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Patriarchi e profeti

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    Capitolo 44: Il passaggio del giordano

    Profondamente afflitti per la morte del loro capo, gli israeliti ne piansero la perdita con cerimonie speciali per trenta giorni. Mai prima di allora si erano resi conto del valore dei suoi saggi consigli, della sua sollecitudine paterna e della sua grande fede. Fu con questi sentimenti di autentica stima che essi ricordarono i preziosi insegnamenti da lui trasmessi mentre era ancora in vita.PP 406.1

    Mosè era morto, ma non la sua autorità, che si sarebbe perpetuata nel cuore degli israeliti. Avrebbero ricordato quella vita santa e altruistica che in silenzio, ma con forza di persuasione, aveva trasformato perfino la vita di coloro che avevano ignorato le sue parole viventi. Come al tramonto il sole infuocato illumina ancora le cime delle montagne, così le opere dei puri, dei santi e dei buoni gettano luce sul mondo, molto tempo dopo che essi se ne sono andati. Le loro parole, le loro opere, il loro esempio, rimangono vivi per sempre: “La memoria del giusto sarà perpetua”. Salmi 112:6.PP 406.2

    Anche se rattristati per la grave perdita, gli israeliti sapevano che non sarebbero rimasti soli. Di giorno la nube rimaneva sul tabernacolo, e di notte la colonna di fuoco assicurava loro che Dio sarebbe rimasto la loro guida e il loro aiuto: dovevano solo ubbidire ai suoi comandamenti.PP 406.3

    Ora il capo riconosciuto d’Israele era Giosuè. Egli si era distinto soprattutto come guerriero, aveva delle qualità preziose per questa fase della storia del popolo d’Israele. Coraggioso, deciso, perseverante, sollecito, incorruttibile, pronto a trascurare gli interessi personali in favore di coloro che gli erano stati affidati e soprattutto ispirato da una profonda fede in Dio, quest’uomo, scelto dal Signore aveva il carattere adatto per guidare le schiere d’Israele nella terra promessa. Durante il soggiorno nel deserto, Giosuè era stato il primo ministro di Mosè. Era stato fedele, senza rivendicare nulla, e aveva dimostrato di essere degno di succedergli anche prima di essere chiamato a questo incarico da Dio stesso, dimostrandosi fermo nel sostenere la verità nei momenti di pericolo, quando gli altri tentennavano. Giosuè era molto preoccupato per l’opera che l’attendeva e fu necessario un messaggio di Dio per fugare i suoi timori e le sue incertezze.PP 406.4

    “...Come sono stato con Mosè, così sarò teco...” (Giosuè 1:5) gli assicurò l’Eterno. “...Tu metterai questo popolo in possesso del paese che giurai ai loro padri di dare ad essi”. Giosuè 1:6. “Ogni luogo che la pianta del vostro piede calcherà, io ve lo do come ho detto a Mosè”. Giosuè 1:3. Tutto il territorio che si estendeva dalle lontane cime del Libano alla costa del mar Morto, e in oriente sino agli argini dell’Eufrate, doveva appartenere a Israele.PP 407.1

    A questa promessa l’Eterno aggiunse un incoraggiamento e un ordine: “Solo, sii forte e fatti risolutamente animo, avendo cura di mettere in pratica tutta la legge che Mosè, mio servo, t’ha data... Questo libro della legge non si diparta mai dalla tua bocca, ma meditalo giorno e notte... non te ne sviare ne a destra né a sinistra... poiché allora riuscirai in tutte le tue imprese, allora prospererai”. Giosuè 1:7, 8.PP 407.2

    Gli israeliti erano accampati proprio davanti al primo ostacolo da superare per occupare Canaan: il fiume Giordano. Il primo messaggio che Dio aveva dato a Giosuè: “...Levati, passa questo Giordano, tu con tutto questo popolo, per entrare nel paese che io do ai figliuoli d’Israele” (Giosuè 1:2), non conteneva nessuna informazione su come attraversare il fiume. Giosuè sapeva che Dio avrebbe dato al suo popolo la possibilità di eseguire i suoi ordini e, animato da questa fede, l’intrepido condottiero iniziò a fare i preparativi per l’avanzata.PP 407.3

    Pochi chilometri oltre il fiume, davanti all’accampamento degli israeliti, sorgeva la grossa e potente città di Gerico; una fortezza che costituiva la via d’accesso all’interno del paese, ma che appariva un ostacolo terribile all’avanzata d’Israele. Giosuè vi inviò due spie, due giovani che dovevano visitare la città per valutarne la popolazione, le risorse e la consistenza delle sue fortificazioni. L’impresa era particolarmente pericolosa, perché gli abitanti di Gerico, spaventati e insospettiti dalla vicinanza d’Israele, erano costantemente all’erta. Ma una donna della città, di nome Rahab, protesse i due giovani, i quali le manifestarono la loro gratitudine promettendole di risparmiarla quando la città sarebbe stata presa.PP 407.4

    Le spie tornarono all’accampamento sane e salve con questo messaggio: “Certo, l’Eterno ha dato in nostra mano tutto il paese. e già tutti gli abitanti del paese han perso coraggio dinanzi a noi”. Giosuè 2:24.PP 407.5

    A Gerico, infatti, era stato detto loro: “Abbiamo udito come l’Eterno asciugò le acque del mar Rosso d’innanzi a voi quando usciste dall’Egitto, e quel che faceste ai due re degli Amorei, di là dal Giordano, Sihon e Og, che votaste allo sterminino. E non appena l’abbiamo udito, il nostro cuore si è strutto e non è rimasto più coraggio in alcuno, per via di voi; poiché l’Eterno, il vostro Dio, e Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra”. Giosuè 2:10, 11.PP 407.6

    Immediatamente venne dato l’ordine di prepararsi per l’avanzata. La gente doveva procurarsi cibo per tre giorni, e l’esercito doveva essere pronto per la battaglia. Tutti si impegnarono per eseguire i piani del loro condottiero e, assicurandogli il loro sostegno e la loro fiducia, dissero: “Noi faremo tutto quello che ci hai comandato, e andremo dovunque ci manderai; ti ubbidiremo interamente, come abbiamo ubbidito a Mosè. Solamente, sia teco l’Eterno, il tuo Dio, com’è stato con Mosè!” Giosuè 1:17.PP 408.1

    Le schiere d’Israele smontarono le tende e scesero sino alla riva del Giordano. Tutti sapevano che senza l’aiuto di Dio non avrebbero potuto sperare di attraversare il fiume. In quel momento dell’anno — era primavera — a causa dell’acqua di fusione proveniente dalle nevi, il livello del Giordano si era talmente alzato da superare gli argini e da renderne difficile il passaggio lungo i guadi, ma Dio voleva che gli israeliti attraversassero il fiume in maniera miracolosa. Giosuè trasmise al popolo l’ordine divino di santificarsi; gli israeliti dovevano abbandonare i loro peccati e purificarsi. “Domani” disse Giosuè “l’Eterno farà meraviglie in mezzo a voi”. Giosuè 3:5. L’arca del patto doveva precederli, e quando gli israeliti avrebbero visto il segno della presenza dell’Eterno, trasportato dai sacerdoti dal centro dell’accampamento verso il fiume, avrebbero dovuto partire seguendolo. Il racconto del passaggio del Giordano ci è pervenuto nei dettagli. Giosuè disse: “Da questo riconoscerete che l’Iddio vivente è in mezzo a voi, e ch’egli caccerà certamente dinanzi a voi i Cananei... ecco, l’arca del Patto del Signore di tutta la terra sta per passare davanti a voi per entrare nel Giordano”. Giosuè 3:10, 11.PP 408.2

    L’avanzata iniziò al momento stabilito; l’arca, portata a spalla dai sacerdoti, guidava l’avanguardia. Il popolo aveva ricevuto l’ordine di rimanere indietro di quasi un chilometro rispetto all’arca.PP 408.3

    Gli sguardi di tutti erano fissi sui sacerdoti che avanzavano verso la riva del Giordano. Videro che l’arca sacra veniva trasportata rapidamente verso il fiume tumultuoso, finché i piedi dei portatori furono ricoperti dall’acqua. Allora, all’improvviso, mentre a monte l’acqua veniva risucchiata, il resto fluiva a valle, e così apparve il letto del fiume.PP 408.4

    Ubbidendo a un ordine divino, i sacerdoti avanzarono verso il centro e vi rimasero finché tutto il popolo attraversò il letto e raggiunse l’altra riva. Per tutti gli israeliti era chiaro che la potenza che tratteneva le acque del Giordano era la stessa che quarant’anni prima aveva aperto ai loro padri un varco nel mar RossoPP 408.5

    Alla fine, quando tutto il popolo ebbe attraversato il fiume, anche l’arca fu portata sulla riva occidentale e appena raggiunse un luogo sicuro “e i sacerdoti... stettero a piè fermo sull’asciutto” (Giosuè 3:17), le acque, che erano state trattenute, furono liberate e ricoprirono il solco scavato dall’acqua.PP 408.6

    In ricordo di questo miracolo, mentre i sacerdoti che sostenevano l’arca erano ancora nel mezzo del Giordano, dodici uomini scelti precedentemente, uno per ogni tribù, presero una pietra dal letto del fiume e la portarono sulla riva occidentale. Queste pietre dovevano formare un monumento per ricordare alle generazioni future il luogo in cui gli israeliti si erano accampati per la prima volta oltre il fiume. Il popolo ricevette da Giosuè l’ordine di ripetere ai figli, e ai figli dei loro figli, la storia della liberazione che Dio aveva compiuto per loro: “Onde tutti i popoli della terra riconoscano che la mano dell’Eterno è potente, e voi temiate in ogni tempo l’Eterno, il vostro Dio”. Giosuè 4:24.PP 409.1

    L’influsso che questo miracolo ebbe sia sugli ebrei sia sui loro nemici, fu molto importante. Per Israele rappresentava la certezza della continua presenza e protezione di Dio, una prova del fatto che egli avrebbe operato per loro attraverso Giosuè, come prima era avvenuto con Mosè. Gli israeliti, che ora stavano per conquistare il paese, avevano bisogno di essere rincuorati; li attendeva un’opera straordinaria che quarant’anni prima aveva fatto vacillare la fede dei loro padri. Prima del passaggio del Giordano il Signore aveva dichiarato a Giosuè: “Oggi comincerò a renderti grande agli occhi di tutto Israele, affinché riconoscano che, come fui con Mosè, così sarò con te”. Giosuè 3:7.PP 409.2

    La promessa fu mantenuta: “In quel giorno l’Eterno rese grande Giosuè agli occhi di tutto Israele; ed essi lo temettero, come avean temuto Mosè tutti i giorni della sua vita”. Giosuè 4:14.PP 409.3

    La manifestazione della potenza divina in favore d’Israele doveva anche incutere timore nei popoli che li circondavano e quindi facilitare il loro completo trionfo. Quando i re degli amorei e dei cananei seppero la notizia che gli israeliti avevano attraversato miracolosamente il Giordano, ne furono terrificati. Gli ebrei avevano già ucciso cinque re di Madian, il potente Sihon, re degli amorei, e Og di Basan e ora la notizia del recente passaggio dell’impetuoso e gonfio Giordano terrorizzò le nazioni vicine. Per i cananei, per tutto Israele e per lo stesso Giosuè quella era una prova inequivocabile del fatto che il Dio vivente, il Re del cielo e della terra era con il suo popolo e non li avrebbe mai né dimenticati né abbandonati.PP 409.4

    Gli israeliti si accamparono in Canaan per la prima volta, non molto lontano dal Giordano. Qui Giosuè “circoncise i figliuoli d’Israele” (Giosuè 5:3); e “i figliuoli d’Israele s’accamparono a Ghilgal e celebrarono la Pasqua”. Giosuè 5:10. Dalla ribellione di Kades il rito della circoncisione era stato sospeso; ciò doveva costantemente ricordare a Israele che il patto con Dio, di cui questo rito era il simbolo, era stato infranto. Anche l’interruzione della Pasqua, ricordo della loro liberazione dall’Egitto, dimostrava il dispiacere del Signore per il desiderio del popolo di ritornare nel paese della sua schiavitù. Ma ora quegli anni bui erano finiti, e ancora una volta Dio, restaurando quel simbolo del patto, a cui si sottoposero tutti coloro che erano nati nel deserto, riconosceva Israele come suo popolo. Poi il Signore dichiarò a Giosuè: “Oggi vi ho rotolato di dosso il vituperio dell’Egitto” (Giosuè 5:9); per questo motivo il luogo dell’accampamento fu chiamato Ghilgal che significa “l’atto del rotolare”.PP 409.5

    Precedentemente i popoli pagani avevano biasimato il Signore e il suo popolo perché gli ebrei, subito dopo aver lasciato l’Egitto, non erano riusciti a entrare in possesso del paese di Canaan. I loro nemici avevano trionfato perché Israele aveva vagato a lungo nel deserto, e avevano dichiarato che il Dio degli ebrei non sapeva guidarli nella terra promessa. Ma ora che il Signore aveva chiaramente manifestato la sua potenza e il suo favore aprendo un varco nel Giordano per il suo popolo, i nemici non li potevano più deridere.PP 410.1

    “Il quattordicesimo giorno del mese, sulla sera” celebrarono la Pasqua “nelle pianure di Gerico. E l’indomani della Pasqua, in quel preciso giorno, mangiarono dei prodotti del paese: pani azzimi e grano arrostito. E la manna cessò l’indomani del giorno in cui mangiarono de’ prodotti del paese; e i figliuoli d’Israele non ebbero più manna, ma mangiarono, quell’anno stesso del frutto del paese di Canaan”. Giosuè 5:11. I lunghi anni di pellegrinaggio nel deserto erano finiti. Finalmente i piedi degli israeliti calcavano la terra promessa.PP 410.2

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