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La Vittoria Di Cristo

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    21 maggio, Il Carattere Si Rivela Nelle Avversità

    Allora Davide disse a tutti i suoi servi che erano con lui a Gerusalemme: «Levatevi e fuggiamo; altrimenti nessuno di noi scamperà dalle mani di Absalom. 2 Samuele 15:14VC 147.1

    Davide non fu mai così degno di ammirazione come quando si trovò nell’ora dell’avversità. Mai prima questo cedro di Dio fu più grande come nella lotta contro la tempesta e l’uragano... Con uno spirito afflitto e le lacrime di emozione, tuttavia senza lamentarsi, egli volse le spalle alle scene della sua gloria ma anche del suo crimine e perseguì il volo della sua vita...VC 147.2

    Poi, un certo Shimei, un lontano parente di Saul, si fece avanti per maledire Davide; lanciava sassi contro il re e i suoi collaboratori. Allora un uomo di nome Abisai, fedele di Davide disse: Questo disgraziato non deve maledire il re; lasciami andare a tagliargli la testa. (2 Samuele 16:9) E Davide rispose: No! IO non sono del vostro parere. Questo uomo mi maledice perché così vuole il Signore e nessuno può chiedergliene conto. (v.10) Quando il corteo della processione con l’arca di Dio - il simbolo della Sua presenza - venne fermato da Zadok, Davide per un momento intravide un raggio di speranza in mezzo alle nuvole, desiderò che la sua situazione potesse migliorare... Quanto nobile e quanto disinteressati erano i modi di Davide nella sua afflizione! Anche lui come il cedro del Libano guardò verso il cielo. Poi il comando di Davide fu: Riporta in città l’arca di Dio... La sua riverenza e rispetto per l’arca di Dio era tale che non avrebbe mai permesso di metterla in pericolo a causa delle sue vicissitudini...VC 147.3

    Egli non poté consentire che il Monte di Santità fosse stato derubato di quel sacro simbolo. Se egli avesse avuto qualche motivo egoistico o un’alta opinione di sé stesso, avrebbe raccolto volentieri tutte le sue ricchezze al fine di garantire la propria sicurezza. Invece, diede l’ordine di riportare l’arca nel Tabernacolo di Sion... La voce della coscienza, mille volte peggiore della voce di Simei, stava risvegliando i suoi peccati nella sua mente. Davanti ai suoi occhi vi era sempre Uria e il suo più grande peccato: adulterio... Anche se non uccise Uria con le proprie mani, sapeva che la colpa della sua morte poggiava su di lui... Mentre ricordava quante cose il Signore aveva fatto per lui, pensava: Se il Signore accetterà il mio pentimento, allora ripristinerà il mio lutto in gioia... Invece, se Egli mi ha dimenticato, se mi lascerà in esilio, dove perirò, non mi lamenterò. Letter 6, 1880VC 147.4

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