Capitolo 25: La chiamata dei discepoli
Sul mar di Galilea spuntava l’alba. I discepoli, stanchi per una notte di pesca infruttuosa, erano ancora nelle loro barche. In quell’ora mattutina, Gesù si recò lungo la riva del mare per riposarsi un po’, lontano dalla folla che lo seguiva costantemente. Ma subito la moltitudine cominciò a raccogliersi intorno a lui. Erano tanti e lo incalzavano da tutte le parti. I discepoli nel frattempo si erano avvicinati alla riva e Gesù, per sfuggire alla pressione della folla, entrò nella barca di Pietro e gli chiese di allontanarsi un po’ dalla riva. Così tutti potevano vederlo e udirlo meglio. E dalla barca parlava alla gente.SU 174.1
Era una scena meravigliosa per gli angeli: il loro condottiero seduto su una barca di pescatori, cullato dalle onde, mentre proclamava la buona novella della salvezza a una folla attenta, accalcata sulle rive del lago! Colui che era onorato in cielo, annunciava le grandi verità relative al suo regno all’aria aperta, a gente comune. In realtà non poteva esserci ambiente più adatto. Il lago, i monti, i campi, il sole che illuminava la terra, tutto illustrava i suoi insegnamenti e li imprimeva nelle menti. Nessuna lezione presentata da Gesù risultò infruttuosa. Ogni suo messaggio penetrava negli animi come parole di vita eterna.SU 174.2
La folla aumentava. Anziani appoggiati ai bastoni, contadini robusti scesi dalle colline, pescatori abituati alla dura fatica del lago, mercanti, rabbini, ricchi e sapienti, giovani, vecchi, ammalati e sofferenti si accalcavano per ascoltare le parole del divino Maestro. I profeti avevano contemplato in anticipo queste scene e avevano scritto: “Il paese di Zabulon e il paese di Neftali, sulla via del mare, al di là del Giordano, la Galilea dei Gentili, il popolo che giaceva nelle tenebre, ha veduto una gran luce; su quelli che giacevano nella contrada e nell’ombra della morte, una luce s’è levata”. Matteo 4:15, 16.SU 174.3
Gesù, mentre predicava, non pensava solo alla folla che era riunita davanti a lui, ma anche ad altri uditori. Spingendo il suo sguardo attraverso le epoche, vide i suoi fedeli gettati in prigione o portati in tribunale; li vide affrontare la tentazione, la solitudine e l’afflizione. Scorse scene di gioia, conflitti e angosce future. Sebbene si rivolgesse a coloro che gli stavano intorno, parlava anche per quegli uomini e trasmetteva loro un messaggio di speranza nella prova, di conforto nel dolore e di luce divina nelle tenebre. Tramite lo Spirito Santo, quella voce che parlava da una barca sul lago di Galilea avrebbe offerto pace ai cuori fino alla fine dei tempi.SU 174.4
Alla fine del suo discorso Gesù si rivolse a Pietro e lo invitò a prendere il largo e a gettare la rete. Ma Pietro era scoraggiato. Per tutta la notte non aveva preso nulla. Nel silenzio di quelle ore notturne aveva pensato alla sorte di Giovanni Battista, solo nella prigione. Aveva pensato alle prospettive che si aprivano davanti a Gesù e ai suoi discepoli, all’insuccesso della missione in Giudea, alla malvagità dei sacerdoti e dei rabbini. Anche come pescatore non aveva sperimentato il successo e, guardando le reti vuote, l’avvenire gli sembrava cupo e sconfortante. “E Simone, rispondendo, disse: Maestro, tutta la notte ci siamo affaticati, e non abbiam preso nulla; però, alla tua parola, calerò le reti”. Luca 5:5.SU 175.1
La notte era sempre il momento più favorevole per la pesca, con le reti gettate nelle chiare acque del lago. Tentare di giorno, dopo essersi affaticati senza risultati per tutta la notte, sembrava inutile. Ma Gesù lo aveva ordinato, e l’amore dei discepoli per il Maestro li spinse a ubbidire. Simone e suo fratello gettarono la rete. Quando la tirarono, c’erano così tanti pesci che stava per rompersi. Chiesero allora aiuto a Giacomo e a Giovanni, e le due barche si riempirono quasi fino al punto di affondare.SU 175.2
Pietro non pensò più né alla barca né al carico. Questo miracolo, più di qualsiasi altro, era per lui una manifestazione della potenza divina. Vide in Gesù il Signore della natura e si sentì indegno in presenza della divinità. L’amore per il Maestro, la vergogna per la propria incredulità, la gratitudine per la pazienza di Gesù e, soprattutto, la consapevolezza della propria indegnità, tutti questi sentimenti finirono per sopraffarlo. Mentre i suoi compagni vuotavano le reti, Pietro cadde ai piedi del Salvatore esclamando: “Signore, dipartiti da me, perché son uomo peccatore”. Luca 5:18.SU 175.3
La stessa presenza della santità divina aveva fatto cadere il profeta Daniele come morto ai piedi dell’angelo di Dio. Il profeta disse: “In me non rimase più forza; il mio viso mutò colore fino a rimanere sfigurato”. Daniele 10:8. E Isaia, quando contemplò la gloria del Signore, esclamò: “Ahi, lasso me, ch’io son perduto! Poiché io sono un uomo dalle labbra impure, e abito in mezzo a un popolo dalle labbra impure; e gli occhi miei han veduto il Re, l’Eterno degli eserciti!” Isaia 6:5. L’umanità, con le sue debolezze e i suoi peccati, si trovò di fronte alla perfezione divina e Pietro si sentì limitato e indegno. Questo è il sentimento che provano tutti coloro che hanno il privilegio di vedere in visione la grandezza e la maestà di Dio.SU 175.4
Pietro esclamò: “Signore, dipartiti da me, perché son uomo peccatore”. Rimase però aggrappato ai piedi del Cristo, sentendo che non poteva separarsi da lui. Il Signore rispose: “Non temere: da ora innanzi sarai pescator d’uomini”. Luca 5:10. Isaia ebbe l’incarico di predicare il messaggio divino dopo avere contemplato la santità di Dio e riconosciuto la propria indegnità; anche Pietro fu chiamato a lavorare per Gesù solo dopo aver rinunciato a se stesso e sentito il desiderio di dipendere da Dio.SU 176.1
Fino a quel momento nessuno dei discepoli aveva seguito Gesù a tempo pieno. Essi avevano visto molti dei suoi miracoli e udito molti dei suoi insegnamenti, ma non avevano ancora lasciato le loro normali occupazioni. Erano rimasti amaramente delusi per l’imprigionamento di Giovanni Battista. Se la missione di Giovanni aveva un tale esito, potevano nutrire poca speranza per il loro Maestro, giacché tutti i capi religiosi erano coalizzati contro di lui. Per questo motivo erano ritornati per un po’ di tempo alla loro occupazione abituale. Ma ora Gesù li chiamava ad abbandonare completamente il lavoro e a seguirlo. Pietro aveva risposto alla chiamata. Appena raggiunsero la sponda, Gesù disse agli altri tre discepoli: “Seguitemi, ed io farò di voi dei pescatori d’uomini”. Marco 1:17. Essi lasciarono tutto e lo seguirono.SU 176.2
Prima di chiedere di abbandonare reti e barche, Gesù li aveva assicurati che Dio avrebbe provveduto alle loro necessità. Per aver messo la sua barca al servizio dell’opera evangelica, Pietro fu ampiamente ricompensato. Colui che è “ricco verso tutti quelli che lo invocano” (Romani 10:12) ha detto: “Date, e vi sarà dato: vi sarà versata in seno buona misura, pigiata, scossa, traboccante”. Luca 6:38. Con questa misura venne ripagato il servizio del discepolo. Ogni sacrificio compiuto al suo servizio sarà ricompensato secondo “l’immensa ricchezza della sua grazia”. Efesini 2:7.SU 176.3
Durante la triste notte passata sul lago, i discepoli, lontani dal Cristo, erano stati assaliti dal dubbio e si erano affaticati inutilmente. Ma la presenza del Maestro rafforzò la loro fede e procurò loro gioia e successo. Anche per noi quando non siamo dalla parte del Cristo il nostro lavoro diventa infruttuoso, siamo inclini allo scoraggiamento e a lamentarci. Ma quando Gesù è vicino, quando lavoriamo sotto la sua direzione, allora ci rallegriamo per le manifestazioni della sua potenza. Satana vuole indurre allo scoraggiamento mentre il Cristo infonde fede e speranza.SU 176.4
Il grande insegnamento di questo miracolo vale anche per noi. Colui che con la sua parola ha radunato i pesci del mare, può attrarre anche i cuori umani con i legami del suo amore in modo che i suoi discepoli diventino “pescatori d’uomini”.SU 176.5
Quei pescatori di Galilea erano uomini semplici e ignoranti; ma il Cristo, luce del mondo, li preparò per svolgere l’opera per la quale li aveva scelti. Il Salvatore non disprezzava l’istruzione. La cultura è una benedizione quando è guidata dall’amore di Dio ed è messa al suo servizio. Ma Egli non chiamò i sapienti del suo tempo perché erano troppo egoisti e sicuri di sé per amare l’umanità sofferente e diventare suoi collaboratori. Il fanatismo impediva loro di lasciarsi ammaestrare dal Cristo. Il Signore cerca strumenti docili, capaci di comunicare la sua grazia. La prima cosa che deve imparare chi vuole collaborare con Dio è quella di diffidare di sé. Solo così si può diventare partecipi del carattere del Cristo. Questo risultato non lo si ottiene con la conoscenza impartita dalle scuole, ma con la sapienza appresa dal Maestro.SU 177.1
Gesù scelse dei pescatori illetterati, non imbevuti delle tradizioni e dei costumi del tempo: erano uomini ricchi di talenti, umili e desiderosi di imparare, che poteva formare per la sua opera. A volte, nella vita di tutti i giorni, si incontrano uomini impegnati pazientemente nei lavori più modesti che non sanno di possedere capacità che, se sviluppate, li metterebbero sullo stesso piano degli uomini più stimati. Una persona sensibile può risvegliare quelle capacità latenti. Questi furono gli uomini che Gesù chiamò come suoi collaboratori e che ebbero il privilegio di unirsi alla sua opera. I grandi uomini di questo mondo non hanno mai avuto un Maestro simile. Quando i discepoli uscirono dalla scuola del Salvatore non erano più uomini ignoranti e incolti. Gli assomigliavano nella mente e nel carattere, e chi li guardava si rendeva conto che erano stati con Gesù.SU 177.2
Il principale scopo dell’educazione non è quello di comunicare semplicemente delle conoscenze, ma di trasmettere un’energia vivificante mediante la comunione delle menti e degli animi. Solo la vita genera la vita. I discepoli ebbero il grande privilegio, durante tre anni, di vivere in contatto quotidiano con quella vita divina, fonte di ogni bene. Giovanni, il discepolo prediletto, sentì più di tutti i suoi compagni l’influsso di quella vita meravigliosa. “E la vita è stata manifestata e noi l’abbiam veduta e ne rendiamo testimonianza, e vi annunziamo la vita eterna che era presso il Padre e che ci fu manifestata”. 1 Giovanni 1:2. “È della sua pienezza che noi tutti abbiamo ricevuto, e grazia sopra grazia”. Giovanni 1:16.SU 177.3
Gli apostoli del Signore non avevano motivi per vantarsi. Il successo delle loro fatiche era dovuto a Dio. La vita di questi uomini, il carattere che si formarono e l’opera potente che compirono sono una dimostrazione di ciò che Dio è pronto a fare per tutti coloro che sono docili e ubbidienti.SU 177.4
Più si ama il Cristo, più si può fare del bene. Non vi sono limiti all’utilità di colui che, avendo messo da parte il proprio io, lascia che lo Spirito Santo agisca nel suo cuore e consacra a Dio tutta la sua vita. Dio istruirà giorno dopo giorno e ora dopo ora tutti coloro che si sottomettono alla disciplina necessaria, senza lamentarsi né soccombere lungo la strada. Dio desidera impartire la sua grazia. Se il popolo allontana da sé gli ostacoli, Egli farà scorrere in abbondanza, attraverso i canali umani, le acque della salvezza. Se uomini modesti fossero incoraggiati a fare tutto il bene possibile, se il loro zelo non fosse represso, vi sarebbero centinaia di collaboratori dove ce n’è uno solo.SU 178.1
Dio prende gli uomini come sono, e se essi si sottomettono a lui, li forma per il suo servizio. Quando un essere umano riceve lo Spirito di Dio, tutte le sue facoltà sono vivificate. Con la guida dello Spirito Santo, la mente che si consacra pienamente a Dio si sviluppa in modo armonioso, si rafforza, comprende e osserva la volontà di Dio. Il carattere debole e vacillante si trasforma e diventa forte e saldo. Con un’adorazione continua il credente crea fra sé e il Cristo una relazione così profonda da diventare a poco a poco simile al Maestro sia nella mente sia nel carattere. I suoi rapporti con il Cristo gli consentiranno di avere idee sempre più chiare e ampie. Avrà un’intelligenza penetrante e un giudizio equilibrato. Chi si mette al servizio del Cristo è talmente vivificato dalla potenza del Sole di giustizia da portare frutti abbondanti alla gloria di Dio.SU 178.2
Uomini molto colti nelle lettere e nelle scienze hanno ricevuto preziose lezioni da umili cristiani che il mondo considerava ignoranti. Ma questi semplici discepoli hanno conseguito un’educazione nella scuola migliore: si sono seduti ai piedi di colui che ha parlato come nessun altro uomo.SU 178.3