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Profeti e re

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    Capitolo 52: L’uomo chiave

    Neemia, esule ebreo in Persia, occupava una posizione influente alla corte persiana. In qualità di coppiere del re poteva incontrare liberamente il sovrano. Per il suo incarico, e grazie alla sua capacità e fedeltà, era diventato amico e consigliere del monarca. Però, pur godendo del suo favore ed essendo circondato dalla pompa e dallo splendore di quella reggia, non poteva dimenticare né il suo Dio né il suo popolo. Era profondamente interessato al destino di Gerusalemme e le sue speranze e le sue gioie erano legate alla prosperità di quella città. Grazie all’intermediazione di quest’uomo, che si era preparato per l’opera alla quale era stato chiamato mentre risiedeva alla corte persiana, Dio desiderava accordare al suo popolo ricche benedizioni nella terra dei suoi padri.PR 317.1

    Dai messaggeri che provenivano dalla Giudea questo patriota ebreo seppe che Gerusalemme, la città eletta, attraversava momenti difficili. Gli esuli che erano rientrati dovevano affrontare la miseria e l’ostilità. Il tempio e una parte della città erano stati ricostruiti, ma l’opera di restaurazione era interrotta, i servizi del tempio venivano disturbati e la popolazione era continuamente in allarme perché le mura della città erano in rovina.PR 317.2

    Sopraffatto dal dolore Neemia non riusciva più né a mangiare né a bere. “Passai alcuni giorni in grande tristezza: non prendevo cibo e pregavo il Dio del Cielo”. Neemia 1:4. Nella sua tristezza si rivolse al Signore e confessò fedelmente i suoi peccati e quelli del popolo. Lo supplicò di sostenere Israele, di dare a questo popolo coraggio e forza e di aiutarlo a ricostruire le rovine di Giuda.PR 317.3

    Neemia pregando sentì crescere in lui la fede e il coraggio. Parole sante scaturivano spontaneamente dalle sue labbra. Si rendeva conto del disonore che sarebbe ricaduto sull’Eterno se il suo popolo, ora che aveva rinnovato il suo patto con lui, fosse stato abbandonato a se stesso e alle sue debolezze. Egli supplicò il Signore di adempiere le sue promesse. Cfr. Neemia 1:9.PR 317.4

    “Ma di là vorrete tornare al Signore, vostro Dio, e vi avvicinerete a lui se lo invocherete con tutto il cuore e con tutta l’anima. Quando vi saranno accadute tutte queste cose, nella sofferenza tornerete alla fine al Signore, vostro Dio, e gli darete ascolto: egli è un Dio pieno di misericordia, non vi abbandonerà e non vi distruggerà; egli non dimenticherà mai l’alleanza che ha fatto con i vostri padri”. Deuteronomio 4:29-31. Questa promessa era stata fatta a Israele, da Mosè, nel nome del Signore, prima che si stabilisse in Canaan e attendeva da secoli il suo adempimento. Ora il popolo di Dio, mosso dal pentimento e dalla fede, era tornato all’Eterno; la promessa divina si sarebbe certamente adempiuta.PR 317.5

    Neemia aveva spesso pregato Dio in favore del suo popolo, ma ora, mentre pregava, un progetto si affacciava alla sua mente. Se avesse ottenuto il consenso del re e l’aiuto per procurarsi tutto il materiale necessario, avrebbe assunto egli stesso il compito di ricostruire le mura di Gerusalemme e di ripristinare il prestigio nazionale d’Israele. Chiese perciò a Dio di aiutarlo affinché il re avesse fiducia in lui e questo suo piano potesse essere attuato. Neemia pregò: “...Fa’ che riescano i miei piani, fa’ che il re mi accolga benevolmente”. Neemia 1:10.PR 318.1

    Neemia aspettò per quattro mesi il momento opportuno per presentare la sua richiesta al re. Sebbene in questo periodo il suo cuore fosse colmo di tristezza, si sforzò di avere un aspetto sereno in presenza del sovrano. Nelle sale sontuose e imponenti del palazzo tutti dovevano avere l’aria felice. Sul viso di questi servitori del re non doveva trapelare nulla. Ma quando rimaneva solo, lontano da sguardi indiscreti, Neemia si sentiva protetto da Dio e dai suoi angeli che ascoltavano le sue preghiere, le sue confessioni e le sue lacrime.PR 318.2

    Alla fine, però, la tristezza che opprimeva il suo cuore non poteva rimanere nascosta più a lungo. Le notti insonni e i giorni pieni di preoccupazione lasciarono le loro tracce sul suo volto. Il re, sempre preoccupato per la sua incolumità personale, era abituato a leggere i volti e a indovinare i sentimenti. Perciò si rese conto che il suo coppiere era tormentato da qualche cosa che lo turbava. “Perché sei triste? — gli domandò. Non sembri malato; che cosa ti preoccupa?”PR 318.3

    La sua domanda preoccupò Neemia. Il re si sarebbe irritato venendo a sapere che i pensieri del suo coppiere, mentre lavorava al suo servizio, erano rivolti al suo popolo afflitto? La sua vita poteva essere in pericolo! Il suo piano per Gerusalemme stava forse per fallire? Neemia scrive: “Con molto timore risposi al re: — Maestà possa tu avere lunga vita! Come potrei non essere triste mentre la città dove sono sepolti i miei antenati è in rovina e le sue porte incendiate?” Neemia 2:2, 3.PR 318.4

    Il racconto delle condizioni in cui versava Gerusalemme suscitò la simpatia del monarca senza risvegliarne i pregiudizi. Un’altra domanda del re offrì a Neemia l’occasione tanto attesa: “Hai qualche richiesta da farmi?” Ma l’uomo di Dio non si avventurò a rispondere prima di aver chiesto il parere di colui che era più potente di Artaserse. Neemia aveva una missione da compiere e perché potesse avere successo, l’intervento del re era indispensabile. Si rendeva conto che tutto dipendeva dal modo in cui avrebbe presentato la sua richiesta. Avrebbe così ottenuto non solo l’approvazione del sovrano ma anche la promessa del suo aiuto. “Dentro di me rivolsi una preghiera al Dio del Cielo” (Neemia 2:4) scrive Neemia e in questa corta preghiera ottenne dal Re dei re quella forza che poteva conquistare i cuori.PR 318.5

    Pregare come pregò Neemia nel momento del bisogno è una possibilità offerta al cristiano in ogni circostanza. Voi che siete impegnati nelle intense attività della vita, che siete sommersi dalle difficoltà, rivolgete le vostre richieste al Signore per essere guidati da lui! Voi, che per terra e per mare, siete minacciati da tante incognite, affidatevi a colui che può offrirvi la sua protezione. Nei momenti difficili o di pericolo improvviso fate udire il vostro grido a colui che si è impegnato a venire in aiuto dei suoi fedeli in ogni circostanza della vita. Ovunque voi siate, in qualsiasi condizione, afflitti per la tristezza e le preoccupazioni, assaliti dalla tentazione, troverete la certezza, il sostegno e il conforto nel grande amore e nella potenza di un Dio che è fedele alle sue promesse.PR 319.1

    Nella sua corta preghiera rivolta al Re dei re, Neemia trovò il coraggio di esporre al re Artaserse il suo desiderio di essere esonerato, per un po’ di tempo, dai suoi incarichi a corte e chiese che gli fosse concesso il permesso di recarsi a Gerusalemme per ricostruirne le rovine e farne di nuovo una città forte e ben difesa. Da questa richiesta sarebbero scaturiti nuovi sviluppi della situazione. Il re accettò e Neemia scrisse: “...Il re mi concesse ogni cosa, perché la mano di Dio mi proteggeva”. Neemia 2:8.PR 319.2

    Essendosi assicurato l’aiuto di cui aveva bisogno, Neemia si organizzò per assicurarsi il successo della sua impresa e prese tutte le precauzioni necessarie per realizzare il suo progetto. Non rivelò il suo proposito neppure ai suoi connazionali perché, pur sapendo che molti si sarebbero rallegrati del suo successo, temeva che alcune indiscrezioni potessero provocare la gelosia dei loro nemici e forse far fallire i suoi piani.PR 319.3

    La richiesta fatta al re era stata accolta così favorevolmente che Neemia fu incoraggiato a chiedere un ulteriore contributo. Per dare autorevolezza e dignità alla sua missione, come anche per assicurarsi protezione durante il viaggio, chiese e ottenne una scorta armata. Gli furono concesse anche alcune lettere del re per i governatori delle province oltre l’Eufrate, territorio che doveva attraversare per raggiungere la Giudea. Ottenne anche una lettera per il custode delle foreste del re affinché gli fornisse tutto il legname necessario.PR 319.4

    L’uomo di Dio volle definire con chiarezza i privilegi che gli venivano accordati affinché non venisse accusato di andare al di là dei suoi diritti.PR 319.5

    Questo esempio di saggezza e di fermezza dovrebbe rappresentare uno stimolo per tutti i cristiani. Non basta pregare con fede, bisogna anche agire con prudenza e diligenza. Nei momenti difficili capita spesso che l’opera di Dio non progredisca perché si pensa che la prudenza e l’amore per il lavoro non abbiano nessun legame con la religione. Neemia non considerò compiuto il suo dovere dopo aver pianto e pregato davanti al Signore! Egli unì alle sue richieste un santo zelo. Si impegnò sinceramente e perseverò in vista del successo dell’iniziativa in cui si era lanciato.PR 320.1

    Oggi per portare avanti programmi altrettanto importanti della ricostruzione delle mura di Gerusalemme sono indispensabili prudenza e piani ben elaborati.PR 320.2

    Neemia non lasciò nulla di intentato, non lasciò nulla al caso. Chiese i mezzi che gli occorrevano a coloro che erano in grado di darglieli. Dio è sempre disposto a operare nel cuore di coloro che sono in possesso dei suoi beni perché li mettano a disposizione della sua opera. Coloro che lavorano per lui devono approfittare dell’aiuto offerto dagli uomini ispirati da Dio. I loro doni possono permettere al messaggio della verità di raggiungere molti paesi in cui non è ancora conosciuto. I donatori possono non avere fede in Cristo e non conoscere la sua Parola, ma le loro offerte non devono essere rifiutate per questo.PR 320.3

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