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Conflitto E Coraggio

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    Una Collaborazione Benedetta, 9 marzo

    L’Eterno fu con Giuseppe; ed egli prosperava... E il suo padrone vide che l’Eterno era con lui, e che l’Eterno faceva prosperare nelle sue mani tutto ciò che faceva. Genesi 39:2,3CeC 72.1

    Quando arrivò in Egitto Giuseppe fu venduto a Potifar, capitano delle guardie del re. Il giovane lo servì per dieci anni. In questa posizione fu esposto a grandi tentazioni e visse circondato dall’idolatria. L’adorazione delle divinità pagane era rivestita dal fasto della ricchezza e veniva giustificata come parte integrante della cultura della nazione più civilizzata del tempo. Giuseppe conservò comunque la sua semplicità e rimase fedele a Dio. Vivendo in un ambiente depravato, egli agiva come se non vedesse e non udisse nulla: non permise mai che la sua mente indugiasse su quei soggetti proibiti. Il desiderio di assicurarsi il favore degli egiziani non lo spinse a compromessi con i suoi princìpi. Se lo avesse fatto, sarebbe stato sopraffatto dalla tentazione. Ma Giuseppe non si vergognava della religione dei suoi padri e non cercò di nascondere la sua identità di credente...CeC 72.2

    La fiducia di Potifar in Giuseppe aumentava di giorno in giorno: infine, lo promosse suo intendente, accordandogli il controllo di tutti i suoi beni...CeC 72.3

    Giuseppe aveva successo in tutti gli affari che gli venivano affidati. Tutto ciò non era il risultato di un miracolo perché le benedizioni divine si limitavano a coronare il suo impegno, la sua precisione e l’energia con cui lavorava. Egli attribuiva totalmente il suo successo al favore divino e perfino il suo padrone, benché dedito al culto delle divinità pagane, ammetteva che questo era il segreto della sua straordinaria prosperità. Tuttavia, senza un impegno costante ed efficace Giuseppe non avrebbe mai raggiunto quei risultati. CeC 72.4

    La sua fedeltà onorava Dio: egli desiderava far risaltare il netto contrasto esistente fra l’onestà e l’integrità di quel ragazzo e la condotta di quanti adoravano le divinità pagane. In questo modo, la luce della grazia divina poteva illuminare le tenebre spirituali del paganesimo. La gentilezza e la lealtà di Giuseppe colpirono il capitano delle guardie, che giunse a considerare quello schiavo come un figlio. Il giovane entrò in contatto con uomini nobili e colti e così si familiarizzò con la scienza, le lingue e gli affari; questa educazione si rivelò importante per il suo futuro incarico di primo ministro dell’Egitto. Ibid 214,217CeC 72.5

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