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La speranza dell’uomo

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    Capitolo 21: Betesda e il sinedrio

    “Or a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, v’è una vasca, chiamata in ebraico Betesda, che ha cinque portici. Sotto questi portici giaceva un gran numero d’infermi, di ciechi, di zoppi, di paralitici, i quali aspettavano l’agitarsi dell’acqua”. Giovanni 5:2, 3.SU 141.1

    Ogni tanto le acque di quella vasca si agitavano. Il popolo credeva che accadesse per l’intervento di un potere soprannaturale e colui che vi scendeva per primo sarebbe guarito da qualunque malattia. Centinaia di ammalati si accalcavano lì intorno. La folla era così numerosa che quando le acque si agitavano, i più forti, per precipitarsi, calpestavano uomini, donne e bambini. Molti non riuscivano neppure ad avvicinarsi alla vasca. Altri, che vi riuscivano, morivano però sui bordi. Erano stati costruiti dei ripari affinché i malati potessero essere protetti dal caldo del giorno e dal freddo della notte. Molti passavano addirittura la notte sotto quei portici e, giorno dopo giorno, strisciavano fino all’orlo della vasca nella vana speranza di essere guariti.SU 141.2

    Gesù era nuovamente a Gerusalemme. Passeggiando da solo, immerso nella meditazione e nella preghiera, giunse fino alla vasca. Vide quei sofferenti infelici che aspettavano ansiosamente quella che consideravano la loro unica speranza di guarigione. Desiderava esercitare la sua potenza per lenire quelle sofferenze, ma era giorno di sabato. La folla andava al tempio per adorare, e Gesù sapeva che un atto di guarigione avrebbe provocato i pregiudizi dei giudei con il risultato di ostacolare la sua opera.SU 141.3

    Ma agli occhi del Salvatore si presentò una scena particolarmente triste. Si trattava di un uomo infermo da trentotto anni. La sua malattia era in gran parte causata da colpe di cui si era macchiato e veniva considerata come un giudizio di Dio. Solo, senza amici, sentendosi lontano dalla misericordia di Dio, quel sofferente aveva passato lunghi e terribili anni di miseria. Quando si prevedeva che le acque sarebbero state agitate, alcuni lo portavano vicino ai portici. Però, al momento opportuno, nessuno lo aiutava. Aveva visto il movimento dell’acqua, ma era riuscito solo ad avvicinarsi al bordo della vasca. Altri, più forti, si immergevano prima di lui. Era impossibile lottare con successo contro la folla egoista e tumultuosa. I suoi costanti tentativi, l’ansia e le continue delusioni gli avevano esaurito le forze.SU 141.4

    Il malato era sdraiato su una stuoia e ogni tanto sollevava il capo per guardare la vasca. All’improvviso, un volto dall’espressione dolce e misericordiosa si chinò su di lui, e la frase: “Vuoi esser risanato?” (Giovanni 5:6) attirò la sua attenzione. Nel suo cuore si risvegliò la speranza. Sentiva che in qualche maniera sarebbe stato aiutato. Ma la sua fiducia scomparve presto: si ricordò degli inutili tentativi di tuffarsi nella vasca; ormai gli rimanevano poche possibilità di continuare a vivere. Si volse stanco e disse: “Signore, io non ho alcuno che, quando l’acqua è mossa, mi metta nella vasca, e mentre ci vengo io, un altro vi scende prima di me”. Giovanni 5:7.SU 142.1

    Gesù non chiede a quest’uomo sofferente di credere in lui. Gli dice semplicemente: “Levati, prendi il tuo lettuccio, e cammina”. Giovanni 5:8. Per fede, l’infermo accetta quelle parole. Ogni nervo e ogni muscolo acquistano una nuova vita e la forza della guarigione si estende fino alle sue membra storpie. Senza fare obiezioni ubbidisce all’ordine del Cristo e tutti i suoi muscoli rispondono alla sua volontà. Balzando in piedi, si ritrova un uomo in grado di agire.SU 142.2

    Gesù non gli aveva promesso nessun aiuto divino. L’uomo avrebbe potuto dubitare e perdere così la sua unica speranza di guarigione. Ma credette nella parola del Cristo, e seguendo il suo consiglio ottenne forza.SU 142.3

    Mediante la stessa fede noi possiamo ricevere la guarigione spirituale. Il peccato ci ha separati dalla vita di Dio. Il nostro spirito è paralizzato. Siamo incapaci di vivere una vita santa, così come quel paralitico non era in grado di camminare. Molti si rendono conto della loro impotenza e desiderano ardentemente una vita spirituale che ristabilisca la loro comunione con Dio, ma inutilmente cercano di conquistarla con i propri mezzi. Disperati, gridano: “Misero me uomo! chi mi trarrà da questo corpo di morte?” Romani 7:24. Queste anime scoraggiate guardino verso l’alto. Il Salvatore si rivolge a coloro che ha riscattato con il suo sacrificio e dice loro con profondo affetto e simpatia: “Vuoi essere guarito?” Egli ci ordina di alzarci, guariti e in pace. Non aspettate di sentirvi guariti; credete nella sua parola ed essa si adempirà. Deponete la vostra volontà ai piedi del Cristo, agite secondo la sua parola e riceverete forza. Qualunque sia la colpa, qualunque sia la passione che troppo a lungo ha soggiogato l’animo e il corpo, il Cristo può e vuole liberarvi. Egli darà vita all’anima morta nei peccati. Cfr. Efesini 2:1. Libererà colui che è prigioniero del peccato.SU 142.4

    Il paralitico guarito prese il suo letto, una semplice stuoia e una coperta, e mentre avvertiva in sé una bellissima sensazione di forza, cercò con lo sguardo il suo liberatore; ma Gesù era sparito in mezzo alla folla. L’uomo temeva di non riconoscerlo, se lo avesse incontrato. Mentre si affrettava con passo fermo e sciolto lodando Dio per le forze ritrovate, incontrò diversi farisei e li informò della sua guarigione. Rimase sorpreso per la freddezza con cui accolsero il suo racconto.SU 142.5

    Con le sopracciglia aggrottate, essi lo interruppero e gli chiesero perché trasportasse il letto in giorno di sabato. Gli ricordarono severamente che non era conforme alla legge portare dei pesi nel giorno del Signore. Nella sua gioia quell’uomo si era dimenticato che era sabato; inoltre, non si sentiva in colpa per aver ubbidito all’ordine di colui che aveva ricevuto una così grande potenza da parte di Dio. Egli rispose subito: “È colui che m’ha guarito, che m’ha detto: Prendi il tuo lettuccio e cammina”. Giovanni 5:11. I farisei gli chiesero chi gli avesse detto questo, ma egli non lo sapeva. Essi, però, sapevano benissimo chi poteva compiere un miracolo del genere, ma volevano la sua testimonianza per accusare Gesù come trasgressore del sabato. Secondo loro, il Cristo non solo aveva infranto la legge guarendo un malato in giorno di sabato, ma anche commesso un sacrilegio ordinandogli di trasportare il suo giaciglio.SU 143.1

    Gli ebrei avevano alterato la legge e l’avevano trasformata in un peso insopportabile. Le loro richieste insensate erano diventate motivo di scherno per le altre nazioni. Soprattutto il sabato era stato appesantito con restrizioni prive di significato, e per loro non era più un’occasione di gioia, qualcosa di santo e di onorevole appartenente al Signore. Gli scribi e i farisei avevano trasformato l’osservanza di questo giorno in un peso insopportabile. In giorno di sabato un ebreo non poteva accendere il fuoco, neppure una candela. Perciò il popolo, per quei servizi che erano loro proibiti dai capi, si rivolgeva ai Gentili. Non pensavano che, se quegli atti erano sbagliati, commetteva peccato sia chi li faceva sia chi li ordinava. Credevano che la salvezza fosse limitata agli ebrei e che tutti gli altri, privi ormai di speranza, non potevano peggiorare la loro condizione. Ma il Signore non ha mai dato alcun comandamento che non possa essere osservato da tutti. La sua legge non approva nessuna restrizione irragionevole o egoistica.SU 143.2

    Gesù incontrò nel tempio l’uomo che era stato guarito. Era venuto a portare un’offerta per la colpa e una di ringraziamento per la grande grazia ricevuta. Trovandolo in mezzo ai fedeli, Gesù si fece riconoscere con queste parole di esortazione: “Ecco, tu sei guarito; non peccar più, che non t’accada di peggio”. Giovanni 5:14. L’uomo guarito era felice di aver incontrato il suo liberatore. Non essendo al corrente dell’ostilità dei farisei nei confronti di Gesù, disse loro chi era colui che lo aveva guarito. “E per questo i Giudei perseguitavano Gesù e cercavan d’ucciderlo; perché facea quelle cose di sabato”. Giovanni 5:16.SU 143.3

    Gesù fu condotto davanti al sinedrio sotto l’accusa di avere trasgredito il sabato. Se in quel momento gli ebrei fossero stati liberi, un’accusa simile sarebbe stata sufficiente per condannarlo a morte. Ma la loro dipendenza dai romani impedì che questo avvenisse. Essi avevano perso il diritto d’infliggere una condanna capitale e la loro accusa contro Gesù non poteva essere presa in considerazione da un tribunale romano. Speravano tuttavia di raggiungere altri scopi. Nonostante la loro viva opposizione, il Cristo acquistava presso il popolo, perfino in Gerusalemme, una notorietà maggiore della loro. Molte persone che non provavano alcun interesse per i discorsi dei rabbini, erano invece attratte dal suo insegnamento. Esse capivano i suoi messaggi e il cuore ne era consolato. Le sue parole rivelavano Dio non come un giudice vendicatore ma come un padre amorevole, ed egli stesso rifletteva nella sua vita l’immagine di Dio. Le sue parole erano come un balsamo per le anime afflitte. Con il suo insegnamento e con la sua condotta misericordiosa infrangeva il potere opprimente delle tradizioni e dei comandamenti degli uomini, e presentava l’amore di Dio in tutta la sua pienezza inesauribile.SU 144.1

    Una delle prime profezie messianiche dice: “Lo scettro non sarà rimosso da Giuda, né il bastone del comando di fra i suoi piedi, finché venga colui che darà il riposo, e al quale ubbidiranno i popoli”. Genesi 49:10. La folla si riuniva intorno al Cristo. Il cuore sensibile della gente preferiva le lezioni dell’amore e della benevolenza alle rigide cerimonie richieste dai sacerdoti. Se, insieme ai rabbini, non si fossero opposti, il suo insegnamento avrebbe prodotto una riforma mai conosciuta prima. Ma per mantenere la loro autorità, quei capi decisero di annientare l’influsso di Gesù.SU 144.2

    L’accusa davanti al sinedrio e un’aperta condanna dei suoi insegnamenti avrebbero favorito il raggiungimento di quello scopo; il popolo, infatti, aveva ancora un grande rispetto per la religione dei suoi capi. Chiunque avesse osato condannare gli insegnamenti dei rabbini o alleviare il fardello che essi avevano posto sul popolo, era considerato colpevole non solo di bestemmia ma addirittura di tradimento. Per questi motivi i rabbini speravano che nascesse della diffidenza nei confronti di Gesù. Lo presentarono come un sovvertitore delle tradizioni; ed egli, fomentando divisioni fra il popolo, avrebbe preparato la via a una totale dipendenza dai romani.SU 144.3

    I piani che questi rabbini cercavano di attuare con tanto zelo provenivano da un concilio diverso da quello del sinedrio. Satana, non essendo riuscito a vincere il Cristo nel deserto, cercò di opporsi a lui nel suo ministero e di ostacolare la sua opera. Decise di tentare con la strategia ciò che non era riuscito a fare con un’azione diretta. Fallita la sua tentazione nel deserto, fece dei piani con i suoi seguaci per offuscare la mente degli ebrei affinché non riconoscessero Gesù come Redentore. Lavorò nell’ambito religioso, servendosi di uomini pieni di odio contro il paladino della verità. Egli si proponeva di far loro respingere Gesù e di rendergli la vita più dura possibile, sperando di scoraggiarlo nell’adempimento della sua missione. Così i capi d’Israele divennero strumenti di Satana nella lotta contro il Salvatore.SU 145.1

    Gesù era venuto per “rendere la sua legge grande e magnifica”. Isaia 42:21. Egli non voleva sminuirne la dignità, anzi accrescerla. Le Scritture affermano: “Egli non verrà meno e non s’abbatterà finché abbia stabilita la giustizia sulla terra”. Isaia 42:4. Il Cristo era venuto a liberare il mondo da quelle pesanti prescrizioni che lo trasformavano da benedizione in maledizione.SU 145.2

    Per questo motivo aveva deciso di guarire a Betesda in giorno di sabato. Avrebbe potuto guarire il malato in qualsiasi altro giorno della settimana o avrebbe potuto guarirlo senza ordinargli di portarsi via il letto. Ma questo non gli avrebbe offerto l’occasione desiderata. Ogni azione del Cristo sulla terra aveva un’intenzione positiva. Tutto quello che faceva aveva valore in sé e per gli insegnamenti che dava. Alla vasca, fra tutti i sofferenti, scelse il caso più disperato e ordinò all’uomo di portare via il letto e andare in giro per la città, perché tutti sapessero la grande opera che era venuto a compiere. Questo avrebbe aperto il problema su quello che era lecito fare in giorno di sabato; gli avrebbe offerto l’occasione di condannare le restrizioni arbitrarie imposte dagli ebrei e dichiarare che erano prive di validità.SU 145.3

    Gesù disse che l’opera in favore degli afflitti era in armonia sia con la legge del sabato sia con l’opera degli angeli di Dio che, per soccorrere l’umanità sofferente, vanno e vengono continuamente dal cielo sulla terra. Gesù dichiarò: “Il Padre mio opera fino ad ora, ed anche io opero”. Giovanni 5:17. Tutti i giorni appartengono a Dio, e in essi egli attua il suo piano in favore dell’umanità. Se l’interpretazione che gli ebrei davano alla legge fosse stata corretta, Dio avrebbe sbagliato conferendo la vita e sostenendola in ogni cosa vivente, fin dalla fondazione della terra. E colui che aveva definito ogni sua opera buona e aveva istituito il sabato per commemorarla, avrebbe dovuto sospendere il suo lavoro e arrestare il moto infinito dell’universo.SU 145.4

    Il Signore dovrebbe forse ordinare al sole d’interrompere la sua funzione in giorno di sabato, impedendo ai suoi raggi benefici di riscaldare la terra e nutrire la vegetazione? Gli astri devono fermarsi in quel giorno santo? Dovrebbe ordinare ai ruscelli di cessare di scorrere nei campi e nelle foreste; alle onde del mare di calmarsi dal loro continuo flusso e riflusso? Dovrebbe il grano interrompere di crescere e il grappolo che matura ritardare di colorarsi? Gli alberi e i fiori dovrebbero in giorno di sabato rinunciare a produrre gemme e boccioli?SU 146.1

    Se così fosse, gli uomini perderebbero i frutti della terra e le benedizioni che rendono la vita gradevole. Ma il corso della natura deve continuare. Se Dio chiude per un istante la mano, l’uomo si indebolisce e muore. Anche l’uomo ha, in quel giorno, un compito da svolgere. Deve occuparsi delle necessità della vita, curare gli ammalati, pensare concretamente ai sofferenti. Chi trascura di aiutarli in giorno di sabato non è senza colpa. Il santo giorno di riposo è stato fatto per l’uomo, e le opere di assistenza sono in perfetta armonia con il suo significato. Dio non vuole che le sue creature sopportino una sofferenza che potrebbe essere alleviata di sabato come in un qualsiasi altro giorno.SU 146.2

    Le preghiere rivolte a Dio sono addirittura più numerose di sabato che negli altri giorni. Il suo popolo lascia le occupazioni ordinarie e consacra del tempo alla meditazione e al culto. Di sabato si chiedono a Dio più grazie che negli altri giorni. Si sollecita una sua speciale attenzione, si invocano le sue benedizioni e Dio non aspetta che il sabato sia passato per rispondere a queste preghiere. Come l’opera del cielo è incessante, così gli uomini non dovrebbero mai cessare di fare il bene. Il sabato non è stato inteso come un tempo di inattività oziosa. Ciò che la legge proibisce nel giorno di riposo del Signore è il lavoro ordinario, che ha per scopo il guadagno dei mezzi di sostentamento; e nessun lavoro destinato a procurare piacere mondano o profitto economico è legale in quel giorno. Come Dio ha cessato la sua attività creatrice, si è riposato di sabato e ha benedetto quel giorno, così l’uomo deve lasciare le occupazioni della sua vita quotidiana e consacrare quelle ore sacre al riposo ristoratore, all’adorazione e alle opere di bene. Guarendo un malato, il Cristo era in perfetta armonia con la legge. Egli onorava il sabato.SU 146.3

    Gesù affermò di avere gli stessi diritti di Dio. Egli svolgeva un’opera della stessa sacralità e dello stesso tipo di quella compiuta dal Padre in cielo. Ma i farisei si esasperarono ancora di più; secondo la loro opinione, non solo aveva violato la legge, ma chiamando Dio suo Padre, si metteva sul suo stesso piano.SU 146.4

    Tutti gli ebrei chiamavano Dio loro Padre. Essi non si sarebbero adirati se il Cristo si fosse messo nel loro stesso rapporto con Dio. Ma lo accusarono di bestemmia perché avevano capito che Egli dava alla sua dichiarazione un senso molto più elevato.SU 147.1

    Gli avversari di Gesù non avevano argomenti per confutare le verità che lui aveva rivelato alle loro coscienze. Essi potevano appellarsi soltanto alle loro tradizioni e alle loro abitudini, che apparivano deboli e insignificanti rispetto alle motivazioni che Gesù aveva tratto dalla Parola di Dio e con l’opera ininterrotta della natura. Se i rabbini avessero desiderato ricevere nuova luce, si sarebbero convinti della verità insegnata da Gesù. Ma essi non presero in considerazione le sue osservazioni sul sabato e cercarono di provocare l’animosità della folla contro di lui, perché pretendeva di essere uguale a Dio.SU 147.2

    La collera dei capi non conobbe più limiti. Se non avessero temuto il popolo, i sacerdoti e i rabbini avrebbero ucciso Gesù in quel momento. Ma il Cristo godeva di un forte appoggio popolare; molti riconoscevano in lui l’amico che aveva guarito le loro malattie, alleviato le loro sofferenze e quindi giustificavano il miracolo di Betesda. Così i capi furono costretti a contenere, per il momento, il loro odio.SU 147.3

    Gesù respinse l’accusa di bestemmia. L’autorità, disse, in base alla quale compio l’opera di cui mi accusate, deriva dal fatto che io sono il Figlio di Dio, uno con lui nella natura, nella volontà e nelle intenzioni. Io collaboro con Dio in tutte le sue opere di creazione e di provvidenza. “Il Figliuolo non può da se stesso far cosa alcuna, se non la vede fare dal Padre”. Giovanni 5:19. I sacerdoti e i rabbini volevano sapere dal Figlio di Dio quale fosse la missione che doveva compiere nel mondo. I loro peccati li avevano separati da Dio e il loro orgoglio li spingeva ad agire indipendentemente da lui. Si sentivano autosufficienti e non avvertivano il bisogno di essere diretti da una sapienza superiore.SU 147.4

    Ma il Figlio di Dio era completamente sottomesso alla volontà del Padre e accettava la sua potenza. Il Cristo si era così spogliato del suo io che non formulava alcun piano nel suo proprio interesse. Accettò il piano del Padre per lui, che gli veniva rivelato giorno dopo giorno. Nella stessa maniera dovremmo dipendere da Dio affinché la nostra vita sia la piena manifestazione della sua volontà.SU 147.5

    Quando Mosè stava per costruire il santuario come dimora di Dio, gli fu detto di fare ogni cosa secondo il modello mostratogli sul monte. Era entusiasta di compiere l’opera di Dio e aveva a sua disposizione gli uomini più capaci per eseguire i suoi ordini. Tuttavia, ogni oggetto del santuario — anche un campanello o una frangia o una tenda o un vaso — dovevano essere confezionati secondo il modello che gli era stato mostrato. Così Dio lo fece salire sulla montagna e gli fece conoscere le bellezze del cielo. Lo coprì della sua gloria permettendogli di vedere il modello, e tutto fu fatto seguendo questo esempio. Dio, poiché avrebbe abitato fra loro, rivelò anche il suo glorioso carattere a Israele. Il modello fu mostrato a Mosè sulla montagna, alla promulgazione della legge al Sinai quando Dio, passando davanti a lui, proclamò: “L’Eterno! l’Eterno! l’Iddio misericordioso e pietoso, lento all’ira, ricco in benignità e fedeltà, che conserva la sua benignità fino alla millesima generazione, che perdona l’iniquità, la trasgressione e il peccato”. Esodo 34:6, 7.SU 147.6

    Ma Israele aveva scelto di seguire le proprie vie, non aveva costruito secondo il modello; il Cristo invece, il vero tempio di Dio, plasmava la propria vita terrena in armonia con il modello divino. Egli diceva: “Dio mio, io prendo piacere a far la tua volontà, e la tua legge è dentro al mio cuore”. Salmi 40:8. Così il nostro carattere deve essere formato in modo “da servire di dimora a Dio per lo Spirito”. Efesini 2:22. E noi dobbiamo “fare ogni cosa secondo il modello”. Ebrei 8:5. Infatti il “Cristo ha patito per voi, lasciandovi un esempio, onde seguiate le sue orme”. 1 Pietro 2:21.SU 148.1

    Le parole del Cristo ci insegnano che dovremmo considerarci indissolubilmente legati al Padre. Qualunque sia la nostra posizione, dipendiamo da Dio che ha nelle sue mani il destino di tutti. Egli ci ha affidato un incarico e ci ha fornito le capacità e i mezzi per realizzarlo. Se ci affidiamo alla volontà di Dio, e confidiamo nella sua potenza e nella sua sapienza, egli ci guiderà su sentieri sicuri e ci permetterà di adempiere il compito che ci è stato affidato nel suo grande piano. Ma chi confida nella propria sapienza e nelle proprie possibilità si separa da Dio: invece di lavorare con il Cristo, adempie il piano del nemico di Dio e dell’uomo.SU 148.2

    Il Salvatore continuò: “Le cose che il Padre fa, anche il Figlio le fa similmente... Difatti, come il Padre risuscita i morti e li vivifica, così anche il Figliuolo vivifica chi vuole”. Giovanni 5:19, 21. I sadducei non credevano nella risurrezione dei corpi. Gesù, invece, affermava che una delle più grandi opere del Padre è dare vita ai morti e anche lui aveva il potere di farlo. “L’ora viene, anzi è già venuta, che i morti udranno la voce del Figliuol di Dio; e quelli che l’avranno udita, vivranno”. Giovanni 5:25. I farisei credevano nella risurrezione dei morti. Il Cristo dichiara che fra loro è già all’opera la potenza che dà vita ai morti e che è possibile vederne la manifestazione. È questa stessa potenza che può risuscitare che dà vita anche all’anima vittima dei propri peccati. Cfr. Efesini 2:1. Lo spirito di vita che è in Cristo Gesù, “la potenza della sua risurrezione”, libera l’uomo “dalla legge del peccato e della morte”. Filippesi 3:10; Romani 8:2. Il dominio del male è infranto e, mediante la fede, l’anima è preservata dal peccato. Chi apre il proprio cuore allo Spirito del Cristo beneficerà di quella straordinaria potenza che trarrà fuori il suo corpo dalla tomba.SU 148.3

    L’umile nazareno rivela la sua vera natura. Si eleva al di sopra dell’umanità, rifiuta la maschera del peccato e della vergogna e si presenta come colui che è onorato dagli angeli, il Figlio di Dio, una stessa cosa con il Creatore dell’universo. I suoi uditori sono affascinati. Nessun uomo ha pronunciato parole simili alle sue e presentato se stesso con questa maestà regale. Le sue affermazioni sono chiare e semplici; esse illustrano pienamente la sua missione e indicano le responsabilità degli uomini. “Oltre a ciò, il Padre non giudica alcuno, ma ha dato tutto il giudicio al Figliuolo, affinché tutti onorino il Figliuolo come onorano il Padre. Chi non onora il Figliuolo non onora il Padre che l’ha mandato... Perché come il Padre ha vita in se stesso, così ha dato anche al Figliuolo d’aver vita in se stesso; e gli ha dato autorità di giudicare, perché è il Figliuol dell’uomo”. Giovanni 5:22, 23, 26, 27.SU 149.1

    I sacerdoti e i capi si erano arrogati la funzione di giudici per condannare l’opera del Cristo, ma egli dichiarò di essere il loro giudice e anche quello di tutta l’umanità. Il mondo è stato affidato al Cristo, e grazie a lui le benedizioni divine si sono riversate sulla stirpe decaduta. Egli era il Redentore prima e dopo la sua incarnazione. Fin da quando il peccato si è diffuso sulla terra c’è stato un Salvatore. Egli ha offerto luce e vita a tutti, e ognuno sarà giudicato secondo la conoscenza ricevuta. Colui che ha trasmesso conoscenze e insegnamenti, che ha rivolto all’uomo appelli accorati cercando di aiutarlo ad abbandonare il peccato per la santità, è anche il suo avvocato e il suo giudice. Fin dall’inizio della grande lotta in cielo Satana ha esercitato il suo potere mediante l’inganno, mentre il Cristo ha operato per svelarne le macchinazioni e infrangerne la potenza. Il Salvatore ha affrontato Satana e i suoi inganni; in tutti i tempi ha lottato per strappare dalla sua morsa quelli che erano tenuti prigionieri, ed egli stesso giudicherà tutti gli uomini.SU 149.2

    Dio “gli ha dato autorità di giudicare, perché è il Figliuol dell’uomo”. Poiché ha sperimentato fino in fondo l’afflizione e le tentazioni umane, comprende le debolezze e i peccati degli uomini; poiché ha superato vittoriosamente le tentazioni di Satana, tratta con giustizia e compassione coloro che ha riscattato con il proprio sacrificio: proprio per questo, il Figlio dell’uomo sarà il giudice.SU 149.3

    Ma il Cristo è venuto per salvare, non per giudicare. “Infatti Iddio non ha mandato il suo Figliuolo nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui”. Giovanni 3:17. Davanti al sinedrio, Gesù dichiarò: “In verità, in verità io vi dico: Chi ascolta la mia parola e crede a Colui che mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita”. Giovanni 5:24.SU 150.1

    Il Cristo invitò i suoi uditori a non stupirsi quando svelò loro un altro aspetto del mistero del futuro. “Non vi maravigliate di questo; perché l’ora viene in cui tutti quelli che son nei sepolcri, udranno la sua voce e ne verranno fuori: quelli che hanno operato bene, in risurrezione di vita; e quelli che hanno operato male, in risurrezion di giudicio”. Giovanni 5:28, 29.SU 150.2

    Gli israeliti aspettavano da tempo questa promessa di vita eterna e speravano di riceverla alla venuta del Messia. Su loro splendeva l’unica luce che può illuminare l’oscurità del sepolcro. Ma l’egoismo è cieco. Gesù aveva violato la tradizione dei rabbini, aveva disprezzato la loro autorità ed essi non volevano credere.SU 150.3

    Grazie al tempo, al luogo, alle circostanze e all’intensità dei sentimenti dell’assemblea, le parole pronunciate da Gesù davanti al sinedrio produssero una profonda impressione. Le più alte autorità religiose della nazione volevano togliere la vita a colui che si dichiarava il restauratore d’Israele. Il Signore del sabato fu trascinato davanti a un tribunale terreno per rispondere dell’accusa di avere violato il sabato. Quando egli fece conoscere chiaramente la sua missione, i suoi giudici lo guardarono con stupore e rabbia, ma le sue dichiarazioni erano irrefutabili. Non potevano condannarlo. Egli negò ai sacerdoti e ai rabbini il diritto di interrogarlo e d’interferire nel suo lavoro. Non avevano questa autorità. Le loro pretese si basavano sull’orgoglio e sull’arroganza. Gesù si rifiutò di confessarsi colpevole ed essere interrogato da loro.SU 150.4

    Invece di difendersi per l’atto di cui lo accusavano o spiegare le sue intenzioni, Gesù si volse contro i capi e da accusato divenne accusatore. Li rimproverò per la durezza del loro cuore e per la loro ignoranza delle Scritture. Affermò che respingendo colui che Dio aveva inviato, in realtà avevano respinto la Parola di Dio. “Voi investigate le Scritture, perché pensate aver per mezzo d’esse vita eterna, ed esse son quelle che rendon testimonianza di me”. Giovanni 5:39.SU 150.5

    In ogni pagina dell’Antico Testamento, di storia, morale o profezia, risplende la gloria del Figlio di Dio. Tutto il sistema ebraico, essendo un sistema divino, era una profezia del Vangelo. “Di lui attestano tutti i profeti”. Atti 10:43. Dalla promessa fatta ad Adamo, dai patriarchi, dal sistema della legge, scaturisce la luce gloriosa del cielo che illumina la vita del Redentore. I magi contemplarono la stella di Betlemme, e tutti gli eventi futuri passarono davanti ai loro occhi. Ogni sacrificio rappresentava la morte del Cristo. La sua giustizia saliva in ogni nuvola di incenso. Ogni tromba del giubileo proclamava il suo nome. La sua gloria risiedeva nel terribile mistero del luogo santissimo.SU 150.6

    Gli ebrei, possedendo le Scritture, pensavano di poter avere la vita eterna con una semplice conoscenza esteriore. Ma Gesù disse: “La sua parola non l’avete dimorante in voi”. Giovanni 5:38. Avendo rifiutato le parole del Cristo, ne avevano rifiutato la persona. “Eppure non volete venire a me per aver la vita!” Giovanni 5:40.SU 151.1

    I capi del popolo non avevano studiato gli insegnamenti dei profeti relativi al regno del Messia con il sincero desiderio di conoscere la verità, ma per trovare argomenti a favore delle loro ambiziose speranze. Quando il Cristo si presentò in modo diverso da come lo aspettavano, essi non vollero accettarlo e per giustificarsi cercarono di dimostrare che era un ingannatore. Una volta assunto questo atteggiamento, fu facile per Satana rafforzare la loro opposizione al Maestro. Proprio le parole che avrebbero dovuto essere accettate come prova della sua divinità venivano interpretate contro di lui. Così interpretarono la verità di Dio come una menzogna, e più il Salvatore si rivolgeva a loro manifestando la sua misericordia, più essi si indurivano nelle loro posizioni.SU 151.2

    Gesù disse: “Io non prendo gloria dagli uomini”. Giovanni 5:41. Non desiderava né l’appoggio del sinedrio né la sua approvazione che non avrebbe aggiunto nulla al suo onore. Godeva degli onori e dell’autorità del cielo. Se lo avesse voluto, gli angeli sarebbero venuti a rendergli omaggio e il Padre avrebbe nuovamente testimoniato della sua divinità. Ma per amor loro, per amore della nazione che essi dirigevano, egli desiderava che i capi riconoscessero il suo carattere e accettassero le benedizioni che era venuto a offrire loro.SU 151.3

    “Io son venuto nel nome del Padre mio, e voi non mi ricevete; se un altro verrà nel suo proprio nome, voi lo riceverete”. Giovanni 5:43. Gesù venne con l’autorità di Dio, portandone l’immagine, adempiendone la Parola e ricercandone la gloria; tuttavia non venne accettato dai capi d’Israele che, al contrario, avrebbero ricevuto altri che si sarebbero spacciati per il Messia, seguendo la loro volontà e cercando la loro gloria. Perché? Perché colui che cerca la propria gloria fa appello all’autoesaltazione. Gli ebrei rispondevano ad appelli simili. Accettavano i falsi maestri perché essi lusingavano il loro orgoglio, approvavano le loro opinioni e le loro tradizioni. Ma l’insegnamento del Cristo non concordava con le loro idee: era spirituale e richiedeva la rinuncia a se stessi. Per questo essi non lo accettarono. Non conoscevano Dio, perciò la sua voce che parlava tramite il Cristo apparve loro estranea.SU 151.4

    Non accade forse ancora oggi la stessa cosa? Non vi sono ancora oggi molti, persino tra i capi religiosi, che induriscono i loro cuori diventando insensibili all’azione dello Spirito Santo e non riescono a riconoscere la voce di Dio? Non respingono la Parola di Dio per seguire le loro proprie tradizioni?SU 152.1

    “Perché se credeste a Mosè, credereste anche a me; poiché egli ha scritto di me. Ma se non credete agli scritti di lui, come crederete alle mie parole?” Giovanni 5:46, 47. Era stato il Cristo a parlare a Israele attraverso Mosè. Se avessero ascoltato la voce divina che parlava loro tramite il grande condottiero, l’avrebbero riconosciuta negli insegnamenti del Cristo. Se avessero creduto a Mosè, avrebbero anche creduto in colui del quale Mosè aveva scritto.SU 152.2

    Gesù sapeva che i sacerdoti e i rabbini volevano ucciderlo; tuttavia spiegò loro chiaramente la sua unione con il Padre e il suo rapporto con gli uomini. Essi si resero conto che la loro opposizione era ingiustificabile, ma il loro odio mortale non si attenuò. Provarono timore sentendo la forza di convinzione che manifestava svolgendo la sua missione, ma opposero resistenza ai suoi appelli e piombarono nelle tenebre.SU 152.3

    Il loro obiettivo di minare l’autorità di Gesù e privarlo del rispetto e dell’attenzione del popolo era miserabilmente fallito e molti erano stati convinti dalle sue parole. Gli stessi capi si erano sentiti condannati quando Gesù aveva sottolineato le loro colpe; ma tutto ciò suscitò una rabbia ancora maggiore contro di lui. Erano decisi a ucciderlo. Mandarono degli emissari in tutto il paese per mettere in guardia il popolo contro Gesù che accusavano di impostura. Inviarono delle spie perché lo sorvegliassero e riferissero quello che faceva e diceva. Il Salvatore si avvicinava all’ombra della croce.SU 152.4

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