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Gli uomini che vinsero un impero

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    Capitolo 20: Esaltando la croce

    Dopo aver trascorso un certo tempo servendo in Antiochia, Paolo propose ai suoi compagni di lavoro di intraprendere un altro viaggio missionario. Paolo disse a Barnaba: “Torniamo ora a visitare i fratelli in ogni città dove abbiamo annunziato la parola del Signore, per vedere come stanno”. Atti 15:36 (Luzzi).UVI 126.1

    Entrambi avevano teneri riguardi per le persone che avevano accettato di recente il messaggio del Vangelo durante il loro ministero, e desideravano rivederli ancora una volta. Paolo non perse mai questa sollecitudine. Anche quando si trovò nei luoghi di missione più lontani egli continuò a sentire nel cuore la responsabilità di esortare i convertiti a rimanere fedeli, “compiendo la nostra santificazione nel timore di Dio”. 2 Corinzi 7:1 (Luzzi). Costantemente li aiutò a diventare dei cristiani fiduciosi e maturi, forti nella fede, dotati di santo zelo, interamente consacrati a Dio e all’opera per l’avanzamento del suo regno.UVI 126.2

    Barnaba era pronto ad andare con Paolo, ma desiderava prendere con loro Marco, il quale aveva deciso di nuovo di dedicarsi al ministero. A questo Paolo obiettò. Egli “giudicava che non dovessero prendere a compagno colui che si era separato da loro... e che non era andato con loro all’opera”. Atti 15:38 (Luzzi). Paolo non era propenso a scusare la debolezza di Marco nell’avere disertato l’opera per amore della sicurezza e delle comodità domestiche. Egli sosteneva che la sua poca capacità di resistenza lo rendesse inadatto per un lavoro che richiedeva pazienza, abnegazione, coraggio, devozione, fede, e la volontà di sacrificare, se fosse stato necessario, anche la propria vita. L’asprezza della loro disputa costrinse Paolo e Barnaba a separarsi. Barnaba seguì le sue convinzioni, prese con sé Marco, e “navigò verso Cipro; ma Paolo, sceltosi Sila, partì, raccomandato dai fratelli alla grazia del Signore”. Atti 15:39, 40 (Luzzi).UVI 126.3

    Paolo e Sila, viaggiando attraverso la Siria e la Cilicia. rafforzarono le chiese che incontravano e alla fine raggiunsero Derba e Listra nella provincia della Licaonia. A Listra Paolo era stato lapidato, tuttavia egli tornò in quella città. Era ansioso di sapere come coloro che avevano accettato il Vangelo, resistevano alle prove. Paolo non fu deluso, perché scoprì che i credenti di Listra erano rimasti saldi nella fede nonostante la violenta opposizione dei concittadini.UVI 126.4

    Paolo incontrò nuovamente Timoteo. Quest’ultimo aveva testimoniato le sofferenze che erano state inflitte all’apostolo al termine della sua prima visita a Listra. Quell’esperienza aveva lasciato sulla sua mente un’impressione che col passare del tempo era divenuta sempre più profonda. Egli si era convinto che era necessario dedicare tutto se stesso al ministero. Il suo cuore era legato a Paolo e desiderava condividere gli sforzi dell’apostolo, assistendolo ovunque egli andasse.UVI 127.1

    Sila, il compagno di lavoro di Paolo, era un operaio capace, che aveva il dono di profezia; in effetti l’opera da svolgere era così grande che fu chiara la necessità di preparare altri uomini per il servizio. Paolo vide che Timoteo riconosceva la santità del ministero. Egli non era spaventato di dover affrontare sofferenza e persecuzione, era disponibile a ricevere l’istruzione necessaria. Tuttavia l’apostolo non si accollò la responsabilità di dare, a un giovane senza esperienza, una preparazione all’attività evangelistica, senza prima essere pienamente soddisfatto del suo carattere e della sua vita passata.UVI 127.2

    Il padre di Timoteo era greco e la madre ebrea. Questo promettente giovane aveva conosciuto le Scritture fin dalla più tenera età. Le buone abitudini della sua famiglia avevano influenzato positivamente la formazione del suo carattere. La fede della madre e della nonna negli scritti sacri lo aveva spinto a considerare le benedizioni che Dio riversa su coloro che fanno la sua volontà. La Parola di Dio era stata la regola con la quale queste due donne avevano educato Timoteo. L’influsso spirituale delle lezioni imparate lo preservarono dal male che lo circondava. Il suo linguaggio era puro. I suoi istruttori familiari avevano cooperato con Dio nel preparare questo giovane ad affrontare le sue responsabilità.UVI 127.3

    Paolo vide che Timoteo era fedele, equilibrato e sincero, perciò lo scelse come compagno di lavoro e di viaggio. Coloro che avevano educato Timoteo nella sua infanzia furono ricompensati nel vedere che le loro cure avevano sortito un buon effetto: egli aveva guadagnato la fiducia del grande apostolo. Timoteo era soltanto un ragazzo quando fu scelto da Dio per essere un insegnante, ma i buoni princìpi assunti durante l’infanzia l’avevano reso capace di assistere Paolo. E sebbene fosse giovane, egli svolse con umiltà cristiana il compito che gli era stato affidato.UVI 127.4

    Come misura di precauzione, Paolo consigliò a Timoteo di farsi circoncidere. Fece questo non perché Dio lo avesse richiesto, ma per poter rimuovere dalle menti dei giudei qualsiasi possibile obiezione al ministero di Timoteo. Nel suo lavoro, Paolo doveva viaggiare di città in città, in molte terre, e spesso avrebbe avuto l’opportunità di predicare Cristo nelle sinagoghe giudaiche, come pure in altri luoghi d’incontro. Se si fosse saputo che il suo compagno di lavoro era incirconciso, la sua opera avrebbe potuto essere grandemente ostacolata dal pregiudizio e dal fanatismo religioso degli ebrei. Ovunque l’apostolo incontrò opposizione e subì una dura persecuzione. Egli desiderava portare ai suoi fratelli ebrei, come ai Gentili, la conoscenza del Vangelo; e perciò egli tentò, per quanto fosse in armonia con la fede, di rimuovere ogni pretesto di opposizione. Sebbene egli avesse tollerato il pregiudizio ebreo circa questo rito, credeva e insegnava che la circoncisione e l’incirconcisione non avevano più alcun valore. La cosa più importante era accettare il Vangelo di Cristo.UVI 127.5

    Paolo amò Timoteo, il suo “vero figliuolo nella fede”. 1 Timoteo 1:2 (Luzzi). Il grande apostolo stimolò spesso il giovane discepolo, interrogandolo circa la storia biblica; e mentre viaggiavano di luogo in luogo, gli insegnò accuratamente quegli accorgimenti che avrebbero contribuito al loro successo. Entrambi, Paolo e Sila, durante il periodo che trascorsero con Timoteo, cercarono di radicare nella sua mente, la santità e la serietà del ministero che era stato loro affidato.UVI 128.1

    Nel suo lavoro, Timoteo cercò costantemente il consiglio e l’istruzione di Paolo. Egli non agì d’impulso, ma fu ponderato e riflessivo, avendo cura di mantenersi nella via del Signore. Lo Spirito Santo trovò in lui un uomo che poteva essere modellato per divenire un utile ricettacolo della potenza divina.UVI 128.2

    Quando le lezioni della Bibbia vengono messe in pratica nella vita di ogni giorno, esse lasciano una traccia profonda e durevole sul carattere. Timoteo imparò queste lezioni e le praticò. Egli non era dotato di talenti particolarmente brillanti, nonostante ciò il suo lavoro era prezioso perché dipendeva dalla capacità che Dio stesso gli aveva accordato durante il suo servizio per il Maestro. La sua spiritualità vissuta lo distingueva tra i credenti e dava autorità al suo insegnamento.UVI 128.3

    Tutti quelli che lavorano in favore della salvezza degli uomini, devono acquisire una sempre più estesa conoscenza di Dio, superiore a quella che si ottiene per mezzo di sforzi ordinari. Essi devono dedicare tutte le loro energie all’opera del Maestro. Questi ministri sono impegnati in un’opera santa ed elevata. Essi devono aggrapparsi a Dio con tutte le loro forze e ricevere da lui grazia e potenza, se vogliono conquistare l’interesse della gente. “Dio infatti ha manifestato per tutti gli uomini la sua grazia che salva. Questa grazia ci insegna a respingere ogni malvagità e i nostri cattivi desideri, per vivere invece in questo mondo una vita piena di saggezza, di giustizia e di amore verso Dio. Intanto aspettiamo che si manifesti la gloria del nostro grande Dio e Salvatore Gesù Cristo. Egli è la nostra gioia e la nostra speranza. Egli ha dato se stesso per noi, per liberarci da ogni malvagità e avere un suo popolo puro e impegnato in buone opere”. Tito 2:11-14.UVI 128.4

    Prima di avanzare verso un nuovo territorio, Paolo e i suoi compagni visitarono le chiese che erano state istituite in Pisidia e nei dintorni. “E passando essi per la città, trasmisero loro, perché le osservassero, le decisioni prese dagli apostoli e dagli anziani che erano a Gerusalemme. Le chiese dunque erano confermate nella fede, e crescevano in numero di giorno in giorno”. Atti 16:4, 5 (Luzzi).UVI 129.1

    L’apostolo Paolo sentiva una profonda responsabilità per coloro che si erano convertiti durante il suo ministero. Egli desiderava soprattutto che essi fossero fedeli, “onde nel giorno di Cristo — egli disse — io abbia da gloriarmi di non aver corso invano, né invano faticato”. Filippesi 2:16 (Luzzi). Paolo tremava nel vedere i risultati della sua opera. E sentiva che la sua stessa salvezza poteva essere messa in pericolo se egli non avesse fatto il suo dovere e se la chiesa avesse mancato di cooperare con lui per la salvezza degli uomini. Sapeva che la predicazione soltanto non era sufficiente per educare i credenti a essere fedeli alla Parola della vita. Sapeva che si doveva istruirli con gradualità perché fossero in grado di contribuire all’avanzamento dell’opera di Cristo.UVI 129.2

    L’esperienza ci insegna che chiunque rifiuti di utilizzare con profitto le capacità dategli da Cristo, si espone al pericolo di perderle. La verità che non è vissuta e che non è comunicata agli altri, perde la sua forza vitale, la sua virtù terapeutica. Paolo temeva che il suo ministero fallisse e che la sua stessa salvezza fosse messa in pericolo da qualche errore. Il rischio era che questo errore finisse per modellare la chiesa secondo l’uomo e non secondo Dio. La sua conoscenza, la sua eloquenza, i suoi miracoli, la sua visione delle scene eterne quando fu portato in visione al terzo cielo, tutto sarebbe stato inutile, se fosse stato infedele al suo mandato, tanto da impedire l’azione della grazia di Dio in coloro per i quali si adoperava. Così, per voce e per lettera, egli esortò tutti quelli che avevano accettato Cristo, a percorrere il sentiero che li avrebbe condotti a essere “irreprensibili e schietti, figliuoli di Dio senza biasimo in mezzo a una generazione storta e perversa... come luminari nel mondo, tenendo alta la Parola della vita”. Filippesi 2:15, 16 (Luzzi).UVI 129.3

    Ogni vero ministro sente la pesante responsabilità di contribuire alla crescita spirituale dei credenti che sono stati affidati alle sue cure. Egli desidera che essi diventino collaboratori di Dio. Comprende che il benessere della chiesa dipende in larga misura dal fedele adempimento del suo lavoro. Con ardore instancabile, cerca di stimolare i credenti a desiderare di conquistare nuove anime a Cristo, ricordando che ogni aggiunto alla chiesa dovrebbe contribuire personalmente alla piena realizzazione del piano della salvezza.UVI 129.4

    Dopo aver visitato le chiese di Pisidia e delle regioni circostanti, Paolo e Sila, insieme a Timoteo, “attraversarono la Frigia e il paese della Galazia”, dove proclamarono, con possente forza, la buona notizia della salvezza. Atti 16:6 (Luzzi). I galati si erano abbandonati all’idolatria. La predicazione degli apostoli ebbe un grande successo. Essi erano felici di accettare un messaggio che prometteva loro la libertà dal peccato. Paolo e i suoi collaboratori proclamarono la dottrina della giustificazione per fede nel sacrificio espiatorio di Cristo. Presentarono il Salvatore come Colui che, vedendo la disperata condizione dei peccatori, venne a redimere l’umanità, vivendo una vita di totale ubbidienza alla legge di Dio e sottoponendosi alla pena prevista per chi la trasgredisce. Molti di quelli che non avevano ancora conosciuto il vero Dio, cominciarono a comprendere la grandezza dell’amore del Padre celeste, guardando la croce.UVI 130.1

    Così i galati furono istruiti nelle fondamentali verità riguardanti “Dio Padre” e il “Signor nostro Gesù Cristo, che ha dato se stesso per i nostri peccati affin di strapparci al presente secolo malvagio, secondo la volontà del nostro Dio e Padre”. Galati 1:3, 4 (Luzzi). Per mezzo della “predicazione della fede” i galati ricevettero lo Spirito di Dio e divennero “figliuoli di Dio, per la fede in Cristo Gesù”. Galati 3:2, 26 (Luzzi).UVI 130.2

    L’esempio di Paolo mentre viveva con i galati fu tale che egli, in seguito, poté dire: “Siate come son io, fratelli, ve ne prego”. Galati 4:12 (Luzzi). Le sue labbra erano state toccate con il tizzone ardente dell’altare. Egli fu reso capace di innalzarsi al di sopra delle infermità corporali, e di presentare Gesù come l’unica speranza del peccatore. Quelli che l’udirono riconobbero che era stato con Gesù. Egli riuscì, con l’aiuto di Dio, a dare una buona testimonianza delle cose che riguardavano il regno di Dio e a superare gli ostacoli che Satana metteva sul suo cammino. La presentazione dell’amore di Dio, rivelato nel sacrificio del suo unico Figlio, toccò i cuori, e molti furono indotti a chiedere: “Cosa devo fare per essere salvato?”UVI 130.3

    Questo metodo di predicare il Vangelo caratterizzò l’opera dell’apostolo durante il suo ministero tra i Gentili. Egli pose sempre in rilievo la grandezza del sacrificio di Cristo sulla croce. Negli ultimi anni del suo ministero, Paolo dichiarò: “Noi non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù qual Signore, e quanto a noi ci dichiariamo vostri servitori per amor di Gesù; perché l’Iddio che disse: Splenda la luce tra le tenebre, è quel che risplendé ne’ nostri cuori affinché facessimo brillare la luce della conoscenza della gloria di Dio che rifulge nel volto di Gesù Cristo”. 2 Corinzi 4:5, 6 (Luzzi).UVI 130.4

    Nella chiesa primitiva, i messaggeri consacrati portavano al mondo caduto la buona notizia della salvezza. Lo facevano, evitando qualsiasi idea che nascesse da un sentimento di autoesaltazione. Essi non permettevano che idee di questo tipo contaminassero la presentazione del Cristo crocifisso. Essi non desideravano acquisire preminenza o autorità nella chiesa. Avevano messo la loro vita e i loro progetti nelle mani del Salvatore. In tal modo intendevano onorare il grande piano della salvezza e l’opera che Cristo aveva compiuto durante la sua esistenza terrena. Cristo, lo stesso ieri, oggi e sempre, era il tema centrale del loro insegnamento.UVI 131.1

    Coloro che oggi insegnano la Parola di Dio, avrebbero molto più successo se esaltassero maggiormente il valore della croce. I peccatori comprenderebbero la profondità della compassione divina e si renderebbero conto della spregievolezza del peccato, se si riuscisse a dirigere la loro attenzione sul Redentore crocifisso.UVI 131.2

    La morte di Cristo è la prova del grande amore di Dio per l’uomo. Essa è la nostra garanzia di salvezza. Rimuovere la croce dal cristiano è come rimuovere il sole dal cielo. La croce ci avvicina a Dio e ci riconcilia con il suo Spirito. Con la stessa tenerezza di un padre per i figli, Jahvé guarda alle sofferenze che suo Figlio ha patito per poter salvare l’umanità dalla morte eterna, e ci accetta per i suoi meriti.UVI 131.3

    Senza la croce, l’uomo non potrebbe avere comunione col Padre. Da essa dipende ogni nostra speranza. Sul suo legno si riflette la luce dell’amore di Cristo; e il peccatore non può che gioire quando va ai piedi della croce, sapendo che i suoi peccati sono stati perdonati. Inginocchiato ai piedi della croce, egli ha raggiunto la più elevata posizione che l’uomo possa ottenere. La sua fede l’ha salvato.UVI 131.4

    Mediante la croce noi impariamo che il Padre celeste ci ama infinitamente. Possiamo forse stupirci dell’esclamazione di Paolo: “Non sia mai ch’io mi glorî d’altro che della croce del Signor nostro Gesù Cristo!” Galati 6:14 (Luzzi). È anche nostro privilegio gloriarci nella croce, è nostro privilegio dare tutto noi stessi a Colui che diede se stesso per noi. Con i volti illuminati dalla luce del Calvario, noi potremo avanzare rivelando questa luce a quelli che sono nell’oscurità.UVI 131.5

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