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Principi di educazione cristiana

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    Stabilire e rafforzare le regole

    Le regole in vigore nella classe dovrebbero rappresentare, per quanto è possibile, la voce della scuola. Ogni principio in esse incluso dovrebbe essere spiegato agli studenti affinché questi si convincano che sono giuste. In questo modo si sentiranno responsabilizzati e faranno di tutto perché le regole siano rispettate.PEC 170.2

    Le norme dovrebbero essere poche, ma ben pensate e, una volta definite, rese obbligatorie. La mente si abitua ad accettare e ad adattarsi a ciò che non può essere cambiato. È il permissivismo che suscita il desiderio, la speranza e l’incertezza che spesso sfociano nell’irrequietezza, nell’irritazione e nell’insubordinazione.PEC 170.3

    Si deve far chiaramente comprendere che il governo di Dio non ammette compromessi con il male. La disubbidienza non deve essere tollerata né in casa né a scuola. Nessun genitore e nessun insegnante, che abbiano a cuore il bene di quanti sono affidati alle loro cure, scenderanno a compromessi con l’ostinazione che sfida l’autorità o ricorreranno a sotterfugi e scappatoie per evitare l’ubbidienza. Non è amore, ma sentimentalismo quello che tratta con leggerezza la trasgressione e cerca di raggiungere la sottomissione ricorrendo alla lusinga o ai doni per poi finire con l’accettare qualche sostituto al posto dell’ubbidienza richiesta.PEC 170.4

    “Gli insensati si burlano del peccato...”. Proverbi 14:9. Dobbiamo stare in guardia dal trattare il peccato come cosa di poco conto. Terribile è il suo potere su chi lo commette. “L’empio sarà preso nelle proprie iniquità, tenuto stretto dalle funi del suo peccato”. Proverbi 5:22. Il torto maggiore che si possa fare ai bambini o ai giovani è di permettere loro di diventare schiavi di cattive abitudini.PEC 170.5

    Nei giovani è innato l’amore per la libertà; essi la desiderano, ma devono capire che tale inestimabile benedizione si raggiunge solo ubbidendo alla legge di Dio, la quale è una salvaguardia per la vera libertà e indipendenza, perché indica e proibisce le cose che degradano e che rendono schiavi, offrendo agli ubbidienti una protezione contro la potenza del male.PEC 170.6

    Il salmista dice: “E camminerò con libertà, perché ho cercato i tuoi precetti”. Salmi 119:45 (Luzzi). “Le tue testimonianze sono la mia gioia; esse sono i miei consiglieri”. Salmi 119:24.PEC 170.7

    Quando ci impegniamo a correggere il male, dovremmo guardarci dalla tendenza di accusare e di censurare. Le continue riprensioni disorientano, ma non riformano. Per molte menti, e spesso per quelle dotate di più fine sensibilità, un’atmosfera di critica poco benevola è fatale. I fiori non possono sbocciare sotto il soffio di un vento che appassisce.PEC 171.1

    Un bambino troppo spesso ripreso per qualche sua particolare mancanza, finisce per considerarla come una sua caratteristica, qualcosa contro cui è vano lottare. Nascono così scoraggiamento e disperazione, spesso nascosti sotto un’apparente indifferenza o dietro una bravata.PEC 171.2

    Il reale obiettivo della riprensione è raggiunto solo quando chi sbaglia è condotto a vedere la propria colpa e a mettersi d’impegno per correggersi. È bene allora indicare al colpevole la fonte del perdono e della potenza trasformatrice. Fate in modo che chi ha sbagliato conservi il rispetto di sé, infondendogli coraggio e speranza.PEC 171.3

    Quest’opera è la più difficile, la più ardua, ma anche la più importante che sia mai stata affidata a esseri umani. Essa richiede grande delicatezza, finissima sensibilità, profonda conoscenza della natura umana, fede e pazienza di origine divina, la volontà di operare, di vegliare, e di attendere.PEC 171.4

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