Le mogli come collaboratrici
Dio ha chiamato i loro mariti a diffondere il messaggio della verità e queste sorelle sono intimamente collegate con l’opera del Signore. Se questi pastori si renderanno conto di essere stati veramente chiamati da Dio, comprenderanno l’importanza della verità.TT1 37.1
Essi delineano il confine fra la vita e la morte e devono vegliare sulla salvezza degli uomini, come se ne fossero responsabili. La loro vocazione è importante e le loro mogli possono rappresentare una grande benedizione o una grande maledizione. Esse possono sostenerli quando sono depressi, consolarli quando sono abbattuti, incoraggiarli a rivolgersi a Dio e ad avere piena fiducia in lui quando la loro fede vacilla. Oppure possono agire in maniera completamente opposta, considerando sempre gli aspetti negativi, pensando continuamente alle difficoltà, non esercitando nessuna fede in Dio, parlando delle proprie contrarietà al marito, continuando a lamentarsi e a mormorare, diventando un peso morto o addirittura una maledizione.TT1 37.2
Mi è stato mostrato che le mogli dei pastori devono collaborare con i mariti e fare attenzione all’influsso che esercitano, perché sono spesso al centro dell’attenzione e da esse ci si aspetta più che dalle altre sorelle. Esse devono essere d’esempio nel modo di parlare, di agire, di vestire: essere un profumo di vita anziché di morte. Esse devono manifestare un atteggiamento umile e dolce, ma degnitoso, evitando ogni conversazione su argomenti che non contribuiscono a orientare le menti verso il cielo. Devono porsi questo grande interrogativo: “In che modo posso salvare me stessa ed essere utile per la salvezza degli altri?” In quest’opera Dio non accetta un cuore diviso. Egli vuole la partecipazione e l’impegno di tutto l’essere. Il loro influsso parla in modo chiaro e inequivocabile o in favore della verità o contro di essa: o collaborano con Gesù od ostacolano la diffusione del suo messaggio. Avere una moglie non santificata è la cosa peggiore che possa capitare a un pastore. I messaggeri di Dio che hanno vissuto o vivono in questa triste situazione, vittime di questo influsso così deleterio, raddoppieranno le preghiere e la vigilanza, assumeranno una posizione forte e chiara per non lasciarsi coinvolgere. Essi si uniranno ancor più profondamente a Dio, saranno fermi e decisi, gestendo bene la propria famiglia e vivendo per ricevere l’approvazione dell’Eterno e l’aiuto degli angeli. Se essi, però, cedono ai desideri delle loro compagne non consacrate, Dio non considererà favorevolmente la loro famiglia. Dio non può essere presente nella loro casa quando essi sostengono la propria moglie e ne difendono perfino i torti.TT1 37.3
Il nostro Dio è un Dio geloso. È terribile beffarsi di lui. Un giorno Acan desiderava un lingotto d’oro e un mantello babilonese; li nascose e le conseguenze del suo gesto ricaddero su Israele che fu costretto a fuggire davanti ai suoi nemici. Quando Giosuè indagò per conoscere il motivo della sconfitta, il Signore disse: “Levati, santifica il popolo e digli: “Santificatevi per domani, perché così ha detto l’Eterno, l’Iddio d’Israele: O Israele, c’è dell’interdetto in mezzo a te! Tu non potrai stare a fronte dei tuoi nemici, finché non abbiate tolto l’interdetto di mezzo a voi”. Giosuè 7:13. Acan aveva peccato e Dio distrusse lui, la sua famiglia e tutto quello che possedevano cancellando, in tal modo, la maledizione da Israele.TT1 37.4
L’Israele spirituale deve rinascere e ritrovare la propria forza in Dio rinnovando il suo patto con lui. L’avidità, l’egoismo, l’amore per il denaro e i piaceri si sono insinuati fra gli osservatori del sabato. Tutto questo distrugge lo spirito di sacrificio del popolo di Dio. Coloro che sono vittime dell’avidità non se ne rendono conto: essa si è insinuata in loro a poco a poco e se non verrà completamente sradicata, la loro distruzione sarà certa come lo fu quella di Acan. Molti non hanno sacrificato sull’altare di Dio; amano il mondo, ne amano i guadagni e i vantaggi, e se non avverrà in loro un vero cambiamento periranno con il mondo. Dio ha affidato loro dei mezzi di cui non sono i proprietari, ma semplicemente gli amministratori. Essi, però, li considerano di loro proprietà e li accumulano. Quando Dio li abbandonerà a se stessi, tutto ciò sarà loro rapito inun batter d’occhio! È necessario uno spirito di sacrificio in favore del Signore e rinunciare a se stessi per amore della verità. Com’è debole e fragile l’uomo! Com’è privo di forza! Mi fu mostrato che presto l’uomo sarebbe stato umiliato, costretto a rinunciare al suo orgoglio. Re e nobili, ricchi e poveri dovranno piegarsi e la furia distruttrice delle ultime piaghe si abbatterà su di loro.TT1 37.5