L’unica via d’uscita
L’unica via d’uscita sta nell’astenersi dall’assaggiare, dal provare tè, caffè, tabacco, oppio, bevande alcoliche. Gli uomini della nostra generazione hanno un bisogno due volte maggiore di quello delle generazioni passate di contare su tutta la loro forza di volontà, sostenuta dalla grazia di Dio, per resistere alle tentazioni di Satana e per respingere le sollecitazioni dei sensi. Questa generazione ha una capacità di autocontrollo inferiore rispetto a quella dei suoi predecessori. Chi ha ceduto al desiderio di stimolanti ha trasmesso le proprie propensioni e le proprie passioni incontrollate ai figli ed è quindi necessaria una maggiore forza morale per resistere all’intemperanza sotto tutte le sue forme. L’unica via d’uscita consiste nel rimanere fedeli ai principi della temperanza senza avventurarsi su sentieri pericolosi.TT1 283.3
Il grande obiettivo che Gesù si proponeva con il lungo digiuno nel deserto era quello di insegnarci la necessità dell’autocontrollo e della temperanza. Quest’opera deve iniziare sulla nostra tavola, per proseguire in tutte le occasioni della vita. Il Redentore del mondo venne dal cielo per sostenere l’uomo nella sua debolezza, affinché, grazie alla forza che Gesù gli accorda, possa essere abbastanza forte per contrastare gli appetiti, le passioni e risultare vincitore da ogni punto di vista.TT1 284.1
Molti genitori formano ed educano il gusto dei propri figli lasciando che essi si nutrano di alimenti carnei e bevano tè e caffè. La carne molto condita, il tè e il caffè preparano la via al desiderio di stimolanti più forti, come il tabacco. L’uso del tabacco, a sua volta, incoraggia l’uso dei liquori; l’uso di tabacco e di liquori indebolisce invariabilmente il sistema nervoso.TT1 284.2
Se i cristiani orientassero le percezioni morali verso la temperanza potrebbero, con il loro esempio, e iniziando proprio dalla loro tavola, aiutare quanti non hanno un buon autocontrollo e non sono in grado di resistere alle sollecitazioni dell’appetito. Se comprendessimo l’effetto che le passioni della nostra vita hanno sui nostri interessi eterni e ci rendessimo conto che il nostro destino eterno dipende da abitudini di stretta temperanza, saremmo sobri sia nel mangiare sia nel bere. Tramite il nostro esempio e il nostro impegno personale possiamo essere uno strumento per la salvezza di molti uomini, strappandoli alla degradazione dell’intemperanza, al crimine e alla morte. Le nostre sorelle possono fare molto nella grande opera della salvezza semplicemente mettendo in tavola del cibo sano e nutriente. Esse possono consacrare una parte del loro tempo prezioso all’educazione del gusto dei figli, incoraggiando la temperanza in ogni cosa, promuovendo spirito di sacrificio e desiderio di aiutare il prossimo.TT1 284.3
Nonostante l’esperienza del Cristo, che nel deserto della tentazione rifiutò di cedere ai richiami dell’appetito e ne vinse la potenza, molte madri cristiane, tramite l’esempio e l’educazione impartita ai figli, permettono che essi si abituino a soddisfare la gola o diventino degli ubriaconi. I figli spesso sono rovinati perché si permette loro di mangiare ciò che desiderano e quando lo desiderano, senza tener conto della salute. Molti bambini, sin dall’infanzia, diventano schiavi della gola e molto presto soffrono di dispepsia. Questa loro tendenza all’intemperanza nel mangiare cresce con il passare del tempo e si accentua con il rafforzarsi della struttura fisica. La forza mentale e fisica viene sacrificata a causa di questa indulgenza e si forma il gusto per determinati cibi dai quali essi non possono trarre nessun beneficio perché sono dannosi. L’organismo ne risente e ne risulta debilitato.TT1 284.4