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Profeti e re

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    Capitolo 43: Lo spettatore invisibile

    Verso la fine della sua vita Daniele assistette ai grandi cambiamenti che si andavano verificando nel paese dove, sessant’anni prima, era stato deportato insieme ai suoi compagni ebrei. Nabucodonosor, re di uno “dei più feroci popoli stranieri” (Ezechiele 28:7), era morto, Babilonia, “lodata in tutto il mondo” (Geremia 51:41), era governata dai suoi incapaci successori ed era iniziato un processo di graduale ma sicura decadenza.PR 265.1

    A causa della follia e della debolezza di Baldassar, nipote di Nabucodonosor, Babilonia sarebbe presto caduta. Chiamato ancora giovane a partecipare agli affari dello stato si gloriava della sua potenza e sfidava il Dio del cielo. Aveva avuto molte occasioni per conoscere la volontà divina e adeguarsi ad essa rendendosi conto delle proprie responsabilità. Era a conoscenza dell’amara esperienza vissuta da suo nonno che, per decreto divino, era stato allontanato per un certo periodo di tempo dalla società umana; conosceva la sua conversione e la sua miracolosa riabilitazione. Ma l’amore per il piacere e l’ambizione personale cancellarono quelle lezioni che non avrebbe mai dovuto dimenticare. Baldassar sprecò le opportunità che gli erano state offerte e trascurò di utilizzare i mezzi a sua disposizione per acquisire una maggiore conoscenza della verità. Quello che Nabucodonosor aveva imparato a costo di indicibili sofferenze e umiliazioni fu da lui ignorato con colpevole indifferenza.PR 265.2

    Non passò molto tempo e cominciarono le sconfitte militari. Babilonia fu assediata da Ciro, nipote di Dario il Medo, comandante in capo degli eserciti uniti di Media e di Persia. Ma dentro la città — fortezza apparentemente inespugnabile — dalle larghe e solide mura, con le porte di rame, protetta dal fiume Eufrate, fornita di abbondanti riserve alimentari, questo re così mondano si sentiva al sicuro e trascorreva il tempo in feste e gozzoviglie.PR 265.3

    Senza la minima preoccupazione il re Baldassar, orgoglioso e arrogante, “...invitò a un gran banchetto mille dei suoi più alti funzionari e si mise a bere vino insieme a loro”. Daniele 5:1. Tutte le attrattive che la ricchezza e il potere potevano assicurare aggiungevano splendore alla scena. Fra gli ospiti vi erano donne belle e affascinanti, uomini di genio e di grande distinzione, prìncipi e dignitari. Bevevano vino in abbondanza e gozzovigliavano sotto il suo influsso inebriante.PR 265.4

    Col cervello offuscato dalla vergognosa ubriachezza e dominato dagli istinti e dalle passioni più basse della natura umana, il re stesso assunse la direzione di quell’orgia. Nel bel mezzo della festa “...diede ordine di portare le coppe d’oro e d’argento che suo padre aveva preso dal tempio di Gerusalemme. Le voleva usare per bere assieme ai suoi alti funzionari, alle mogli e alle concubine”. Daniele 5:2. Con questo gesto voleva dimostrare che non vi era nulla di troppo sacro che egli non potesse utilizzare.PR 266.1

    “Gli furono perciò portate le coppe d’oro... Quando furono ancora più brilli cominciarono a cantare le lodi degli dei d’oro e d’argento, di bronzo e di ferro, di legno e di pietra”. Daniele 5:4.PR 266.2

    Baldassar neppure lontanamente pensava che ci fosse un testimone celeste alla sua orgia idolatra che si rendesse conto di questa profanazione, sentisse le espressioni della gioia sacrilega degli invitati e riconoscesse la loro idolatria. Ben presto, però, quell’ospite che non era stato invitato fece notare la sua presenza. Quando l’orgia era al culmine apparve una mano pallida che tracciò sul muro della sala con caratteri scintillanti come fuoco parole che, sebbene del tutto sconosciute ai presenti, erano un presagio di sventura per il re e i suoi ospiti. Seguì un silenzio assoluto mentre uomini e donne, presi da indicibile terrore, guardavano la mano che lentamente scriveva le parole misteriose. Passarono davanti a loro, come in una visione panoramica, le azioni delle loro vite malvagie; era come se si trovassero davanti al tribunale dell’Eterno di cui avevano sfidato il potere. Nel luogo in cui pochi istanti prima regnavano l’ilarità e l’ironia blasfema, si vedevano volti impalliditi e si udivano grida di terrore. Quando Dio provoca il terrore negli uomini essi sono incapaci di nascondere l’intensità della loro paura.PR 266.3

    Baldassar era il più terrorizzato di tutti. Era lui il principale responsabile di quell’aperta ribellione nei confronti di Dio. Davanti a questo spettatore invisibile, rappresentando colui che aveva sfidato e bestemmiato il suo nome, il re fu paralizzato dal terrore. La sua coscienza si risvegliò: “...perse la sua sicurezza e le ginocchia cominciarono a tremargli”. Baldassar si era opposto al Dio del cielo, aveva confidato nelle sue possibilità senza immaginare che qualcuno potesse dirgli un giorno: “Perché fai questo?” Ora però era consapevole di dover rendere conto di quanto gli era stato affidato e di non poter trovare nessuna scusa per le opportunità da lui sprecate e per il suo atteggiamento di sfida.PR 266.4

    Invano cercò di leggere quelle lettere di fuoco; esse contenevano un segreto che non sapeva spiegare, esprimevano un potere che non poteva né comprendere né contestare. Nella sua disperazione si rivolse ai saggi del suo regno per essere aiutato: “Si mise a gridare e ordinò di convocare i saggi di Babilonia: maghi, incantatori e astrologi...” (Daniele 5:7) affinché gli leggessero l’iscrizione. Cfr. Daniele 5:7. Ma l’appello ai suoi consiglieri di fiducia, nonostante fosse accompagnato dalla promessa di ricche ricompense, non servì a nulla. La sapienza celeste, infatti, non si compera né si vende! “...nessuno di loro fu capace di leggere quella scrittura e di darne al re la spiegazione”. Daniele 5:8. Essi somigliavano ai saggi della generazione precedente che non avevano saputo interpretare il sogno del re Nabucodonosor.PR 266.5

    Allora la regina madre si ricordò di Daniele che, quasi mezzo secolo prima, aveva spiegato al re Nabucodonosor il sogno della grande statua e la sua interpretazione.PR 267.1

    Ella disse: “Lunga vita a te, maestà! Non lasciarti atterrire dai tuoi pensieri e non impallidire. Nel tuo regno c’è un uomo animato dallo spirito degli dei santi. Abbiamo riscontrato in lui, quando era vivo tuo padre, una lucidità, un’intelligenza e una saggezza che soltanto gli dei hanno. Perciò tuo padre, il re Nabucodonosor, lo nominò capo degli indovini, dei maghi, degli incantatori e degli astrologi. Quest’uomo possiede un eccezionale spirito di discernimento e di intelligenza e la capacità di spiegare i sogni, di risolvere gli enigmi e di svelare i misteri. Fa’ venire quest’uomo, chiamato Daniele... egli rivelerà il significato di questa scritta”. Daniele 5:10-12.PR 267.2

    Daniele fu quindi condotto davanti al re. Sforzandosi di ritrovare la calma, Baldassar disse al profeta: “Sei tu Daniele, quell’Ebreo che il re, mio padre, ha deportato dalla terra di Giuda? Ho sentito dire che sei animato dallo spirito degli dei e che possiedi lucidità, intelligenza e saggezza eccezionale. Poco fa hanno condotto da me i saggi e i maghi per leggermi la scrittura che vedi e per darmene la spiegazione, ma non ne sono stati capaci. Ho saputo che tu sai spiegare gli enigmi e svelare i misteri. Se riesci a leggere e a spiegarmi questa scrittura ti farò rivestire di abiti sontuosi, mettere una collana d’oro attorno al collo e diventare la terza autorità nel governo del regno”. Daniele 5:13-16.PR 267.3

    Davanti a quell’assemblea in preda al terrore, Daniele, per nulla impressionato dalle promesse del re, mantenne la calma dignità di un servitore dell’Altissimo, non per pronunciare parole di adulazione ma per interpretare un messaggio di condanna. Cfr. Daniele 5:17.PR 267.4

    Il profeta cominciò col ricordare a Baldassar i fatti a lui ben noti ma che non gli avevano insegnato l’umiltà che lo avrebbe potuto salvare. Parlò del peccato e della caduta di Nabucodonosor, degli appelli che Dio gli aveva rivolto, del potere e della gloria che gli erano stati accordati, delle rivelazioni che avevano solleticato il suo orgoglio invece di fargli sperimentare l’umiltà, del suo successivo riconoscimento della potenza e della misericordia del Dio d’Israele. Quindi, con parole coraggiose e accorate, rimproverò Baldassar per la sua grande malvagità. Sottolineò il suo peccato e indicò le lezioni che avrebbe dovuto imparare ma che non aveva sperimentato. Baldassar non ricordava chiaramente la vita del nonno, non aveva preso in cosiderazione gli insegnamenti degli eventi predetti, ricchi di significato anche per lui. Aveva avuto la possibilità di conoscere il vero Dio e di ubbidirgli, ma non aveva accettato di immedesimarsi in questa esperienza, ora ne avrebbe subito le conseguenze.PR 267.5

    Il profeta dichiarò: “Tu Baldassar che sei suo figlio, sapevi tutto questo, eppure non ti comporti con umiltà. Hai disprezzato il Dio del cielo facendo portare le coppe sacre del suo tempio e le hai usate per bere il vino tu, i tuoi alti funzionari, le tue spose e le tue concubine. Hai inoltre cantato le lodi degli dei d’argento e d’oro, di bronzo e di ferro, di legno e di pietra, di divinità che non vedono niente e non sanno niente; ma non hai reso gloria al Dio che tiene in mano la tua vita presente e il tuo destino futuro. Perciò Dio ha inviato una mano a scrivere queste parole”. Daniele 5:22-24.PR 268.1

    Guardando il messaggio divino scritto sulla parete lesse: MENE, MENE, TEKEL, PARSIN. La mano che aveva scritto quelle parole non era più visibile, ma le quattro parole splendevano ancora in modo terribilmente distinto. I presenti, col fiato sospeso, ascoltavano il vecchio profeta che continuò: “Questa è la spiegazione: “MENE significa ‘contato’; Dio ha fatto i conti sul tuo regno e vi mette fine; TEKEL significa ‘pesato’: tu sei stato pesato sulla bilancia ma sei stato trovato insufficiente; PARSIN significa ‘diviso’: il tuo regno è stato diviso per essere dato ai Medi e ai Persiani””. Daniele 5:26-28.PR 268.2

    In quell’ultima notte di follia, Baldassar e i suoi dignitari avevano superato ogni limite sia in quanto individui sia in quanto rappresentanti del regno caldeo. La mano che aveva ritardato il castigo divino non poteva più differirlo. Dio si era sforzato tramite ripetute benedizioni di insegnare ai babilonesi il rispetto della sua legge. Cfr. Geremia 51:9. L’estrema perversità del cuore umano aveva indotto Dio a emettere l’irrevocabile sentenza. Baldassar sarebbe caduto e il suo regno sarebbe passato in altre mani.PR 268.3

    Quando il profeta ebbe finito di parlare, il re ordinò che gli fossero conferiti gli onori promessi: “...rivestire Daniele di abiti sontuosi e di mettergli una collana d’oro intorno al collo. Fece anche proclamare Daniele come terza autorità nel governo del regno”. Daniele 5:29. Più di un secolo prima la parola ispirata aveva predetto che “...la notte di piacere”, durante la quale il re e i suoi consiglieri avrebbero fatto a gara per bestemmiare Dio, si sarebbe improvvisamente mutata in una notte di paura e di distruzione. E ora, in rapida successione, importanti eventi si sarebbero verificati esattamente come erano stati descritti nei messaggi profetici molti anni prima che i principali attori del dramma fossero nati.PR 268.4

    Mentre era ancora nel salone della festa, circondato da coloro il cui destino era ormai segnato, il re venne informato da un messaggero che la città era stata invasa dal nemico nonostante le strutture da lui ritenute così sicure: “Hanno occupato i guadi dei fiumi... I soldati sono presi dal panico!” Geremia 51:32. Mentre con i suoi dignitari beveva nei sacri vasi dell’Eterno, lodando i loro dei d’oro e d’argento, i Medi e i Persiani avevano fatto deviare le acque dell’Eufrate dal loro letto ed erano penetrati nel cuore della città ormai indifesa. L’esercito di Ciro era già sotto le mura del palazzo reale, la città era piena di soldati nemici “come uno sciame di cavallette” (Geremia 51:14) e le loro grida di trionfo potevano essere udite al di sopra delle grida disperate dei convitati terrorizzati. “In quella stessa notte, Baldassar, re di Babilonia, venne ucciso” e un monarca straniero lo sostituì sul trono.PR 269.1

    I profeti ebrei avevano parlato chiaramente del modo in cui Babilonia sarebbe caduta! Cfr. Geremia 51:41; 50:23, 46; 51:8, 56, 57; 50:24, 25. “Così dice il Signore dell’universo: “Il popolo d’Israele e quello di Giuda sono oppressi dai loro nemici: questi li hanno deportati, li trattengono con la forza e non vogliono più lasciarli partire. Ma io sono forte e li libererò... Interverrò io stesso in loro difesa per rendere tranquilla la terra, e per sconvolgere la gente di Babilonia””. Geremia 50:33, 34.PR 269.2

    Così “le imponenti mura di Babilonia” furono “rase al suolo e le sue alte porte incendiate”. Geremia 51:58. In questo modo l’Eterno umiliò “...tutti i superbi, gli arroganti e i violenti”. Isaia 13:11. “Babilonia la città più bella, l’orgoglio del suo popolo” diventò come Sodoma e Gomorra: un luogo maledetto per sempre. Il profeta aveva detto: “Mai più nessuno l’abiterà. Nessun nomade vi pianterà la sua tenda, nessun pastore si fermerà a pascolare i greggi. Lì si raduneranno gli animali del deserto e i gufi vi costruiranno i loro nidi. Sarà abitata dagli struzzi, e capre selvatiche si aggireranno tra le sue rovine. Ululati di iene e di sciacalli risuoneranno nelle torri e nei palazzi sontuosi...”. Isaia 13:19-22. “Raderò al suolo Babilonia, la trasformerò in un posto per civette: la spazzerò via”. Isaia 14:23. All’ultimo re di Babilonia, come era successo al primo, giunse la sentenza dello spettatore invisibile: “Il potere regale ti è tolto!” Daniele 4:28; cfr. Isaia 47:1-15.PR 269.3

    A ogni nazione apparsa sulla scena della storia è stato permesso di occupare il suo posto sulla terra per dimostrare quanto fosse in grado di attuare gli obiettivi dell’Onnipotente. La profezia ha tracciato l’apparizione e l’ascesa dei grandi imperi mondiali: Babilonia, Medo-Persia, Grecia e Roma. Con ognuno di essi, come con le nazioni di minore importanza, la storia si è ripetuta. Ogni paese ha avuto il suo periodo di prova; tutti hanno fallito, la loro gloria si è spenta e la loro potenza è svanita.PR 269.4

    Anche se le nazioni hanno rifiutato di seguire i princìpi divini provocando così la loro rovina, l’Onnipotente ha perseguito nel corso dei secoli l’obiettivo che si era prefisso. Fu quello che il profeta Ezechiele vide in una meravigliosa visione datagli durante il suo esilio nella terra dei caldei quando, con i suoi occhi attoniti, vide le immagini simboliche che rivelavano l’azione di una potenza che dirigeva la vita e le attività dei sovrani terreni.PR 270.1

    Sulle rive del fiume Chebar, Ezechiele vide venire dal settentrione “un uragano... In una grande nube, tutta circondata da bagliori, lampeggiavano fulmini”. Alcune ruote che si intersecavano fra loro erano mosse da quattro esseri viventi. Al di sopra di tutto questo “vidi qualcosa simile a un trono di zaffiro e su quello sedeva una figura dall’aspetto umano”. “Vidi che i cherubini avevano sotto ogni ala qualcosa simile a una mano”. Ezechiele 1:4, 26; 10:8. Le ruote erano sistemate in modo talmente complicato da dare l’impressione di una grande confusione, però si muovevano in perfetta armonia. Esseri celesti, sostenuti e guidati dalla mano che stava sotto le ali dei cherubini, spingevano le ruote. Sopra di loro, sul trono di zaffiro, vi era l’Eterno, e attorno al suo trono vi era un arcobaleno, emblema della misericordia divina.PR 270.2

    Nello stesso modo in cui la complessità delle ruote era guidata dalla mano che stava sotto le ali dei cherubini, così il complicato gioco degli eventi umani è sotto il controllo divino. In mezzo alle contese e al tumulto delle nazioni colui che siede al di sopra dei cherubini guida tuttora le vicende di questo mondo.PR 270.3

    La storia del mondo ci trasmette ancora oggi molti insegnamenti. Nel suo vasto piano, Dio ha attribuito un ruolo a ogni popolo e a ogni individuo. Oggi uomini e nazioni vengono messi alla prova e valutati con il metro di misura posto nella mano di colui che non si può sbagliare. Uomini e nazioni decidono la loro sorte in base alla loro scelta e Dio dirige tutto in vista dell’adempimento dei suoi progetti.PR 270.4

    Le profezie che il grande “Io Sono” ha trasmesso tramite la sua Parola sono altrettanti anelli della catena degli eventi, dall’eternità del passato all’eternità del futuro. Esse ci rivelano dove ci troviamo oggi nella successione dei secoli e che cosa ci possiamo aspettare dal futuro. Tutto ciò che i profeti hanno predetto sarebbe avvenuto entro la nostra epoca è registrato nelle pagine della storia e possiamo essere certi che tutto ciò che deve ancora avvenire si realizzerà sicuramente al momento opportuno.PR 270.5

    I segni dei tempi proclamano che siamo arrivati alla vigilia di avvenimenti grandi e solenni. Tutto sembra pronto. Le profezie del Salvatore relative a ciò che accadrà prima del suo ritorno si adempiranno sotto i nostri occhi. Cfr. Matteo 24:6, 7.PR 271.1

    La nostra epoca riveste un profondo interesse per tutti noi. Sovrani, funzionari di stato, uomini e donne di ogni classe riflettono su quanto sta accadendo intorno a loro. Essi osservano i rapporti che intercorrono fra le nazioni, considerano il grado di intensità che va assumendo ogni elemento terreno e riconoscono che qualcosa di grande e decisivo sta per accadere: il mondo sta per affrontare una crisi senza precedenti. Solo la Bibbia ci offre una giusta chiave di lettura di queste cose. In essa sono descritte le scene finali della storia del mondo, vengono presentati gli eventi che proiettano già le loro ombre sinistre; la notizia del loro approssimarsi fa tremare la terra e gli uomini sono angosciati!PR 271.2

    Parlando di questa nostra epoca il profeta Isaia così si esprime: “Il Signore spacca la terra e la fa tremare; ne sconvolge la superficie e ne disperde gli abitanti... essi non hanno osservato la legge del Signore e sono stati infedeli alla sua alleanza eterna. Per questo la terra è maledetta, quelli che l’abitano ne sono gravemente puniti...”. Isaia 24:1-6; cfr. Gioele 1:15-18, 12; Geremia 4:19, 20.PR 271.3

    “Veramente terribile sarà quel giorno, non ce n’é mai stato uno simile! Sarà un tempo di angoscia per i discendenti di Giacobbe, ma ne usciranno sani e salvi”. Geremia 30:7; cfr. Salmi 91:9, 10.PR 271.4

    “...il Signore vi strapperà dal potere dei vostri nemici. Ora molte nazioni si sono riunite per attaccarvi. Esse dicono: “La città sia profanata. Vogliamo vedere Gerusalemme distrutta”. Ma esse non conoscono l’intenzione del Signore, non capiscono la sua decisione”. Michea 4:10-12. Dio non abbandonerà la sua chiesa nell’ora del pericolo. Le ha promesso la liberazione: “Farò ritornare alle loro abitazioni i discendenti di Giacobbe e sarò generoso con le loro famiglie”. Geremia 30:18.PR 271.5

    In questo modo si realizzerà il piano di Dio e i princìpi del suo regno saranno rispettati da tutti su tutta la terra.PR 271.6

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