Capitolo 53: Il discepolo che Gesù amava
Giovanni si distingue dagli altri apostoli come “il discepolo che Gesù amava”. Giovanni 21:20 (Luzzi). Egli sembra aver goduto in particolar modo dell’amicizia di Cristo: numerose sono le prove della sua fiducia e del suo amore. Egli fu uno dei tre che assistettero alla manifestazione della gloria del Salvatore sul monte della trasfigurazione e alla sua agonia nel Getsemani. Alle sue, nostro Signore affidò la madre durante le sue ultime ore di angoscia sulla croce.UVI 338.1
L’affetto del Salvatore per l’amato discepolo fu ricambiato con grande forza e ardente devozione. Giovanni si aggrappò a Cristo come la vite si avviticchia al legno di sostegno. Per amore del Maestro sfidò il pericolo del tribunale e vegliò imperterrito accanto alla croce. Alla notizia che Cristo era risorto si affrettò al sepolcro: in quell’occasione il suo zelo superò quello di Pietro.UVI 338.2
L’amore fiducioso e la devozione disinteressata manifestati nella vita e nel carattere di Giovanni, presentano lezioni di grande valore per la chiesa cristiana. L’amabilità che il discepolo manifestò successivamente non discendeva da una qualità innata del suo animo. Per natura egli aveva dei seri difetti. Egli, oltre a essere orgoglioso e avido di onori, era facile ai risentimenti quando qualcuno lo offendeva. Non a caso lui e suo fratello erano stati chiamati: “Figli del tuono”. Temperamento violento, desiderio di vendetta, spirito di critica: queste erano le caratteristiche dell’amato discepolo. Ma dietro tutto questo il divino Maestro intravvide un cuore zelante, sincero e disposto ad amare. Gesù rimproverò il suo egoismo, deluse le sue ambizioni, provò la sua fede e gli rivelò quello di cui necessitava: considerare la bellezza della santità e la potenza transformatrice dell’amore.UVI 338.3
I difetti del carattere di Giovanni si evidenziarono in numerose occasioni durante la sua esperienza con il Salvatore. Una volta Cristo mandò davanti a sé, in un villaggio di Samaria, dei messaggeri perché richiedessero alla gente del posto di preparare un alloggio per lui e i suoi discepoli. Ma quando il Salvatore si avvicinò al paese sembrò che desiderasse proseguire per raggiungere Gerusalemme. Questo provocò l’invidia dei samaritani, i quali invece di invitarlo a fermarsi da loro, lo trattarono sgarbatamente, come se fosse un comune viaggiatore. Gesù mai impose la sua presenza a qualcuno; e i samaritani persero la benedizione che era in serbo per loro se lo avessero ospitato.UVI 338.4
I discepoli sapevano che Cristo desiderava benedire i samaritani con la sua presenza; e la freddezza, la gelosia e il disprezzo manifestati verso il loro Maestro li riempì di stupore e di indignazione. Giacomo e Giovanni ne furono specialmente irritati. Il fatto che il loro amato Maestro venisse trattato in tale modo sembrò loro un’offesa troppo grande per poter essere cancellata senza una immediata punizione. Spinti dallo zelo, dissero: “Signore, vuoi tu che diciamo che scenda fuoco dal cielo e li consumi?” Essi domandarono che quei samaritani fossero distrutti come, al tempo di Elia, lo erano stati i soldati mandati a catturare il profeta. Ma furono sorpresi di vedere che Gesù era addolorato per le loro parole e ancora più stupiti quando “egli, rivoltosi li sgridò”. Luca 9:54, 55 (Luzzi).UVI 339.1
Non è parte della missione di Cristo costringere gli uomini ad accattarlo. È Satana e coloro che sono animati dal suo spirito che cercano di coercizzare la coscienza. Talvolta uomini alleati agli angeli malvagi pretendono di avere zelo per la giustizia quando costringono con la forza i propri simili ad accettare le loro idee religiose; al contrario, Cristo mostra sempre misericordia e cerca sempre di conquistare le anime rivelando il suo amore. Egli non ammette alcun rivale nell’ anima, né accetta un servizio parziale; ma desidera solo un servizio volontario, una spontanea sottomissione del cuore che sia ispirata dall’amore.UVI 339.2
In un’altra occasione Giacomo e Giovanni presentarono attraverso la loro madre la richiesta che fosse loro concesso di occupare le posizioni più elevate nel regno di Cristo. Nonostante Gesù li avesse ripetutamente istruiti circa la natura del suo regno, questi giovani discepoli nutrivano ancora la speranza che si trattasse di un Messia politico, secondo quelle che erano le aspettative del popolo. La madre, desiderando per i suoi figli un posto di onore nel regno di Cristo, chiese: “Ordina che questi miei due figliuoli seggano l’uno alla tua destra e l’altro alla tua sinistra, nel tuo regno”. Matteo 20:21 (Luzzi).UVI 339.3
Ma il Salvatore rispose: “Voi non sapete quel che chiedete. Potete voi bere il calice che io sto per bere?” Sebbene ricordassero i suoi misteriosi accenni riguardanti il suo processo e la sua sofferenza, i due risposero fiduciosi: “Sì, lo possiamo”. Matteo 20:22 (Luzzi). Essi avrebbero reputato grande onore poter provare la loro lealtà condividendo tutto ciò che stava per accadere al loro Signore.UVI 339.4
“Voi certo berrete il mio calice”, affermò Cristo. Dinanzi a lui c’era una croce invece di un trono, due malfattori lo avrebbero accompagnato alla sua destra e alla sua sinistra. Giacomo e Giovanni avrebbero condiviso le sofferenze del loro Maestro: l’uno era destinato a una rapida morte per spada e l’altro avrebbe seguito il suo Maestro più a lungo di tutti i discepoli, servendolo ed esponendosi all’ignominia e alla persecuzione. “Ma quant’è al sedermi a destra e a sinistra — egli continuò — non sta a me il darlo, ma è per quelli a cui è stato preparato dal Padre mio”. Matteo 20:23 (Luzzi).UVI 339.5
Gesù sapeva il motivo di questa richiesta, così rimproverò l’orgoglio e l’ambizione dei due discepoli, discendo: “Voi sapete che i principi delle nazioni le signoreggiano, e che i grandi usano potestà sopra di esse. Ma non è così tra voi; anzi, chiunque vorrà esser grande fra voi, sarà vostro servitore...; appunto come il Figliuol dell’uomo non è venuto per esser servito ma per servire, e per dar la vita sua come prezzo di riscatto per molti”. Matteo 20:25-28 (Luzzi).UVI 340.1
Non si ottiene una buona posizione nel regno di Dio attraverso gli uffici di una persona in vista. Non si guadagna un favore o una concessione che non siano già stati offerti a ogni uomo. Tale buona posizione è data dal carattere; essa dipende dall’avvenuta trasformazione dell’intero essere attraverso l’opera della grazia del nostro Signor Gesù Cristo.UVI 340.2
Molto tempo dopo, allorché Giovanni realizzò una più stretta comunione con Cristo mediante la partecipazione alle sue sofferenze, il Signor Gesù gli rivelò quel è la condizione che dà accesso al suo regno. Egli disse: “A chi vince io darò di seder meco sul mio trono, come anch’io ho vinto e mi son posto a sedere col Padre mio sul suo trono”. Apocalisse 3:21 (Luzzi). Colui che starà più vicino a Cristo sarà la persona che avrà più profondamente vissuto il suo spirito di sacrificio e di amore, un amore che “non si vanta, non si gonfia..., non cerca il proprio interesse, non s’inasprisce, non sospetta il male”, un amore che motiva il discepolo, come motivò nostro Signore, a dare tutto, a vivere, servire e sacrificare persino la propria vita per la salvezza dell’umanità.UVI 340.3
Un’altra volta, durante i primi sforzi evangelistici, Giacomo e Giovanni incontrarono uno che, sebbene non fosse un riconosciuto seguace di Cristo, esorcizzava nel suo nome. I discepoli proibirono all’uomo di operare, pensando che fosse giusto impedirglielo. Ma quando riferirono l’accaduto, Cristo li rimproverò dicendo: “Non glielo vietate, poiché non v’è alcuno che faccia qualche opera potente nel mio nome, e che subito dopo possa dir male di me”. Marco 9:39 (Luzzi). Nessuno che si mostrasse ispirato da un sentimento di amicizia per il Cristo, doverva essere respinto. I discepoli non dovevano nutrire uno spirito settario ed esclusivista ma manifestare la stessa penetrante simpatia che avevano visto nel loro Maestro. Essi riconobbero il loro errore e accettarono il rimprovero.UVI 340.4
Le lezioni di Cristo indicavano che la mansuetudine, l’umiltà e l’amore sono virtù essenziali per la crescita spirituale, che definiscono l’idoneità dei componenti la sua chiesa. Queste lezioni furono di grandissimo valore per Giovanni. L’apostolo custodì preziosamente ogni lezione e cercò costantemente di vivere in armonia con l’esempio divino. Egli avea iniziato a discernere la gloria di Cristo, non la pompa e il terreno potere nei quali gli era stato insegnato di sperare, ma la gloria “piena di grazia e verità... dell’unigenito venuto da presso la Padre”. Giovanni 1:14 (Luzzi).UVI 341.1
La profonda e ardente devozione di Giovanni per il suo Maestro non era la causa dell’amore di Cristo per lui, ma l’effetto di quell’amore. Giovanni desiderava diventare come Gesù e sotto l’influsso transformatore dell’amore di Cristo divenne umile e mansueto. Si identificò col Cristo, più di ogni suo compagno, il suo scopo fu quello di far rivivere l’esempio del Maestro, tale fu infatti la sua testimonianza. In lui “era la vita; e la vita era la luce degli uomini... Infatti, è della sua pienezza che noi tutti abbiamo ricevuto, e grazia sopra grazia”. Giovanni 1:4, 16 (Luzzi). Giovanni conobbe il Salvatore attraverso l’esperienza personale. Le lezioni del Maestro furono scolpite sulla sua anima. E quando testimoniò dell’amore del Salvatore il suo linguaggio fu semplice, eloquente e impregnato di quell’amore che aveva permeato tutto il suo essere.UVI 341.2
Il profondo amore che Giovanni provava per Cristo lo spinse a desiderare di essere sempre al suo fianco. Il Salvatore amò tutti i dodici, ma Giovanni fu l’anima più ricettiva. Essendo più giovane degli altri, egli aprì con maggiore fiducia il suo cuore a Gesù. Egli entrò in speciale confidenza col Cristo. Questa esperienza gli permise di approfondire, nei suoi scritti e nella sua testimonianza diretta, gli insegnamenti spirituali del Salvatore.UVI 341.3
Gesù ama coloro che rappresentano il Padre, e Giovanni poté parlare dell’amore del Padre come nessun altro discepolo. Egli rivelò ai suoi simili ciò che era nella sua anima, rappresentando con il suo carattere gli attributi di Dio. Il suo comportamento fu un segno della gloria di Dio. Il suo volto irradiò la bellezza della santità che lo aveva reso simile a Cristo. Egli contemplò, in adorazione e devozione, il Salvatore fino a quando per l’intima comunione e la somiglianza con lui non arrivò al punto di riflettere nella propria persona il carattere del Maestro.UVI 341.4
“Vedete — disse l’amato discepolo — di quale amore ci è stato largo il Padre, dandoci d’esser chiamati figliuoli di Dio!... Diletti, ora siam figliuoli di Dio, e non è ancora reso manifesto quel che saremo. Sappiamo che quand’egli sarà manifestato saremo simili a lui, perché lo vedremo com’egli è”. 1 Giovanni 3:1, 2 (Luzzi).UVI 341.5