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Gli uomini che vinsero un impero

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    Capitolo 46: In libertà

    Mentre a Roma gli sforzi di Paolo erano benedetti da numerose conversioni che fortificavano e incoraggiavano i credenti, tetre nuvole minacciavano non solo la sua persona, ma anche la prosperità della chiesa. Arrivato a Roma egli era stato affidato alla custodia del capitano delle guardie imperiali, un uomo giusto e integro, la cui clemenza gli permise di proseguire l’opera del Vangelo. Ma prima che i due anni del suo imprigionamento terminassero, questo uomo fu sostituito da un ufficiale dal quale l’apostolo non ricevette alcun speciale favore.UVI 304.1

    Ora, i giudei erano più attivi che mai nei loro sforzi contro Paolo. Essi trovarono un’abile sostenitrice nella perversa donna che Nerone aveva preso come seconda moglie [Poppea Sabina, ndr]; la quale essendo una proselita ebrea, prestò tutto il suo influsso per assisterli nei loro criminali progetti contro il campione della cristianità.UVI 304.2

    Paolo poteva sperare ben poca giustizia dal Cesare al quale si era appellato. Nerone era più depravato nella morale, più frivolo nel carattere e allo stesso tempo più capace di atroci crudeltà di qualsiasi altro imperatore. Le redini del governo non potevano essere state affidate a un monarca più dispotico. Il primo anno del suo regno era stato segnato dall’avvelenamento del giovane fratellastro, a cui spettava il trono di diritto. Nerone era sceso così in basso nel vizio e nel crimine che assassinò la propria madre, e poi sua moglie. Non c’era atrocità che non avesse sperimentato, né vigliaccheria che potesse soddisfarlo. A qualsiasi mente nobile ispirava solo disprezzo e ripulsione.UVI 304.3

    I dettagli dell’iniquità praticata nella sua corte sono troppo degradanti e orribili da potersi descrivere. La sua sfrenata malvagità generò disgusto e odio anche in quelli che erano costretti a condividere i suoi crimini. Essi vivevano nel costante terrore della prossima enormità che avrebbe escogitato. Tuttavia tali crimini non smossero l’ubbidienza dei suoi sudditi. Egli era riconosciuto come l’assoluto monarca dell’intero mondo civilizzato. E ancora: egli era stato fatto oggetto degli onori divini ed era adorato come un dio.UVI 304.4

    Dal punto di vista umano, la condanna di Paolo dinanzi a tale giudice era certa. Ma l’apostolo sentiva che fino a che egli fosse rimasto fedele a Dio, non avrebbe dovuto temere nulla. Colui che nel passato era stato suo protettore poteva custodirlo anche dalla malizia dei giudei e dal potere di Cesare.UVI 304.5

    Dio protesse il suo servitore. Quando Paolo fu esaminato, le accuse mosse contro di lui non furono sostenute. Contrariamente alle previsioni generali e in contraddizione al suo proprio carattere, Nerone dichiarò l’innocenza di quel prigioniero. A Paolo furono tolte le catene e divenne nuovamente un uomo libero.UVI 305.1

    Se il suo processo fosse stato ritardato, o se per qualsiasi ragione l’apostolo fosse stato trattenuto a Roma fino all’anno seguente, sarebbe stato certamente vittima della persecuzione che ebbe luogo dopo la sua partenza. Durante l’imprigionamento di Paolo, i convertiti al cristianesimo erano diventati così numerosi da attrarre l’attenzione e da causare l’opposizione delle autorità. L’imperatore fu specialmente irato per la conversione di alcuni membri della sua stessa casa, e presto trovò un pretesto per sfogare la sua spietata crudeltà sui cristiani.UVI 305.2

    Durante questo periodo avvenne un terribile incendio in Roma, e quasi metà della città fu bruciata. Era stato sussurrato che lo stesso Nerone avesse dato ordine di incendiare la città. Per distogliere tale sospetto, egli pretese di mostrare grande generosità assistendo i senza tetto e i sofferenti. Lui fu, comunque, accusato del crimine. La popolazione era eccitata e furiosa. Così per allontanare da sé l’accusa e per liberare la città dalla furia della plebe, che odiava e temeva, Nerone diresse le accuse sui cristiani. Il suo intento ebbe successo, e migliaia di seguaci di Cristo, uomini, donne e bambini, furono massacrati senza alcuna pietà.UVI 305.3

    Paolo fu risparmiato da questa terribile persecuzione perché, subito dopo la sua liberazione aveva lasciato Roma. Egli utilizzò questo ultimo intervallo di libertà per lavorare tra le chiese. Cercò di stabilire una più ferma unione tra i greci e le chiese orientali, fortificando le menti dei credenti contro le false dottrine che stavano minacciando di corrompere la fede.UVI 305.4

    Le prove e le ansietà sopportate da Paolo avevano attaccato le sue forze fisiche. Le infermità dell’età senile erano su di lui. Egli capì che stava facendo il suo ultimo lavoro, e come il tempo a sua disposizione diminuiva, i suoi sforzi diventarono più intensi. Sembrava che il suo zelo non avesse limiti. Risoluto nello scopo, pronto all’azione, forte nella fede, l’apostolo viaggiò da una chiesa all’altra, in molti luoghi, e cercò con ogni mezzo che possedeva di rafforzare le mani dei credenti, così che potessero compiere un fedele lavoro nel conquistare anime a Gesù. Tale attività di testimonianza per Cristo avrebbe confermato la loro fede nel Vangelo e li avrebbe preparati a superare il tempo di prova che incombeva su loro.UVI 305.5

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