è invocato il tuo nome, perché noi non presentiamo le nostre suppliche davanti a te per le nostre opere giuste, ma per le tue grandi compassioni. O Signore, ascolta; Signore, perdona; Signore, presta attenzione e opera. Non indugiare, per amor di te stesso, o mio DIO, perché il tuo nome è invocato sulla tua città e sul tuo popolo. (Daniele 9:18,19)LP 152.4

    L’uomo di Dio implorava le benedizioni del cielo per il suo popolo e per una conoscenza più chiara della volontà divina. La preoccupazione del suo cuore era per Israele, un popolo che non rispettava la legge di Dio. Egli riconobbe che tutte le loro disgrazie, erano le conseguenze delle trasgressioni di quella santa legge. Egli disse …o Signore, DIO nostro, che facesti uscire il tuo popolo dal paese d’Egitto con mano potente e ti facesti un nome qual è oggi, noi abbiamo peccato, abbiamo agito malvagiamente. O Signore, secondo tutta la tua giustizia, fa’, ti prego, che la tua ira e il tuo furore si allontanino da Gerusalemme, la tua città, il tuo monte santo, per i nostri peccati e per le iniquità dei nostri padri, Gerusalemme e il tuo popolo sono divenuti oggetto di vituperio per tutti quelli che ci circondano. (vv. 15,16)LP 153.1

    Gli ebrei avevano perso il loro particolare carattere sacro come popolo di Dio. Perciò ora ascolta, o DIO nostro, la preghiera del tuo servo e le sue suppliche e fa’ risplendere, per amore del Signore, il tuo volto sul tuo santuario che è desolato. (v.17) Il cuore di Daniele era colmo di nostalgia per il santuario desolato di Dio. Egli sapeva che la sua prosperità poteva essere restaurata unicamente quando il popolo si sarebbe pentito delle sue trasgressioni alla legge di Dio, e sarebbe diventato umile, fedele e obbediente. LP 153.2

    E mentre la preghiera di Daniele continuava, l’angelo Gabriele scese dal cielo volando per dirgli che le sue petizioni erano state accolte e che avrebbe avuto risposta. Questo potente angelo fu incaricato di trasmettergli i misteri dei secoli futuri. Così, mentre Daniele stava cercando di conoscere e comprendere la verità, fu messo in comunicazione col messaggero delegato del cielo. LP 153.3

    In risposta alla sua petizione, Daniele non ricevette solamente la luce e la verità che lui e il suo popolo avevano bisogno, ma egli vide pure i grandi eventi del futuro, compreso l’avvento del Redentore del mondo. Coloro che affermano di essere santificati, ma non hanno alcun desiderio di studiare le Scritture o lottare con Dio in preghiera per avere una comprensione più chiara della verità biblica, non sanno cosa sia la vera santificazione.— The Sanctified Life, 46-49LP 153.4

    Nehemia - La preghiera di Nehemia è un esempio per noi oggi — I cuori di coloro che sostengono questa causa, devono essere colmi dello Spirito di Gesù. Solo il nostro Grande Medico può applicare il balsamo di Galaad. Che questi uomini leggano il libro di Nehemia con cuore umile, toccati dallo Spirito Santo, e le loro false idee possano essere modificate affinché i loro princìpi siano corretti, e l’attuale ordine di cose cambierà. Nehemia pregò Dio per avere aiuto, e Dio ascoltò la sua preghiera. Il Signore operò nei re pagani affinché venissero in suo aiuto. Quando i suoi nemici lavorarono zelantemente contro di lui, il Signore usò i re per realizzare il Suo proposito, e per rispondere alle tante preghiere che salivano a lui in cerca d’aiuto che tanto necessitavano. — Review and Herald, March 23, 1911LP 154.1

    La preghiera fortifica la fede e il coraggio di Nehemia — Dai messaggeri che provenivano dalla Giudea questo patriota ebreo seppe che Gerusalemme, la città eletta, attraversava momenti difficili. Gli esuli che erano rientrati dovevano affrontare la miseria e l’ostilità. Il tempio e una parte della città erano stati ricostruiti, ma l’opera di restaurazione era stata interrotta, i servizi del tempio venivano disturbati e la popolazione era continuamente in allarme perché le mura della città erano in rovina.LP 154.2

    Sopraffatto dal dolore Nehemia non riusciva più né a mangiare né a bere. Passai alcuni giorni in grande tristezza: non prendevo cibo e pregavo il Dio del Cielo. (Nehemia 1:4) Nella sua tristezza si rivolse al Signore e confessò fedelmente i suoi peccati e quelli del popolo. Lo supplicò di sostenere Israele, di dare a questo popolo coraggio e forza e di aiutarlo a ricostruire le rovine di Giuda.LP 154.3

    Nehemia pregando sentì crescere in lui la fede e il coraggio. Parole sante scaturivano spontaneamente dalle sue labbra. Si rendeva conto del disonore che sarebbe ricaduto sull’Eterno se il suo popolo, ora che aveva rinnovato il suo patto con lui, fosse stato abbandonato a sé stesso e alle sue debolezze. Egli supplicò il Signore di adempiere le sue promesse.LP 154.4

    Ma di là vorrete tornare al Signore, vostro Dio, e vi avvicinerete a lui se lo invocherete con tutto il cuore e con tutta l’anima. Quando vi saranno accadute tutte queste cose, nella sofferenza tornerete alla fine al Signore, vostro Dio, e gli darete ascolto…egli è un Dio pieno di misericordia, non vi abbandonerà e non vi distruggerà. Egli non dimenticherà mai l’alleanza che ha fatto con i vostri padri. (Deuteronomio 4:29:31)LP 155.1

    Questa promessa era stata fatta a Israele, per mezzo di Mosè, nel nome del Signore, prima che si stabilisse in Canaan e attendeva da secoli il suo adempimento. Ora il popolo di Dio, mosso dal pentimento e dalla fede, era tornato all’Eterno; la promessa divina si sarebbe certamente adempiuta.LP 155.2

    Nehemia aveva spesso pregato Dio in favore del suo popolo, ma ora, mentre pregava, un progetto si affacciava alla sua mente. Se avesse ottenuti il consenso del re, e l’aiuto per procurarsi tutto il materiale necessario, avrebbe assunto egli stesso il compito di ricostruire le mura di Gerusalemme e di ripristinare il prestigio nazionale d’Israele. Chiese perciò a Dio di aiutarlo affinché il re avesse fiducia in lui e questo suo piano potesse essere attuato. Nehemia pregò: Fa che riescano i miei piani, fa, che il re mi accolga benevolmente. (Nehemia 1:10) LP 155.3

    Nehemia aspettò per quattro mesi il momento opportuno per presentare la sua richiesta al re. Sebbene in questo periodo il suo cuore fosse colmo di tristezza, si sforzò di avere un aspetto sereno in presenza del sovrano. Nelle sale sontuose e imponenti del palazzo tutti dovevano avere l’aria felice. Sul viso di questi servitori del re non doveva trapelare nulla. Ma quando rimaneva solo, lontano da sguardi indiscreti, Nehemia si sentiva protetto da Dio e dai suoi angeli che ascoltavano le sue preghiere, le sue confessioni e le sue lacrime. — Prophets and Kings, 628-630LP 155.4

    Nehemia riconosce il suo peccato personale mentre prega — Non solo Nehemia affermava che Israele aveva peccato. Pentito egli riconobbe che anche lui e la casa di suo padre avevano peccato. Ci siamo comportati molto malvagiamente contro di te e non abbiamo osservato i comandamenti, gli statuti e i decreti che tu ordinasti a Mosè, tuo servo (Nehemia 1:7), disse Nehemia riferendosi a sé stesso e a coloro che avevano disonorato Dio. Nehemia si umiliò davanti a Dio, glorificando il Suo nome, come fece Daniele in Babilonia. LP 155.5

    Studiate attentamente le preghiere di questi uomini. Essi ci insegnano che dobbiamo umiliarci, senza cancellare la linea di demarcazione tra il popolo osservatore dei comandamenti di Dio e quelli che non rispettano la Sua legge. — SDA Bible Commentary, vol. 3, 1136LP 156.1

    Nehemia pregava con la certezza che Dio avrebbe compiuto le sue promesse — Per fede, Nehemia credette alle promesse di Dio, credette nella sua misericordia, e che avrebbe mantenuto la causa del Suo popolo penitente, ripristinando la loro forza per ricostruire i luoghi desolati. Dio aveva sempre compiuto le sue minacce, quando il popolo si separava da Lui; Egli l’aveva disperso fra le nazioni secondo la Sua Parola. Nehemia trovava in questo fatto la garanzia che sarebbe stato altrettanto fedele nel compiere le Sue promesse di salvare ancora il popolo Israelita. — SDA Bible Commentary, vol. 3, 1136LP 156.2

    Nehemia pregava secondo esigenze del momento — Il racconto delle condizioni in cui versava Gerusalemme suscitò la simpatia del monarca senza risvegliarne i pregiudizi. Un’altra domanda del re offrì a Nehemia l’occasione tanto attesa: Hai qualche richiesta da farmi? Ma l’uomo di Dio non si avventurò a rispondere prima di aver chiesto il parere di colui che era più potente di Artaserse. Nehemia aveva una missione da compiere e perché potesse avere successo, l’intervento del re era indispensabile. Si rendeva conto che tutto dipendeva dal modo in cui avrebbe presentato la sua richiesta. Avrebbe così ottenuto, non solo l’approvazione del sovrano ma, anche la promessa del suo aiuto. Dentro di me rivolsi una preghiera al Dio del cielo, (v.4) scrive Nehemia e in questa corta preghiera ottenne dal Re dei re quella forza che poteva conquistare i cuori. — Prophets and Kings, 631LP 156.3

    Le preghiere di Nehemia rinforzate dalla sua fermezza di propositi —Nella chiesa di oggi c’è bisogno di molti Nehemia — uomini che possono non solo pregare o predicare, ma uomini le cui preghiere e sermoni siano corroborati da un proposito fermo e saldo. — Signs of the Times, December 6, 1883LP 157.1

    Come Nehemia, possiamo pregare in ogni momento o luogo — Pregare come pregò Nehemia nel momento del bisogno è una possibilità offerta al cristiano in ogni circostanza. Voi che siete impegnati nelle intense attività della vita, che siete sommersi dalle difficoltà, rivolgete le vostre richieste al Signore per essere guidati da lui! Voi, che per terra e per mare, siete minacciati da tante incognite, affidatevi a colui che può offrirvi la sua protezione. Nei momenti difficili o di pericolo improvviso fate udire il vostro grido a colui che si è impegnato a venire in aiuto dei suoi fedeli in ogni circostanza della vita. Ovunque voi siate, in qualsiasi condizione, afflitti per la tristezza e le preoccupazioni, assaliti dalla tentazione, troverete la certezza, il sostegno e il conforto nel grande amore e nella potenza di Dio che è fedele alle Sue promesse. LP 157.2

    Nella sua corta preghiera rivolta al Re dei re, Nehemia trovò il coraggio di esporre al re Artaserse il suo desiderio di essere esonerato, per un po’ di tempo, dai suoi incarichi a corte e chiese che gli fosse concesso il permesso di recarsi a Gerusalemme per ricostruirne le rovine e farne di nuovo una città forte e ben difesa. Da questa richiesta sarebbero scaturiti nuovi sviluppi della situazione. Il re accettò e Nehemia scrisse: Il re mi concesse ogni cosa, perché la mano di Dio mi proteggeva. (v.8) — Prophets and Kings, 631-633LP 157.3

    Dio nella sua provvidenza non ci permette di conoscere la fine dal principio; ma ci dà la luce attraverso la sua parola per guidarci mentre andiamo avanti; ci invita a mantenere le nostre menti fisse su Gesù. Ovunque siamo, qualunque sia la nostra occupazione, il nostro cuore deve essere rivolto a Dio in preghiera. Questo significa che dobbiamo essere costanti nella preghiera. Non abbiamo bisogno di aspettare fino a quando possiamo inginocchiarci per la preghiera. In un’occasione, quando Nehemia si presentò davanti al re, questi gli chiese perché sembrava così triste, e quale richiesta doveva presentargli. Ma Nehemia non osò rispondere subito. Importanti interessi erano in gioco. Il destino di una nazione era appeso a un filo, Nehemia non esitò a gridare al Dio del cielo chiedendo aiuto, prima di rispondere al re. In conseguenza al suo fedele e disperato appello, Nehemia ottenne tutto quello che aveva chiesto e desiderato. — Signs of the Times, October 20, 2887LP 157.4

    Non esiste luogo o tempo che non sia appropriato per elevare un pensiero a Dio, perché nulla può impedirci di rivolgere al Signore una silenziosa e fervente preghiera. Quando camminiamo nelle strade affollate, quando siamo impegnati negli affari, possiamo chiedere al Signore che ci guidi, proprio come fece Nehemia quando presentò la petizione al re Artaserse. Dovunque, possiamo avere la possibilità di entrare segretamente in comunione con Dio; e se rimaniamo sempre ricettivi agli appelli divini, Gesù si avvicinerà e dimorerà in noi.LP 158.1

    Per quanto l’atmosfera che ci circonda sia contaminata e corrotta, noi, invece di respirare le esalazioni, possiamo vivere nell’aria pura del cielo. Possiamo evitare di pensare e di immaginare tutto ciò che è impuro e, attraverso una preghiera sincera, elevarci sino a Dio. Chi è pronto a ricevere l’aiuto e le benedizioni divine, vivrà in un’atmosfera più santa di quella di questo mondo e sarà in costante comunione con il cielo. — — Steps to Christ, 99LP 158.2

    Nehemia pregò intensamente per tutta la notte — In segreto e nel silenzio, Nehemia completò il suo giro d’ispezione delle mura. Egli dichiara: I magistrati non sapevano dove io fossi andato né che cosa avessi fatto. Fino a quel momento non avevo ancora detto nulla né ai Giudei né ai sacerdoti né ai notabili né ai magistrati né ad alcuno di quelli che si occupavano dei lavori. (Nehemia 2:26) In questa dolorosa indagine, non voleva attirare l’attenzione degli amici o nemici, per non suscitare entusiasmo, o diffondere le chiacchiere che avrebbero potuto ostacolare il suo lavoro. Nehemia dedicò il resto della notte alla preghiera per ricevere la forza, poiché il mattino seguente avrebbe dovuto incoraggiare e unire i suoi connazionali scoraggiati e divisi. — Christian Service, 174LP 158.3

    Il successo di Nehemia mostra la potenza della preghiera — Nel compiere la loro opera Esdra e Nehemia si umiliarono davanti a Dio confessando i loro peccati e quelli del popolo, invocando il perdono come se i responsabili fossero stati loro stessi. Lavorarono, pregarono, soffrirono pazientemente. Il maggiore ostacolo non fu l’aperta ostilità dei pagani, ma la segreta opposizione dei cosiddetti fratelli che mettendosi al servizio del male, rendevano dieci volte più pesante il compito dei collaboratori di Dio. Questi traditori fornivano ai nemici dell’opera di Dio gli spunti che essi poi sfruttavano nella loro lotta contro il popolo eletto.LP 159.1

    Il successo che coronò gli sforzi di Nehemia dimostra quanto siano importanti la preghiera, la fede e la capacità di agire con saggezza e con forza. Nehemia non era né un sacerdote né un profeta; non pretese mai nessun titolo. Egli era un riformatore chiamato da Dio in quel momento così delicato. Il suo scopo era quello di condurre il popolo all’ubbidienza della volontà divina. Ispirato da questo ideale così elevato si impegnò con tutto sè stesso per la sua realizzazione. Quando si trovò a dover affrontare il male e le opposizioni, assunse un atteggiamento così deciso che il popolo fu spinto a impegnarsi con rinnovato zelo e con coraggio. Gli israeliti, non poterono fare a meno di riconoscerne la lealtà, il patriottismo, e il profondo amore per Dio. Il suo atteggiamento suscitò nel popolo il desiderio di seguirlo nella via che indicava loro. — Prophets and Kings, 675, 676LP 159.2

    Giovanni Battista - Giovanni dedicò molto tempo alla meditazione e alla preghiera per conoscere la volontà Dio nella sua vita — La vita di Giovanni non trascorreva nell’ozio, nella tristezza ascetica o nell’isolamento egoistico. Periodicamente egli partecipava alla vita comunitaria e osservava con molta attenzione quello che accadeva nel mondo. Dal suo quieto ritiro seguiva il susseguirsi degli eventi. Illuminato dallo Spirito, studiava il carattere degli uomini per imparare a raggiungere il loro cuore con il messaggio divino. Sentiva la responsabilità della sua missione. Nella solitudine, si preparava con la meditazione e la preghiera per la missione che gli sarebbe stata affidata. — The Desire of Ages,102LP 159.3

    Con la preghiera Giovanni affronta i re della terra — Giovanni Battista durante la sua vita nel deserto fu istruito da Dio. Studiava le rivelazioni sulla natura. Sotto la guida del Divino Spirito, studiava i rotoli dei profeti. Di giorno e di notte, Cristo era il tema del suo studio, della sua meditazione, fino a quando la mente, il cuore e l’anima furono colmati dalla visione gloriosa.LP 160.1

    Contemplava il Re nella sua bellezza, e perdeva di vista l’IO. Contemplava la maestosità e la santità di Cristo e riconosceva la sua inefficienza e mancanza di meriti. Il suo compito era divulgare il messaggio di Dio. Giovanni si sottomise al potere di Dio e alla Sua giustizia. Egli era pronto ad andare e presentarsi al mondo come messaggero del Cielo, senza timore, perché aveva contemplato il Divino. Si presentava davanti ai monarchi del mondo senza paura, mentre davanti al Re dei re s’inginocchiava con riverenza e timore. — Testimonies for the Church, vol. 8, 331, 332LP 160.2

    Pietro - Dio rispose alla preghiera di Pietro per la guarigione di Tabitha — Comprendendo il dolore che lo circondava, il cuore di Pietro si riempì di compassione e dopo aver ordinato che tutti uscissero dalla stanza, egli s’inginocchiò e pregò con fede Dio affinché ridesse a Tabitha la vita e la salute. E voltandosi verso il corpo, disse: Tabitha levati. Ed ella aprì gli occhi, e veduto Pietro, si mise a sedere. (Atti 9:40) Tabitha aveva svolto un grande servizio per la chiesa, e Dio ritenne giusto riportarla indietro dalla terra del nemico. In tal modo la sua abilità e le sue energie potevano essere ancora una benedizione per gli altri, inoltre con questa manifestazione della sua potenza la causa di Cristo poteva essere rafforzata. — Acts of the Apostles, 132LP 160.3

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