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La speranza dell’uomo

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    Capitolo 24: “Non è costui il figliuol di Giuseppe?”

    Sul soggiorno del Cristo in Galilea si proietta l’ombra dell’incredulità degli abitanti di Nazaret, che lo scacciano dicendo: “Non è costui il figliuol di Giuseppe?” Luca 4:22.SU 167.1

    Durante l’infanzia e la gioventù Gesù aveva adorato Dio nella sinagoga di Nazaret in mezzo ai suoi fratelli. Da quando era partito, all’inizio del suo ministero, essi erano al corrente di tutto ciò che aveva fatto. Quando ritornò, il loro interesse e la loro attesa erano grandissimi. Egli ritrovò i volti familiari che aveva conosciuto fin dall’infanzia. Vi erano sua madre, i suoi fratelli e le sue sorelle; e quando un giorno di sabato entrò nella sinagoga per adorare, tutti gli sguardi si volsero verso di lui.SU 167.2

    Nel servizio ordinario di ogni giorno, l’anziano leggeva un brano dei profeti ed esortava il popolo a mantenere viva la speranza in colui che sarebbe venuto per instaurare un regno glorioso e per eliminare tutte le forme di oppressione. Incoraggiava gli ascoltatori a riconsiderare le prove dell’imminente venuta del Messia. Descriveva la gloria del suo avvento, sottolineando che Egli sarebbe apparso a capo del suo esercito per liberare Israele.SU 167.3

    Se un rabbino era presente nella sinagoga, spettava a lui rivolgere la parola al popolo, mentre un qualsiasi israelita poteva leggere i profeti. Quel sabato si chiese a Gesù di partecipare al servizio. “E alzatosi per leggere, gli fu dato il libro del profeta Isaia”. Luca 4:17. Egli lesse un passo comunemente riconosciuto come messianico: “Lo Spirito del Signore è sopra me; per questo egli mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha mandato a bandir liberazione a’ prigionieri, ed ai ciechi ricupero della vista; a rimettere in libertà gli oppressi, e a predicare l’anno accettevole del Signore”. Luca 4:18, 19.SU 167.4

    “Poi, chiuso il libro e resolo all’inserviente, si pose a sedere; e gli occhi di tutti nella sinagoga erano fissi in lui... E tutti gli rendeano testimonianza, e si maravigliavano delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca”. Luca 4:20, 22.SU 167.5

    Gesù stava davanti al popolo esponendo le profezie che lo riguardavano. Spiegando le parole che aveva lette, parlò del Messia come del liberatore degli oppressi e dei prigionieri, come di colui che avrebbe alleviato gli afflitti, restituito la vista ai ciechi e rivelato al mondo la verità. I suoi modi solenni e la straordinaria portata delle sue parole fecero trasalire i cuori degli ascoltatori come non era mai accaduto prima. L’ondata dell’influsso divino abbatté ogni barriera; come Mosè, contemplarono l’Invisibile. I cuori, toccati dallo Spirito Santo, risposero con “amen” ferventi e lodi al Signore.SU 167.6

    Ma quando Gesù disse: “Oggi, s’è adempiuta questa scrittura, e voi l’udite” (Luca 4:21), si videro costretti a riflettere sulla propria situazione e sulle asserzioni di colui che parlava. Essi, gli israeliti, i figli di Abramo, venivano indicati come schiavi, come prigionieri che dovevano essere liberati dalla potenza del male, come persone nelle tenebre, bisognose della luce della verità. Offesi nel loro orgoglio, i loro timori si destarono. Le parole di Gesù facevano capire che la sua opera sarebbe stata molto diversa da quella che si aspettavano. La loro vita sarebbe stata esaminata da vicino. Essi, nonostante il loro scrupolo nell’adempiere le cerimonie esteriori, non volevano essere giudicati da quegli occhi luminosi e scrutatori.SU 168.1

    Si chiedevano chi fosse quel Gesù. Colui che pretendeva la gloria del Messia era figlio del falegname Giuseppe con il quale aveva lavorato nella sua bottega. Lo avevano visto quando saliva e scendeva le colline; conoscevano i suoi fratelli e le sue sorelle, la sua vita e le sue fatiche. Lo avevano visto quando era passato dall’adolescenza alla gioventù, e dalla gioventù alla virilità. Sebbene la sua vita fosse senza colpe, non potevano credere che fosse colui che era stato promesso.SU 168.2

    Quale contrasto fra il suo insegnamento intorno al nuovo regno e quello che avevano detto i loro anziani! Gesù non prometteva di liberarli dal giogo romano. Avendo sentito parlare dei suoi miracoli, avevano sperato che avrebbe usato la sua potenza in loro favore, ma non avevano scorto in lui nessuna intenzione di quel genere.SU 168.3

    Dopo un primo momento di attenzione iniziarono a dubitare e i loro cuori si indurirono ancora di più. Satana, non volendo che gli occhi ciechi si aprissero in quel giorno e che gli spiriti schiavi del peccato conoscessero la libertà, si impegnò per rafforzare la loro incredulità. Ed essi non considerarono il fatto che i loro cuori avevano già cominciato a convincersi che chi aveva parlato loro era il Redentore.SU 168.4

    Gesù dimostrò la sua divinità rivelando i loro pensieri segreti. “Ed egli disse loro: Certo, voi mi citerete questo proverbio: Medico, cura te stesso; fa’ anche qui nella tua patria tutto quello che abbiamo udito essere avvenuto in Capernaum! Ma egli disse: In verità vi dico che nessun profeta è ben accetto nella sua patria. Anzi, vi dico in verità che ai dì d’Elia, quando il cielo fu serrato per tre anni e sei mesi e vi fu gran carestia in tutto il paese, c’eran molte vedove in Israele; eppure a nessuna di esse fu mandato Elia, ma fu mandato a una vedova in Sarepta di Sidon. E al tempo del profeta Eliseo, c’eran molti lebbrosi in Israele; eppure nessuno di loro fu mondato, ma lo fu Naaman il Siro”. Luca 4:23-27.SU 168.5

    Gesù rispose alle perplessità dei suoi ascoltatori ricordando questi fatti della vita dei profeti. I servitori che il Signore si sceglieva per un’opera speciale non dovevano lavorare per un popolo incredulo e dal cuore duro. Solo i cuori sensibili, aperti alla fede, furono favoriti con manifestazioni della sua potenza offerte mediante i profeti. Ai giorni di Elia, gli israeliti si erano allontanati da Dio. Non volendo rinunciare ai loro peccati avevano rifiutato le esortazioni che lo Spirito rivolgeva loro attraverso i messaggeri del Signore, e non avevano potuto riceverne le benedizioni. Il Signore non si rivolse a Israele e trovò un rifugio per il suo servitore in una terra pagana, da una donna che non apparteneva al popolo eletto. Ma questa donna fu favorita perché, fedele a ciò che già conosceva, era disposta a ricevere gli insegnamenti che Dio le avrebbe manifestati mediante il suo profeta.SU 169.1

    Per la stessa ragione, ai tempi di Eliseo i lebbrosi che erano in Israele non furono guariti; ma Naaman, un nobile pagano, fedele alle sue convinzioni morali, desideroso di aiuto, si trovò nella condizione di ricevere i doni della grazia di Dio. Egli non solo fu guarito dalla lebbra, ma conobbe anche il vero Dio.SU 169.2

    La nostra posizione davanti a Dio non dipende dalla conoscenza che abbiamo ricevuto, ma dall’uso che ne facciamo. Così, perfino i pagani che scelgono ciò che è giusto nella misura della loro conoscenza sono in una posizione migliore di coloro che hanno una conoscenza maggiore e professano di servire Dio, ma la trascurano con il loro comportamento e contraddicono la loro professione di fede.SU 169.3

    Le parole di Gesù nella sinagoga colpirono la presunta giustizia dei suoi uditori facendo capire loro quest’amara verità: si erano allontanati da Dio e avevano perso il diritto di essere il suo popolo. Ogni sua parola delineava chiaramente la loro reale situazione. Così iniziarono a disprezzare Gesù che in un primo tempo aveva ispirato loro fiducia. Non volevano ammettere che colui che era nato nella povertà e nell’umiltà fosse più di un uomo comune.SU 169.4

    L’incredulità generò la malizia. Satana si impossessò di loro che, adirati, si misero a inveire contro il Salvatore. Si erano allontanati da colui che era venuto per guarire e consolare e manifestarono gli stessi atteggiamenti del grande ingannatore. Quando Gesù ricordò le benedizioni concesse ai Gentili, si affermò nei suoi ascoltatori il feroce orgoglio nazionale, e le sue parole furono soffocate in un tumulto. Quelle persone che si vantavano di osservare la legge, colpite nei loro pregiudizi, erano pronte a commettere un assassinio. L’assemblea si sciolse; misero le mani addosso a Gesù, lo cacciarono dalla sinagoga e dalla città. La sua morte sembrava decretata. Lo spinsero sull’orlo di un precipizio per farlo cadere. Clamori e imprecazioni riempivano l’aria. Alcuni gli lanciarono delle pietre; ma all’improvviso egli disparve ai loro occhi. I messaggeri celesti, che erano stati al suo fianco nella sinagoga, lo strapparono a quella folla impazzita, lo protessero dai suoi nemici e lo condussero al sicuro.SU 169.5

    Gli angeli avevano protetto Lot e lo avevano guidato fuori da Sodoma. Nello stesso modo avevano protetto Eliseo nella piccola città di montagna quando le alture circostanti erano piene di cavalli e carri del re di Siria. Eliseo aveva visto gli eserciti del cielo accampati sui fianchi delle colline: cavalli e carri di fuoco stavano intorno al servo del Signore.SU 170.1

    Così, in tutti i tempi, gli angeli sono stati vicini ai discepoli fedeli del Cristo. Le potenze del male si sono coalizzate contro tutti i figli di Dio, ma il Cristo li invita a guardare le cose invisibili: gli eserciti del cielo accampati intorno a coloro che amano Dio, pronti a liberarli. Soltanto nella luce dell’eternità, quando comprenderemo la provvidenza di Dio, sapremo da quali pericoli visibili e invisibili siamo stati liberati per l’intervento degli angeli. Sapremo allora che la famiglia del cielo si è interessata della famiglia terrena e che i messaggeri di Dio hanno seguito, giorno dopo giorno, tutti i nostri passi.SU 170.2

    Quando Gesù lesse la profezia nella sinagoga, tacque sulle predizioni che riguardavano l’opera del Messia. Lesse le parole: “a predicare l’anno accettevole del Signore” (Luca 4:19), ma omise di pronunciare quelle successive: “e il giorno di vendetta del nostro Dio”. Isaia 61:2. Quest’ultima dichiarazione era altrettanto vera quanto la prima, e il silenzio di Gesù non voleva smentire la verità. Ma i suoi ascoltatori si soffermavano proprio su quest’ultima dichiarazione e ne desideravano l’adempimento.SU 170.3

    Essi invocavano la condanna dei pagani senza rendersi conto che loro stessi erano i maggiori colpevoli. Avevano un bisogno più grande di quella misericordia che volevano negare ai pagani. Quel giorno, nella sinagoga, mentre Gesù parlava, veniva loro offerta l’opportunità di udire e ascoltare l’appello del cielo. Colui che “si compiace d’usar misericordia” (Michea 7:18), li avrebbe volentieri salvati dalla rovina verso cui li stavano portando i loro peccati.SU 170.4

    Ma Gesù non volle abbandonarli senza rivolgere loro un altro invito al pentimento. Verso la fine del suo ministero in Galilea, visitò di nuovo i luoghi della sua fanciullezza. Da quando lo avevano rigettato, la fama della sua predicazione e dei suoi miracoli aveva riempito il paese. Ormai non gli si poteva negare un potere sovrumano. Gli abitanti di Nazaret sapevano che viaggiava facendo del bene e guarendo tutti quelli che Satana opprimeva. Vi erano interi villaggi dove non si udiva più un gemito di malati: Gesù era passato di là e li aveva guariti tutti. La misericordia, manifestata in ogni atto della sua vita, testimoniava l’approvazione divina.SU 171.1

    I nazareni, quando udirono le sue parole, furono scossi dallo Spirito di Dio. Ma non volevano ancora ammettere che quell’uomo, cresciuto fra loro, fosse così importante. Si ricordarono con cruccio che quando aveva proclamato di essere colui che era stato promesso, aveva detto che essi non appartenevano al vero Israele e li aveva giudicati meno degni del favore divino di quanto lo fosse un pagano. Essi si chiedevano: “Donde ha costui queste cose? e che sapienza è questa che gli è data? e che cosa sono cotali opere potenti fatte per mano sua?” (Marco 6:2), ma non lo accettavano come il Cristo di Dio. A causa della loro incredulità, il Salvatore non fece alcun miracolo fra loro. Soltanto pochi cuori si aprirono alle sue benedizioni, ed egli partì addolorato e non tornò più.SU 171.2

    Gli abitanti di Nazaret rimasero increduli. Così fecero il sinedrio e tutta la nazione. Questo rigetto della manifestazione della potenza dello Spirito Santo fu, sia per i sacerdoti sia per il popolo, il principio della fine. Essi, per dimostrare che la loro prima opposizione era giusta, continuarono a cavillare sulle parole di Gesù. La loro opposizione allo Spirito culminò nella croce del Calvario, nella distruzione della loro città, nella dispersione del popolo ai quattro venti.SU 171.3

    Il Cristo desiderava tanto che Israele accettasse i preziosi tesori della verità. Ma la loro cecità spirituale era così grande che non era possibile far conoscere loro le verità del regno di Dio. Essi rimanevano ostinatamente legati alle loro idee e alle loro inutili cerimonie, rifiutando la verità del cielo. Spendevano il loro denaro per della paglia e della pula, mentre avrebbero potuto avere il pane della vita. Perché non investigavano la Parola di Dio per sapere se erano nell’errore? Le Scritture dell’Antico Testamento annunciavano ogni particolare del ministero del Cristo; egli stesso citava più volte i profeti, dicendo: “Oggi, s’è adempiuta questa scrittura, e voi l’udite”. Luca 4:21. Se essi avessero approfondito sinceramente lo studio delle Scritture e confrontato le loro teorie con la Parola di Dio, Gesù non avrebbe dovuto piangere sulla loro insensibilità. Non avrebbe avuto bisogno di dire: “Ecco, la vostra casa sta per esservi lasciata deserta”. Luca 13:35. Essi si sarebbero resi conto della sua messianicità e avrebbero potuto evitare la tragedia che travolse la loro orgogliosa città. Ma il fanatismo aveva ottenebrato la mente degli ebrei. Il Cristo sottolineò le mancanze del loro carattere e li invitò al pentimento. Se avessero accettato i suoi insegnamenti, la loro vita sarebbe stata trasformata e avrebbero abbandonato le vecchie speranze. Per meritare gli onori del cielo, avrebbero dovuto rinunciare agli onori umani. Se avessero ascoltato le parole di quel nuovo rabbino, si sarebbero trovati in discordia con le opinioni dei grandi pensatori e maestri del tempo.SU 171.4

    La verità non era popolare ai giorni del Cristo come non lo è oggi. Essa è diventata impopolare da quando Satana ha presentato all’uomo filosofie che esaltano la sua vanità. Anche oggi vi sono teorie e dottrine che non hanno alcun fondamento biblico: gli uomini si attaccano tenacemente ad esse come gli ebrei alle loro tradizioni.SU 172.1

    I capi del popolo erano orgogliosi. Perfino nel servizio del santuario essi cercavano la loro propria gloria. Desideravano i primi posti nella sinagoga; amavano essere salutati nelle piazze e sentire ripetere i loro titoli. Mentre si andava perdendo la vera religiosità, divennero sempre più gelosi delle loro tradizioni e delle loro cerimonie.SU 172.2

    A causa dei pregiudizi non riuscivano a comprendere come la potenza del Cristo si potesse accordare con l’umiltà della sua vita. Non potevano capire come la vera grandezza potesse fare a meno delle manifestazioni esteriori. La povertà di quell’uomo sembrava contraddire la sua pretesa di essere il Messia. Si chiedevano come potesse essere così umile, se era veramente colui che diceva di essere. Se rinunciava all’uso della forza, che cosa sarebbe successo alla loro nazione? In che modo si sarebbe attuato il sogno dell’accettazione da parte delle altre nazioni della gloria e della potenza degli ebrei? I sacerdoti non avevano insegnato che Israele avrebbe dominato tutta la terra? Era possibile che i grandi capi religiosi si fossero sbagliati?SU 172.3

    Ma gli ebrei non rigettarono Gesù solo a causa della mancanza di una gloria esteriore. Egli era la manifestazione della purezza, mentre essi erano impuri. Egli era un esempio di perfetta integrità. La sua vita senza colpa illuminava i loro cuori; la sua sincerità metteva in risalto la falsità della loro professione di fede e svelava il carattere odioso del male. Questa luce non poteva piacere.SU 172.4

    Se il Cristo avesse lodato la cultura e la religiosità dei farisei sarebbe stato accolto con gioia. Ma quando presentò il regno dei cieli come una dispensazione di misericordia di portata universale, essi non vollero accettare questo aspetto della religione. Il loro esempio e il loro insegnamento non erano mai stati tali da fare amare il servizio di Dio. E quando videro che Gesù si occupava di coloro che odiavano e respingevano, i loro cuori orgogliosi traboccarono di odio. Nonostante sperassero che “il Leone che è della tribù di Giuda” (Apocalisse 5:5) avrebbe esaltato Israele su tutte le altre nazioni, essi avrebbero sopportato più facilmente la delusione di questa speranza ambiziosa piuttosto che il rimprovero del Cristo per i loro peccati, rimprovero che sentivano perfino con la semplice manifestazione della sua purezza.SU 172.5

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