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Patriarchi e profeti

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    Capitolo 54: Sansone

    Circondati dall’apostasia dilagante, i fedeli adoratori di Dio continuavano a implorare la liberazione d’Israele. E per quanto le loro invocazioni non ricevessero apparentemente nessuna risposta e l’oppressione diventasse anno dopo anno sempre più pesante Dio, nella sua provvidenza, stava suscitando un liberatore. Già all’inizio della dominazione filistea era nato un bambino che secondo i piani divini avrebbe sconfitto quei potenti nemici.PP 471.1

    Ai confini delle colline che dominavano la pianura filistea, sorgeva la piccola città di Tsorea, dove abitava la famiglia di Manoah, una delle poche che nonostante l’apostasia generale era rimasta fedele all’Eterno; essa apparteneva alla tribù di Dan. “L’angelo dell’Eterno” apparve alla moglie di Manoah, che non aveva bambini, annunciandole la nascita di un figlio che avrebbe collaborato con Dio per liberare Israele. L’angelo fornì indicazioni circa le abitudini che doveva adottare e il modo in cui avrebbe dovuto prendersi cura del piccolo, con queste parole: “Or dunque, guardati bene dal bere vino o bevanda alcolica, e dal mangiare alcun che d’impuro”. Giudici 13:4. E al bambino, che doveva essere sottoposto alle stesse restrizioni, non dovevano essere tagliati i capelli, perché sin dalla nascita sarebbe stato consacrato a Dio, come nazireo.PP 471.2

    La donna, dopo aver descritto l’angelo al marito, gli ripeté il messaggio ricevuto; ma quest’ultimo, temendo di commettere qualche errore, in questa opera importante che gli era stata affidata, rivolse questa preghiera: “...O Signore, ti prego che l’uomo di Dio mandato da te torni di nuovo a noi e ci insegni quello che dobbiam fare per il bambino che nascerà”. Giudici 13:8.PP 471.3

    Quando l’angelo apparve per la seconda volta, Manoah chiese con preoccupazione: “...Qual norma si dovrà seguire per il bambino? E che si dovrà fare per lui?” Giudici 13:12. Si sentì allora ripetere le indicazioni date precedentemente: “...Si astenga la donna da tutto quello che le ho detto. Non mangi di alcun prodotto della vigna, né beva vino e bevanda alcolica, e non mangi alcun che d’impuro; osservi tutto quello che le ho comandato”. Giudici 13:13, 14. Dio aveva riservato al figlio promesso a Manoah un’opera importante e affinché egli acquisisse le qualità per compierla, sia la madre sia il bambino dovevano seguire regole precise. “Non... beva vino o bevanda alcolica” aveva chiesto l’angelo alla moglie di Manoah “e non mangi alcun che d’impuro; osservi tutto quello che le ho comandato”. Poiché le abitudini della madre influiscono sul figlio in bene e in male, ella deve contribuire al benessere del bambino conducendo una vita temperata e regolata da sani princìpi. Spesso alcuni pretendono di consigliare a una madre di soddisfare ogni impulso e desiderio: si tratta di consigli falsi e deleteri. Ogni madre, per ordine divino, ha l’obbligo solenne di esercitare l’autocontrollo.PP 471.4

    La stessa responsabilità pesa sia sui padri sia sulle madri, che trasmettono ai figli le loro caratteristiche fisiche e mentali le loro predisposizioni e le loro passioni. Spesso i figli mancano di forza fisica, mentale e morale a causa dell’intemperanza dei genitori. I bevitori e i fumatori possono trasmettere ai figli — e spesso succede — il loro desiderio insaziabile, le loro tare fisiche e la loro irritabilità. Il licenzioso spesso trasmette alla prole desideri insani e perfino terribili malattie; e poiché i figli perdono quella resistenza alla tentazione che avevano i genitori, ogni generazione tende a cadere più in basso. I genitori sono ampiamente responsabili non solo delle violente passioni e dei desideri perversi dei figli, ma anche delle malattie di migliaia di bambini che nascono sordi, ciechi, rachitici e idioti.PP 472.1

    Ogni padre e ogni madre dovrebbero chiedersi come Manoah: “Qual norma s’avrà a seguire per il bambino?” Molti considerano con leggerezza il periodo prenatale, ma i consigli divini che quei due genitori ebrei ricevettero per ben due volte, in modo esplicito e solenne, dimostrano quale sia il pensiero del Creatore.PP 472.2

    Non era sufficiente che Sansone, il figlio promesso, ricevesse dai genitori un buon patrimonio ereditario, egli doveva essere seguito con cura affinché acquisisse anche buone abitudini. Dio voleva che il futuro giudice e liberatore d’Israele conducesse sin dall’infanzia una vita molto temperata; doveva essere nazireo sin dalla nascita, astenendosi completamente dal vino e dalle bevande forti.PP 472.3

    I genitori devono impartire ai figli, sin dalla loro più tenera età, lezioni di temperanza, abnegazione e autocontrollo.PP 472.4

    Le indicazioni dell’angelo comprendevano il divieto di consumare “alcun che d’impuro”. La distinzione fra cibi puri e impuri non era una regola puramente cerimoniale e arbitraria, era infatti ispirata a princìpi sanitari. La forza straordinaria che per migliaia di anni ha caratterizzato il popolo ebraico può essere in gran parte attribuita all’osservanza di questa distinzione. I princìpi della temperanza devono essere più ampi della semplice astensione dall’uso di bevande alcoliche. Un’alimentazione stimolante e pesante spesso è altrettanto dannosa per la salute delle bevande alcoliche e in molti casi ne favorisce l’uso. Chi è veramente temperato evita tutto ciò che è dannoso ed è moderato in ciò che è salutare. Sono pochi coloro che si rendono conto quanto la salute, il carattere, l’essere utili in questo mondo e il destino eterno, dipendano dalla dieta. Gli appetiti devono essere sottomessi alle facoltà intellettuali e morali; il corpo deve essere sottoposto allo spirito, e non il contrario.PP 472.5

    La promessa fatta a Manoah si adempì e nacque un figlio che fu chiamato Sansone. A mano a mano che cresceva, il ragazzo dimostrava di possedere una forza straordinaria. Sansone e i suoi genitori sapevano bene che non dipendeva dai suoi muscoli, ma dalla sua condizione di nazireo di cui i lunghi capelli erano il simbolo. Se Sansone avesse ubbidito agli ordini divini con la stessa fedeltà dei genitori, avrebbe avuto una vita più nobile e felice. Ma questa integrità fu incrinata dai suoi legami con gli idolatri. Sansone, che era di Tsorea, una città al confine con il paese dei filistei, intrecciò con quella popolazione pagana stretti legami di amicizia che avrebbero influito negativamente su tutta la sua vita. Innamoratosi di una giovane donna che abitava nella città filistea di Timnah, decise di sposarla. Ai genitori, che fedeli a Dio cercavano inutilmente di dissuaderlo rispose: “Mi piace”. Cfr. Giudici 14:3. Così, alla fine, essi si rassegnarono e il matrimonio fu celebrato.PP 473.1

    Proprio nel momento in cui Sansone, ormai uomo, doveva eseguire la missione divina, quando avrebbe dovuto rimanere particolarmente fedele a Dio, egli si legò ai nemici d’Israele. Non si chiese se unendosi a colei che aveva scelto avrebbe potuto glorificare meglio Dio, o se si poneva in una situazione che gli avrebbe impedito di compiere la missione a cui era stato chiamato. Dio aveva promesso saggezza a tutti coloro che avrebbero cercato di onorare prima di tutto lui; per chi ricerca l’appagamento dei propri piaceri non esiste alcuna promessa.PP 473.2

    Quanta gente imita Sansone! Quanti cristiani di fronte al matrimonio non chiedono consiglio a Dio per la scelta del proprio coniuge e si uniscono a non credenti seguendo le loro inclinazioni! Essi non pensano se questa scelta è alla gloria di Dio. La fede cristiana deve esercitare un notevole influsso sul matrimonio, ma troppo spesso i moventi che conducono a questa unione sono estranei ai princìpi cristiani. Satana cerca costantemente di far sorgere fra i credenti passioni profane che li inducano a unirsi a coloro che già gli appartengono, rafforzando così il suo influsso sul popolo di Dio. Ma il Signore, nella sua Parola, insegna a non unirsi con coloro che non possiedono il suo amore: “E quale armonia fra Cristo e Beliar? O che v’è di comune tra il fedele e l’infedele? E quale accordo fra il tempio di Dio e gli idoli?” 2 Corinzi 6:15, 16.PP 473.3

    Il matrimonio di Sansone contribuì a consolidare i suoi legami con coloro che odiavano il Dio d’Israele. Chiunque intreccia relazioni con questo tipo di persone, si sentirà obbligato a conformarsi in una certa misura alle loro abitudini e usanze. Del tempo prezioso viene speso per soffermarsi su pensieri e parole che tendono a infrangere i princìpi e a indebolire l’animo umano.PP 474.1

    La donna per la quale Sansone aveva trasgredito l’ordine di Dio, mostrò prima della conclusione della festa nuziale la propria slealtà verso il marito che, esasperato dalla sua perfidia, la abbandonò per un certo tempo tornando alla sua casa di Tsorea. Ma quando passata la collera Sansone cercò sua moglie, vide che era stata data a un altro. Per vendicarsi devastò tutti i campi e le vigne dei filistei che, sebbene fossero stati loro a indurre con delle minacce la moglie di Sansone a tradirlo, uccisero la donna. Sansone aveva già dimostrato la sua forza straordinaria ammazzando con una mano sola un giovane leone e uccidendo trenta uomini di Askalon. E ora, spinto dall’ira per il barbaro assassinio di sua moglie, attaccò i filistei “e li sbaragliò interamente, facendone un gran macello...”. Giudici 15:8. Poi, cercò rifugio per sfuggire ai loro nemici nella “caverna della roccia d’Etam” (cfr. Giudici 15:11), nel territorio della tribù di Giuda.PP 474.2

    Gli abitanti di Giuda erano molto preoccupati per il gran numero di soldati filistei che braccavano Sansone, e mostrarono la loro bassezza accordandosi per consegnarlo ai nemici. Tremila uomini di Giuda si recarono quindi da lui, ma senza avvicinarsi troppo perché temevano che avrebbe potuto far del male anche ai suoi compatrioti. Sansone acconsentì a essere legato e consegnato ai filistei, ma prima volle che gli uomini di Giuda gli promettessero di non attaccarlo perché lo avrebbero costretto a massacrarli.PP 474.3

    Si fece legare con due corde nuove e fu condotto nel campo nemico dove suscitò grandi manifestazioni di gioia. Ma mentre quelle grida riecheggiavano tra le colline, “lo spirito dell’Eterno lo investì”. Giudici 15:14. Spezzò le robuste corde nuove come se fossero state consumate dal fuoco, e afferrò la prima arma che gli capitò in mano, una semplice mascella d’asino che rese più pericolosa di una spada o una lancia, e con essa attaccò i filistei che fuggirono terrorizzati lasciando cento uomini sul campo.PP 474.4

    Se gli israeliti si fossero uniti subito a Sansone avrebbero riportato una vittoria decisiva e in quell’occasione si sarebbero liberati dal giogo degli oppressori, ma essi non avevano più l’iniziativa e il coraggio di un tempo. Non solo gli israeliti non si erano preoccupati di spodestare i pagani dal paese, come Dio aveva ordinato loro, ma si erano adeguati alle loro usanze degradanti, tollerandone le atrocità e, finché non ne subirono danno, approvandone l’ingiustizia. E quando il giogo dell’oppressione li schiacciò, accettarono senza reagire la corruzione che avrebbero evitato solo se avessero ubbidito a Dio. E per di più, quando il Signore suscitò un liberatore in loro favore, lo abbandonarono per unirsi ai nemici.PP 474.5

    Dopo questa vittoria, gli israeliti elessero Sansone giudice, ed egli governò Israele per vent’anni. Come spesso succede, il primo passo falso preparò la strada per altri errori. Sansone, che già una volta aveva violato gli ordini divini sposandosi con una filistea, si avventurò nuovamente tra i suoi mortali nemici, abbandonandosi a passioni illegittime. Confidando nella sua grande forza, che terrorizzava i filistei, si recò di persona a Gaza da una prostituta.PP 475.1

    Gli abitanti della città, assetati di vendetta, furono informati della sua venuta, e rinchiusero per sicurezza il nemico fra le mura di quella città estremamente fortificata. Erano convinti di avere in mano la preda, ma aspettavano il mattino per coronare il trionfo. Sansone a mezzanotte si alzò con il rimorso di coscienza per aver infranto il voto di nazireato. Nonostante questo peccato Dio, con misericordia, non lo abbandonò e ancora una volta quella forza prodigiosa gli permise di liberarsi. Giunto davanti alla porta della città, “...diè di piglio ai battenti della porta della città e ai due stipiti, li divelse insieme con la sbarra, se li mise sulle spalle e li portò in cima al monte ch’è dirimpetto ad Hebron”. Giudici 16:3.PP 475.2

    Nonostante lo scampato pericolo, Sansone non cessò di comportarsi male. Pur non avventurandosi più tra i filistei, continuò a ricercare quei piaceri sensuali che lo stavano portando alla rovina. “S’innamorò di una donna della valle di Sorek” (Giudici 16:4), il cui nome era Delila “la consumatrice”. La valle di Sorek, non lontana dal paese natale di Sansone, era famosa per le sue vigne; ciò costituiva una tentazione per il debole nazireo, che aveva già ceduto al vino, allontandosi ulteriormente dalla purezza e da Dio. I filistei sorvegliarono attentamente i movimenti del nemico e quando egli cedette a questo nuovo sentimento, decisero di votarlo alla rovina servendosi di Delila.PP 475.3

    Una delegazione formata da un capo di ciascuna provincia della Filistia fu mandata nella valle di Sorek. Ma non avendo il coraggio di prendere Sansone nel pieno della sua forza, corruppero Delila affinché scoprisse e rivelasse loro il segreto di quel campione.PP 475.4

    Importunato dalle domande della delatrice, Sansone la ingannò dichiarando che certe pratiche lo avrebbero reso fiacco, ma i fatti svelarono l’inganno, e la donna lo accusò di falsità, dicendogli: “Come fai a dirmi: T’amo! mentre il tuo cuore non è con me? Già tre volte m’hai beffata e non m’hai detto dove risiede la tua gran forza”. Giudici 16:15. Per tre volte Sansone ebbe la prova dell’accordo dei filistei con questa incantatrice per distruggerlo, ma dopo il fallimento dei suoi tentativi, la donna ricorse all’arguzia, fugando i timori dell’ignaro Sansone.PP 476.1

    Delila, la quale esercitava su di lui un fascino particolare, insisteva giorno dopo giorno finché egli se ne innamorò perdutamente. Alla fine Sansone sopraffatto rivelò il segreto dicendo: “Non è mai passato rasoio sulla mia testa, perché sono un nazireo, consacrato a Dio, dal seno di mia madre. Se fossi tosato la mia forza se ne andrebbe diventerei debole e farei come un uomo qualunque”. Giudici 16:17. Allora Delila mandò immediatamente ai capi filistei un messaggero, invitandoli a recarsi da lei rapidamente. Mentre il guerriero dormiva, gli vennero tagliati i folti capelli e la donna, come aveva fatto precedentemente, chiamò: “Sansone, i filistei ti sono addosso”. Svegliatosi all’improvviso, egli pensava di avere ancora la forza per distruggerli, ma le sue braccia potenti l’avevano persa ed egli comprese “che l’Eterno s’era ritirato da lui”. Giudici 16:20. I filistei, non del tutto convinti che la forza avesse abbandonato Sansone, lo fecero infastidire e torturare da Delila, poi lo catturarono, e dopo averlo accecato in entrambi gli occhi, lo portarono a Gaza, dove fu incatenato nella prigione e costretto a girare la macina.PP 476.2

    Che cambiamento: da giudice e campione d’Israele, a debole prigioniero accecato, addetto a uno dei lavori più degradanti. Nonostante Sansone avesse gradualmente violato le condizioni della sua santa vocazione, Dio aveva avuto pazienza con lui, ma nel momento in cui cedette alla potenza del peccato, fino a svelare il suo segreto, il Signore lo abbandonò. Non che nei suoi lunghi capelli vi fosse qualche virtù; essi erano semplicemente un segno della sua fedeltà a Dio e quando furono sacrificati alle passioni, anche la benedizione di cui essi erano il segno, si allontanò da lui.PP 476.3

    Attraverso la sofferenza, l’umiliazione e la derisione dei filistei il debole Sansone imparò più di quanto avesse capito prima, e soffrendo arrivò al pentimento. Con i capelli gli tornarono gradualmente anche le forze; ma i suoi nemici, che lo consideravano un prigioniero incatenato e indifeso, non se ne preoccuparono.PP 476.4

    Essi attribuivano la loro vittoria al loro dio e con esultanza sfidarono il Dio d’Israele, organizzando una festa in onore del dio pesce Dagon, protettore del mare. Il popolo filisteo lasciò le città e le campagne, per partecipare alle celebrazioni. Folle di adoratori riempivano il tempio e occupavano le gallerie in alto. La pompa del rituale, che accompagnava i sacrifici, era arricchita da musica e festeggiamenti. Nel momento culminante della festa in onore di Dagon, fu fatto entrare Sansone, salutato con grida di trionfo; il popolo e i capi deridevano la sua miseria adorando il dio che aveva travolto colui che aveva devastato il paese. Fingendo di essere stanco, Sansone chiese il permesso di appoggiarsi alle due colonne centrali che sostenevano il tetto del tempio e, in silenzio, pronunciò questa preghiera: “O Signore o Eterno, ti prego, ricordati di me! Dammi forza per questa volta soltanto, o Dio, perch’io mi vendichi di un colpo solo dei Filistei, per la perdita dei miei due occhi” (Giudici 16:28) e mentre sussurrava queste parole abbracciò i due pilastri con le sue forti braccia, gridando: “Ch’io muoia insieme co’ filistei!”, si incurvò per lo sforzo e il tetto cadde piombando su quella folla numerosa, “talché più ne uccise egli morendo, che non ne avea uccisi da vivo”. Giudici 16:30.PP 476.5

    Gli idoli, insieme ai pagani che li veneravano, i sacerdoti, i contadini, i guerrieri e i nobili, furono sepolti sotto le rovine del tempio di Dagon. Tra le macerie vi era anche il corpo di colui che Dio aveva scelto per liberare il suo popolo. La notizia della terribile catastrofe raggiunse il paese d’Israele e i parenti di Sansone scesero dalle colline. Senza essere ostacolati recuperarono il corpo dell’eroe e “quindi risalirono, e lo seppellirono fra Tsorea e Eshtaol, nel sepolcro di Manoah, suo padre”. Giudici 16:31.PP 477.1

    La promessa di Dio di liberare Israele dai filistei attraverso Sansone, era stata mantenuta. Ma come era stata difficile e terribile l’esperienza di quell’uomo la cui vita avrebbe potuto essere un motivo di lode a Dio e di gloria per la sua nazione! Se Sansone fosse rimasto fedele all’appello divino, Dio avrebbe potuto compiere i suoi piani onorandolo e glorificandolo; ma egli cedette alla tentazione e tradì la fiducia che era stata posta in lui. La sua missione si concluse con la sconfitta, la schiavitù e la morte.PP 477.2

    Fisicamente Sansone era l’uomo più forte della terra, ma per quanto riguarda l’autocontrollo, l’integrità e la fermezza, era uno dei più deboli. Molti confondono le forti passioni con un carattere forte, ma in realtà chi è dominato dalle passioni è un debole. La vera grandezza dell’uomo si misura dai sentimenti che controlla e non da quelli che lo controllano.PP 477.3

    Dio si era preoccupato di Sansone, affinché potesse essere pronto a compiere la missione che gli era stata affidata. La forza fisica, il vigore intellettuale e la purezza morale, che lo avevano caratterizzato in gioventù erano dei presupposti favorevoli; ma l’influsso di amicizie sbagliate gli fece perdere di vista l’unica salvaguardia: Dio. E così fu trascinato via dalla marea del male. Coloro che nel compiere il loro dovere sono messi alla prova, possono contare sulla protezione divina; ma se si sottopongono di propria iniziativa alla tentazione, prima o poi cadranno.PP 477.4

    Proprio coloro che Dio si propone di utilizzare come suoi strumenti, per un’opera speciale, sono bersaglio degli attacchi di Satana che cerca di sviarli. Egli colpisce nei punti deboli, facendo leva sui nostri difetti di carattere per controllare l’intera persona, sapendo che chi si culla in questi difetti sarà facilmente sconfitto. L’uomo non è solo nella lotta contro il male; gli angeli di Dio, che salivano e scendevano nella scala che Giacobbe vide in visione, rafforzeranno i deboli tentativi di ogni persona che lo vorrà e l’aiuteranno a raggiungere le cime più elevate.PP 478.1

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