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La speranza dell’uomo

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    Capitolo 85: Di nuovo sulle rive del lago

    Gesù aveva detto ai discepoli di andare in Galilea, ed essi vi si recarono appena finita la settimana di Pasqua. Non vollero assentarsi da Gerusalemme durante la festa per non correre il rischio di essere accusati di indifferenza o eresia. Ma subito dopo se ne tornarono a casa per incontrare il Signore nel luogo da lui indicato.SU 619.1

    Si ritrovarono in sette, vestiti semplicemente con gli abiti modesti dei pescatori, poveri di beni terreni, ma ricchi di conoscenza ed esperienza della verità, veri maestri agli occhi del cielo. Non avevano studiato alle scuole dei profeti, ma per tre anni avevano ascoltato gli insegnamenti del più grande educatore. Si erano sviluppati e formati alla sua scuola per condurre altri alla conoscenza della verità.SU 619.2

    La maggior parte del ministero del Cristo si era svolto lungo le rive del mar di Galilea, e i discepoli, fermatisi in un luogo tranquillo dove speravano di non essere disturbati, si sentirono circondati da tutto ciò che ricordava loro Gesù e le sue opere potenti. Un giorno, su quel mare, mentre tremavano di paura per la tempesta, Gesù era andato in loro soccorso sulle onde scatenate, e alla sua parola l’uragano si era calmato. Scorgevano la spiaggia sulla quale diecimila persone erano state sfamate con alcuni pani e pochi pesci. Non lontano scorgevano Capernaum, palcoscenico di tanti miracoli. Ovunque i discepoli guardassero, venivano loro in mente le parole e le opere potenti del Salvatore.SU 619.3

    Era una bella serata e Pietro, che amava sempre le barche e la pesca, propose di andare in mare e gettare le reti. Furono tutti d’accordo. Avevano bisogno di cibo e vestiti, e una nottata di buona pesca avrebbe supplito alle loro necessità immediate. Misero dunque le barche in mare, ma gettarono inutilmente le reti per tutta la notte. In quelle ore parlarono del loro Signore assente e rievocarono le opere meravigliose del suo ministero di cui erano stati testimoni lungo le rive di quel mare. Ma parlando del futuro, i loro cuori si rattristavano.SU 619.4

    Nel frattempo, lungo la riva qualcuno li guardava senza essere visto. Quando giunse l’alba, la barca si trovava a poca distanza dalla riva, e i discepoli videro uno straniero in piedi sulla spiaggia, che rivolse loro questa domanda: “Figliuoli, avete voi del pesce?” Alla loro risposta negativa, Egli replicò: “Gettate la rete dal lato destro della barca, e ne troverete. Essi dunque la gettarono, e non potevano più tirarla su per il gran numero dei pesci”. Giovanni 21:5, 6.SU 619.5

    Giovanni riconobbe lo straniero, e disse a Pietro: “È il Signore!” Giovanni 21:7. Pietro, fuori di sé dalla gioia, si gettò istintivamente nell’acqua per raggiungere subito il suo Maestro. Gli altri discepoli si accostarono con la barca, trascinando la rete colma di pesci. “Come dunque furono smontati a terra, videro quivi della brace, e del pesce messovi su, e del pane”. Giovanni 21:9.SU 620.1

    Erano troppo stupiti per chiedersi chi avesse acceso quel fuoco e procurato quel cibo. “Gesù disse loro: Portate qua de’ pesci che avete presi ora”. Giovanni 21:10. Pietro corse verso la rete e aiutò i suoi fratelli a trarla a riva. Quando tutto fu pronto, Gesù li invitò a mangiare. Ruppe il cibo, lo distribuì: fu riconosciuto da tutti e sette i discepoli. Si ricordarono di quando cinquemila persone erano state miracolosamente sfamate sul monte; ma erano come avvinti da una paura misteriosa e guardavano in silenzio il loro Salvatore risorto.SU 620.2

    Vivida si ripresentò alla loro memoria quella scena lungo il mare, quando Gesù aveva ordinato loro di seguirlo. Si ricordarono che alla sua parola erano andati al largo, avevano gettato le reti e le avevano ritirate così piene che quasi si rompevano. Allora Gesù li aveva invitati a lasciare le barche e le reti, e aveva promesso loro che li avrebbe fatti pescatori di uomini. Adesso Egli ripeteva lo stesso miracolo per ricordare loro quella scena e imprimerla più profondamente nei loro cuori. Fu come se Gesù avesse rinnovato il suo mandato e indicato che la sua morte non li aveva affatto esentati dal compiere l’opera affidata loro.SU 620.3

    Sebbene fossero ormai privi della sua compagnia e dei mezzi di sostentamento del loro antico mestiere, il Salvatore risorto avrebbe avuto sempre cura di loro. Per tutto il tempo che avrebbero svolto quest’opera, il Salvatore avrebbe provveduto alle loro necessità. Di proposito Gesù aveva ordinato loro di gettare la rete a destra della barca; Egli si trovava sulla spiaggia da quel lato: era il lato della fede. Lavorando in collaborazione con lui — la sua potenza divina si sarebbe unita alla loro opera umana — il successo sarebbe stato immancabile.SU 620.4

    Gesù voleva dare, soprattutto a Pietro, un’altra lezione. Rinnegando il Maestro, Pietro si era messo in contraddizione con le sue precedenti professioni di fedeltà. Aveva disonorato il Cristo e aveva perso la fiducia dei suoi fratelli. Essi pensavano che non sarebbe stato più reintegrato nella sua posizione primitiva, ed egli stesso sentiva di aver tradito il suo mandato. Prima di essere richiamato al ministero apostolico, doveva dimostrare il suo pentimento. Se non lo avesse fatto, avrebbe distrutto la sua autorità come apostolo del Cristo. Il Salvatore gli offrì un’occasione per riconquistare la fiducia dei suoi fratelli ed eliminare così il più possibile l’ombra che aveva gettato sul messaggio del Vangelo.SU 620.5

    In questo modo Gesù offriva una lezione a tutti i suoi discepoli. Il Vangelo non giunge a nessun compromesso con il peccato e non lo scusa. I peccati segreti devono essere confessati in segreto a Dio, ma i peccati commessi in pubblico esigono una confessione pubblica. Il biasimo per il peccato di un discepolo ricade sul Cristo, fa trionfare Satana ed è un’occasione d’intoppo per i più deboli. Il discepolo che si pente deve fare tutto quello che sta in lui per cancellare questa vergogna.SU 621.1

    Mentre i discepoli mangiavano con Gesù lungo la riva del lago, il Salvatore disse a Pietro, indicando i suoi fratelli: “Simon di Giovanni, m’ami tu più di questi?” Pietro, che una volta aveva affermato: “Quand’anche tu fossi per tutti un’occasion di caduta, non lo sarai mai per me” (Matteo 26:33), ora che conosceva meglio se stesso, rispose: “Sì, Signore, tu sai che io t’amo”. Giovanni 21:15. Non pretende che il suo amore sia più grande di quello dei suoi fratelli, e non esprime un giudizio personale sulla profondità del suo attaccamento. Rimette il giudizio sulla sua sincerità a colui che può leggere tutti i moventi del cuore. “Tu sai che io t’amo”, e Gesù gli dice: “Pasci i miei agnelli”.SU 621.2

    Di nuovo Gesù rivolse la domanda a Pietro, ripetendo le sue prime parole: “Simon di Giovanni, m’ami tu?” Questa volta non gli chiese se lo amava più dei suoi fratelli. La seconda risposta fu simile alla prima, priva di ogni vanto. “Sì, Signore; tu sai che io t’amo”. Gesù gli disse: “Pastura le mie pecorelle”. Giovanni 21:16. Ancora una volta il Salvatore lo mise alla prova con la domanda: “Simon di Giovanni, mi ami tu?” Pietro si turbò pensando che Gesù dubitasse del suo amore. Sapeva che il Maestro avrebbe avuto ragione di dubitare di lui, e con il cuore profondamente rattristato rispose: “Signore, tu sai ogni cosa; tu conosci che io t’amo”. Gesù gli disse ancora: “Pasci le mie pecore”. Giovanni 21:17.SU 621.3

    Per tre volte Pietro aveva apertamente rinnegato il suo Signore e per tre volte Gesù volle che il discepolo dichiarasse il suo amore e la sua lealtà, affinché quella domanda penetrasse profondamente nel suo cuore ferito. Così, davanti ai discepoli, fu manifestata la profondità del pentimento di Pietro e la piena umiltà di quel discepolo, un tempo tanto spavaldo.SU 621.4

    Per natura Pietro era impulsivo, e Satana ne aveva approfittato per dominarlo. Poco prima del rinnegamento, Gesù aveva detto a Pietro: “Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; ma io ho pregato per te affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, conferma i tuoi fratelli”. Luca 22:31, 32. Quel momento era giunto, e la trasformazione di Pietro era evidente. Le precise domande del Signore non avevano provocato una risposta dettata da presunzione; e Pietro, dopo il pentimento e l’umiliazione, era pronto più di prima a esercitare le funzioni di pastore del gregge.SU 621.5

    Il primo compito che Gesù affidò a Pietro, dopo averlo reintegrato nel suo ruolo, fu quello di pascere gli agnelli. Pietro aveva poca esperienza di quel lavoro che richiedeva grande cura e delicatezza, molta pazienza e perseveranza. Doveva occuparsi dei giovani nella fede, istruire gli ignoranti, spiegare loro le Scritture ed educarli a diventare utili per il servizio del Cristo. Fino a quel momento Pietro non si era preparato per questo compito e non ne aveva neppure compresa l’importanza; ma il Cristo adesso lo chiamava per quest’opera, a cui lo aveva preparato la sua esperienza di sofferenza e di pentimento.SU 622.1

    Prima del suo errore, Pietro aveva sempre parlato senza riflettere, seguendo l’impulso del momento. Era sempre pronto a rimproverare gli altri ed esprimere la propria opinione prima ancora di vedere chiaro in sé e sapere ciò che voleva dire. Ma dopo la conversione, Pietro diventò un altro. Mantenne il suo fervore di sempre, ma guidato dalla grazia del Cristo. Non era più impulsivo, pieno di fiducia in sé e superbo, ma calmo, padrone di sé e docile. Ora poteva pascere gli agnelli e le pecore del gregge del Signore.SU 622.2

    Il modo in cui il Salvatore si comportò con Pietro rappresentava una lezione per lui e per i suoi fratelli: i peccatori devono essere trattati con pazienza, simpatia e comprensione. Sebbene Pietro avesse rinnegato il Signore, l’amore di Gesù per lui non si era mai affievolito. Come collaboratore del pastore, avrebbe dovuto nutrire lo stesso suo amore per le pecore e per gli agnelli affidati alle sue cure. Ricordandosi delle sue debolezze e del suo errore, Pietro doveva dimostrare, nei loro confronti, la stessa tenerezza con cui il Signore lo aveva trattato.SU 622.3

    La domanda del Cristo rivolta a Pietro aveva un significato profondo. Essa menzionava l’unica condizione di discepolato e di servizio. Gesù chiese: “M’ami tu?” Questa è l’unica qualifica essenziale senza la quale, pur possedendo tutte le altre, Pietro non avrebbe mai potuto essere un fedele pastore del gregge del Signore. La conoscenza, la benignità, l’eloquenza, la gratitudine e lo zelo sono ausili preziosi nell’adempimento dell’opera del Signore; ma senza l’amore di Dio nel cuore, il ministero cristiano diventa un fallimento.SU 622.4

    Gesù camminava da solo con Pietro, perché aveva qualcosa da dirgli. Prima di morire, Gesù gli aveva detto: “Dove io vado, non puoi per ora seguirmi; ma mi seguirai più tardi”. Pietro aveva replicato: “Signore, perché non posso seguirti ora? Metterò la mia vita per te!” Giovanni 13:36, 37. Parlando in questo modo, era ben lontano dall’immaginare a quale altezza e profondità lo avrebbe condotto il Cristo. Pietro era caduto davanti alla prova, ma gli fu offerta nuovamente la possibilità di dimostrare il suo amore per il Cristo.SU 623.1

    Volendo rafforzare la sua fede in vista della prova finale, il Salvatore gli svelò il futuro. Gli disse che dopo una vita proficua, quando le forze sarebbero diminuite con l’età, sarebbe stato certamente chiamato a seguire il suo Signore. “Quand’eri più giovane, ti cingevi da te e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio, stenderai le tue mani, e un altro ti cingerà e ti condurrà dove non vorresti. Or disse questo per significare con qual morte egli glorificherebbe Iddio”. Giovanni 21:18, 19.SU 623.2

    Gesù rivelava così a Pietro il modo in cui sarebbe morto. Gli predisse perfino che le sue mani sarebbero state distese sulla croce. Ripeté poi al suo discepolo l’invito a seguirlo. Questa rivelazione non scoraggiò Pietro: era disposto a soffrire e a morire per il suo Signore.SU 623.3

    Come molti altri, fino a quel momento, Pietro aveva conosciuto il Cristo solo secondo la carne; ma da allora in poi la sua conoscenza si approfondì, e vide Gesù non più solo collegato con l’umanità. Prima lo aveva amato come uomo, come un maestro inviato dal cielo; ora lo amava come Dio. Aveva imparato per esperienza che il Cristo era tutto in tutti, e ora era pronto a partecipare alla missione di sacrificio del suo Signore. Al momento del martirio volle essere crocifisso con la testa in giù, perché reputava un onore troppo grande soffrire nello stesso modo del suo Maestro.SU 623.4

    L’invito fatto a Pietro: “Seguimi”, era ricco di profondi insegnamenti, validi non solo per la sua morte, ma anche per ogni momento della sua vita. Fino a quel momento Pietro aveva agito con molta indipendenza. Invece di seguire il piano di Dio, aveva cercato di elaborarne uno suo. Ma non poteva guadagnare nulla anticipando il Signore. Gesù gli ordinò di seguirlo e non di precederlo per non correre il rischio di affrontare da solo le schiere di Satana. Gli disse di seguirlo per non essere vinto dal nemico.SU 623.5

    Pietro, mentre camminava accanto a Gesù, vide che Giovanni li seguiva. Sentì il desiderio di conoscere qualcosa sul futuro di quel discepolo e “disse a Gesù: Signore, e di lui che sarà? Gesù gli rispose: Se voglio che rimanga finch’io venga, che t’importa? Tu, seguimi”. Giovanni 21:21, 22. Pietro avrebbe dovuto considerare che il suo Signore gli rivelava solo ciò che poteva essergli utile. Ognuno ha il dovere di seguire il Cristo, senza preoccuparsi del compito assegnato agli altri. Dicendo: “Se voglio che rimanga finch’io venga”, Gesù non promise che il suo discepolo sarebbe vissuto fino al suo ritorno. Riaffermò semplicemente la sua autorità e fece notare che le sue intenzioni nei confronti di Giovanni non lo riguardavano in nessun modo. Il futuro di Giovanni e quello di Pietro erano nelle mani del Signore. Entrambi avevano il dovere di seguirlo, ubbidendogli.SU 623.6

    Molti assomigliano a Pietro. Si interessano degli affari e dei doveri altrui, e così corrono il rischio di trascurare il proprio dovere. Il nostro compito consiste nel seguire l’esempio di Gesù. Noi scorgiamo gli errori e i difetti di carattere degli altri perché l’umanità è imperfetta. Ma in Cristo possiamo trovare la perfezione; contemplandolo, saremo trasformati.SU 624.1

    Giovanni visse sino a tarda età. Vide la distruzione di Gerusalemme e la rovina del tempio, simbolo di quella del mondo. Fino ai suoi ultimi giorni, Giovanni seguì da vicino il suo Signore. La sua continua raccomandazione alle chiese era questa: “Diletti, amiamoci gli uni gli altri... Chi dimora nell’amore, dimora in Dio, e Dio dimora in lui”. 1 Giovanni 4:7, 16.SU 624.2

    Pietro era stato reintegrato nell’apostolato, ma l’onore e l’autorità ricevute dal Cristo non gli avevano conferito la supremazia sopra i suoi fratelli. Gesù lo espresse chiaramente quando alla domanda di Pietro: “E di lui, che sarà?”, rispose: “Che t’importa? Tu, seguimi”. Pietro non fu costituito capo della chiesa. I suoi fratelli ebbero fiducia in lui sia perché il Cristo lo aveva perdonato della sua colpa e gli aveva affidato il compito di pascere il gregge sia perché era stato fedele nel seguire il Cristo. Grande fu l’influsso di Pietro sulla chiesa. Non dimenticò mai la lezione che Gesù gli insegnò lungo il mar di Galilea. Scrivendo alle chiese, sotto la guida dello Spirito, disse:SU 624.3

    “Io esorto dunque gli anziani che sono fra voi, io che sono anziano con loro e testimone delle sofferenze di Cristo e che sarò pure partecipe della gloria che ha da essere manifestata: Pascete il gregge di Dio che è fra voi, non forzatamente, ma volonterosamente secondo Dio; non per un vil guadagno, ma di buon animo; e non come signoreggiando quelli che vi son toccati in sorte, ma essendo gli esempi del gregge. E quando sarà apparito il sommo Pastore, otterrete la corona della gloria che non appassisce”. 1 Pietro 5:1-4.SU 624.4

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