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Patriarchi e profeti

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    Capitolo 55: Il piccolo Samuele

    Elkana, un levita della contrada montuosa di Efraim, era un uomo ricco e influente che amava e temeva Dio; sua moglie, Anna, era una donna gentile e modesta, animata da una religiosità fervente e con una fede profonda e nobile.PP 479.1

    Questa coppia non godeva di quel privilegio a cui ogni ebreo aspira profondamente: la loro casa non era allietata da bambini, e il desiderio di perpetuare il nome della famiglia aveva indotto il marito, secondo l’usanza del tempo, a contrarre un secondo matrimonio. Ma questo passo, che non manifestava una completa fiducia in Dio, non portò felicità. Alla famiglia si unirono figli e figlie, ma la gioia e la bellezza di questa sacra istituzione divina era rovinata, e la pace infranta. Peninna, la nuova moglie, era gelosa e di idee ristrette, e aveva un comportamento orgoglioso e insolente. Anna, tuttavia, le cui speranze sembravano infrante e la cui vita era diventata opprimente, affrontò la prova con dolce e toccante rassegnazione.PP 479.2

    Elkana, fedele alle direttive divine, in occasione delle grandi solennità si recava con la sua famiglia a Sciloh per adorare e offrire il sacrificio. Pur essendo un levita, per l’irregolarità dei servizi sacri la sua collaborazione non veniva richiesta.PP 479.3

    Perfino in questa sacra festività in cui si adorava Dio affiorò quel cattivo spirito che aveva pervaso la sua casa. Dopo la presentazione delle offerte di ringraziamento tutta la famiglia partecipò unita a una festa ancora più gioiosa. In quelle occasioni Elkana dava alla madre dei suoi bambini una parte di sacrificio per lei e una per ciascuno dei suoi figli; e, pieno di riguardo per Anna, gliene porgeva una porzione doppia per dimostrarle che l’amava come se lei gli avesse dato un figlio. Ma la seconda moglie, era divorata dalla gelosia. Come favorita da Dio, pretendeva la priorità e rinfacciava ad Anna la sua sterilità, sostenendo che questa era una prova della disapprovazione divina. La cosa si ripeteva di anno in anno, e Anna non riusciva più a sopportarla. Non potendo nascondere il dolore, scoppiò in un pianto irrefrenabile e si allontanò dalla festa. Il marito cercò invano di consolarla. “Perché piangi? Perché non mangi? Perché è triste il cuor tuo?” le diceva “Non ti valgo io più di dieci figliuoli?” 1 Samuele 1:8.PP 479.4

    Anna non rispose, ma presentò a Dio quel problema che non poteva condividere con nessun essere umano. Lo implorò con fervore affinché la liberasse dai rimproveri e le concedesse il prezioso dono di un figlio da nutrire ed educare per lui; e si impegnò con un voto solenne: se la sua richiesta fosse stata esaudita, avrebbe consacrato il proprio figlio a Dio sin dalla nascita. Anna si avvicinò all’ingresso del tabernacolo e angosciata “pregò l’Eterno piangendo dirottamente” (1 Samuele 1:10) e rivolgendo il suo pensiero a Dio mentalmente, non a voce alta. A quei tempi erano piuttosto rari questi atti di adorazione; erano frequenti i banchetti in cui addirittura ci si ubriacava, anche in occasione delle solennità religiose. Eli, il sommo sacerdote, osservò Anna e ritenne che fosse ubriaca. Pensando che dovesse essere rimproverata, le disse severamente: “Quanto durerà cotesta tua ebbrezza? Va’ a smaltire il tuo vino”. 1 Samuele 1:14.PP 480.1

    Addolorata da queste parole, Anna rispose gentilmente: “No, signor mio, io sono una donna tribolata nello spirito, e non ho bevuto né vino né bevanda alcolica ma stavo spandendo l’anima mia dinanzi all’Eterno. Non prendere la tua serva per una donna da nulla; perché l’eccesso del mio dolore e della tristezza mia mi ha fatto parlare fino adesso”. 1 Samuele 1:16.PP 480.2

    Il sommo sacerdote, che era un uomo di Dio, si commosse profondamente e invece di rimproverarla la benedisse: “Va, in pace, e l’Iddio d’Israele esaudisca la preghiera che gli hai rivolta”. 1 Samuele 1:17.PP 480.3

    Così avvenne e Anna fu esaudita. Appena vide il figlio lo chiamò Samuele, “esaudito da Dio”. Quando il piccolo fu abbastanza grande da separarsi dalla mamma, la donna sciolse il voto. Anna amava il bambino con tutta l’intensità che può provare una mamma, e giorno dopo giorno, vedendolo crescere e ascoltando i suoi balbettii, sentiva di amarlo sempre più. Era il suo unico figlio, un dono particolare che il Signore le aveva fatto, ma lo aveva ricevuto come un tesoro da consacrare a Dio, e non lo avrebbe negato a colui che glielo aveva dato.PP 480.4

    Anna si recò insieme al marito a Sciloh e presentò al sacerdote, nel nome di Dio, il suo prezioso dono, dicendo: “Pregai per aver questo fanciullo; e l’Eterno mi ha concesso quel che io gli avevo domandato. E, dal canto mio, lo dono all’Eterno; e finché durerà la vita, egli sarà donato all’Eterno”. 1 Samuele 1:27, 28. Eli fu profondamente impressionato dalla fede e dalla consacrazione di questa donna d’Israele. Proprio lui, che era un padre troppo indulgente, vedendo il grande sacrificio di una madre che dava il suo unico figlio affinché egli lo consacrasse al servizio di Dio si sentì umiliato e intimorito. Umiliato per il suo amore egoistico, pervaso da un sentimento di adorazione e venerazione si prostrò davanti al Signore.PP 480.5

    Il cuore della madre era pieno di gioia e gratitudine che desiderava ardentemente manifestare a Dio. Divinamente ispirata, pregò: “Il mio cuore esulta nell’Eterno, l’Eterno mi ha dato una forza vittoriosa, la mia bocca s’apre contro i miei nemici perché gioisco per la liberazione che tu hai concessa. Non v’è alcuno che sia santo come l’Eterno, perché non c’è altro Dio fuori di te; né v’è rocca pari all’Iddio nostro. Non parlate più con tanto orgoglio; non esca più l’arroganza dalla vostra bocca; poiché l’Eterno è un Dio che sa tutto, e da lui son pesate le azioni dell’uomo... L’Eterno fa morire e fa vivere; fa scendere nel soggiorno dei, morti e ne fa risalire. L’Eterno fa impoverire ed arricchisce, Egli abbassa ed anche innalza. Rileva il misero dalla polvere e trae su il povero dal letame, per farli sedere con principi, per farli eredi di un trono di gloria; poiché le colonne della terra son dell’Eterno, e sopra queste Egli ha posato il mondo. Egli veglierà sui passi dei suoi fedeli, ma gli empi periranno nelle tenebre; poiché l’uomo non trionferà per la sua forza. Gli avversari dell’Eterno saranno frantumati. Egli tonerà contr’essi dal cielo; l’Eterno giudicherà gli estremi confini della terra darà forza al suo re, farà grande la potenza del suo unto”. 1 Samuele 2:1-3, 6-10.PP 481.1

    Le parole di Anna erano profetiche, annunciavano sia Davide, che sarebbe stato re d’Israele, sia il Messia, l’Unto del Signore. Dopo un’allusione alle parole vanagloriose di una donna insolente e litigiosa, il canto si riferisce alla distruzione dei nemici di Dio e al trionfo finale del suo popolo redento.PP 481.2

    Anna tornò tranquillamente verso la sua casa di Rama, lasciando a Sciloh il piccolo Samuele affinché sotto la guida del sommo sacerdote fosse iniziato al servizio del santuario. Ella aveva insegnato al figlio ad amare, rispettare Dio e consacrarsi a lui, sin da quando il piccolo aveva cominciato a capire. Si era servita di qualsiasi oggetto che lo circondava per dirigere i pensieri del bambino verso il Creatore. Le cure di questa madre fedele non cessarono neanche quando essa si separò dal suo piccolo. Ogni giorno pregava per lui; ogni anno con le sue mani gli cuciva una tunica che, quando si recava a Sciloh con suo marito per l’adorazione, donava al bambino come segno del suo affetto. Ogni fibra della piccola veste era intessuta con la preghiera che egli potesse essere puro, nobile e leale. Non chiedeva onori terreni per il figlio, ma che egli potesse raggiungere quella grandezza che ha valore per il cielo, cioè che egli potesse onorare Dio e benedire i suoi simili.PP 481.3

    La ricompensa di Anna fu grande, come è grande l’incoraggiamento alla fedeltà che deriva dal suo esempio. A ogni madre vengono offerte grandi opportunità, e affidati interessi infinitamente preziosi. Gli umili doveri della donna, ritenuti un’incombenza noiosa, devono essere considerati un’opera grande e nobile. Ogni madre ha il privilegio di influire positivamente sulla società attraverso il suo esempio e può rallegrarsene. Ella educherà i propri figli affinché seguano, nella buona e nell’avversa fortuna, la via giusta adempiendo gli obiettivi divini. Ma potrà sperare di formare il carattere dei figli secondo la volontà di Dio, solo se nella sua vita cercherà di seguire gli insegnamenti del Cristo. La società condiziona negativamente tramite le mode, che esercitano un forte influsso sui giovani. Se la madre non adempie il suo dovere, che consiste nell’istruire, guidare e disciplinare, i figli accetteranno naturalmente il male. Ogni madre si rivolga al Salvatore con la preghiera di Manoah: “Qual norma s’avrà da seguire per il bambino? E che si dovrà fare per lui?” Giudici 13:12. Esse dovranno seguire le istruzioni che Dio ha dato nella sua Parola, per ricevere la saggezza necessaria.PP 481.4

    Intanto Samuele continuava a crescere, apprezzato dall’Eterno e dagli uomini. Per quanto il ragazzo vivesse nel santuario in cui si svolgeva il culto di Dio, non era esente da influssi ed esempi di peccato. I figli di Eli non temevano Dio e non rispettavano nemmeno il proprio padre. Samuele non cercava la loro compagnia, e non si conformava al loro comportamento, ma si impegnava costantemente, come può fare ogni giovane, per diventare come Dio desidera. Il Signore è contento anche quando un bambino si consacra a lui.PP 482.1

    Gentile, generoso, ubbidiente e rispettoso, Samuele conquistò con il suo buon carattere l’affetto di Eli, l’anziano sacerdote che si era preso cura di lui. Eli, addolorato per la caparbietà dei suoi figli, fu confortato e benedetto dalla presenza del piccolo, servizievole e affezionato Samuele, per il quale provava un amore più tenero di quello di un padre per il proprio figlio. È curioso pensare che esistesse un affetto così saldo fra il personaggio più importante della nazione e un semplice bambino; e quando per Eli sopraggiunsero gli acciacchi della vecchiaia, e provava rimorso e preoccupazione per la condotta dissoluta dei figli, si rivolgeva a Samuele per ricevere consolazione.PP 482.2

    Normalmente i leviti non si occupavano del servizio religioso prima di aver compiuto venticinque anni, ma per Samuele si fece un’eccezione a questa regola: ogni anno gli venivano affidati compiti sempre più rilevanti, tanto che in segno di consacrazione all’opera del santuario, ricevette l’efod quando era ancora bambino. I doveri che gli erano affidati per il servizio di Dio nel tabernacolo, erano adeguati alle sue capacità. All’inizio erano molto umili e non sempre piacevoli, ma Samuele li svolgeva nel modo migliore possibile e volenterosamente. La sua religione si manifestava nell’adempimento dei suoi doveri quotidiani; egli si riteneva servo di Dio e considerava ogni suo lavoro un’opera per l’Eterno. Il suo impegno fedele era accettato perché ispirato dall’amore per il Signore e dal sincero desiderio di fare la sua volontà. Fu cosi che Samuele divenne collaboratore del Dio del cielo e della terra, che lo qualificò per compiere una grande opera per Israele.PP 482.3

    Se si insegnasse ai bambini che anche i doveri semplici e umili fanno parte dei compiti che Dio affida loro per imparare a svolgere un servizio fedele ed efficiente, come apparirebbero più piacevoli e importanti! Eseguire ogni dovere come se fosse fatto per il Signore, rende interessante il lavoro più umile e unisce idealmente chi lavora sulla terra con le creature sante che compiono la volontà di Dio in cielo.PP 483.1

    Il successo in questa vita e il conseguimento di quella futura, dipendono dalla fedeltà e dall’attenzione con cui si svolgono i compiti più semplici. La perfezione è evidente non solo nelle grandi opere di Dio, ma anche in quelle più piccole. La mano che sostiene i mondi è la stessa che ha progettato con intelligenza i delicati gigli dei campi, e come Dio è perfetto nella sua sfera, noi dobbiamo esserlo nella nostra. Un carattere forte ed equilibrato viene formato eseguendo piccole azioni. La nostra vita deve essere caratterizzata dalla fedeltà sia nelle grandi cose sia nelle minime. Essere onesti nelle piccole cose, compiere piccole azioni che denotano fedeltà e gentilezza, ci può rendere felici; e quando la nostra opera sulla terra si concluderà, sarà evidente che ogni minimo dovere compiuto ha esercitato un influsso positivo che non potrà mai essere cancellato.PP 483.2

    Anche oggi i giovani possono diventare preziosi agli occhi di Dio come Samuele. Se rimarranno dei cristiani fedeli, potranno dare un forte impulso all’opera di riforma. Questi sono gli uomini necessari in quest’epoca della storia. Dio ha un’opera da svolgere per ognuno. Oggi tutti coloro che rimarranno fedeli a Dio otterranno risultati mai raggiunti, prima per il Signore e poi per l’umanità.PP 483.3

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