Loading...
Larger font
Smaller font
Copy
Print
Contents

Profeti e re

 - Contents
  • Results
  • Related
  • Featured
No results found for: "".
  • Weighted Relevancy
  • Content Sequence
  • Relevancy
  • Earliest First
  • Latest First
    Larger font
    Smaller font
    Copy
    Print
    Contents

    Capitolo 41: La fornace ardente

    Il sogno della grande statua, che aveva rivelato a Nabucodonosor eventi che si riferivano alla fine dei tempi, gli era stato inviato perché potesse comprendere il ruolo che doveva svolgere nella storia del mondo e i rapporti che dovevano intercorrere fra il suo regno e quello di Dio. Tramite l’interpretazione di questo sogno, il re aveva ricevuto tutti i dati relativi all’instaurazione del regno eterno di Dio. Cfr. Daniele 2:44, 45.PR 254.1

    Il re aveva riconosciuto la potenza di Dio. Egli aveva detto a Daniele: “Il vostro Dio è davvero il più grande fra tutti gli dei, il signore di tutti i re e il rivelatore dei misteri...”. Daniele 2:47. Per un certo periodo di tempo il re onorò Dio, ma non aveva completamente rinunciato alle ambizioni terrene e al desiderio di ricevere grandi onori. La prosperità che caratterizzava il suo regno lo rendeva orgoglioso. Così, con il passare del tempo, egli cessò di rispettare Dio e ritornò al culto degli idoli con uno zelo e un fanatismo ancora maggiori.PR 254.2

    Le parole “La testa d’oro sei tu” avevano prodotto una profonda impressione nella mente del sovrano. I saggi del suo regno, approfittando delle circostanze e del suo ritorno all’idolatria, gli proposero di fare una statua simile a quella vista in sogno e di collocarla in un luogo in cui tutti potessero vedere la testa d’oro che secondo l’interpretazione rappresentava il suo regno.PR 254.3

    Compiaciuto per il suggerimento, Nabucodonosor decise di attuarlo, anzi di andare oltre. Invece di riprodurre l’immagine così come l’aveva vista nel sogno, decise di superare l’originale. La sua statua non sarebbe stata composta di vari metalli di valore decrescente a partire dalla testa fino ai piedi, ma sarebbe stata tutta d’oro, simbolo perfetto di Babilonia, regno eterno, indistruttibile e onnipotente che avrebbe ridotto in pezzi tutti gli altri regni.PR 254.4

    L’idea di stabilire un impero e una dinastia eterni colpiva l’immaginazione del potente sovrano: le nazioni della terra non avrebbero potuto resistere ai suoi eserciti. Con l’entusiasmo che scaturiva dalla sua ambizione illimitata e dal suo orgoglio convocò i saggi del suo regno affinché lo consigliassero sui metodi da seguire per raggiungere il suo obiettivo. Dimenticando le meravigliose rivelazioni del sogno, dimenticando che il Dio d’Israele, tramite Daniele, aveva rivelato il significato del sogno, dimenticando che questa interpretazione aveva salvato i dignitari del regno, dimenticando tutto eccetto il desiderio di stabilire la loro sovranità e il loro potere personale, il re e i suoi consiglieri decisero di fare il possibile affinché la supremazia fosse accordata a Babilonia, degna di un onore universale.PR 254.5

    La statua simbolica, tramite la quale Dio aveva rivelato al re e al popolo il suo piano in favore delle nazioni, sarebbe servita a glorificare l’uomo. L’interpretazione di Daniele sarebbe stata rifiutata e dimenticata, la verità distorta e applicata in modo sbagliato. Questa statua simbolica, destinata a rivelare agli uomini gli importanti avvenimenti relativi al futuro, sarebbe stata un ostacolo allo sviluppo della conoscenza della verità che Dio voleva comunicare al mondo. Satana si serviva degli ambiziosi desideri degli uomini per impedire la realizzazione dei piani divini in favore dell’umanità. Il nemico degli uomini sapeva che la verità è una forza potente per la salvezza, ma quando questa verità è messa al servizio dell’orgoglio umano o della realizzazione dei suoi desideri, allora diventa una forza per il male. Dalle sue immense riserve auree Nabucodonosor attinse l’oro occorrente per fare una grande statua apparentemente simile a quella del sogno, salvo per il materiale che la componeva. Anche se abituati alle grandiose raffigurazioni delle loro divinità pagane, i caldei non avevano mai costruito una statua così imponente e maestosa, alta trenta metri e larga tre.PR 255.1

    Non è sorprendente che in una nazione in cui regnava l’idolatria, la magnifica statua, posta nella pianura di Dura, rappresentasse la gloria, lo splendore e la potenza di Babilonia e diventasse un oggetto di culto. Venne decretato che il giorno della sua inaugurazione tutti dovessero manifestare la loro assoluta fedeltà al potere babilonese inchinandosi dinanzi alla statua.PR 255.2

    Giunse il giorno stabilito e una gran folla proveniente da “ogni popolo, lingua e nazione” si riunì nella pianura di Dura. Per ordine del re, al suono degli strumenti musicali i presenti si sarebbero inchinati e avrebbero adorato la statua d’oro. Quel giorno le forze del male parvero riportare un vero trionfo: l’adorazione della statua sarebbe diventata una forma di idolatria riconosciuta dalla religione di stato di quella nazione. In questo modo Satana sperava di vanificare il progetto di Dio di rendere Israele, deportato in Babilonia, un mezzo di benedizione per tutte le nazioni pagane.PR 255.3

    Dio, però, aveva deciso diversamente. Non tutti si inginocchiarono davanti al simbolo dell’idolatria. In mezzo alla folla prostrata tre uomini fermamente decisi a non disonorare il Dio del cielo non adorarono la statua. Il loro Dio era il Re dei re e Signore dei signori: essi non avrebbero onorato nessun altro.PR 255.4

    Nabucodonosor, all’apice della sua gloria, fu informato che fra i suoi sudditi alcuni avevano osato disubbidire al suo ordine. Una parte dei suoi cortigiani, i saggi del suo regno, gelosi degli onori conferiti ai fedeli compagni di Daniele, furono felici di comunicare al re che gli ebrei avevano rifiutato di osservare le sue direttive. Cfr. Daniele 3:12.PR 256.1

    Il re ordinò che quegli uomini fossero condotti immediatamente davanti a lui. “È vero che vi rifiutate di servire i miei dei e di adorare la statua d’oro che io ho fatto collocare?” Daniele 3:14. Egli cercò di intimorirli per indurli a unirsi alla folla. Poi, mostrando loro la fornace, ricordò loro quale castigo li aspettava se avessero continuato a non ubbidire alla sua volontà.PR 256.2

    Ma i giovani ebrei dichiararono con fermezza che sarebbero rimasti fedeli al Dio del cielo e che credevano nella sua potenza liberatrice. L’atto di inchinarsi davanti alla statua era inteso da tutti come un atto di culto; tale omaggio essi potevano tributarlo solo a Dio.PR 256.3

    Mentre i tre ebrei stavano davanti al re, egli si convinse che essi possedevano qualcosa che non avevano gli altri savi del suo regno. Essi erano stati fedeli nel compimento di ogni loro dovere; se avessero espresso la loro disponibilità a unirsi alla folla nel culto della statua, ogni problema si sarebbe risolto. E aggiunse: “...Se vi rifiutate vi farò subito gettare in una fornace ardente. Quale dio potrà sottrarvi al mio potere?” Daniele 3:15.PR 256.4

    Ma le minacce del re furono inutili. Egli non riuscì a impedire che restassero fedeli al Sovrano dell’universo. Dalla storia dei loro padri essi avevano imparato che la disubbidienza a Dio aveva come risultato il disonore, il disastro e la morte, mentre il timore dell’Eterno è il principio della saggezza, la fonte di ogni vera prosperità. Con calma, guardando la fornace, dissero: “...Maestà, non abbiamo bisogno di giustificarci. Sappi comunque che il nostro Dio, quel Dio che noi serviamo è capace di salvarci...”. Daniele 3:16, 17. La loro fede traeva forza dall’idea che Dio sarebbe stato glorificato mediante la loro liberazione e aggiunsero con sicurezza trionfante: “E anche se non lo facesse, sappi, maestà, che noi ci rifiutiamo di servire i tuoi dei e di adorare la statua d’oro che tu hai fatto collocare”. Daniele 3:18.PR 256.5

    L’ira del re si espresse in tutta la sua forza. “Nabucodonosor s’infuriò violentemente con Sadrach, Mesach e Abdenego”, rappresentanti di una razza disprezzata e schiava. Egli ordinò allora che la fornace fosse riscaldata sette volte più del solito e che alcuni dei soldati più forti del suo esercito legassero i giovani adoratori del Dio d’Israele affinché venissero giustiziati immediatamente.PR 256.6

    “E subito, così com’erano vestiti, con i mantelli, i calzari, le tuniche e i turbanti furono gettati nella fornace ardente. Secondo l’ordine severo del re, la fornace era stata accesa al massimo. Perciò, appena i soldati andarono per gettare nel fuoco Sadrach, Mesach e Abdenego, essi stessi morirono bruciati dalle fiamme”. Daniele 3:21.PR 257.1

    Il Signore, però, non dimenticò i suoi figli. Quando i tre giovani furono gettati nella fornace, il Salvatore si presentò direttamente in mezzo a loro e camminò con loro nel fuoco. In presenza del Signore, creatore del caldo e del freddo, le fiamme persero il loro potere distruttivo. Dal suo seggio reale il re guardava aspettandosi di vedere coloro che lo avevano sfidato ormai completamente bruciati. Ma il suo orgoglio improvvisamente crollò. I dignitari che gli stavano vicini videro il suo volto impallidire. Mentre guardava attentamente le fiamme che divampavano, girandosi verso i suoi consiglieri, chiese allarmato: “Non abbiamo gettato tre uomini legati in mezzo al fuoco?... Eppure io vedo quattro uomini, sciolti camminare in mezzo al fuoco. Non sono bruciati e il quarto poi somiglia a un essere divino”. Daniele 3:24, 25.PR 257.2

    Quel re pagano come poteva sapere com’era il Figlio di Dio? I deportati ebrei che in Babilonia occupavano posizioni di rilievo avevano rappresentato nella loro vita e nel loro carattere la verità. Quando erano stati interrogati circa le ragioni della loro fede, avevano risposto senza esitare. Con chiarezza e semplicità avevano illustrato i princìpi della giustizia insegnando così a quanti stavano intorno a loro chi era il Dio che adoravano. Avevano parlato di Cristo, il futuro Redentore, e fu così che nell’aspetto della quarta persona in mezzo alle fiamme il re riconobbe il Figlio di Dio.PR 257.3

    Dimenticando la propria grandezza e la propria dignità, Nabucodonosor scese dal suo trono e avvicinandosi alla bocca della fornace gridò: “...servi del Dio Altissimo, uscite fuori!” Allora Sadrach, Mesach e Abdenego si presentarono alla grande folla completamente illesi. La presenza del loro Salvatore li aveva protetti; solo i loro ceppi erano stati bruciati. Cfr. Daniele 3:27.PR 257.4

    Fu dimenticata la grande statua d’oro eretta con tanta pompa! In presenza del Dio vivente gli uomini furono presi dal panico. Il re umiliato fu costretto a riconoscere: “Lode al Dio di Sadrach, di Mesach e di Abdenego! Egli ha mandato il suo angelo a salvare i suoi servi che, confidando in lui, hanno trasgredito i miei ordini. Hanno preferito mettere in pericolo la loro vita piuttosto che servire e adorare altri dei”. Daniele 3:28.PR 257.5

    Gli avvenimenti di quel giorno spinsero Nabucodonosor a emanare un decreto: “Se qualcuno, a qualsiasi popolo, lingua o nazione appartenga, reca offesa al Dio di Sadrach, di Mesach e di Abdenego, sarà tagliato a pezzi e la sua casa trasformata in un letamaio”. Come motivo di questo decreto disse: “Nessun altro Dio può compiere una simile liberazione”. Daniele 3:29.PR 257.6

    Con queste e altre parole il re di Babilonia tentava di esporre a tutti i popoli della terra la convinzione che il Dio degli ebrei fosse degno della suprema adorazione. Il Signore accolse con soddisfazione il desiderio del monarca di manifestargli il suo rispetto, divulgando la sua promessa di fedeltà fino agli estremi confini del suo regno.PR 258.1

    Era giusto che il re facesse confessione pubblica e cercasse di esaltare Dio al di sopra di tutti gli altri dei, ma nel costringere i suoi sudditi ad aderire a questa confessione di fede e a manifestare il suo stesso rispetto, andava oltre i suoi diritti di sovrano terreno. Egli non aveva neppure il diritto civile o morale di minacciare di morte gli uomini che non avessero adorato Dio, come non lo aveva avuto nel proclamare il decreto in base al quale sarebbero stati dati alle fiamme tutti coloro che avessero rifiutato di adorare la statua d’oro. Il Signore non costringe mai nessuno a ubbidirgli, ma lascia tutti liberi di scegliere chi vogliono servire.PR 258.2

    Liberando i suoi fedeli servitori Dio manifesta il suo interesse in favore degli oppressi. Egli castiga tutte le potenze di questo mondo in rivolta nei confronti della sua autorità.PR 258.3

    I tre giovani ebrei fecero conoscere in tutto l’impero babilonese la fede in colui che adoravano. Essi avevano fiducia in Dio. Dovendo affrontare un momento così difficile essi si ricordarono di questa meravigliosa promessa: “Se tu attraverserai fiumi profondi, io sarò con te: le acque non ti sommergeranno. Se passerai attraverso il fuoco, tu non brucerai: le fiamme non ti consumeranno”. Isaia 43:2.PR 258.4

    La fede di questi giovani fu sottolineata agli occhi di tutti in modo meraviglioso. I rappresentanti di diversi paesi invitati da Nabucodonosor alla cerimonia d’inaugurazione della statua pubblicarono ovunque la notizia di questa magnifica liberazione. Dio fu glorificato in tutta la terra dalla fedeltà dei suoi figli.PR 258.5

    Quanto sono importanti le lezioni che si possono trarre dall’esperienza dei tre giovani ebrei nella pianura di Dura! Ai nostri giorni molti servitori di Dio, pur essendo innocenti dovranno subire umiliazioni e maltrattamenti da parte di coloro che, ispirati da Satana, sono pieni di invidia o animati da fanatismo religioso. La loro collera si manifesterà in modo particolare nei confronti degli osservatori del quarto comandamento e alla fine sarà emanato un decreto che li denuncerà passibili di morte.PR 258.6

    Il periodo di distretta che si va profilando davanti al popolo di Dio richiederà una fede incrollabile. I suoi figli dovranno dimostrare che adorano soltanto il Signore e che nessuna considerazione, neppure quella della stessa vita, può indurli alla minima concessione nei confronti di un falso culto. Per un uomo leale, gli ordini dati dai peccatori, la cui visione è limitata, non avranno nessun valore rispetto alla Parola di Dio. È necessario rimanere fedeli alla verità anche a costo della prigione, dell’esilio e della stessa morte.PR 258.7

    Come ai giorni di Sadrach, Mesach e Abdenego, alla fine dei tempi il Signore agirà con potenza in favore di coloro che si schiereranno saldamente dalla parte della giustizia. Colui che camminò con i tre giovani nella fornace ardente sarà con i suoi fedeli ovunque essi siano. La sua presenza sarà per loro una fonte di conforto e di sostegno. Nella più terribile delle persecuzioni che si ricordino nella storia i suoi eletti rimarranno incrollabili. Satana, con tutti i suoi eserciti, non potrà distruggere neppure il più debole dei santi di Dio. Alcuni angeli potenti li proteggeranno e l’Eterno si manifesterà a loro come “il Dio degli dei” in grado di salvare tutti coloro che hanno fiducia in lui.PR 259.1

    Larger font
    Smaller font
    Copy
    Print
    Contents