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Parole di vita

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    Capitolo 18: “Per le strade e lungo le siepi”

    Il Salvatore era ospite un giorno in casa di un Fariseo. Accettava gli inviti di ricchi e poveri, e, com’era sua abitudine, approfittò dell’occasione anche stavolta per illustrare certe verità. I Giudei celebravano tutte le festività nazionali e religiose con un solenne banchetto che per loro era nel contempo un simbolo dei benefici della vita eterna. La grande festa nella quale si sarebbero seduti a tavola insieme ad Abramo, Isacco e Giacobbe, mentre i pagani rimasti fuori stavano a guardare con struggente desiderio, costituiva uno dei loro temi preferiti. Gesù illustrò l’avvertimento che voleva dare con la parabola del gran convito. Gli Ebrei intendevano riservare esclusivamente per sé le benedizioni divine, sia nella vita presente che in quella avvenire, e negavano perciò che Dio tesse usare misericordia anche ai gentili. Con questa parabola Cristo sottolineò invece che proprio loro in quel momento respingevano il misericordioso invito ad entrare nel regno di Dio e spiegò che l’invito da loro respinto sarebbe stato rivolto a coloro che essi disprezzavano ed evitavano come lebbrosi.PV 149.1

    Il Fariseo aveva scelto gli ospiti in base a considerazioni prettamente egoistiche, perciò Cristo gli disse: “Quando fai un desinare o una cena, non chiamare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i vicini ricchi; che talora anch’essi non t’invitino, e ti sia reso il contraccambio; quando fai un convito, chiama i poveri, gli storpi, gli zoppi, i ciechi; e sarai beato, perché non hanno modo di rendertene il contraccambio; ma il contraccambio ti sarà reso alla risurrezione de’ giusti”. Luca 1:12-14.PV 149.2

    Cristo ripeteva qui semplicemente ciò che aveva già detto a Israele per bocca di Mosè: in occasione delle feste sacre “lo straniero e l’orfano la vedova che saranno entro le tue porte verranno, mangeranno e si sazieranno”. Deuteronomio 14:29. Queste riunioni dovevano insegnare a Israele una lezione pratica ed evidente: apprendendo la gioia dell’ospitalità, il popolo avrebbe avuto cura tutto l’anno dei poveri e diseredati. Da queste feste esso doveva imparare inoltre che le benedizioni spirituali non erano destinate esclusivamente ad Israele: Dio gli aveva dato il pane della vita perché lo dispensasse al resto del mondo.PV 149.3

    Gli Ebrei vennero meno a questa missione e Cristo denunciò quindi il loro egoismo. Dato che i Farisei non gradivano affatto le sue parole, uno di loro cercò di cambiare discorso esclamando con aria di santità: “Beato chi mangerà del pane nel regno di Dio!” Luca 14:15. Quest’uomo aveva parlato con la massima convinzione, come se fosse già certo di ottenere un posto in cielo. Il suo atteggiamento somigliava a quello di quanti si rallegrano della salvezza in Cristo senza però assolvere le condizioni da cui essa dipende. Lo animava il medesimo spirito di Balaam allorché pregava: “Possa io morire della morte dei giusti, e possa la mia fine esser simile alla loro!” Numeri 23:10. Pensava solo alla felicità che sperava di godere in cielo ma non alla preparazione necessaria per arrivarci. La sua osservazione voleva distogliere l’attenzione dei convenuti alla festa dai doveri pratici della vita presente per rimandarla al remoto giorno della resurrezione dei giusti.PV 150.1

    Leggendo nel cuore di questo ipocrita e con lo sguardo fisso su di lui, Cristo rivelò dinanzi a tutti la natura ed il valore dei loro privilegi attuali e dimostrò chiaramente che dovevano fare prima il loro dovere per godere la felicità futura.PV 150.2

    “Un uomo fece un gran convito”, esordì, “e invitò molti; e all’ora della cena, mandò il suo servitore a dire agl’invitati: Venite, perché tutto è già pronto”. Senonché essi dimostrarono una strana indifferenza: “E tutti, ad una voce, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: Ho comprato un campo e ho necessità d’andarlo a vedere; ti prego, abbimi per iscusato. E un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego, abbimi per iscusato. E un altro disse: Ho preso moglie, e perciò non posso venire”. Luca 14:16-20.PV 150.3

    Nessuna di queste scuse era veramente fondata. L’acquirente del campo, che aveva “necessità d’andarlo a vedere”, aveva già concluso l’acquisto, ma non vedeva l’ora di andarlo a vedere perché quell’affare assorbiva tutto il suo interesse. Anche i buoi erano stati comprati definitivamente dal secondo invitato e il fatto di provarli era solo una sua questione di curiosità e d’interesse. La terza scusa non aveva la minima parvenza dì plausibilità. Non si capisce perché il matrimonio avrebbe dovuto impedire all’invitato di presenziare alla festa, dal momento che avrebbero accolto sicuramente sia il marito che la moglie. Ma egli aveva già fatto altri progetti per divertirsi a modo suo e di più che non al banchetto al quale aveva dato inizialmente il suo assenso. Aveva imparato a godere altre compagnie, diverse da quella del padrone di casa, perciò non si scusò nemmeno, non si preoccupò di una minima parvenza di cortesia. Le sue parole — “Non posso venire” — erano solo un goffo tentativo di nascondere la verità, cioè: “Non ho voglia di venire”.PV 150.4

    Tutti questi pretesti rivelavano che la mente degli ospiti era talmente assorbita da altri interessi che essi finirono per respingere l’invito accettato in un primo momento offendendo il generoso amico con la loro indifferenza.PV 151.1

    Con la parabola del gran convito Cristo mette in rilievo i benefici offerti dall’Evangelo. Il cibo è lui stesso, pane disceso dal cielo e acqua della vita. I messaggeri del Signore avevano annunciato agli Ebrei l’avvento del Salvatore additando Cristo quale “Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”. Giovanni 1:29. Nel banchetto che aveva apparecchiato, Dio offrì loro il supremo dono celeste — un dono di valore inestimabile. Nel suo amore Dio provvide a tutte le spese della festa e ad una inesauribile quantità di alimenti. Cristo disse: “Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno”. Giovanni 6:51.PV 151.2

    Ma per accogliere l’invito alla festa evangelica bisogna subordinare i propri interessi temporali all’accettazione di Cristo e della sua giustizia. Dio ha dato tutto all’uomo e gli chiede in cambio un servizio che sia al di sopra di ogni considerazione personale e materiale. Non può accettare un cuore diviso. Un cuore assorbito dagli affetti terreni non sa abbandonarsi a lui.PV 151.3

    Questa lezione è eterna. Anche noi siamo invitati a seguire l’Agnello dovunque vada, a farci guidare da lui, a preferire la sua compagnia rispetto a quelle terrene. Cristo ci ricorda: “Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; e chi ama figliuolo o figliuola più di me, non è degno di me”. Matteo 10:37.PV 151.4

    Al tempo di Cristo molti, mettendosi a tavola e rompendo il pane, avevano l’abitudine di dire: “Beato chi mangerà il pane del regno di Dio”, ma Egli fece notare quanto fosse difficile trovare ospiti per la mensa apparecchiata a costo di un prezzo infinito, e i suoi ascoltatori sapevano esattamente che proprio loro avevano rifiutato l’invito della misericordia. I beni terreni, le ricchezze ed i piaceri erano più importanti per loro e tutti, unanimemente, avevano cercato scuse.PV 152.1

    Cosi è anche oggi. I pretesti addotti allora per rifiutare l’invito al banchetto riflettono tutte le varie scuse che la gente avanza oggigiorno per respingere l’invito evangelico. Qualcuno, ad esempio, sostiene di non poter mettere a repentaglio le proprie prospettive di carriera e benessere per obbedire all’Evangelo. I vantaggi temporali contano per lui più dei beni eterni ed egli fa proprio dei benefici ricevuti da Dio una barriera che lo separa dal suo Creatore e Redentore. Non volendo essere interrotto nella caccia ai beni di questo mondo, risponde al messaggero della misericordia divina: “Per ora, vattene; e quando ne troverò l’opportunità ti manderò a chiamare”. Atti 24:25. Un altro sottolinea le difficoltà che nascerebbero per lui nella vita sociale seguendo l’appello divino. Non può permettersi di essere in contrasto con amici e parenti. In sostanza, anche lui riflette esattamente i particolari dei personaggi della parabola, ed il Padrone di casa comprende dalle sue futili scuse che anche lui nutre solo disprezzo per il suo invito.PV 152.2

    Una vasta classe è rappresentata da colui che dice: “Ho preso moglie, e perciò non posso venire”. Quanti permettono che il coniuge gli impedisca di rispondere positivamente all’appello di Dio! Il marito magari dice: “Non posso seguire le mie convinzioni religiose finché mia moglie è contraria. La sua influenza mi renderebbe oltremodo difficile obbedire”. La moglie sente l’invito: “Venite, perché tutto è già pronto”, e replica: “Ti prego, abbimi per scusata. Mio marito non può accettare, ci sono di mezzo i suoi affari. E siccome devo seguire mio marito, non posso venire neanch’io ...” I figli si sentono toccati e vorrebbero seguire il messaggio della lieta novella. Ma se i genitori, che essi amano, non danno ascolto all’appello, i figli pensano che anche da loro non ci si debba aspettare diversamente. Uno dopo l’altro anche loro replicano: “Abbimi per scusato”.PV 152.3

    Tutte queste persone respingono la chiamata del Salvatore per paura dei conflitti in famiglia. Si illudono di garantire la pace e la prosperità familiare rifiutando di obbedire a Dio: che tragico errore, che delusione! Chi semina egoismo raccoglierà egoismo. Chi respinge l’amore di Cristo respinge l’unica cosa che può purificare e rendere stabile l’amore umano. Così facendo l’uomo perderà non solo la vita eterna, ma anche l’autentica gioia della vita presente per la quale il cielo ha fatto il suo grande sacrificio.PV 153.1

    Quando il padrone di casa della parabola apprese come avevano risposto al suo invito, “adiratosi, disse al suo servitore: Va’ presto per le piazze e per le vie della città, e mena qua i poveri, gli storpi, i ciechi e gli Zoppi”. Luca 14:21.PV 153.2

    Accantonando coloro che avevano disdegnato la sua generosità, egli invita i diseredati, coloro che non possedevano case né terreni, i poveri e gli affamati che avrebbero saputo apprezzare la tavola imbandita. “I pubblicani e le meretrici vanno innanzi a voi nel regno di Dio”, Cristo. Matteo 21:31. Per quanto vili siano certi individui, tanto da essere evitati dagli altri, Dio dedica loro le sue attenzioni e li ama lo stesso. Cristo ama veder venire a se proprio quanti sono preoccupati, stanchi e oppressi per dargli quella luce, gioia e pace che non potrebbero trovare altrove. I più grandi peccatori sono l’oggetto della sua più profonda pietà e del suo amore. Egli invia il suo Spirito Santo perché li convinca teneramente a ritornare a lui.PV 153.3

    Dopo aver fatto entrare i poveri ed i ciechi, il servo riferì al padrone: “Signore, s’è fatto come hai comandato, e ancora c’è posto. E il signore disse al servitore: “Va’ fuori per le strade e lungo le siepi, e costringili ad entrare, affinché la mia casa sia piena”. Luca 14:22, 23. Cristo si riferiva qui chiaramente alla proclamazione evangelica che doveva svolgersi al di là dei confini del giudaesimo, per le strade e lungo le siepi di questo mondo.PV 153.4

    Obbedendo a quest’ordine Paolo e Barnaba dichiararono ai Giudei: “Era necessario che a voi per i primi si annunziasse la parola di Dio; ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco, noi ci volgiamo ai Gentili. Perché così ci ha ordinato il Signore, dicendo: Io ti ho posto per esser luce de’ Gentili, affinché tu sia strumento di salvezza fino alle estremità della terra. E i Gentili, udendo queste cose, si rallegravano e glorificavano la parola di Dio; e tutti quelli che erano ordinati a vita eterna, credettero”. Atti 13:46-48.PV 153.5

    I discepoli annunciarono al mondo la prima venuta di Gesù, la buona notizia della salvezza per fede nel Figlio di Dio, ma questo messaggio si riferiva anche alla sua seconda venuta gloriosa in cui Egli redimerà il suo popolo, e infondeva all’umanità la speranza di far parte un giorno, grazie alla fede e all’obbedienza, della grande famiglia dei redenti. Questo messaggio viene tutt’oggi annunciato all’umanità, sottolineando comunque l’imminenza del ritorno di Gesù. I segni precursori della sua venuta si sono già adempiuti e la Parola di Dio ci dice chiaramente che il Signore è alle porte.PV 154.1

    Nell’Apocalisse Giovanni predice che l’Evangelo sarà proclamato poco prima del ritorno di Cristo: “Poi vidi un altro angelo che volava in mezzo al cielo, recante l’evangelo eterno per annunziarlo a quelli che abitano sulla terra, e ad ogni nazione e tribù e lingua e popolo; e diceva con gran voce: Temete Iddio e dategli gloria, poiché l’ora del suo giudizio è venuta”. Apocalisse 14:6, 7.PV 154.2

    Nella profezia l’annuncio del giudizio ed i messaggi ad esso collegati sono seguiti dalla venuta del Figlio dell’uomo sulle nuvole del cielo. Proclamare il giudizio equivale a proclamare nel contempo l’imminente ritorno di Cristo. Questa proclamazione è definita “evangelo eterno” e da questo si può dedurre che il messaggio del prossimo ritorno di Gesù costituisce una componente essenziale del Vangelo.PV 154.3

    La Bibbia afferma che negli ultimi giorni l’umanità sarà dominata dagli interessi temporali e dalla sete di piaceri e di denaro. Sarà cieca di fronte alle realtà eterne. Cristo disse: “E come fu ai giorni di Noè, così sarà alla venuta del Figliuol dell’uomo. Infatti, come ne’ giorni innanzi ad diluvio si mangiava e si beveva, si prendea moglie e s’andava a marito, sino al giorno che Noè entrò nell’arca, e di nulla si avvide la gente, finché venne il diluvio che portò via tutti quanti, così avverrà alla venuta del Figliuol dell’uomo”. Matteo 24:37-39.PV 154.4

    Non è esattamente la situazione odierna? Gli uomini sono presi dalla febbrile caccia al guadagno e ai divertimenti come se non esistesse né Dio, né vita eterna, ne aldilà. Ai tempi di Noè il messaggio del diluvio doveva scuotere l’umanità dalla propria malvagità e indurla al pentimento. Così anche il messaggio del prossimo ritorno di Cristo si prefigge di scuotere gli uomini dagli interessi terreni per suscitare in loro il senso delle realtà eterne e indurli ad accettare l’invito alla mensa del Signore.PV 155.1

    L’invito dell’Evangelo deve essere rivolto al mondo intero, “ad ogni nazione e tribù e lingua e popolo”. Apocalisse 14:6. Quest’ultimo messaggio di avvertimento e di misericordia deve illuminare tutta la terra della sua gloria e raggiungere tutte le classi sociali, ricchi e poveri, umili ed altolocati. “Va’ fuori per le strade e lungo le siepi, e costringili ad entrare, affinché la mia casa sia piena”.PV 155.2

    Il mondo perisce perché gli manca l’Evangelo. L’umanità ha fame della Parola di Dio, ma ben pochi la predicano senza mescolarla alle tradizioni umane. Molti possiedono la Bibbia ma non ricevono le benedizioni previste per chi la studia. Ecco perché il Signore invita i suoi collaboratori ad annunciare la lieta novella a tutti. Bisogna proclamare la Parola della vita eterna a quanti muoiono nel peccato.PV 155.3

    Impartendo l’ordine di andare per le strade e lungo le siepi, Cristo indica il campo di lavoro a tutti coloro che Egli chiama a operare nel suo nome: il mondo intero, tutta l’umanità. Il Signore desidera che ogni individuo sappia e conosca la Parola della grazia.PV 155.4

    Quest’opera richiede un grande impegno personale. Era anche il metodo di Cristo che ha realizzato la sua opera per lo più tramite colloqui a tu per tu. Attribuiva molta importanza a questi incontri personali, perché grazie ad un solo individuo l’Evangelo si diffondeva spesso fra migliaia di persone.PV 155.5

    Non aspettiamo che siano gli altri a venire da noi: dobbiamo andare noi da loro. Quando il predicatore ha finito di parlare dal pulpito, il suo lavoro è appena cominciato, e ci sono folle di persone che non saranno raggiunte mai dall’Evangelo se egli non glielo annuncia personalmente!PV 155.6

    L’invito alla festa fu dapprima rivolto agli Ebrei, il popolo che doveva fungere da guida e maestro agli altri, che possedeva i rotoli sacri contenenti le profezie sull’avvento del Messia e che aveva ricevuto il compito di celebrare un culto simbolico che ne adombrasse la missione. Se i sacerdoti e tutto il popolo avessero risposto all’invito, si sarebbero uniti ai messaggeri di Cristo per estendere l’invito evangelico al mondo intero. La verità gli era stata data perché la trasmettessero agli altri, ma quando respinsero l’appello divino, essa fu predicata ai poveri, agli storpi, ai ciechi e agli zoppi. L’invito fu rivolto a pubblicani e peccatori, e anche stavolta il modo di lavorare è lo stesso: il messaggio deve essere annunciato dapprima “per le strade”, cioè a coloro che occupano una posizione di primo piano nel mondo, ai capi e maestri dell’ umanità.PV 156.1

    I messi del Signore lo tengano presente: l’invito a recarsi “per le strade e lungo le siepi” è rivolto a tutti i pastori del gregge ed ai maestri che lavorano nell’opera di Dio. Bisogna cercare e trattare con tatto e fraterna simpatia tutti quelli che occupano una posizione di rilievo nella società: economisti e uomini d’affari, quanti ricoprono elevati incarichi di fiducia, scienziati, uomini di talento, predicatori dell’Evangelo che non hanno ancora afferrato le speciali verità presenti; ecco a chi rivolgere prima l’invito.PV 156.2

    L’Evangelo vale anche per i ricchi. Bisogna far prendere coscienza anche a loro delle responsabilità che hanno in quanto depositari dei beni ricevuti dal cielo, bisogna ricordar loro che un giorno dovranno render conto a colui che giudicherà i vivi e i morti. Anche i ricchi hanno bisogno che ci impegniamo in loro favore nell’amore e nel timor di Dio. Troppe volte essi confidano nelle proprie ricchezze senza rendersi conto del pericolo che corrono. Bisogna attrarre il loro sguardo sui beni di valore permanente e far loro riconoscere l’autorità di colui che nella sua bontà li invita dicendo: “Venite a me, voi tutti che siete travagliati ed aggravati, e io vi darò riposo. Prendete su voi il mio giogo ed imparate da me, perch’io son mansueto ed umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero”. Matteo 11:28-30.PV 156.3

    Raramente si intavola un colloquio personale di argomento religioso con quanti occupano nel mondo posizioni eminenti per cultura, condizioni economiche o attività professionali. Molti predicatori dell’Evangelo esitano di fronte a questa classe di persone, ma non dovrebbe essere così. Se qualcuno sta per annegare sotto i nostri occhi, non staremo certo a guardare solo perché si tratta di un avvocato, di un commerciante o di un giudice! Se vediamo qualcuno in procinto di sprofondare in un precipizio, esiteremo a trattenerlo per chiederci quale sia la sua professione o posizione sociale? Similmente non dovremmo esitare nell’avvertire la gente dei pericoli che corre in campo spirituale.PV 157.1

    Non dobbiamo inoltre trascurare qualcuno perché sembra totalmente assorbito dagli interessi temporali. Molti grandi uomini hanno un’ anima malata e stanca delle vanità del mondo, bramano una pace interiore che non conoscono, hanno fame e sete di salvezza. Molti accetterebbero volentieri l’aiuto di un messaggero del Signore se avvicinati in modo personale, con cortesia e un cuore intenerito dall’amore di Cristo.PV 157.2

    Il successo della predicazione evangelica non dipende da discorsi dotti, da testimonianze eloquenti o profonde argomentazioni, ma dalla semplicità del messaggio e dal suo adattamento a quanti hanno fame del pane della vita. “Che cosa devo fare per salvarmi!”, ecco che cosa vogliono sapere.PV 157.3

    Si possono raggiungere migliaia di persone con umiltà e nel modo più semplice. Ci sono uomini e donne, considerati particolarmente colti e dotati, che rimangono spesso commossi dalla semplice testimonianza di un credente che sa parlare del suo amore per Dio, con la stessa naturalezza che un altro rivela parlando dei suoi più vivi interessi mondani.PV 157.4

    Spesso i discorsi ben preparati e studiati hanno poco effetto, mentre la testimonianza onesta e sincera di un credente, espressa con naturale semplicità, riesce a guadagnare i cuori rimasti finora chiusi a Gesù e al suo amore.PV 157.5

    Il messaggero di Cristo ricordi di non contare sulle proprie forze, ma abbia fiducia che Dio ha la capacità di salvare. Lotti in preghiera e impieghi tutti gli strumenti che gli ha messo a disposizione. Lo Spirito Santo e gli angeli ministratori l’aiuteranno a raggiungere i cuori.PV 157.6

    Che eccellente centro missionario sarebbe divenuta Gerusalemme se i capi politici e religiosi avessero accettato la verità annunciata da Cristo! L’apostata popolo d’Israele si sarebbe convertito e un enorme esercito si sarebbe schierato per il Signore proclamando rapidamente l’Evangelo fino ai confini del mondo! Cosi anche oggi, che grandiosa opera si potrebbe realizzare nel rialzare i caduti, raccogliere gli emarginati e diffondere in lungo e in largo il lieto messaggio della salvezza, se si guadagnassero a Cristo uomini influenti e capaci! L’invito raggiungerebbe ben presto tutti e gli ospiti potrebbero presentarsi alla mensa del Signore.PV 158.1

    Tuttavia non bisogna pensare esclusivamente ai ceti più influenti e benestanti a scapito di quelli meno abbienti. Cristo ci invia anche “lungo le siepi”, dai poveri e umili della terra. Nei cortili interni e nei vicoli delle grandi città, lungo le solitarie strade di campagna, vivono individui o intere famiglie — forse stranieri in un paese straniero — privi di qualunque legame con una chiesa o comunità, i quali, nella loro solitudine, hanno la sensazione di essere dimenticati da Dio e non sanno che cosa fare per salvarsi. Molti sono in crisi o sprofondati nel peccato, incalzati dal dolore, dal bisogno, dall’incredulità e dallo scoraggiamento, dalla malattia fisica e morale. Bramano conforto nei loro guai e Satana li spinge a cercarlo in vizi e piaceri che li condurranno solo alla rovina e alla morte. Offre loro i frutti di Sodoma che si trasformeranno in cenere sulle loro labbra. “Perché spendete denaro per ciò che non è pane? e il frutto delle vostre fatiche per ciò che non sazia?” Isaia 55:2.PV 158.2

    In questa umanità sofferente dobbiamo riconoscere coloro che Cristo è venuto a salvare e ai quali rivolge l’invito: “O voi tutti che siete assetati, venite alle acque, e voi che non avete denaro venite, comprate, mangiate! Venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte!... Ascoltatemi attentamente e mangerete ciò ch’è buono, e l’anima vostra godrà di cibi succulenti! Inclinate l’orecchio, e venite a me; ascoltate, e l’anima vostra vivrà!” Isaia 55:1-3.PV 158.3

    Dio ci ha ordinato di avere un riguardo particolare per lo straniero, l’emarginato ed il debole sul piano morale. Molti che sembrano indifferenti agli interessi religiosi anelano in realtà pace e riposo, e sebbene siano caduti negli abissi del peccato, esiste una prospettiva di salvezza anche per loro.PV 159.1

    I seguaci di Cristo devono seguire il suo esempio. Andando da un luogo all’altro Egli consolava i sofferenti e guariva gli infermi, poi gli presentava le solenni verità del suo regno. I suoi fedeli dovrebbero fare altrettanto. Alleviando i dolori del corpo troveremo il modo di sovvenire ai bisogni dell’anima e additare il Salvatore glorificato, l’unico grande medico capace di guarire.PV 159.2

    Diciamo agli scoraggiati allontanatisi dalla retta via di non disperare: anche se hanno commesso gravi errori e non hanno sviluppato un carattere retto, Dio si compiace nel riabilitarli e dar loro la gioia della salvezza. Egli si compiace nel recuperare dei casi apparentemente disperati, individui divenuti strumenti di Satana, per farne oggetto della sua grazia. Vorrebbe liberarli dall’ira che colpirà i disobbedienti. Diciamo perciò a queste persone che c’è guarigione e purificazione per tutti, e un posto anche per loro alla mensa del Signore che le attende per dargli il benvenuto.PV 159.3

    Coloro che vanno “per le strade e lungo le siepi” incontreranno anche tutto un altro tipo di persone che hanno bisogno del loro aiuto, gente che vive secondo le conoscenze ricevute e che serve Dio come meglio può, ma che è consapevole della grande opera che bisogna fare per lei e per quanti la circondano. Queste persone nutrono il vivo desiderio di una maggiore conoscenza di Dio, e ora hanno appena cominciato a scorgere i primi barlumi di una luce più grande, implorano ardentemente Dio di elargire loro la benedizione che intravedono da lontano per fede. Nella corruzione delle grandi città vivono molte di queste persone, spesso in condizioni cosi umili che la società le ignora. Una gran parte di loro è ignota agli stessi predicatori e alle chiese, eppure esse rimangono fedeli testimoni del Signore nonostante l’ambiente di miseria in cui vivono. Forse hanno avuto poca luce e poche possibilità per una maturazione cristiana, e pur essendo incalzate dalla nudità, dal freddo e dalla fame, si sforzano di aiutare gli altri. Quali dispensatori della molteplice grazia di Dio cerchiamo queste anime, visitiamo le loro famiglie e sovveniamo ai loro bisogni con la potenza dello Spirito Santo. Studiamo la Bibbia insieme a loro e preghiamo con quella semplicità che lo Spirito Santo ci sa ispirare! Cristo darà le parole giuste che saranno per queste persone il pane della vita. In tal modo la benedizione divina si diffonderà da cuore a cuore, da una famiglia all’altra.PV 159.4

    L’ordine della parabola — “Costringili ad entrare” — è stato spesso frainteso nel senso che dovremmo costringere la gente ad accettare l’Evangelo, ma il testo vuole sottolineare solo l’insistenza dell’invito e l’efficacia delle motivazioni da presentare. Il Vangelo non impiega mai la forza per condurre anime a Gesù, anzi il suo messaggio è: “O voi tutti che siete assetati, venite alle acque”. Isaia 55:1. “E lo Spirito e la sposa dicono: Vieni ... chi vuole, prenda in dono dell’acqua della vita”. Apocalisse 22:17. È la forza dell’amore e della grazia di Dio che ci costringe ad andare.PV 160.1

    Il Salvatore dice: “Ecco, io sto alla porta e picchio: se uno ode la mia voce ed apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli meco”. Apocalisse 3:20. Lo scherno o le minacce non lo spaventano, e instancabilmente Egli cerca i perduti dicendo: “Come farei a lasciarti...?” Osea 11:8. Anche se il suo amore viene respinto ostinatamente, Egli invita con maggiore insistenza: “Ecco, io sto alla porta e picchio”. La forza irresistibile del suo amore costringe l’uomo ad entrare nella sala del convito e a confessare a Cristo: “La tua benignità m’ha fatto grande”. Salmi 18:35.PV 160.2

    Cristo trasmetterà ai suoi collaboratori lo stesso amore ardente con cui lui stesso va alla ricerca dei perduti. Non basta dire semplicemente: “Vieni!” Alcuni sentono l’invito ma hanno orecchie troppo sorde per intenderne il senso e occhi troppo ciechi per scorgervi qualcosa di buono. Altri, pienamente coscienti della propria degradazione, esclamano: “Nessuno mi può aiutare. Lasciatemi in pace!” Ma non dobbiamo desistere: con tenera simpatia e autentico amor del prossimo misto a pietà prendiamoci cura piuttosto dei depressi e dei deboli. Trasmettiamo loro il nostro coraggio, la nostra fede e la speranza, costringiamoli gentilmente ad entrare: “E abbiate pietà degli uni che sono nel dubbio; salvateli, strappandoli dal fuoco”. Giuda 22, 23.PV 160.3

    Se come messi di Dio siamo in intima comunione di fede con lui, Egli conferirà potenza al nostro messaggio e ci metterà in grado di parlare cosi vividamente del suo amore e del pericolo che si corre rifiutando la sua grazia, che la gente si sentirà costretta ad accettare l’Evangelo. Cristo farà dei grandi miracoli se anche gli uomini faranno la parte che Dio ha loro assegnato. Il cuore umano può trasformarsi profondamente anche oggi come nelle generazioni passate. John Bunyan abbandonò una vita empia e dissipata e John Newton, da mercante di schiavi divenne predicatore del Cristo crocifisso. Anche oggi possono salvarsi altri uomini come Bunyan e Newton. Grazie alla collaborazione di strumenti umani e divini sarà possibile recuperare numerosi paria della società che si sforzeranno a loro volta di restaurare l’immagine divina in altri. Molti hanno avuto ben poche possibilità e si trovano su una via sbagliata perché non ne conoscevano una migliore, ma i raggi della luce celeste illumineranno anche loro. Valgono anche per loro le parole che Gesù rivolse a Zaccheo: “Oggi debbo albergare in casa tua”. Luca 19:5. E coloro che sembravano peccatori incalliti dimostreranno di avere l’animo sensibile di un bambino perché Cristo li ha degnati della sua attenzione. Molti, abbandonando errori e peccati gravissimi, occuperanno il posto di altri che hanno avuto possibilità e privilegi ma non li hanno apprezzati. Saranno annoverati fra gli eletti di Dio, cari e preziosi, e quando Cristo stabilirà il suo regno staranno accanto al suo trono.PV 161.1

    Ma “guardate di non rifiutare Colui che parla” (Ebrei 12:25), avverti Gesù, “perché io vi dico che nessuno di quegli uomini ch’erano stati invitati, assaggerà la mia cena”. Dato che avevano respinto l’invito, non furono invitati una seconda volta. Rifiutando Cristo gli Ebrei indurirono il cuore e si abbandonarono da soli al potere di Satana, cosicché alla fine fu per loro impossibile accettare la sua grazia. Così avviene anche oggi. Se non apprezziamo l’amor di Dio ed esso non diventa un principio permanente che permei e soggioghi l’anima, siamo irrimediabilmente perduti. Il Signore non può dimostrarci un amore maggiore di quel che ci ha dimostrato, e se l’amore di Gesù non riesce a toccarci il cuore, nessun altro mezzo ci riuscirà.PV 161.2

    Tutte le volte che rifiuti di ascoltare il messaggio della grazia la tua incredulità crescerà. Tutte le volte che rifiuti di aprire il cuore a Gesù sarai sempre meno disposto ad ascoltare la voce di colui che parla, e diverrà sempre meno probabile che tu risponda al suo ultimo appello di grazia. Che non si debba dire dite come una volta dell’antico Israele: “Efraim s’è congiunto con gl’idoli; lascialo!” Osea 4:17. Non permettere che Cristo debba piangere per te come un giorno per Gerusalemme: “Quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figliuoli, come la gallina raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa sta per esservi lasciata deserta”. Luca 13:34, 35.PV 162.1

    Viviamo nell’epoca in cui è rivolto agli uomini l’ultimo messaggio di grazia, l’ultimo invito. L’ordine “Va’ fuori per le strade e lungo le siepi” è quasi concluso e tutti riceveranno l’invito di Cristo. I messaggeri di Dio, assistiti dagli angeli, esclamano: “Venite, perché tutto è già pronto”, e lo Spirito Santo fa di tutto per costringerti a venire. Cristo attende un segnale da parte tua, che tu voglia aprirgli la porta del cuore, e gli angeli sono in attesa di recare in cielo la lieta notizia che un altro peccatore ha trovato salvezza. Tutte le schiere celesti non vedono l’ora di intonare con le loro arpe ed il canto un inno di gioia per un altro ospite che ha accettato l’invito al banchetto evangelico. PV 162.2

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