Sulla croce
I discepoli, rattristati, lo seguono a distanza, dietro la folla omicida. Lo vedono inchiodato sul legno, sospeso fra cielo e terra. Quanto dolore nel cuore degli apostoli che vedono l’amato Maestro costretto a soffrire come un criminale! Vicino alla croce ci sono i sacerdoti e gli anziani che, spinti da cieco fanatismo e incredulità, ridono, scherniscono, sbeffeggiano: “Tu che disfai il tempio e in tre giorni lo riedifichi, salva te stesso, se tu sei Figliuol di Dio, e scendi giù di croce! Similmente, i capi sacerdoti con gli scribi e gli anziani, beffandosi, dicevano: Ha salvato altri e non può salvar se stesso! Da che è il re d’Israele, scenda ora giù di croce, e noi crederemo in lui. S’è confidato in Dio; lo liberi ora, s’Ei lo gradisce, poiché ha detto: Son Figliuol di Dio”. Matteo 27:40-43.TT1 159.1
Gesù non risponde. Mentre i chiodi vengono piantati nelle sue mani e le gocce di sudore, negli spasimi dell’agonia, gli sgorgano dai pori, sulle labbra pallide e tremanti della vittima innocente sfugge un lieve sussurro; è una preghiera di perdono per i carnefici: “...Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno...” Luca 23:34. Tutto il cielo segue con profondo interesse la scena. Il glorioso Redentore di un mondo perduto soffre a causa delle trasgressioni umane alla legge di Dio. Egli sta per riscattare il suo popolo con il proprio sangue, per soddisfare le giuste esigenze della santa legge di Dio. È questo il mezzo per mettere la parola fine al peccato, a Satana e alle sue schiere malvage.TT1 159.2
Quali terribili sofferenze è stato costretto a sopportare il Salvatore! Era la consapevolezza del dispiacere del Padre che rese il calice così amaro. Non è stata la sofferenza fisica a mettere fine così rapidamente alla vita del Cristo, ma il peso insopportabile dei peccati del mondo e la percezione dello sdegno del Padre celeste. Aveva perso la gloria e la presenza del Padre. Gesù si trovava ormai immerso nelle fitte tenebre che lo circondavano e che strapparono alle sue labbra il grido: “...Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” Matteo 27:46.TT1 159.3
Gesù aveva partecipato insieme al Padre alla creazione del mondo e ora, in mezzo alle angosciose sofferenze del Figlio di Dio, solo gli uomini ciechi e sviati rimanevano indifferenti. I sacerdoti e gli anziani deridevano il Figlio di Dio agonizzante. La natura, invece, dimostrò la sua simpatia per il Creatore che stava morendo. La terra tremò, il sole perse il suo splendore, i cieli si oscurarono. Gli stessi angeli, che erano stati fino a quel momento testimoni del martirio, si nascosero davanti all’orribile spettacolo. Il Cristo moriva! Abbattuto, si sentiva solo. Il sorriso del Padre era scomparso e gli angeli non potevano più venire ad alleviare l’angoscia di quell’ora fatale: potevano solo guardare, attoniti, il loro amato Capo, il Re del cielo, che soffriva a causa delle trasgressioni umane della legge del Padre.TT1 159.4