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Parole di vita

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    Capitolo 26: Talenti di successo

    Cristo venne sulla terra in un periodo di intensa mondanità, quando per la gente gli interessi temporali erano più importanti di quelli eterni e le preoccupazioni del futuro passavano in seconda linea di fronte a quelle del presente. L’umanità scambiava la fantasia per realtà e viceversa, non contemplava il mondo invisibile con l’occhio della fede. Satana presentava le cose di questo mondo nel loro aspetto più attraente ed esclusivo e gli uomini cadevano miseramente nella rete delle sue tentazioni.PV 255.1

    Cristo venne per mutare questa situazione, per rompere l’incantesimo che infatuava ed irretiva l’umanità. Con i suoi insegnamenti cercò di collocare il cielo e la terra nella giusta prospettiva, distogliendo il pensiero degli ascoltatori dal presente all’avvenire. Li invitava a prepararsi per l’eternità invece di concentrarsi nella ricerca di cose vane.PV 255.2

    “V’era un uomo ricco che aveva un fattore”, disse, “il quale fu accusato dinanzi a lui di dissipare i suoi beni”. Luca 16:1. Il ricco gli aveva affidato tutti i suoi beni, ma l’amministratore era infedele e il padrone si convinse di essere derubato sistematicamente. Decise perciò di licenziarlo e lo fece chiamare per un esame dei libri contabili. “Che cos’è questo che odo di te?”, chiese. “Rendi conto della tua amministrazione, perché tu non puoi più esser mio fattore”. Luca 16:2.PV 255.3

    Con la prospettiva del licenziamento sicuro, l’amministratore prevedeva solo tre possibilità: cercarsi un altro lavoro, chiedere l’elemosina o morire di fame. “E il fattore disse fra sé: Che farò io, dacché il padrone mi toglie l’amministrazione? A zappare non son buono; a mendicare mi vergogno. So bene quel che farò, affinché, quando dovrò lasciare l’amministrazione, ci sia chi mi riceva in casa sua. Chiamati quindi a sé ad uno ad uno i debitori del suo padrone, disse al primo: Quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento bati d’olio. Egli disse: Prendi la tua scritta, siedi, e scrivi presto: Cinquanta. Poi disse ad un altro: E tu, quanto devi? Quello rispose: Cento cori di grano. Egli disse: Prendi la tua scritta, e scrivi: Ottanta”. Luca 16:3-7.PV 255.4

    Questo amministratore disonesto coinvolse altri nella sua disonestà: a spese del padrone li favoriva e li impegnava cosi ad accoglierlo in casa da amico...PV 256.1

    “E il padrone lodò il fattore infedele, perché aveva operato con avvedutezza”. Luca 16:8. Uomo mondano anche lui, rimase colpito dall’astuzia di colui che l’aveva derubato e lo elogiò, ma questa lode non era quella di Dio.PV 256.2

    Cristo non lodò affatto l’amministratore disonesto, ma si servì semplicemente di un episodio allora ben noto per illustrare il consiglio che intendeva dare: “Fatevi degli amici con le ricchezze ingiuste; affinché quand’esse verranno meno, quelli vi ricevano ne’ tabernacoli eterni”. Luca 16:9.PV 256.3

    I Farisei criticavano il Salvatore perché frequentava pubblicani e peccatori, ma non per questo Egli smise di interessarsi e prendersi cura di loro. Vedeva benissimo che proprio la loro attività quotidiana li induceva in tentazione e li circondava di mille allettamenti al male. Il primo passo falso era facile e rapida la china verso atti disonesti e crimini sempre più gravi. Gesù cercava con tutti i mezzi di recuperare questa gente per obiettivi più elevati e principi più nobili. Ecco perché raccontò la parabola dell’amministratore infedele. Proprio fra i pubblicani si era verificato un caso simile e nella parabola di Cristo essi riconobbero i propri intrighi. Il racconto attrasse vivamente la loro attenzione e dal quadro che Gesù fece dei loro disonesti imbrogli molti appresero una lezione di profonda verità spirituale.PV 256.4

    Eppure la parabola si rivolgeva in primo luogo direttamente ai discepoli. Furono loro a ricevere per primi il lievito della verità, per offrirlo poi agli altri. I discepoli dapprima non compresero molti degli insegnamenti di Cristo e spesso sembravano averli dimenticati quasi completamente, ma sotto l’influenza dello Spirito Santo, in seguito, se ne ricordarono vividamente e furono in grado di trasmetterli ai neofiti che si aggiungevano alla chiesa.PV 256.5

    Ma con questa parabola il Salvatore si rivolgeva anche ai Farisei. Non aveva abbandonato la speranza che un giorno si lasciassero convincere dalla forza delle sue parole. Molti lo erano già nel proprio cuore, e ascoltando ora la verità sotto l’influenza dello Spirito Santo, non pochi avrebbero creduto in lui.PV 257.1

    I Farisei avevano cercato di screditare Cristo accusandolo di frequentare pubblicani e peccatori; ora Egli ritorce l’argomento presentando quello che era accaduto tra i pubblicani come uno specchio del loro modo di agire e per mettere in rilievo l’unico modo di riparare i propri errori.PV 257.2

    Il padrone della parabola aveva affidato i propri beni al servo infedele affinché li impiegasse a scopo di beneficenza, ma egli li aveva usati per se stesso. Esattamente come Israele. Dio aveva eletto i discendenti di Abramo liberandoli con braccio potente dalla schiavitù d’Egitto. Ne aveva fatto i depositari delle verità sacre per il bene del mondo; aveva loro affidato gli oracoli viventi perché trasmettessero la luce agli altri, ma essi approfittarono di questi doni solo per arricchire ed esaltare se stessi.PV 257.3

    Pieni di sé, i Farisei abusavano dei beni che Dio aveva loro affidato affinché li usassero alla sua gloria. Il servo della parabola non si era preoccupato minimamente dell’avvenire. Sprecando egoisticamente il patrimonio ricevuto per aiutare gli altri, non aveva pensato oltre il presente e ora che doveva abbandonare il suo ufficio si ritrovava senza nulla. Ma disponeva ancora dei beni del padrone e decise di servirsene per assicurarsi il futuro. Doveva agire secondo un piano nuovo: invece di accumulare per sé doveva distribuire agli altri e farsi degli amici sicuri che l’avrebbero accolto dopo il suo licenziamento. I Farisei si trovavano in una situazione analoga: dato che ben presto avrebbero perduto il loro ufficio di amministratori, dovevano preoccuparsi del loro futuro. Solo facendo del bene agli altri avrebbero fatto del bene a se stessi, solo dispensando generosamente i doni divini si sarebbero assicurata l’eternità.PV 257.4

    Alla conclusione di questa parabola Gesù esclamò: “I figliuoli di questo secolo nelle relazioni con que’ della loro generazione, sono più accorti dei figliuoli della luce”. Luca 16:8. In altri termini, gli uomini materialisti di questo mondo sono più abili e decisi nel perseguire i loro interessi personali di quanti fanno professione di cristianesimo al servizio del Maestro. Cosi era ai giorni di Cristo e cosi è ora. Osserviamo la vita di molti sedicenti cristiani! Il Signore gli ha dato capacità, energia ed influenza, gli ha affidato del denaro affinché collaborino con lui nella grande opera della redenzione. Tutti questi doni vanno impiegati per il bene dell’umanità, per alleviare i sofferenti e i bisognosi. È nostro compito cibare gli affamati, vestire gli ignudi, prenderci cura di vedove e orfani, assistere gli scoraggiati e gli oppressi. Non è secondo la volontà di Dio che ci sia tanta miseria nel mondo, né Egli ha mai inteso che un individuo nuoti nell’abbondanza mentre altri muoiono di fame. Chi possiede più di quanto gli occorre per vivere deve usare queste risorse a beneficio dell’umanità. Il Signore ci invita: “Vendete i vostri beni, e fatene elemosina”. Luca 12:33. I benestanti “siano ricchi di opere buone, pronti a dare, a far parte dei loro averi”. 1 Timoteo 6:18. “Quando fai un convito, chiama i poveri, gli storpi, gli zoppi, i ciechi”. Luca 14:13. “Che spezzino le catene della malvagità, che si sciolgono i legami del giogo, che si lascino liberi gli opressi, e che si infranga ogni sorta di giogo... che tu divida il tuo pane con chi ha fame, che tu meni a casa tua gl’infelici senz’asilo, che quando vedi un ignudo tu lo copra... e sazi l’anima afflitta”. Isaia 58:6, 7, 10. “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”. Marco 16:15. Ecco i comandamenti del Signore. Ma in che misura ne tiene conto la gran massa dei cristiani?PV 257.5

    Ahimè, quanti si appropriano indebitamente dei doni divini solo per se stessi! Quanti non fanno che aggiungere una casa all’altra, un terreno all’altro! Quanti scialacquano il denaro per i piaceri, la soddisfazione della gola, abitazioni, mobili e abiti stravaganti, mentre abbandonano i loro simili in un abisso di miseria e criminalità, malattia e morte! Folle intere muoiono senza il conforto di uno sguardo pietoso, di una parola o un gesto di simpatia...PV 258.1

    Gli uomini sono colpevoli di furto dinanzi a Dio. Usando i loro averi egoisticamente derubano il Signore della gloria di cui godrebbe se queste risorse fossero impiegate per alleviare le sofferenze dell’umanità e la salvezza delle anime. Abusano dei suoi beni, perciò il Signore li avverte: “E io m’accosterò a voi per il giudizio, e, senza indugio, io sarò testimonio contro... quelli che frodano l’operaio del suo salario, che opprimono la vedova e l’orfano, che fanno torto allo straniero... L’uomo deve egli derubare Iddio? Eppure voi mi derubate. Ma voi dite: “In che t’abbiam noi derubato?” Nelle decime e nelle offerte. Voi siete colpiti di maledizione, perché mi derubate, voi, tutta quanta la nazione!” Malachia 3:5, 8, 9. “A voi ora, o ricchi! ... Le vostre ricchezze son marcite, e le vostre vesti son rose dalle tignuole. Il vostro oro e il vostro argento sono arrugginiti, e la loro ruggine sarà una testimonianza contro a voi... Avete accumulato tesori negli ultimi giorni ... Voi siete vissuti sulla terra nelle delizie e vi siete dati ai piaceri”. “Ecco, il salario dei lavoratori che han mietuto i vostri campi, e del quale li avete frodati, grida; e le grida di quelli che han mietuto sono giunte alle orecchie del Signore degli eserciti”. Giacomo 5:1-3, 5, 4.PV 258.2

    Ognuno di noi sarà chiamato a render conto dei talenti che gli sono stati affidati. Nel giorno del giudizio finale le ricchezze ammassate finora saranno inutili e gli uomini non possederanno proprio nulla.PV 259.1

    Chi trascorre la vita ammassando tesori materiali dimostra meno sagezza e previdenza per la sua sorte eterna che non l’amministratore disonesto della parabola per il suo benessere terreno. I sedicenti figli della luce sono meno accorti dei figli di questo mondo. Ecco ciò che un profeta dice di loro nella sua visione del gran giorno del giudizio: “In quel giorno gli uomini getteranno ai topi ed ai pipistrelli gl’idoli d’argento e gl’idoli d’oro, che s’eran fatti per adorarli; ed entreranno nelle fessure delle rocce e nei crepacci delle rupi per sottrarsi al terrore dell’Eterno e allo splendore della sua maestà, quand’ei si leverà per far tremare la terra”. Isaia 2:20, 21.PV 259.2

    “Fatevi degli amici con le ricchezze ingiuste”, suggerisce Cristo, “affinché quand’esse verranno meno, quelli vi ricevano ne’ tabernacoli eterni”. Luca 16:9. Dio, Cristo e gli angeli sono tutti al servizio degli afflitti, dei sofferenti e dei peccatori. Consacriamoci a Dio per quest’opera, usando i suoi doni a tale scopo e gli esseri celesti collaboreranno con noi. Il nostro cuore palpiterà all’unisono con il loro e gli somiglieremo nel carattere. Questi abitanti dei tabernacoli eterni non ci saranno più estranei e quando tutte le vicende terrene saranno passate, i custodi delle porte celesti ci daranno il benvenuto.PV 259.3

    I mezzi usati per il bene degli altri daranno i loro frutti e le ricchezze rettamente impiegate realizzeranno opere grandi e buone. Si guadagneranno anime per Cristo, e colui che nella vita segue il piano di Cristo, rivedrà un giorno in cielo coloro per i quali ha fatto in terra sforzi e sacrifici. Questi redenti si ricorderanno con gratitudine quanti sono stati gli strumenti della loro salvezza. Il cielo sarà prezioso per coloro che hanno contribuito fedelmente all’opera di salvezza delle anime.PV 260.1

    La lezione di questa parabola vale per tutti. Ognuno di noi sarà ritenuto responsabile della grazia ricevuta da Cristo. La vita è troppo solenne per sprecarla in questioni di ordine temporale e terreno. Il Signore desidera che trasmettiamo agli altri ciò che l’Eterno e Invisibile ha trasmesso a noi.PV 260.2

    Ogni anno milioni e milioni di persone passano all’eternità, senza aver ricevuto alcun avvertimento e sono perciò praticamente perdute. In ogni momento della vita, quante occasioni ci si presentano per trovare e salvare i nostri simili! Queste occasioni vanno e vengono continuamente e Dio desidera che ne approfittiamo. Passano i giorni, le settimane e i mesi, e così ci rimane un giorno, una settimana, un mese in meno per compiere la nostra missione... Ancora qualche anno al massimo, e poi udremo la voce che non potremo respingere: “Rendi conto della tua amministrazione”.PV 260.3

    Cristo ci invita tutti a riflettere. Fai un calcolo esatto ed onesto e metti su un piatto della bilancia il Salvatore, cioè le ricchezze eterne, la vita, la verità, il cielo, la gioia delle anime riscattate, e sull’altro tutte le attrattive di questo mondo. Su un piatto metti però anche la perdita della vita eterna per te e per quanti avresti potuto contribuire a salvare; sull’altro piatto metti, per te e per gli altri, una vita che si misura con quella di Dio. Pesa per il tempo e per l’eternità. Intanto Cristo ci dice: “E che giova egli all’uomo se guadagna tutto il mondo e perde l’anima sua?” Marco 8:36.PV 260.4

    Dio desidera che ci decidiamo per l’eternità e non per ciò che passa. Egli ci permette di fare un investimento in cielo e vorrebbe spronarci verso gli obiettivi più elevati e assicurarci il tesoro più prezioso. Egli ha promesso: “Io farò che un uomo sarà più pregiato che oro fino, e una persona più che oro di Ofir”. Isaia 13:12 (Diodati). Quando le ricchezze terrene saranno consumate dalla tignola e dalla ruggine, i discepoli di Cristo potranno godere le loro imperiture ricchezze celesti.PV 261.1

    L’amicizia dei redenti è preferibile all’amicizia del mondo, abitare le dimore che il Signore è andato a preparare è meglio che possedere i più sontuosi palazzi della terra, e le parole che il Salvatore rivolge ai Suoi servi fedeli valgono molto più di tutte le lodi del mondo: “Venite, voi, i benedetti del Padre mio: eredate il regno che v’è stato preparato sin dalla fondazione del mondo”. Matteo 25:34.PV 261.2

    A coloro che hanno dissipato i propri beni, Cristo offre ancora la possibilità di assicurarsi ricchezze eterne. Egli ci invita: “Date, e vi sarà dato”. “Fatevi delle borse che non invecchiano, un tesoro che non venga meno ne’ cieli, ove ladro non s’accosta e tignuola non guasta”. Luca 6:38; Luca 12:33. “A quelli che son ricchi in questo mondo ordina ... che facciano del bene, che siano ricchi in buone opere, pronti a dare, a far parte dei loro averi, in modo da farsi un tesoro ben fondato per l’avvenire, al fin di conseguire la vera vita”. 1 Timoteo 6:17-19.PV 261.3

    Le tue ricchezze ti precedano nel cielo; mettile sul trono di Dio e assicurati il diritto di ricevere le inestimabili ricchezze di Cristo: “Fatevi dunque degli amici con le ricchezze ingiuste; affinché quand’esse verranno meno, quelli vi ricevano ne’ tabernacoli eterni”.PV 261.4

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